Utente:Micaeladepalo/Sandbox

Metodio d’Olimpo è un autore poco noto della patristica cristiana del III secolo, conosciuto soprattutto per aver commentato Origene. Le notizie che abbiamo sulla sua biografia sono scarse e frammentate e poche sono le fonti che lo citano. Eusebio di Cesarea, pur dando prova di conoscere l'autore , lo esclude dalla sua Storia ecclesiastica . Il motivo di tale esclusione va forse ricercato nel fatto che gli rimproverava di avere osato criticare Origene [1]. La testimonianza più esaustiva l’abbiamo da parte di Girolamo [2] dove si dice che Metodio d’Olimpo dopo essere sato vescovo di Olimpo di Licia e di Tiro, ha composto un libro contro Porfirio, Il Simposio dell dieci vergini, il De resurrectione, il De autexusio contro un'altra opera di Origene e dei commentari alla Genesi e al Cantico dei cantici. Sarebbe infine morto nella recente persecuzione di Decio e Valeriano in Calcide, in Grecia. Queste informazioni sono state, in tempi recenti, sottoposte a discussioni. Le conclusioni più probabili a cui si è giunti sono che le persecuzioni in cui morì Metodio siano state quelle di Diocleziano (311-312). La sede episcopale più probabile di Metodio sembra essere stata quella di Olimpo e della sua vicinissima e piccola città di Fenicia. Metodio è inserito pienemante nel dibattito culturale del suo tempo e colma il vuoto che va dalla morte di Origene alla controversia ariana.

De resurrectione

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Fra le sue opere il “De reusurrectione” si colloca fra le ultime da un punto di vista cronologico. Anche quest'opera è in forma di dialogo ed affronta il problema della risurrezione della carne, tema centrale nella teologia del II e III secolo. In quest'opera Metodio è il primo a controbattere le tesi di Origene in materia escatologica, le sue argomentazioni risulteranno vincenti nella tradizione della Chiesa e saranno utilizzate dai commentatori successivi. Il testo è conservato interamente nella traduzione slava. Lunghi estratti sono conservati in greco grazie ad Epifanio.

Vi sono vari personaggi che prendono parte al dibattito ma solo alcuni hanno reale importanza ai fini del dialogo. La prima parte del dialogo è dedicata agli argomenti contrari alla risurrezione della carne svolti da Aglaofone, un cristiano platonico, e Proclo, un origeniano che cita un lungo brano del commento di Origene al Sal 1[3]. Origene in questo passo critica la visione dei “semplici“ che non sanno rispondere quando vengono messi in difficoltà con domande sulla risurrezione della carne ad esempio quale corpo risorge se gli elementi di quest’ultimo mutano in continuazione o a chi apparteranno alla risurrezione i corpi di coloro che mangiati da animali vengano a loro volta vengono mangiati da altri uomini. Origene si pone, dunque, il problema dell’identità fra il corpo terrestre e quello risorto. Ritiene impossibile e indegno di Dio l’interpretazione tradizionale del dogma. Lui individua un principio interno al corpo che assicura un’identità nonostante il trascorrere del tempo. Questo principio che lui chiama eidos, è un principio di unità, identità e sviluppo. E’ un principio che agisce e che permane sulla materia. La seconda parte è invece dedicata invece ai difensori del dogma tradizionale della risurrezione della carne Eubulio e Memiano. dietro Eubulio si nasconde lo stesso Metodio. Metodio critica l'idea di Origene e difende l'idea di risurrezione.

  1. ^ Cfr. Contra Rufinum 1, 11
  2. ^ De viribus illustris 83
  3. ^ Cfr. Epifanio, Panarion 64, 10 e Panarion 64, 12-16