Dunque, ad un determinato livello di astrazione (Lda) qualsiasi ente nell'universo può essere considerato un "oggetto informazionale" con una caratteristica struttura di dati che costituisce la sua natura. L'entropia - termine preso in prestito da Floridi dalla fisica, ma non coincidente con il principio che obbedisce alla seconda legge della termodinamica - costituisce il male che dovrebbe essere evitato o ridotto al minimo e consiste nell'impoverimento dell' infosfera, cioè nel danneggiamento o nella distruzione di un ente e dei suoi dati. La macroetica di Floridi, quella che lui definisce etica dell'informazione, si forma di 4 principi [1] tesi, appunto, ad evitare l'entropia, ma anche a promuovere lo sviluppo di qualsiasi ente, visto che: "l'etica dell'informazione sostiene che ogni ente, in quanto espressione dell'essere, ha una dignità, data dal suo modo di esistenza ed essenza (l'insieme di tutte le proprietà elementari che lo costituiscono per ciò che è), che merita di essere rispettata"[2]. Viene accordato un valore minimo ad ogni ente e ciò permette a Floridi di spostare il fuoco delle considerazioni etiche dalle azioni, caratteri e valori degli agenti umani al "male" che è sofferto dagli oggetti dell'infosfera, facendo dell' I.E (Information ethics, etica dell'informazione) una teoria ontocentrica, ecologica, orientata all'oggetto, basata sul paziente, a differenza delle teorie etiche basate sull'agente, come la teoria della virtù, il deontologismo, il contrattualismo e il consequenzialismo. Il male, però, sembra assente visto che qualcosa non può essere centro di rispetto morale se e solo se non ha neppure lo status minimo di oggetto informazionale, quindi se è intrinsecamente impossibile, un'evidente contraddizione logica. È necessario, qui, sottolineare come "anche le azioni possono essere pazienti e, nella misura in cui hanno una natura informativa come messaggi [...] possono essere (i messaggi) anche degni di biasimo e meritare di essere disapprovati"[3] e, quindi, che:

In un linguaggio più metafisico, ogni processo che nega l'esistenza, nella misura in cui la nega, non merita rispetto, ma tutto ciò che è, nella misura in cui è, merita un certo rispetto come ente. Il male ultimo e assoluto in quanto oggetto non ha alcun valore morale ed è semplicemente non rispettabile perché è un'istanza di C (oggetto-tipo intrinsecamente privo di valore e non rispettabile); in altre parole, è logicamente impossibile, poichè dovrebbe essere un oggetto senza lo statuto di oggetto informazionale.[4]

Gli agenti morali, coloro che sono capaci di azioni moralmente qualificabili, cioè azioni che possono generare bene o male morale[5], devono proteggere, estendere, migliorare, arricchire e sviluppare l'infosfera[6]. La responsabilità dell'uomo come agente morale è "ecopoietica" nei confronti dell'intera infosfera. L'I.E è un'etica della cura creativa[7] e l'homo poieticus è "un demiurgo che si prende cura della realtà per proteggerla e farla fiorire".[8]

  1. ^ Luciano Floridi, Infosfera, Etica e filosofia nelll'età dell'informazione, Giappichelli, Torino, 2009, cap. 1
  2. ^ Ivi., pag. 37
  3. ^ L. Floridi, op. cit., cap. 3, pag. 100-101
  4. ^ ivi, pag. 101
  5. ^ L. FLORIDI, op. cit., cap. 4
  6. ^ L. FLORIDI, op. cit., cap. 1
  7. ^ Cfr. L. FLORIDI, "Information Etichs: An Enviromental Approach to the Digital Divide", cit.
  8. ^ L. FLORIDI, op. cit., cap. 10, pag. 218