Testo di arrivo modifica

Il testo di arrivo (TA) è un testo, scritto o orale, ottenuto dal processo di traduzione. Il testo di arrivo viene quindi ricavato a partire da un determinato testo di partenza (TP), e sarà scritto in una lingua diversa, ovvero la lingua di arrivo.

I diversi approcci al testo di arrivo modifica

Diversi sono gli studi e le metodologie adottate per produrre il testo di arrivo, tra questi l'approccio funzionalista e quello descrittivo, che si sono sviluppati a partire dagli anni 70 del Novecento. Inoltre, il ramo degli studi della traduzione che si occupa di approfondire e investigare la natura del testo di arrivo è quello dei Descriptive Translation Studies. L'approccio funzionalista (functionalist approach) dà particolare importanza alla funzione del testo di partenza. Questo approccio, infatti, vede il testo di arrivo come il fattore essenziale per determinare come vengono fatte le scelte per tradurre[1]. L'approccio descrittivo invece ritiene che il testo di arrivo come punto di partenza per ulteriori informazioni riguardo alla funzione che ha all’interno di una determinata cultura.

La maggior parte degli approcci traduttivi vede il testo di arrivo come una ricostruzione del testo di partenza. Diversamente, secondo il traduttore e linguista israeliano Toury, è necessario focalizzarsi sul testo di arrivo e sulla sua posizione della cultura di arrivo. In altre parole, secondo Toury, il testo di arrivo è da considerare come un testo autonomo influenzato da diversi fattori legati alla cultura e alla lingua di arrivo[2]. Tale approccio è anche detto target text-oriented approach.

Testo di arrivo e equivalenza modifica

Il concetto di testo di arrivo è strettamente legato a quello di equivalenza. Con il termine equivalenza si intendono quelle relazioni di compatibilità o similitudine tra TP e TA, e che spesso rappresentano per i traduttori delle problematiche di traduzione, come le espressioni idiomatiche[3]. Infatti, vengono descritte da Sandra L. Halverson come delle problematiche nello stabilire unità di comparazione, specificare il motivo dell’uguaglianza ed enumerare le caratteristiche rilevanti [4]. Infatti, nel momento in cui ci si trova davanti ad un’equivalenza tra TP e TA, bisogna procedere analizzando il livello linguistico dell’equivalenza (ovvero se questa riguardi, ad esempio, una parola, un morfema, una frase o l’intero testo), il grado di equivalenza e in che contesto questa possa definirsi un’equivalenza (se a livello di significato, contestuale o funzionale). Sono state avanzate più teorie sul significato di equivalenza e come tradurla. Secondo Catford (1965), l’equivalenza può essere tradotta nel TA sia rimanendo nella stessa categoria del TP, che cambiando categoria per rendere lo stesso significato a discrezione del traduttore. Questi cambiamenti prendono il nome di translation shifts. Dal punto di vista socio-linguistico, Nida (1964) avanza la teoria che differenzia equivalenza formale e dinamica. L’equivalenza formale punterebbe al mantenimento delle strutture formali del TP nel TA, a discapito dell'effettiva comprensione da parte del lettore del TA (o “lettore target”), mentre quella dinamica (anche detta funzionale) veicola il messaggio in modo che sia di facile comprensione al lettore target, a discapito del mantenimento della struttura formale del TP. In quest’ultima tipologia l’effetto prodotto dall’equivalenza sul lettore target deve essere più vicino possibile a quello che il lettore dell’originale ha leggendo il TP. Infine, in un’ottica storico-descrittiva, Hatim (2001) sviluppa la teoria polisistemica, per la quale la traduzione delle equivalenze si basa su norme storico-culturali che variano in base alla lingua e cultura sia di arrivo, che di destinazione.

Tipi di traduzione modifica

Esistono dunque diversi criteri per tradurre un testo, e sono state create sottocategorie differenti che fanno riferimento al livello di specificità di una traduzione. Ad esempio, Roman Jakobson, un noto linguista del XX secolo, ha proposto diverse categorie sottostanti alla disciplina della traduzione, ovvero la traduzione intralinguistica, interlinguistica e intersemiotica.

Sono state poi delineate diverse tipologie di traduzione, che fanno più riferimento ai modi di tradurre piuttosto che alla traduzione in sé. A tal proposito, la divisione tra traduzione libera e letterale è una delle più note e comuni. Seguendo lo stesso criterio generale sono stati identificati altri tipi di traduzione, come ad esempio la traduzione nascosta o manifesta di House, la traduzione semantica o comunicativa di Newmark, e la traduzione documentaria e strumentale di Nord[5].

Queste tipologie specifiche di traduzione fanno sì riferimento ad una modalità generale di tradurre, ma allo stesso tempo corrispondono ad una particolare strategia di traduzione, descritta attraverso una prospettiva precisa adottata dallo studioso che l’ha ideata.

Note modifica

  1. ^ Giuseppe Palumbo, Key terms in translation studies, Continuum, 2009, ISBN 978-1-4411-0871-5, OCLC 676699750. URL consultato il 23 novembre 2022.
  2. ^ Mark Shuttleworth, Dictionary of translation studies, St. Jerome Pub, 1997, ISBN 1-900650-03-7, OCLC 40516996.
  3. ^ Giuseppe Palumbo, Key terms in translation studies, Continuum, 2009, ISBN 978-1-4411-0871-5, OCLC 676699750. URL consultato il 23 novembre 2022.
  4. ^ Giuseppe Palumbo, Key terms in translation studies, Continuum, 2009, ISBN 978-1-4411-0871-5, OCLC 676699750. URL consultato il 23 novembre 2022.
  5. ^ Giuseppe Palumbo, Key terms in translation studies, Continuum, 2009, ISBN 978-1-4411-0871-5, OCLC 676699750. URL consultato il 23 novembre 2022.

Voci correlate modifica

Traduzione

Testo di partenza

Gideon Toury

Scienza della traduzione

Bibliografia modifica

Gideon Toury, Descriptive translation studies--and beyond, Rev. ed, John Benjamins Pub. Co,, 2012, ISBN 978-90-272-7459-5, OCLC 818870235..