«L'anima (nafs) è una realtà immensa, è il cosmo intero, essendone la copia. Tutto ciò che esiste nel cosmo si ritrova in essa, e tutto ciò che è in essa è anche nel cosmo. È dunque certo che chi domina l'anima domina il cosmo, mentre chi ne è dominato è ineluttabilmente dominato dal cosmo intero.»

Abu Abdullah Muhammad al-Arabi al-Darqawi (1737-1823)[1][2] (in arabo: محمد العربي الدرقاوي, talvolta traslitterato pure al-‘Arabī ad-Darqāwī[3] o al-‘Arbī al-Darḳāwi[4]) fu un mistico islamico e maestro sufi marocchino, fondatore della Darqawa[4][1], ramo della tariqah Shadhiliyya che da Darqawi trae il suo nome. La sua fama è specialmente legata al suo epistolario, Ar Risâ'il, una serie di lettere rivolte ai suoi discepoli nelle quali lo shaykh espone la sua dottrina.

Biografia modifica

La questione delle fonti e il Kanz al-asrar di al-Iġrīsī modifica

Sebbene assai noto in Marocco, Ad-Darqawi rimane un personaggio pressoché sconosciuto in Occidente al di fuori degli ambienti specialistici. Le maggiori informazioni sulla sua vita ci vengono da un suo discepolo, Sīdī Būziyyān al-M‘askarī al-Iġrīsī, e da un suo scritto dal titolo Kanz al-asrar fi manaqib Mawlana l-Arabi l-Darqawi wa ba'd ashabihi l-ahyar, da Jean-Luis Michon reso in francese come « Le trésor des secrets dans les belles qualités de notre Maître Al-'Arabi al-Darqawi et de quelques-uns de ses excellents compagnons », [2] ovvero Il tesoro dei segreti dentro le belle qualità di nostro maestro Al-'Arabi al-Darqawi e di qualcuno dei suoi eccellenti compagni. Testo mai pubblicato né in originale né in traduzione, ma presente in numerose copie manoscritte conservate in biblioteche sia private che pubbliche, nonché notissimo, sovente sotto il nome di Tabaqat darqawiyya, tra i sufi della confraternita Darqawa e delle sue diramazioni successive, dove non ha mai smesso di circolare,[2] viene riassunto da Michon in un suo articolo per Arabica, in cui ne propone altresì una traduzione parziale dell'introduzione.

Vita di Darqawi modifica

Nato nel 1737 dell'Era Cristiana (1149/1150 dell'Egira), Darqawi era originario dei Bani Zerwal, una tribù situata a nord della citta di Fès, dove ancora adolescente si trasferì e, assieme ai fratelli, vi intraprese gli studi coranici e tradizionali.[2] Sempre, nell'anno 1182 dell'Egira (1767 dell'Era Cristiana)[5] vi incontrerà 'Ali al-Jamal, "il cammello", soprannome di Abul-Hassan 'Ali ben 'Abd-Allah al-Imrani al-Hassani. Maestro sufi di cui Darqawi diverrà discepolo, era un asceta ignoto al mondo, conosciuto e frequentato solo da pochi proseliti.[6] Personaggio di fondamentale importanza della mistica magrebina di quegli anni, verrà ricordato a più riprese dal Nostro nelle sue lettere. [7] Pure al-Jamal lascerà un epistolario, ad oggi mai pubblicato e presente solo in due o tre copie manoscritte.[5]

Fonderà una propria confraternita nel 1194/1780[2], la cui prima zawiya (edificio religioso attorno al quale si articola la vita e l'opera d'una confraternita sufica) era situata a Zarwal, « a dodici giorni di marcia da Fès », secondo la testimonianza di al-Igrisi. [8] Non molto lontano, ad Amadjdjut, ne venne fondata una seconda, che a partire dal 1863 fu e rimane tutt'oggi la sede ufficiale della tariqa. [4]

