Utente:Salcuda/Sandbox

Chiesa di Santissimo Nome di Gesù (detta San Giuseppe) Pozzuoli modifica

== Titolo sezione ==A Pozzuoli in viale Capomazza, a sinistra, si trova la chiesa omonima dalla facciata sobria con armoniche modanature di stucco, preceduta da una doppia scala sotto la quale si apre l’ingresso alla cripta della Confraternita di San Giuseppe. L’austero interno, con impianto ad aula, è coperto da volta a botte unghiata, con affreschi, realizzati tra il 1949 e 1951, dai pittori puteolani Mario Sangiovanni (Fuga in Egitto, San Giuseppe artigiano) e Salvatore Volpe (Gesù tra i dottori); il presbiterio, delimitato da quattro pilastri con capitelli compositi, è coperto da volta a vela, decorata, insieme ai sottostanti quattro pennacchi, da Gennaro Lopez nel 1925, con coro di angeli, intorno allo Spirito Santo, e i quattro Evangelisti. La chiesa fu edificata a cura e spese della Arciconfraternita di san Giuseppe su suolo donatolo l’11 aprile da Vincenzo Raiola. Fu aperto al culto alla fine del 1706 o agli inizi del 1707 e fu dedicata al SS. Nome di Gesù. Era questo il titolo del vecchio oratorio della Confraternita la cui lapide dedicatoria fu murata nel presbiterio a sinistra di chi guarda l’altare.

File:Targa
Lapide murara

(vedi foto). Nel 1706, fu aperta al culto l’attuale chiesa di viale Capomazza, nota col titolo di San Giuseppe, eretta, come già accennato, sull’area donata nel 1703 da Vincenzo Raiola. Mentre si scavavano le fondamenta della nuova costruzione (1704), fu rinvenuta la celebre statua del console romano Quinto Flavio Mesio Ignazio Lolliano Mavorzio (secolo IV), sistemata nella piazza maggiore della città, e conosciuta dai puteolani come “Santo Mamozio" trasferita poi nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia. Nella chiesa di San Giuseppe troviamo un piccolo ciclo di dipinti di elevata qualità, coevi alla fondazione dell’edificio, che costituisce sia un eccellente esempio di pittura aggiornata al gusto del tempo. Nel 1707, infatti, Gerolamo Cenatiempo eseguì le quattro tele raffiguranti Sant’Alessio, San Giovanni Battista, L’apparizione di Gesù all’apostolo Tommaso e San Domenico, San Gennaro e San Procolo.

File:Interno della chiesa di santissimo nome di Gesù
interno della chiesa di santissimo nome di Gesù (detta san Giuseppe) Pozzuoli
La Confraternita del SS. Nome di Gesù nel  1717 ordinò al pittore Paolo de Matteis la grande pala d’altare raffigurante La circoncisione di Gesù e la tela superiore con L’Eterno Padre benedicente.

L’imposizione del nome è bene espressa dal quadro sovrastante quello della Circoncisione che raffigura l’Eterno Divin Padre con Angeli recanti la scritta: Et vocabitur nomen eius Iesus che significa “e sarà chiamato col nome di Gesù”. Sono ignoti i motivi per i quali in seguito la chiesa fu chiamata di San Giuseppe. Con tale titolo la cita nel 1725 il Vescovo Agostino Passante nella sua visita Pastorale. Oltre le eleganti ed armoniose linee architettoniche, sono degni di rilievo. Le statue lignee della Madonna della …… Come si apprende dall’Annuario della chiesa di Pozzuoli 1989-90, pp. 39-40 (redatto dal prof. Angelo D’Ambrosio), la chiesa di San Giuseppe, completamente restaurata nel 1954, fu “Chiusa al culto nel settembre 1977 per lesioni nelle strutture portanti e danneggiata dai fenomeni sismici del 1983, fu deturpata da atti vandalici, spogliata degli stalli del coro dei confratelli (intagli e pannelli in radica di noce, anno 1768), restaurati nel 1954 dal falegname puteolano Salvatore Solimeo, iscritto alla Confraternita, dei due altari marmorei laterali (sec. XIX) e del maggiore (marmo commesso con bassorilievo centrale del sec. XVIII) e dei battenti delle due porte accanto all’altare maggiore (legno intagliato, opera datata 1707) fatti eseguire a spese di Giuseppe de Fraja. La tela dell’altare maggiore (1717) e le sei tele della navata (sec. XVIII), le statue in legno policromo di S. Giuseppe (sec. XVIII) e della Madonna della Consolazione (sec. XIX) e gli arredi sacri furono rimossi nel settembre 1977 e messi al sicuro dai furti, a cura del vescovo”. Ancora in sito sono rimaste le citate decorazioni del presbiterio e quelle della volta della navata di Mario Sangiovanni e Salvatore Volpe, malamente stuccate durante i lavori di ristrutturazione. Dopo i predetti e discutibili interventi, il vescovo Salvatore Sorrentino, per salvarla da ulteriori atti vandalici e dall’abbandono, affidò la chiesa, nel 1992, al “Lions Club - Campi Flegrei” che organizzò sporadiche e non sempre valide manifestazioni musicali, artistiche e culturali. Nel 2000, il vescovo Silvio Padoin affidò la cura della chiesa all’accolito Antonio (Tonino) Testa che ha ravvivato il culto al Santo Protettore della Buona Morte, continuando l’opera del padre Giuseppe († 19 febbraio 2003).

