Utente:Vbrm/Sandbox/Sorricchio opere

Annali ecclesiastici: in tre volumi, oggi conservati in un unico codice (pp. 392). La scrittura prende avvio dall’866, anno in cui l’imperatore Ludovico il Pio assegnò all’ordine benedettino di Cassino possedimenti che prima dipendevano dalla città di Atri. La narrazione si interrompe con una lunga digressione dedicata agli avvenimenti del 1482. La divisione ad annum del testo scansiona l’ordinamento cronologico della materia, integrata dalle Annotazioni, in cui l’erudito riporta precisazioni, regesti e la trascrizione delle fonti. In alcuni paragrafi il corpo del testo è corredato da ampie glosse poste a margine. Degna di nota è la raffigurazione che l’autore esegue alla carta 259, relativa alla tomba del nobile Giacomo Di Lisio, cui è dedicata una ricca descrizione nelle pagine precedenti.

Supplemento agli Annali Ecclesiastici (pp. 244) Dedicato alla vita di una personalità di rilievo: il cardinale e beato Francesco Ronci, appartenente ad una famiglia atriana dalla quale discendeva anche la moglie dell'autore.

Annali Acquaviviani (pp. 252)

  • Istoria MSS. della Famiglia Acquaviva.
  • Copie di due privilegi e di un memoriale dedicato all’imperatore Carlo V.
  • Riflessioni generali del D. Niccola Sorricchio sulla Famiglia Acquaviva;
  • Annali della Famiglia Acquaviva. Le ultime diciannove pagine, anch’esse non numerate, contengono il Seguito delle Memorie sopra la Famiglia Acquaviva, che furono rimesse in Napoli al Pre. Fra. Eustachio d’Afflitto, suddiviso in paragrafi numerati. Il testo è dedicato a Isabella Acquaviva, ultima esponente del casato e protettrice dell’erudito. Seguono le
  • Riflessioni generali dell’autore
  • Paragrafo dedicato ai letterati di Casa Acquaviva.

La stesura degli Annali Acquaviviani prese avvio quando Sorricchio era al servizio della duchessa Isabella, ultima esponente del ramo di Atri. I compendi storici posti in chiusura del volume testimoniano il fine encomiastico dell’opera e lo stretto rapporto che l’autore intrattenne con il casato e in particolare con la duchessa.

I cinque volumi dei Monumenti Adriani in cinque volumi. Comprendono una vasta raccolta di fonti antiche e testimonianze archeologiche, in buona parte oggi andate perdute. Si tratta in massima parte di bolle e documenti papali o vescovili, atti del sovrano regnante a Napoli o del duca di Atri, atti del Comune Atriano, contratti tra privati, testamenti. L'autore indica sempre il luogo di conservazione dell'originale dal quale trae la copia, in genere consistente nell'archivio civico (Archivius civitatis Adriae; talvolta viene specificato ex suo proprio originali existenti in cassa ferrea huius nostrae civitati Adriae) o in quello della Cattedrale (Archivius Cathedralis Ecclesiae). In linea di massima ogni volume ripercorre un secolo della cronaca di Atri. Un regesto parziale dei documenti trascritti nei "Monumenti" è stato già pubblicato dal Bindi[1]

