I soggetti dei due romanzi hanno, a una superficialissima lettura, ben pochi collegamenti a livello di tema. Il primo, parla dell'insensatezza della burocrazia che schiaccia l'individuo inerme, mentre il secondo parla di un semplice uomo alienato. In cosa sono collegati? Si potrebbe dire che entrambi sono "esistenzialisti" ma questa etichetta è appunto un'etichetta e come tale non ha molto senso, considerando sopratutto che nel caso di Kafka gli è stata appicicata solo diverso tempo dopo la sua morte, mentre nel caso di Camus egli stesso l'aveva rifiutata, nel suo saggio Enigma . Essa è però innegabilmente vera, se consideriamo esistenzialismo l'atmosfera di sfiducia, alienazione, disagio, incomprensione, insensatezza che regna negli ambiti filosofici e letterari nella prima metà del "Secolo Breve". Essi sono quindi simili (come sono del resto simili alla maggior parte della letteratura della prima metà del novecento) nel essere fenomeno di quest'atmosfera.
Ma pensiamo soprattuto ai loro protagonisti. Essi sono archetipi dell'uomo XXesimo secolo. Perchè?
Perchè entrambi rappresentano la classe simbolo del '900, quella impiegatizia medio/bassa, disprezzata dalle coscienze marxiste per il loro essere "piccoli borghesi". E' la classe dell'intellettuale del '900, ma anche quella che diventerà la famigerata classe media, quella che in seguito sarà "massa silenziosa".

La blanda passione di K., l'atarassia di Meursault

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Entrambi sono alienati, ma già in questo si vedono le prime differenze. K. è ancora in gran parte ottocentesco (come è anche ovvio, data la data di composizione), come si può vedere dalla sua classe sociale, dal suo coinvolgimento emotivo, dalla sua reazione al processo. Egli fa infatti parte della classe medio-alta, ha un buon posto in banca pur essendo relativamente giovane, ha, agli occhi dei suoi contemporanei, successo nella vita. E anche con l'arrivo di un processo insensato, non si smentisce, anzi, prova ad applicare la logica che l'ha portato al successo in tanti affari (lui stesso fa questo ragionamento nel romanzo), tenta in ogni modo di salvare la sua condizione. K. però già diffida del metodo tradizionale d'agire (come mostra nel suo poco interesse negli affari dell'avvocato consigliatogli dallo zio e la successiva decisione di abbandonarlo) e preferisce fare a suo modo, continuardo a ricercare appoggi fra le persone vicine ai giudici, come le donne (ossessivo il pensiero dell'influenza che loro possono avere sui giudici o il Pittore Titorelli. Proprio in questo modo d'agire si può vedere il primo germe di passività novecentesca. Al di la di questo modus agendi, egli è patetico quando il commerciante Block, che spera nei suo innumerevoli avvocati, sei come i suoi sei anni di interminabile insensato processo.
Vent'anni dopo, una nuova guerra mondiale è scoppiata e se ne vedono le conseguenze: Meursault è totalmente atarassico, non prova sentimenti, non prova emozioni, prova solo sensazioni fisiche. Fa parte della bassa classe media e non vede per lui margini di miglioramento nella vita, in quanto la sua vita non gli dispiace e ogni cambiamento è solo rischio di peggioramento (una rivisitazione della saggezza popolare per cui "Si sa quel che si lascia non si sa cosa si trova", "chi s'accontenta gode", ecc). Non è una scelta, ma può essere una conseguenza. Anche lui si trova dinanzi un processo, ma questo è perfettamente logico: ha ucciso un uomo, e deve essere giudicato per questo. La sua reazione è strabiliante, proprio per la sua logicità: il caso è semplice e per questo non vi è necessità di un avvocato. In ciò si comprende un importante caratteristica di Meursault: pur in un mondo senza morale e relativo, rimane il valore della sincerità, in quanto l'unica verità assoluta è la conoscenza di noi stessi, e l'unica vera falsità sarebbe mentire su questo.

