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Enrico Carlomagno

Enrico Carlomagno (Fagnano Castello, 28 ottobre 1876Verbicaro, 13 maggio 1959) è stato un magistrato italiano, antifascista e repubblicano.

«Ho sangue ed ardore sufficiente per gridar forte (in queste ondate di follia che tentano di travolgere l'Istituzione di cui fo parte) se la ignominia stia nella Magistratura ovvero nei moralizzatori che siedono in Parlamento.»

È l’ultimo illustre dei Carlomagno di Verbicaro, una famiglia del Meridione italiano con esponenti di rilievo fin dal Seicento[1]. Dottore in legge, come il padre e tanti antenati, profondamente antifascista e repubblicano, seguì in magistratura un cusus honorum di grande prestigio, che lo portò alla Prima presidenza della Corte di Appello di Catanzaro ed alla Prima presidenza onoraria della Corte Suprema di Cassazione.
Nel 1946, presidente a Catanzaro, Enrico Carlomagno fu appassionato sostenitore della realizzazione di una statua da porre nel tribunale, che raffigurasse la giustizia e la libertà. Sul basamento di marmo del gruppo scultoreo creato da Giuseppe Rito fu incisa l’epigrafe: ULTIME DEE SUPERSTITI GIUSTIZIA E LIBERTÀ[2]. «L’arte ha il pregio dell’immediatezza. La statua posta al centro dello scalone centrale nell’atrio del Palazzo di Giustizia di Catanzaro esprime nel modo migliore, in una spada sguainata e in ali pronte a librarsi, i valori fondanti di una società. Allo stesso tempo, però, essendo stata fortemente voluta dal Presidente Enrico, dice quale è stata la vera ricchezza dei Carlomagno di Verbicaro e quindi la loro più preziosa eredità»[1].

Biografia modifica

 
Firma di Enrico Carlomagno

La famiglia modifica

Il nonno di Enrico era il medico Pier Maria Carlomagno (1800-1880), figura ricorrente nei moti risorgimentali della Calabria nord-occidentale, capo della guardia civica e più volte sindaco di Verbicaro[1]. Fu amico di Domenico Mauro e del rivoluzionario Costabile Carducci, entrambi da lui a Verbicaro durante i moti del 1848[3]. Carducci ci arrivò con alcuni compagni il 2 luglio, mentre era in fuga verso il Cilento. Due giorni dopo, il 4, fu catturato ad Acquafredda di Maratea e ucciso.
Il quartogenito di Pier Maria, Angelo Antonio, nato a Verbicaro il 26 aprile 1835[4], fu il padre di Enrico. Studiò legge e divenne pretore. Nel 1867, mentre era nella sede di Amendolara, fu insignito di una medaglia d’oro come benemerito della salute pubblica, per la sollecitudine avuta durante l’epidemia di colera che aveva colpito quel paese dalla metà del 1866[5]. Dieci anni dopo, invece, svolgendo le sue funzioni a Fagnano Castello, il 28 ottobre 1876, nacque Enrico.



Note modifica

  1. ^ a b c A. Rinaldi, Il Carlomagno «patriota» a Napoli nel 1799 e i Carlomagno di Verbicaro, in rivista, a. I, n. 1 (Novembre 2011), p. x
  2. ^ O. Sergi, Le tre opere 'simbolo' dell'arte di Giuseppe Rito a Catanzaro: Giustizia e Libertà, il Cavatore e l'Assunta, in abacatanzaro.it (Accademia di Belle Arti di Catanzaro)
  3. ^ Archivio di Stato di Cosenza (ASCS), Gran corte criminale. Processi politici, b. 26 bis, fasc. 159
  4. ^ Archivio della Parrocchia Santa Maria del Piano di Verbicaro (APV), Nati 1825-1844, f. 166r
  5. ^ A. Gerundino, Storia di Amendolara. Il colera del 1866: lo spirito umanitario di alcuni illustri cittadini, in AmendolaraLive.it