Vinay & Darbelnet modifica

Jean-Paul Vinay and Jean Darbelnet, studiosi francesi, considerano che l’equivalenza sia qualcosa quasi intrinsecamente culturale.

Secondo Vinay & Darbelnet, l’equivalenza è una procedura che replica la stessa situazione dell’originale, mentre usando una formulazione completamente diversa. Viene quindi utilizzata ad esempio per tradurre espressioni fisse come idiomi, proverbi o cliché in cui le unità della lingua fonte e lingua target che hanno poca o nessuna somiglianza esterna sono usate per tradursi l’un l’altro[1].

In inglese si usa il termine "ouch!", mentre in francese, una resa letterale del suono non sarebbe di alcuna utilità per il lettore. Invece, l’equivalente di "ouch!" in francese è "aïe!". Entrambe le parole indicherebbero immediatamente ai lettori che c’è un certo livello di dolore coinvolto[2].

Jakobson Roman modifica

Roman Jakobson, uno dei maggiori linguisti del XX secolo, esamina le questioni chiave della traduzione interlinguistica (traduzione tra due diverse lingue scritte), in particolare il significato linguistico e l’equivalenza[3].

Jakobson segue la relazione stabilita da Saussure tra il significante (il segnale parlato e scritto) e il significato (il concetto significato). Insieme, il significante e il significato formano il segno linguistico, ma quel segno è arbitrario o immotivato[4].

La questione complicata di equivalenza nel significato tra parole in diverse lingue è quella che normalmente non esiste una piena equivalenza tra le unità di codice. Jakobson dà l’esempio di ‘cheese’ in inglese, che non è identico al ‘syr’ russo (o anzi il ‘queso’ in spagnolo, il ‘Käse’ in tedesco, ecc.) dal momento che l’unità di codice russa non include il concetto di ricotta. In russo, sarebbe ‘tvarok’ e non ‘syr’.[5]

Affinché il messaggio sia "equivalente" nel testo fonte e testo target, le unità di codice saranno diverse poiché appartengono a due diversi sistemi di segni (lingue).

Da un punto di vista linguistico e semiotico, Jakobson affronta il problema dell’equivalenza con la seguente, ormai famosa, definizione: l’equivalenza nella differenza è il problema chiave del linguaggio e della linguistica. Nella discussione di Jakobson, il problema del significato e dell’equivalenza si concentra quindi sulle differenze nella struttura e nella terminologia delle lingue piuttosto che sull’incapacità di una lingua di rendere un messaggio che è stato scritto in un’altra lingua verbale. Quindi, il russo può ancora esprimere il pieno significato semantico del ‘cheese’ anche se lo scompone in due concetti separati.

Eugene Nida modifica

Un nuovo approccio all’equivalenza è stato proposto dal linguista americano Eugene Nida. La sua teoria si basava sul suo lavoro pratico sulla traduzione della Bibbia e è stata esposta in due opere degli anni ‘60: Toward a Science of Translating (1964) e The Theory and Practice of Translation (1969) scritta in collaborazione con C.R.Taber. Il suo contributo più notevole alla teoria linguistica è stato il concetto di equivalenza dinamica e formale.

In primo luogo, Nida descrive vari approcci scientifici al significato e passa dalla vecchia idea che una parola ortografica abbia un significato fisso a una definizione funzionale di significato, in cui la parola acquisisce significato attraverso il suo contesto e, secondo la cultura, può produrre reazioni diverse. Successivamente, Nida abbandona i termini precedenti come la traduzione “letterale”, “libera” e “fedele” e presenta una idea di due tipi di equivalenza: (1) equivalenza formale e (2) equivalenza dinamica.[5]

  1. L’equivalenza formale si focalizza sul messaggio stesso, sia nella forma che nel contenuto. Il messaggio nella lingua del ricevente deve corrispondere il più fedelmente possibile alle strutture grammaticali e ai dettagli lessicali del testo originale. L’equivalenza formale, o corrispondenza formale quindi è orientata verso il linguaggio e la cultura del testo fonte.
  2. L’equivalenza dinamica o funzionale si basa su ciò che Nida chiama “il principio dell’effetto equivalente”, dove la relazione tra ricevente e messaggio deve essere la stessa che quella che esisteva tra lettore della lingua di origine e il messaggio.[6] Il messaggio deve essere adattato alle esigenze linguistiche alle aspettative culturali del lettore target e essere orientata alla espressiome più naturale. “Naturalezza” è un requisito chiave per Nida. In generale, Eugene Nida considera l’obiettivo dell’equivalenza dinamica come la ricerca dell’equivalente naturale in lingua target più vicino a un messaggio del testo fonte.[6][7] Questo approccio orientato ai riceventi presuppone l’adattamento della grammatica, del vocabolario e dei riferimenti culturali per raggiungere la naturalezza in testo target; il linguaggio del testo target non dovrebbe avere interferenze da parte della lingua originale e “l’estraneità” del testo deve essere ridotta al minimo.[6] Successivamente questo approccio fu criticato dai teorici della traduzione orientati alla conservazione della cultura del testo fonte.

Sulla base della sua teoria, Nida presenta i quattro fondamentali requisiti della traduzione: (1) rispettare il senso, (2) trasmettere lo spirito del testo fonte, (3) raggiungere una forma di espressione semplice e naturale, (4) produrre una risposta simile a quella del lettore del testo di origine.

Eugene Nida ha portato la teoria della traduzione dalla disputa stagnante “traduzione letterale contro libera” nell’epoca moderna. I suoi concetti di equivalenza formale e dinamica hanno messo il ricevente al centro e hanno avuto un’enorme influenza sui teorici successivi, specialmente in Germania.[5]

Note modifica

  1. ^ Moira Cowie, Dictionary of translation studies, St. Jerome Pub, 1997, ISBN 1-900650-03-7, OCLC 40516996. URL consultato il 5 gennaio 2023.
  2. ^ Joseph, Intro to Translation Studies: Vinay and Darbelnet's Translation Procedures, su thelinguafile.com. URL consultato il 5 gennaio 2023.
  3. ^ Roman Jakobson, On linguistic aspects of translation, in On translation, 1959.
  4. ^ Ferdinand de Saussure, Corso di linguistica generale, 1916.
  5. ^ a b c Jeremy Munday, Introducing translation studies : theories and applications, Second edition, 2008, ISBN 978-0-415-39693-6, OCLC 229467413. URL consultato il 5 gennaio 2023.
  6. ^ a b c Nida, E, Toward a Science of Translating, Leiden, E. J. Brill, 1964.
  7. ^ Nida, E. A. and C. R. Taber, The Theory and Practice of Translation, Leiden, E. J. Brill, 1969.