E' inoltre interessante notare come, paradossalmente, sia l'uomo logico, integro, l'uomo ottocentesco, K. appunto, sia i restanti processanti del resto, vede la sua vita sconvolta dal processo, e non hanno la capacità di conviverci normalmente. Al contrario, Mersault, da buon eradicato, come si si adatta e si fa piacere, dopo un periodo di straniamento e con la lamentela del non soddisfacimento del secondo bisogno primario, quello sessuale, la vita da carcerato, prendendo gusto a far le cose più banali, come la continua reiterazione della lettura del brano sul cecoslovacco.

In questo si nota la sostanziale differenza che appare fra Kafka e Camus: per il primo, l'uomo logico si deve confrontare contro l'insensatezza del Sistema, giudiziario in questo caso, mentre per Camus (sopratutto il Camus più tardo) l'assurdità diviene parte della condizione umana, e le relazioni con gli individui (come è la società del resto) sono l'unica possibilità di salvezza. Quindi, in essi si viene a creare una situazione speculare: nel caso più arcaico, il generatore dell'inquietudine è il dissidio fra l'individuo ancora logico e il sistema insensato in cui è inserita, mentre in Camus è il dissidio dell'individuo oramai completamente alieno all'ordinaria società. Ma se la modernità coinvolge entrambi i termini in discussione, il soggetto e l'ambiente in cui è inserito?

Waiting for Godot

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Then we have a true absurd thing, like a sudden change of language in a speech. Shall I speak in English right? Ok. It can be choose as an example Beckett's Waiting for Godot. In it, it can no longer be seen an incompatibility between the protagonists and the enviroment where the protagonist lives. In a simplicistic view, it can be used the same method used in analysing the previous novels, and it can be said that both the characters and the enviroment are absurd, and so this work is not based on a contrapposition of the previous type, but rather on the extremization on the "modernistic".
Getting over this first lecture, it appear that one of the two characteristic that we analized previously is very weak: practically there is no setting, and all the society that the work has are another two characters, not too far in existentialistic terms from Didi e Gogo. So, leaving for this reason apart the setting, the two protagonists are modernistic characters, not in conflict with the setting mainly because there is no setting. And indeed, we can find some similarity between them and Mersault, homever one is a tragical character while the others are tragicomical: for example, all of them are passive and do nothing to change their life. Homever anything can be told on Waiting for Godot, like the countless interpretation, like the freaudian one ((e)Go-(e)Go;D-id-i) or the religious one. But simply, this is another extremization from modern art: all (or almost all) interpretation can be right, you can say all and the contrary of all.


