Utente:Vbrm/Sandbox/Scerne storia

Storia del territorio modifica

Epoca romana modifica

In epoca antica il territorio attorno alla foce del Vomano si presentava in una configurazione diversa dall'attuale. L'antica linea di costa era infatti più arretrata rispetto ad oggi, ed il territorio attualmente occupato dall'abitato di Scerne era sommerso. Anche il Vomano aveva una configurazione diversa, che comprendeva un ramo, oggi scomparso, circa 500 metri a SUD dell'attuale***qui occorre nota***. A questo ramo del fiume, poi progressivamente interratosi, si riferisce il toponimo Vomano vecchio ricordato nella documentazione storica[1] e cartografica[2], ed ancora presente oggi sul territorio nel nome di una via.

Questo territorio è stata popolata sin dall'epoca romana e, probabilmente, preromana[3]. Lo storico atriano Luigi Sorricchio riteneva che alla foce del Vomano sorgesse, in quel periodo, un centro abitato raccolto attorno all'antico porto della vicina città di Atri. A sostegno di questa ipotesi Sorricchio cita, tra l'altro, i ritrovamenti archeologici del suo antenato Nicola, a metà del sec. XVIII, nella località oggi nota come Casone[4], in un punto oggi non più localizzabile con precisione. La presenza alla foce del Vomano del porto romano di Atri, variamente dibattuta nell'ultimo secolo, resta ancora oggi una ipotesi valida anche sulla base della ricerca archeologica contemporanea[5][6].

A confermare il popolamento in età romana dell'intera zona alla foce del Vomano ci sono poi le testimonianze di insediamenti identificati sia alle pendici del Colle Morino[7], che sulla riva sinistra del fiume, nel comune di Roseto degli Abruzzi[8].

Medioevo modifica

Tra la tarda età romana e l'alto medioevo il territorio di Scerne è interessato da importanti modifiche della sua conformazione. L'avanzamento della linea di costa, comune a tutto l'Adriatico, causa il conseguente progressivo insabbiamento del porto romano, tanto che nella seconda metà del sec. XIII Atri deve costruire un nuovo porto alcuni chilometri più a Sud, in località Cerrano. Il borgo sorto attorno al porto decade, anche se una minima attività portuale resta, come si vedrà più avanti. Si verificano poi cambiamenti del corso del Vomano, che portano all'impaludamento ed alla progressiva scomparsa dell'antico corso d'acqua, poi ricordato con il nome di Vomano vecchio[9].

Questi fenomeni hanno presumibilmente facilitato la nascita di vaste aree paludose alla foce del Vomano, alle quali L. Sorricchio associa la nascita, in epoca altomedioevale, del toponimo "Scerne". Sorricchio lo lega ad una radice tedesca antica, che indica un luogo fangoso[10]. Si origina così il termine "le Scerne" o "le antiche Scerne", che può essere trovato nella cartografia antica[11] ad indicare la zona fangosa alla foce del fiume Vomano.

Nei primi secoli del Medioevo tutta la valle del Vomano è dominata dalla presenza dei monasteri benedettini; vicino Scerne sorgeva la cella cassinense di Santa Maria in Maurinis (alle pendici dell'odierno Colle Morino)[12], il cui nome compare nel IX secolo[13][14], associata "cum portu scilicet suo et foce de Gomano"; ciò sembra confermare la persistenza della presenza di un porto alla foce del Vomano anche dopo l'epoca romana.

Al porto, o ad un servizio per l'attraversamento del fiume, potrebbe essere legato l'altro antico toponimo che Sorricchio associa all'attuale località di Scerne[15], quello di Caphaium; lo storico ne riconduce l'origine alla scafa, una piccola scialuppa a remi usata per il guado del fiume o al servizio di barche più grandi[16].

Epoca moderna e contemporanea modifica

Con il decadimento della cella di Santa Maria in Maurinis e dell'associato ospedale di S. Guglielmo il territorio di Scerne si spopola. Resta incerta la presenza sulla riva destra del Vomano di una torre di avvistamento realizzata, tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, nell'ambito del programma che porterà alla costruzione anche della vicina Torre di Cerrano[17]. A questo non deve essere estranea l'insalubrità delle paludi, che sono state causa della malaria lungo tutto il corso del Vomano sino al sec. XIX.

L'attuale abitato si sviluppa nel corso del secolo XX.

Note modifica

  1. ^ ad esempio Niccola Palma, Monumenti scoperti nell'agro pretuziano o sia di Teramo - Lettera al sig. prof. Gerhardt, in Bullettino dell'Instituto di Corrispondenza Archeologico per l'anno 1836, pp. 108 - 109
  2. ^ vedi ad esempio G. A. Rizzi Zannoni, Atlante Geografico del Regno di Napoli, foglio n. 2, 1806
  3. ^ N. Palma, già citato
  4. ^ L. Sorricchio, Hatria = Atri, vol I, Roma 1911, pag. 261
  5. ^ A. R. Staffa, Abruzzo: Strutture portuali e assetto del litorale fra antichità ed altomedioevo, in: Strutture portuali e rotte marittime nell'Adriatico di età romana, Trieste - Roma 2001, Editreg srl - Ecole francaise de Rome, pp. 354 - 356
  6. ^ A. R. Staffa, Paesaggi ed insediamenti rurali dell'Abruzzo adriatico fra Tardoantico ed Altomedioevo, Atti del Convegno Foggia 2004, Bari 2006, pp. 38-125
  7. ^ A. R. Staffa, Ricognizioni nel territorio di Atri: problemi di una presenza volturnese, in: Archeologia Medioevale, XIII - 1986, All'insegna del giglio; pag. 439, figura I;pag. 443, nota
  8. ^ A. R. Staffa, Strutture portuali, cit.
  9. ^ A. R. Staffa , Strutture portuali, cit.
  10. ^ L. Sorricchio, Hatria - Atri, vol I, Roma 1911, pag. 261; vedi anche C. Ducange Dufresne, Glossarium mediae et infimae Latinitatis, voce schern; Bosworth - Toller, An Anglo-Saxon Dictionary, voci scern, scearn
  11. ^ vedi ad esempio Rizzi Zannoni, già citato
  12. ^ Herman Bloch, Monte Cassino in the middle ages, vol I, Edizioni di Storia e Letteratura, ISBN 978-888-498-7242; pag. 291
  13. ^ Alessandro Clementi, Momenti di storia abbaziale negli Abruzzi, Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, L'Aquila, Anno XC (2000), p. 14
  14. ^ A. R. Staffa, Strutture portuali, cit.
  15. ^ L. Sorricchio, Hatria = Atri, vol II, Pescara 1929, pagg. 28 - 32
  16. ^ vedi ad esempio su Dizionario Treccani online
  17. ^ la presenza di una torre di avvistamento sul versante S della foce del Vomano potrebbe dedursi dalla mappa del Regno di Napoli del cartografo Cartaro, del 1613, che raffigura alla foce del Vomano due torri, una su ciascuna sponda del fiume. Ad oggi non resta traccia di questa fortificazione