Sul finire del XVIII secolo dell'Era Cristiana, la Darqawa aveva acquisito una popolarità eccezionale in Marocco. In Algeria, la predicazione di Darqawi, vertente sulla povertà, l'auto-umiliazione e il disprezzo per gli affari mondani, specie quelli governativi, vennero recepiti dalle masse con un entusiasmo tale da creare alcuni disordini. Il sovrano marocchino Mawlây Sulaymân (r. 1792-1822)[9], nel tentativo di mantenere buoni rapporti con i sovrani ottomani, che stavano incontrando non poche difficoltà nel controllare i loro sudditi algerini, risolse nel 1805 di inviare Darqawi a Tlemcen, nel nord-est dell'Algeria, nella speranza che ciò potesse contribuire ad una risoluzione amichevole. Con sorpresa del sultano, Darqawi tornò in Marocco con un bay'a nel quale gli ulama di Tlemcen giuravano fedeltà e alleanza a Sulaymân. Interessato a mantenere rapporti amichevoli con gli ottomani, il sultano non fece valere mai questo documento.[1] Per rendere la confraternita meno invisa alle élite, Darqawi si rivolse ad al-Harraq, dotto della città di Tétouan, il quale, a partire dal 1818, riuscì a imprimere alla tariqa una posizione più conciliante in fatto di politica, stemprandone il radicalismo e rendendola accettabile anche dall'aristocrazia.[1] È notevole infatti che molti uomini politici di spicco, specie dopo la morte di Darqawi, saranno poi affiliati della confraternita.[4]

Morte e sepoltura modifica

Quasi tutte le fonti concordano nel datare la morte di Darqawi nell'anno 1823 dell'Era Cristiana, ovvero il 1239 dell'Egira. J.-L. Michon riporta come data del decesso la notte del 28 ottobre 1823 (22 ṣafar 1239)[2]. Nella prefazione della traduzione inglese di Aisha Bewley delle Lettere, la morte di Darqawi viene datata, caso unico, al giorno 28 ṣafar 1235, ovvero 16 dicembre 1819.[9] Al-Iġrīsī racconta che il corpo fu lavato dalla moglie dello shaykh, « l'assai pia, sincera e venerata Maryam »[10] e che la preghiera fu detta da 'Abd al-Rahman, figlio dello shaykh l-'Utmani, secondo la più volte espressa volontà del defunto. La salma fu trasportata la notte seguente nella zawiya di Bu Brih per essere inumata. [11]

Pensiero e dottrina modifica

La dottrina di Darqawi e della Darqawa, espressa nelle Lettere e giudicata da Le Tourneau « perfettamente ortodossa »[4], insiste sulla necessità per l'uomo di consacrarsi interamente alla contemplazione e alla unio mystyca con Dio, la quale può essere raggiunta attraverso la preghiera, specie nella particolare forma del dhikr, ovvero nella ripetizione incessante d'una formula, una poesia o, talvolta, nell'esecuzione ripetuta d'una particolare danza.[4] Una particolare forma di dhikr prescritta da Darqawi, esposta nella lettera n. 13 della raccolta del Burckhardt, consiste nell'immaginare le cinque lettere del nome di Allah, sforzandosi di "ricostruirle" nell'immaginazione ogni volta che si dissolvono[12]. Questo metodo, che lo shaykh afferma di aver appreso dal suo maestro, e che presenta come la forma semplificata di una preghiera già praticata da ash-Shadili, mistico teso alla baqa, l'estasi permanente, nonché fondatore della confraternita Shadilliyya[13] cui la Darqawa risale, consentirebbe di giungere alla cosiddetta "morte dell'ego", primo passo verso la gnosi, in breve tempo, tanto che Darqawi asserisce che tale metodo gli recò « intuizioni immense quando lo praticai, per poco più di un mese » come pure « grandi conoscenze e un intenso timore spirituale (heybah) »[12], dove lo heybah è, secondo la nota n. 5 del Burckhardt alla pagina medesima, « lo stato sperimentato dall'anima di fronte alla terrificante maestà di Dio. »

La cosiddetta "morte dell'ego", ossia il perno attorno al quale tutta la dottrina di Darqawi si muove - « Si perviene a Dio soltanto attraverso la porta della morte dell'ego. » [14] si legge nella lettera n. 8 - , è egualmente il fine cui sono rivolte la morigeratezza delle passioni, la parsimonia nei godimenti, nonché la mortificazione dell'orgoglio, pratiche raccomandate ma mai estremizzate o spinte sino all'ascetismo più assoluto, cosa d'altronde in genere estranea alla Shadilliyya, confraternita ove neppure il fondatore predicò mai la separazione definitiva dalla comunità e dunque da qualche forma di vita mondana.[13] . Nella lettera n. 3, Darqawi cita il suo maestro al-Jamal, scrivendo: « Astenersi dalle cose significa sopravvalutare la loro potenza » oppure, nello stesso luogo, « Quando le luci della pura contemplazione sono rivelate, scompaiono sia l'asceta sia ciò di cui si priva. » [15]