Filosofia

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Ma dove deriva tutta questa ansia, questo senso di insensatezza, quest'atmosfera che prima aveva etichettato come esistenzialista? Si potrebbe parlare dell' "improvviso bujo" pirandelliano, che segue alla caduta dei lanternoni ottocenteschi. Ma questa è solo una derivazione del disperato bisogno di un senso tipico del pensiero occidentale fin dalle origini, contrapposto alla contemplazione orientale, tipica del Taoismo e strettamente correlato alle categorie di pensiero quali causa/effetto, atto/potenza e via dicendo.
Questo bisogno impellente è risolto prima della morte di Dio, e in alcuni casi anche dopo, dal fideismo della religione rivelata. Immutabili lapidi, che scampano al dubbio e allo scetticismo del mondo in divenire, proprio perchè per definizione al di fuori di esso. Non di meno, questa porta non permette all'individuo la fuga dall'assurdo, almeno secondo molti pensatori cristiani, anche molto lontani nel tempo. Tertulliano nel trattato antieretico De Carne Christi dice "[..]et sepultus resurrexit; certum est, quia impossibile." che, nel balenare dei secoli, un anonimo traslittera in un più eloquente "Credo quia absurdum" simile nel pensiero all'uomo di Kieerkgard, che nella disperazione fa il "balzo della fede" verso un Dio, di cui non conosce e non può capire il fine, e che quindi è per lui un Dio assurdo, come è assurda la richiesta ad Abramo di uccidere suo figlio, L'individuo, che ha quindi cercato Dio come soluzione all'assurdità della vita, è nuovamente in una condizione assurda. Questo succede solo nelle religioni fideistiche però, mentre per il Cattolicesimo "La santa Chiesa, nostra Madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create". Per la Chiesa Cattolica quindi, l'uomo deve sapere che dio esiste, ma deve essere illuminato nelle altre verità, però deve anche sapere che questa illuminazione deve venire dalla chiesa (nonostante ciò nulla ha impedito un formarsi di un Esistenzialismo Cattolico, con Marcel, ma forse ciò è dovuto al fatto che il suo esistenzialismo era più centrato sul rapporto avere/essere, inoltre lui stesso preferiva essere considerato un NeoSocratico).
D'altronde, lo stesso Abbagnano poneva Kieerkgard come ispiratore dell'Esistenzialismo negativo, contrapposto all'Esistenzialismo Positivo che avrebbe dovuto essere ispirato da Kant.
Da un punto di vista ateo invece, è la morte di Dio che crea il problema esistenziale: quindi anche Nietzsche è fra i principali precursori dell'esistenzialismo. E difatti, entrambi hanno diversi punti in comune: criticano la massa, la comunicazione convenzionale e le chiese che pervertiscono il messaggio di Cristo contro le quali predicano la bellezza dell'abbracciare (alternativamente) la fede o la vita. Entrambi danno la loro soluzione al problema prima che l'esistenzialismo stesso, con le figure degli uomini che superano l'uomo (entrambi con una dottrina a tre stadi), rispettivamente il cavaliere della fede e l'oltreuomo. Ma le loro soluzioni sono destinate a fallire: Abramo e Zarathustra sono appunto al di la delle possibilità dell'uomo. Ed è da questi stadi intermedi delle loro filosofie, il cavaliere dell'eterna rassegnazione e l' X , che nasce l'individuo novecentesco.

Un esempio del disagio esistenziale nell'arte: Francis Bacon

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A questo è certamente collegabile, in campo artistico, l'opera di Francis Bacon. Egli, sicuramente uno "straniero" rispetto ai suo ambienti natali per le vicende biografiche (omosessuale ed effemminato nella bigotta famiglia del primo '900, fu cacciato di casa a 17 anni e visse per strada, concedendosi poi, scoperta la sua piacenza, a protettori di varia specie) riversa questo suo disagio nella sua pittura.
In essa è centrale la tematica dell'uomo: se stesso, ad esempio nella lunga serie di autoritratti, i grandi uomini, ad esempio nello studio che fa del ritratto di Velasquez su Innocenzo X, l'amato, ad esempio nel caso dei ritratti di George Dyer, o semplici individui, chiunque vi sia nella sua pittura, è sempre soggetto alla tragicità dell'esistenza.
E come riesce a trasmettere questa tragicità? Ad esempio, ne "Studio per il ritratto di George Dyer" la disperata ricerca dell'io del soggetto, compito da sempre del pittore, si viene a scontrare con la frammentarietà dell'io moderno post-freudiano, questa frammentarietà quindi si ripercuote sulla persona, cioè latinamente la maschera, e l'artista non può far altro che mettere sulla tela quello che gli appare: l'io è completamente frammentato, e cosi di conseguenza è l'individuo. Le deformazioni del viso e in altri ritratti del corpo, e le traslazioni parziali servono a ciò.
Un'altro metodo sono i colori e gli ambienti, difatti le atmosfere che ne derivano, ad esempio nell'Innocenzo X, in cui la regale porpora diventa orrorifico viola, e l'ornamentale tenda diventa prigione sotto cui il pontefice, ora inerme prigioniero urlante e furente, è imprigionato. Da interprente della volontà di Dio, il papa si trasforma in un interprete della tragedia esistenziale: il suo urlo riprende un'inquadratura della corazzata Potemkin e lo sterminio degli innocenti di Poussin, diventando universale, cosi come il potere del papa nel rinascimento era universale.