Testo di arrivo modifica

Il testo di arrivo (TA) è un testo scritto o orale, che si ottiene mediante la traduzione[1] di un testo di partenza (TP), scritto in una lingua di partenza (LP). Secondo la definizione del traduttologo britannico Jeremy Munday, il processo di traduzione effettuato tra due lingue differenti implica la trasformazione di un testo di partenza (TP) nella sua lingua originale, in un testo d’arrivo in un’altra lingua (LA).[2]

Testo di arrivo e teorie della traduzione modifica

Fra gli anni 70 e 80 sono nati diversi approcci alla traduzione, alcuni dei quali pongono l’attenzione sul testo di arrivo.[2] Questi ultimi prendono, appunto, il nome di approcci orientati al testo di arrivo e fra loro possiamo individuare quelli descrittivi (Descriptive Translation Studies o DTS), e quelli funzionalisti (functionalist approaches). Gli approcci descrittivi si sono sviluppati principalmente nei centri di Tel Aviv, grazie agli studi di Itamar Even-Zohar e Gideon Toury.[2] Secondo Toury, il testo di arrivo va considerato come espressione delle convenzioni e caratteristiche della lingua e cultura di arrivo, indipendentemente dal testo di partenza.[3] Questa concezione ha rivoluzionato il mondo degli studi traduttivi, perché ha scardinato il preconcetto, fino a quel momento generalmente accettato, per il quale la traduzione dovesse essere ancorata al testo di partenza e fosse necessariamente di qualità peggiore rispetto all'originale. [4]

Gli approcci funzionalisti invece, si svilupparono principalmente in Germania grazie al linguista e traduttologo tedesco Hans Josef Vermeer, il quale elaborò una teoria generale della traduzione chiamata "Skopostheorie".[4] Tale teoria, come indica il nome stesso, pone al centro della sua indagine la funzione comunicativa prevista per il testo di arrivo[4]. Essa condivide con gli approcci descrittivi l'enfasi sull'ambiente della lingua di arrivo e sull'importanza dei fattori sociali della cultura d'arrivo, ma, a differenza dei DTS, tratta di problemi di natura applicativa, come la valutazione della traduzione e la formazione dei traduttori, e non si astiene dal dare dei giudizi. Gli approcci descrittivi, invece, si attengono a considerazioni descrittive e rifiutano qualsiasi forma di giudizio.[1]

Note modifica

  1. ^ a b Giuseppe Palumbo, Key terms in translation studies, Continuum, 2009, pp. 112,51, ISBN 978-1-4411-0871-5, OCLC 676699750. URL consultato il 23 novembre 2022.
  2. ^ a b c Jeremy Munday, Introducing translation studies : theories and applications, 3rd ed, Routledge, 2012, p. 13, ISBN 978-0-415-58486-9, OCLC 757147295. URL consultato il 23 novembre 2022.
  3. ^ Moira Cowie, Dictionary of translation studies, St. Jerome Pub, 1997, p. 39, ISBN 1-900650-03-7, OCLC 40516996. URL consultato il 24 novembre 2022.
  4. ^ a b c Yves Gambier e Luc van Doorslaer, Handbook of translation studies, John Benjamins Pub. Co, 2010, pp. 96,120,121, ISBN 978-90-272-7376-5, OCLC 780442609. URL consultato il 24 novembre 2022.

Bibliografia modifica

  • Palumbo, Giuseppe. Key Terms in Translation Studies. London: Continuum, 2009
  • Munday, Jeremy. Introducing translation studies: Theories and applications. London: Routledge, 2016.
  • Shuttleworth, Mark. Dictionary of translation studies. London: Routledge, 1997.
  • Gambier, Yves. Van Doorslaer, Luk. Handbook of translation studies. Vol. 1. Amsterdam: John Benjamins Publishing, 2010.

Voci correlate modifica