Utente:Mαρκος/Storia della grammatica latina
«Non si può [dunque] parlare di «originalità» della grammatica latina, ma si deve ammettere che essa costituì una dottrina nuova rispetto a quella greca, dalla quale dedusse la struttura originaria, ma su cui adattò un sistema rispondente alle esigenze peculiari della propria lingua.»
La storia della grammatica latina è lo sviluppo della riflessione linguistica del mondo occidentale greco-romano; essa costituisce un continuum tra la riflessione intorno ai problemi di lingua nell'antica Grecia e quella evolutasi in Roma.
Significato e origine della grammatica modifica
Il termine grammatica deriva da γράμμα, che indica la "lettera", il "carattere" o, più genericamente, "ciò che è scritto" (dal verbo γράφω, "incido", "scrivo"); il γραμματικός era colui che sapeva usare la scrittura, che aveva imparato a leggere e che insegnava l'uso delle lettere perché conosceva i γράμματα: era opposto all'ἀγράμματος, l'analfabeta[2].
In epoca prealessandrina con γραμματικὴ (τέχνη) si indicava la teoria dei suoni e delle forme correlata all'esegesi e alla critica dei testi.
Le ricerche su natura e forma del linguaggio non furono avviate in senso glottologico, ma come fatto retorico e stilistico: in origine, pertanto, non esistevano né un modello sistematico di forme grammaticali né una terminologia specifica; lo studio del linguaggio veniva condotto come discussione filosofica sulle origini del mondo e degli elementi, senza essere considerato come un problema tecnico.
Storia dell'alfabeto modifica
Greci modifica
Protagora modifica
Protagora di Abdera, sofista, è ritenuto l'iniziatore dell'indagine grammaticale: avrebbe raccolto le proprie ricerche in uno scritto intitolato Ἀλήθεια ἣ καταβάλλοντες [λόγοι][3]. Ritenendo l'uomo misura di tutte le cose (πάντων χρημάτων μέτρον ἐστὶν ἄνθρωπος), considerò il linguaggio come elemento fondamentale dell'attività umana[4].
Secondo Aristotele[5], Protagora riconobbe i tre generi dei nomi: ᾶρρηνα, θήλεα e σκευή; fu il primo a distinguere i verbi e riconobbe quattro tipi di proposizioni (desiderative, interrogative indirette, affermative e imperative)[4].
Democrito modifica
Platone modifica
Aristotele modifica
Stoici modifica
Dionisio Trace modifica
Grammatici del I secolo a.C. modifica
Apollonio Discolo modifica
Romani modifica
I primi grammatici modifica
Varrone modifica
Nigidio Figulo modifica
Minori del I secolo a.C. modifica
Remmio Palemone modifica
Quintiliano modifica
Plinio il Vecchio modifica
Prisciano modifica
Analogia e anomalia modifica
Schematizzazione degli antichi modifica
- lettera (greco antico: γράμμα; latino: littera)[6]
- sillaba (greco antico: συλλαβή; latino: syllaba)
- parola (greco antico: λέξις; latino: dictio)
- frase (greco antico: λόγος; latino: oratio)
Littera modifica
«Littera est pars minima vocis compositae, hoc est quae constat compositione litterarum.»
«Littera est vox, quae scribi potest individua.»
Syllaba modifica
«Syllaba est vox litteralis quae sub uno accentu et uno spiritu indistanter profertur.»
Dictio modifica
«Dictio est pars minima orationis constructae, hoc est in ordinem compositae.»
Oratio modifica
«Oratio est ordinatio dictionum congrua, sententiam〈perfectam〉demonstrans.»
Note modifica
- ^ Della Casa, 88.
- ^ Della Casa, 41
- ^ Della Casa, 42.
- ^ a b Della Casa, 43.
- ^ Retorica III 5, 1407 b.
- ^ La lettera era detta anche στοιχεῖον, elementum.