Eredità spirituale modifica

Figura trascurata dagli orientalisti, i quali sono soliti considerare la mistica islamica come irrimediabilmente decaduta dopo i grandi personaggi del medioevo, Darqawi ha lasciato una fondamentale eredità spirituale che perdura sino ai giorni nostri.[16] Tra le varie figure che sono state affiliate alla sua confraternita o che del nostro shaykh furono addirittura discepoli, e che spesso, a partire dalla Darqawa, diedero origine a nuove tariqa, Burckhardt ricorda al-Madani in Libia, al-Yashriti, che fondo zawiya in Siria e Palestina, al-Fasi, che operò al Cairo e a Colombo, e, per finire, al-'Alawi, shaykh algerino cui Martin Lings dedicò un saggio del 1961, A Sufi Saint of the Twentieth Century.[16]

Bibliografia e fonti modifica

Traduzioni in alcune lingue occidentali delle "Lettere" di Ad-Darqawi modifica

Francese modifica

  • (FR) al-‘Arabī ad-Darqāwī, Lettres d'un maître soufi, traduzione di Titus Burckhardt, Milano, Archè, 1978, ISBN 9788872520697.
  • (FR) Mulay Al-Arabi Al-Darqawi, Lettres sur le Prophète et autres lettres sur la Voie spirituelle, traduzione di Tayeb Chouiref, ‎Editions Tasnîm, 2010, ISBN 978-2953220070.
  • (FR) Mulay Al-Arabi Al-Darqawi, Lettres du grand maître soufi, traduzione di Idrîs de Vos, Editions Albouraq, 2017, ISBN 9791022502016.

Inglese modifica

  • (EN) Muḥammad al-ʻArbī ibn Aḥmad Darqāwī, Letters of a Sufi Master, traduzione di Titus Burckhardt, Nancy Pearson, Martin Lings, Perennial Books, 1969.
  • (EN) Muḥammad al-ʻArbī ibn Aḥmad Darqāwī, The Darqawi Way, traduzione di Aisha Bewley, Diwan Press, 1981, ISBN 9780906512067.

Italiano modifica

  • (IT) al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, a cura di Titus Burckhardt, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, Arché edizioni, 1989.
  • (IT) al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, a cura di Titus Burckhardt, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, SE, 1997, ISBN 9788867235261.
  • (IT) al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, a cura di Titus Burckhardt, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, Mondadori, 1998.

Si tratta del medesimo volume ristampato da differenti editori. Scelta antologica dall'epistolario dello shaykh, curata, tradotta in francese e annotata dal Burckhardt, e poi resa in italiano dallo Jannaccone, raccoglie gli unici testi di Darqawi ad oggi disponibili in questa lingua.

Spagnolo modifica

  • (ES) Shaykh Al-'Arabî Ad-Darqâwî, Cartas de un maestro sufí, traduzione di Titus Burckhardt, Alejandro Corniero, José J. de Olañeta Editor, 2001, ISBN 978-84-7651-470-2.

