Utente:Rifrodo/Laudomiti
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Laudomia figlia di Francesco Acciaioli
Moglie di Pandolfo fu Laudomia del celebre isforico Francesco Guicciardini
Laudomia De' Medici
Alessandro supposto figlio illegittimo di Lorenzo Duca d'Urbino, o di Giulio De' Medici , era d'aspetto mulatto e si voleva nato da una schiava affricana che attendeva alle basse faccende della casa Medici.
Clemente VII si tradiva per la sua grande af- fezione verso questo asserto nipote, a cui nel 1524 procurò il tìtolo di Duca di Civita di Penna nell'Abruz- zo Ultra, con Campii, Civita Ducale, e Lionessa. Scac- ciato da Firenze nel 1527, andò a Roma, e nel 1529, dopo il trattato di Barcellona nel quale gli si destinava in sposa Margherita d'Austria figlia naturale di Carlo V, andò in Fiandra presso all'Imperatore. Caduta Firenze, volò subito a prenderne possesso.
Nel suo Governo , se oppresse i Grandi , se fu dis- solutissirao , mostrò acume d' ingegno e risoluto giu- dizio nelle faccende. Giovane pieno d'attitudine, pron-
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to e perspicace, diede più volte saggio dei suo buon consiglio (18). Ma neltempo islesso era liljertino, inso- lente, imprudentissimo e crudele. Amava i giuoclii con la gioventù, e voleva che in quelle occasioni non se gli portasse rispetto.
Ma nei casi di amore non soffriva rivali , e non avendo in ciò riguardi, s'inimicò tutte le primarie fa- . miglie di Firenze. Da principio mostrossi operoso; scemò a poco a poco il suo ardore fino a non intervenire più ai consigli , dandosi alla crapula , famigliarizzandosi vagabondo le intere notti colla più vile plebe. Morto Papa Clemente che lo teneva in freno , non ebbe più ritegno, e particolarmente per satisfare alle sue libidini penetrava nelle case, scalava muraglie, s' introduceva nei conventi , seminando per tutto la violenza e il di- sonore.
Andato a Napoli a difendere la sua causa contro le accuse dei Fuorusciti, ne ritornò vittorioso ; e sic- come r infame contegno da lui tenuto era stato carat- terizzato dal Guicciardini come specchio di prudenza e di buoni costumi, così talmente crebbe nelle sue dis- solutezze , che nulla poteva salvarsi dalle sue libidini. Queste però liberarono Firenze dall' odiato tiranno , pochi mesi dopo che nel giugno 1536 ebbe sposata Margherita d' Austria , giovinetta non curata dal ma- rito , il quale , sotto pretesto di riguardo alla, di lei tenera età e debole salute , la teneva da se divisa nel casino dì S. Marco presso Ottaviano De' Medici.
Eravi in Firenze una vedovella giovanissima e bella, sua parente, cioè Laudomia De' Medici restata dì fresco priva del marito Alamanno Salviati, ed il
Duca no fu preso ardcntomenlc. Non si azzardò di
usare violenza con lei , perche vigilata dalla madre
Maria Soderini e dal fratello ; non voleva particolar-
mente disgustarsi quel suo intimissimo amico e con-
fidente , cioè con Lorenzo De' Medici , chiamato Loren-
zino per la sua Ggura esile e snella (19).
Alessandro aveva conOdalo a Lorenzino l'amore che nutriva per sua sorella , e la riprova di amicizia , che a lui dava non procurando di satisfarlo. Ne lo incoraggi Lorenzo, egli promise d'indurre la sorella a contentarlo.
La sera d'Epifania 6 Gennajo 1536, stile fioren- tino (stile comune 1337), Lorenzino invitò Alessandro in sua casa situata accanto al palazzo Medici , dove gli promesse di condurgli la sorella. Alessandro vi andò solo, senza neppure darne notizia ai suoi fedeli guar- diani Giomo e l'Unghero. Lorenzino non aveva in casa la sorella , ma gli annunziò di andare a prenderla, e neir uscire serrò il Duca nella camera. Alessandro, non temendo di nulla, si spogliò e si pose in letto aspet- tando la donna desiderata , ma si addormentò dalla stanchezza per essere stato tutto il giorno in ma- schera.
Tornò Lorenzino, non già con la sorella, ma con un sicario a lui fedelissimo, chiamato Michele DelTa- volaccino e soprannominato Scoronconcolo. Entrati in camera, ove il Duca pareva addormentato, Lorenzo disse : — Signore dormi — ? e nello stesso tempo gli tirò un gran colpo di pugnale a traverso le reni. S'alzò furiosamente il Duca difendendosi con uno sgabello: Michele gU tirò un colpo sul viso, che gli tagliò una
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tempia e una gota; Lorenzo, avventandosegli, lo respin- se sul letto, e restandogli addosso gii pose una mano alla bocca perchè non gridasse. Alessandro gli strinse coi denti rabbiosamente il dito grosso a segno che dal dolore urlò ajuto al compijgno, il quale posto mano a un coltello scannò il Duca.