  • volume I, di pagine 338 oltre a XCII in numerazione romana. Nell’Introduzione, contraddistinta dalla numerazione romana, l’autore riporta la parte dell'opera “Delle origini italiche...." di Mario Guarnacci relativa alla città di Atri. Seguono carte non numerate con raffigurazioni di lapidi. Le successive carte numerate contengono trascrizione di documenti di interesse per la storia di Atri datati dall'anno 860 al 1299. Alle pp. 77 - 138 è inserita la cronologia dei vescovi, con i relativi stemmi e le loro opere. Alle pp. 141 - 197 è presente la trascrizione del necrologio della Cattedrale di Atri (Necrologium adriense). Si tratta dell'annotazione della morte di personalità notevoli e, in casi eccezionali, di eventi di altro tipo comunque degne di nota, ordinate per giorno dell'anno. L'anno è annotato solo occasionalmente; eli eventi riportati comunque vanno dal sec. XIII al sec. XVI (l'ultima data annotata è quella del 1578). L'originale del documento è perso perchè, come indica Sorricchio, era stato sottratto dagli Acquaviva[2] e fu presumibilmente distrutto assieme al resto dell'archivio di famiglia.
  • volume II di pagine 778. Contiene documenti a partire dal 1300 fino al 1398. Da pag. 48 è riportata copia di corrispondenza tra l'autore, Mons. Antinori e Romualdo De Sterlich su problemi di storia atriana. Comprende numerose iscrizioni, la raffigurazione di affreschi e della “Porta pubblica in S. Domenico” e l’incisione del re Federico d’Aragona. Grande attenzione è rivolta ai diversi tipi di carta utilizzati ad Atri nei registri pubblici nei secoli precedenti; alcuni esemplari del sec. XIV sono inseriti nel volume.
  • volume III, di pagine 948. Contiene documenti dal 1400? al 1499?. Anche questo volume dei Monumenti Adriani comprende numerose iscrizioni, oltre alla raffigurazione di sigilli (cc. 273-274). La carta 221 risale al 1432 ed è stata inserita da Sorricchio per indicare la tipologia di carta adottata ad Atri in quell’anno. Nel volume è presente una lettera sciolta di tre pagine non numerate e indirizzata all’abate Cesare Orlandi. A partire dalla p. 881 si riportano estratti di un catasto gotico in bellissima pergamena del 1499. Sono trascritte alcune parti (pp. 881 - 886; pp. 893 - ...) dei quarti di S. Croce, S. Maria, S. Giovanni[3], con particolare attenzione ai beni di famiglie cospicue dell'epoca. Da p. 901 sono elencati beni di proprietà ecclesiastica (Catasto Ecclesiastico).
  • volume IV, di pagine 650. Contiene documenti dal 1500 al 1659. Contiene numerose iscrizioni, stemmi e sigilli. A p. 5 è inserita una pagina da un catasto del 1447. Da pagina 249 a pagina 353 sono riportati gli Statuti del Comune di Atri, trascritti da un atto notarile del 1709[4]. Vari atti sono emessi dal duca d'Atri o comunque membri della famiglia Acquaviva.
  • volume V, di pagine 686. Contiene documenti dal 1600 ai tempi dell'autore. Una parte importante del volume (pp. 29 - 294) è costituita da documenti sulle vicende legate alla espulsione dei Gesuiti dal Regno, decretata nel 1767, ed i problemi relativi legati alla destinazione dei beni dell'ordine presenti nella città. In queste vicende l'autore figura anche quale protagonista dei fatti, nella qualità di rappresentantate della città; i documenti sono costituiti da atti e verbali delle magistrature di governo cittadino, da memorie dello stesso Sorricchio ed atti del governo di Napoli. Vari documenti in questo volume rappresentano contributi originali dell'autore. Si tratta ad esempio della "Nota di tutti i Benefizi, che possedeva la Casa dei Duchi d'Atri nel principio del 1600 sopra molti luoghi in in Abruzzo", datata 1600, compilato sulla base dell'archivio Acquaviva al suo tempo (pp. 1 - 14); di memorie sull'istituzione di un Tribunale ad Atri (p. 647 - 654) e sull'unione al Regno di Terracina e Gaeta (pp 655 - 668); di un "Piano ragionato per facilitare la numerazione dei fuochi del Regno di Napoli", datato 1773 (pp. 677 - 686) ed accompagnato da una lettera di presentazione indirizzata al re Ferdinando. E' riportata anche copia di corrispondenza tra l'autore, l'Antinori e De Sterlich, oltre quella già presente nel volume II (pp. 615 - 617).

Poi reliquia di S. Reparata fino pag. 340. Di interesse anche il testamento del card. Troiano Acquaviva (pp. 589 - 592).

Rispetto ai precedenti volumi una novità è costituita dalla presenza di un certo numero di resoconti di riunioni delle magistrature di governo cittadino, ai quali l'autore partecipa.

  1. ^ V. Bindi, Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi, vol I, Appendice I al "Necrologium Atriense", pp. 285 - 392
  2. ^ «ex autographo quod extat in veteri Codice Membranaceo Martyrologii Usuardi Bibliothecae Em.mi et Rev.mi Cardinalis Acquaviva, quondam surreptum ex Tabulario Ecclesiae Sanctae Mariae adriensis»; il cardinale Acquaviva citato è presumibilmente Troiano, contemporaneo dell'autore
  3. ^ manca il quartiere di S. Nicola. v. Bruno Trubiani, Un catasto di Atri del 1447 ed il pittore Andrea De Litio, Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, anno LXIII (1973) - XCIV dell'intera collezione; poi anche Sulmona, 1974
  4. ^ successivamente pubblicati nel 1887 da Raffaello Cherubini, le cui fonti sono appunto i Monumenti del Sorricchio ed una copia conservata nell'archivio comunale della città