Bibliografia critica modifica

  • (EN) Muḥammad al-ʻArbī ibn Aḥmad Darqāwī, Foreword, in The Darqawi Way, traduzione di Aisha Bewley, Diwan Press, 1981, pp. 9-24, ISBN 9780906512067.
  • (EN) Martin Lings, Preface, in Muḥammad al-ʻArbī ibn Aḥmad Darqāwī, Letters of a Sufi Master, traduzione di Titus Burckhardt, Nancy Pearson, Martin Lings, Perennial Books, 1969, pp. vii-ix.
  • (EN) R. Le Tourneau, Darkawa, in B. Lewis, Ch. Pellat, J. Schacht (a cura di), The Encyclopaedia of Islam, vol. 2, 4ª ed., Leiden, E.J. Brill, 1991, p. 160, ISBN 9004070265.
  • (EN) Thomas K. Park e Aomar Boum, darqâwa, in Historical Dictionary of Morocco, 2ª ed., The Scarecrow Press, 2005, pp. 94-95, ISBN 9780810853416.
  • (EN) John L. Esposito, awi, Abu Hamid (Ahmad) al-Arabi al-, Darqawi Tariqah, in The Oxford Dictionary of Islam, Oxford University Press, 2003, pp. 63-64, ISBN 9780195125580.
  • (FR) Jean-Louis Michon, Un témoignage contemporain sur le šayẖ darqāwī (1737-1823), in Arabica, vol. 3, n. 39, Novembre 1992, pp. 385-392.
  • (IT) Titus Burckhardt, Postfazione, in al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, SE, 1997, pp. 113-115, ISBN 9788867235261.
  • (IT) Sha'rani, Vite e detti di santi musulmani, a cura di Virginia Vacca, collana Classici delle religioni, UTET, 1968, p. 235.

Note modifica

  1. ^ a b c d (EN) Thomas K. Park e Aomar Boum, darqâwa, in Historical dictionary of Morocco, 2nd ed, Scarecrow Press, 2005, pp. 94-95, ISBN 0-8108-5341-8, OCLC 61123098. URL consultato il 27 maggio 2022.
  2. ^ a b c d e f (FR) Jean-Louis Michon, Un témoignage contemporain sur le šayẖ darqāwī (1737-1823), in Arabica, vol. 39, n. 3, 1992, p. 385. URL consultato il 27 maggio 2022.
  3. ^ (IT) al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, a cura di Titus Burckhardt, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, SE, 1997, ISBN 9788867235261.
  4. ^ a b c d e f (EN) R. Le Tourneau, Darkawa, in B. Lewis, Ch. Pellat, J. Schacht (a cura di), The Encyclopaedia of Islam, vol. 2, 4ª ed., Leiden, E.J. Brill, 1991, p. 160, ISBN 9004070265.
  5. ^ a b (EN) Martin Lings, Preface, in Muḥammad al-ʻArbī ibn Aḥmad Darqāwī, Letters of a Sufi Master, traduzione di Titus Burckhardt, Nancy Pearson, Martin Lings, Perennial Books, 1969, pp. vii-ix.
  6. ^ (IT) Titus Burckhardt, Postfazione, in al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, SE, 1997, pp. 115, ISBN 9788867235261.
  7. ^ Ad esempio in (IT) al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, SE, 1997, pp. 11-23, 25-26, ISBN 9788867235261.
  8. ^ Nella traduzione di Michon: « a deux jours de marche de Fès ». (FR) Jean-Louis Michon, Un témoignage contemporain sur le šayẖ darqāwī (1737-1823), in Arabica, vol. 3, n. 39, Novembre 1992, pp. 385, 387.
  9. ^ a b (EN) Muḥammad al-ʻArbī ibn Aḥmad Darqāwī, Foreword, in The Darqawi Way, traduzione di Aisha Bewley, Diwan Press, 1981, pp. 9-24, ISBN 9780906512067.
  10. ^ Nella versione di Michon del testo di al-Igrisi si legge: « la très pieuse, sincère et vénéré Maryam ».
  11. ^ (FR) Jean-Louis Michon, Un témoignage contemporain sur le šayẖ darqāwī (1737-1823), in Arabica, vol. 3, n. 39, Novembre 1992, pp. 387..
  12. ^ a b (IT) al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, a cura di Titus Burckhardt, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, SE, 1997, p. 39, ISBN 9788867235261.
  13. ^ a b (IT) Sha'rani, Vite e detti di santi musulmani, a cura di Virginia Vacca, collana Classici delle religioni, UTET, 1968, p. 235.
  14. ^ (IT) al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, a cura di Titus Burckhardt, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, SE, 1997, p. 27, ISBN 9788867235261.
  15. ^ (IT) al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, a cura di Titus Burckhardt, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, SE, 1997, p. 17, ISBN 9788867235261.
  16. ^ a b (IT) Titus Burckhardt, Postfazione, in al-'Arabi ad-Darqawi, Lettere d'un maestro sufi, traduzione di Titus Burckhardt, Giorgio Jannaccone, SE, 1997, pp. 114, ISBN 9788867235261.