Nella chiesa di San Giuseppe si possono ammirare pregevoli tele della prima metà del secolo XVIII, restaurate di recente, così disposte sulle pareti laterali a partire dalla sinistra dell’ingresso, in senso antiorario: - Sposalizio della Vergine, autore ignoto; in basso a sinistra si legge: A devozione dei fratelli e dei priori Giuseppe Costantino, primo assistente Michele Conte, secondo assistente Antonio Madaluno …0 [1740], (vedi Transito di San Giuseppe). - Morte di Sant’Alessio, a sinistra si legge: A devozione di Alessio Ferraiolo, 1706. - San Giovanni Battista, firmato e datato Cenatempus 1706. - San Domenico, San Gennaro e San Procolo, firmato e datato in basso al centro, Cenatempo F(ecit) 1706. - Incredulità di San Tommaso, in basso a destra si legge: A devotione di Fratello Tommaso Oriano 1707. - Transito di San Giuseppe, autore ignoto; in basso a destra si legge: A devozione dei fratelli e priori Giuseppe Constantino, ...............e Michele Conte ed Antonio Maddaluno 1740. Interessante è la sottostante cripta con accesso dall’esterno sotto il piccolo elevato sagrato. Essa si sviluppa su due piani interrati, in corrispondenza della soprastante navata. Il primo ambiente, a tre navate, con copertura sostenuta da sei poderosi pilastri quadrati, era destinato ad accogliere riunioni della confraternita su argomenti non prettamente religiosi o a riti funebri. Nell’angolo a sinistra dell’ingresso, preceduto da alcuni gradini, si sale in un servizio igienico; in fondo alla navata destra, un stanzino forse riservato al priore per colloqui privati; in corrispondenza della navata centrale, simile ad una profonda abside, era certamente collocato un piccolo altare sormontato da immagine, ora indecifrabile. Nel 2014 il commissario arcivescovile Antonio (detto Tonino) Testa con la sua instancabile ricerca del passato della chiesa anche con l’insistenza dei fedeli si diceva che doveva esserci un ossario scoprendo dopo un lungo obblio degli ESSICCATOI PER I MORTI – «Ogni essiccatoio presentava un foro nella parte inferiore, collegato all’esterno con una presa d’aria per creare una corrente d’aria affinché si prosciugasse la salma. – spiega il prof. Raffaele Giamminelli, esperto e storico dell’arte locale, questi aeratori non ci sono più in seguito a lavori eseguiti nell’anni ’70. Per i confratelli più influenti, una volta essiccati venivano sospesi e poi esposti esposti. COLATOI - Un’altra stanza presenta i segni di ben 40 colatoi, ora murati a causa dei cedimenti che si ebbero al palazzo vicino, negli anni ’70 che portarono la chiusura dei loculi. Nel locali si intravede un affresco dove è raffigurato una madonna con un bambino verso cui tendono le anime del purgatoria. L’accolito Antonio Testa spera di rendere questo pezzo di storia di Pozzuoli alla popolazione e i turisti che sempre di più visitano il luogo