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LA VERA ORIGINE DELLO SCIISMO Il termine sciismo viene da shīʿat ( isettari ) Se andiamo su internet e cerchiamo nell’enciclopedia ebraica -in inglese “jewish encyclopedia”- e digitiamo il nome ABDALLAH IBN SABA troveremo la seguente descrizione -secondo l’enciclopedia ebraica-: “Un ebreo dello Yemen, in Arabia, del settimo secolo, che si stabilì a Medina e abbracciò l’Islam –falsamente-. Avendo criticato negativamente l’amministrazione del Califfo Othman, fu bandito dalla città. Quindi andò in Egitto, dove fondò una setta “antiothmaniana” [una setta contro il Califfo ben guidato Othman], per “promuovere” gli interessi di Ali. A causa del suo apprendimento ottenne grande influenza lì e formulò la dottrina secondo cui, proprio come ogni Profeta aveva un assistente che in seguito gli succedette, il visir [o vicario, successore del Profeta è inteso] di Mohammed (che Allah lo elogi e lo preservi) era Ali (che Allah sia soddisfatto di lui) e che sarebbe stato tenuto fuori dal califfato con l’inganno”. Othman non aveva alcuna pretesa legale sul califfo; e l’insoddisfazione generale con il suo governo ha contribuito notevolmente alla diffusione degli insegnamenti di Abdallah. La tradizione narra che quando Ali aveva assunto il potere, Abdallah gli attribuiva onori divini rivolgendosi a lui con le parole “Tu sei Tu [sei Allah]!” A quel punto Ali lo bandì da Madain -fu esiliato da Medina-. Dopo l’assassinio di Ali, si dice che Abdallah abbia insegnato che Ali non era affatto morto ma vivo e non era mai stato ucciso! Che una parte della Divinità era nascosta in lui e che dopo un certo tempo sarebbe tornato per riempire la terra di giustizia. Fino ad allora il carattere divino di Ali doveva rimanere nascosto negli imam, che temporaneamente occupavano il suo posto. È facile vedere che l’intera idea poggia su quella del Messia in combinazione con la leggenda del Profeta Elia (pace su di lui). L’attribuzione di onori divini ad Ali fu probabilmente uno sviluppo successivo e fu favorita dalla circostanza che nel Corano Allah è spesso definito “Al-Ali” (L’Altissimo). Bibliografia: Shatrastani al-Milal, pagg. 132 e seguenti. (nella traduzione di Haarbrücken, i. 200-201); Weil, Gesch. der Chalifen, i. 173-174, 209, 259. http://www.jewishencyclopedia.com/articles/189-abdallah-ibn-saba


Abdullah ibn Saba fingeva di essere musulmano. Era originario dello Yemen e viaggiò per diffondere la sua corruzione nella penisola arabica (hijaz) , poi Bassora e Kufah (Iraq). Andò a Damasco durante il califfato di Othman ibn Affaan e fu espulso dalla sua gente, poi andò in Egitto e iniziò a promuovere apertamente la sua bidah [innovazione]. Gli studiosi, in passato e più recentemente, hanno trasmesso resoconti della sua fitnah [sedizione/disordine] e degli sforzi intrapresi da lui e dal suo gruppo per cospirare e causare divisione tra i musulmani. Questo è discusso in dettaglio nei libri che parlano di sette, storia e biografia, sia da autori sunniti che sciiti. Vedi, ad esempio (riferimenti), Maqaalaat al-Islamiyyeen di Abu al-Hasan al-Ash’ari (1/32); al-Milal wa’n-Nihal di ash-Shahrastaani (1/174); Tareekh at-Tabari (4/340); al-Maqaalaat wa’l-Firaq dallo Shi’i al-Qummi (p. 20); Firaq ash-Shi’ah di at-Nawbakhti (p. 22) Lo Shaykh al Islam Ibn Taymiyah -uno dei sapienti islamici della Sunnah del passato- disse: “Il primo a introdurre la visione innovativa secondo cui Ali era infallibile e che avrebbe dovuto essere il califfo – al posto di Abu Bakr- sulla base di testi religiosi era il capo di questi ipocriti, ‘Abdallah ibn Saba’, che in origine era ebreo, finse quindi di essere musulmano e mirava a corrompere la religione islamica come *Paolo di Tarso aveva corrotto la religione cristiana”. ( riferimenti: Majmoo‘ al-Fataawa (4/518)

  • Paolo di Tarso, noto come san Paolo, come è riportato anche nei testi biblici era ebreo con cittadinanza romana e non conobbe personalmente Gesù (pace su di lui).

L’opinione che Abdallah ibn Saba fosse il fondatore della setta dei Rafiditi (o sciiti), che la stabilì nel tentativo di cospirare contro i musulmani per allargare le divisioni tra loro, è un’opinione valida che ha un peso, con cui i libri di storia e lo studio delle sette e dei gruppi sono pieni, tra l’altro nemmeno negato dagli stessi Rafiditi! Per quanto riguarda il tentativo di alcuni di loro di negare l’esistenza di Abdullah ibn Saba, questa è pura propaganda per mezzo della quale stanno cercando di confutare ciò che è diventato ampiamente noto tra i loro oppositori, del fatto che Abdullah ibn Saba è stato il fondatore della loro “scuola/religione”. I precedenti studiosi sia sunniti che sciiti furono d’accordo all’unanimità sul fatto che Ibn Saba fosse una vera figura storica, quindi come si può negare ciò che è concordato da entrambe le parti? Per ulteriori informazioni, consultare il saggio “Abdullah ibn Saba wa Atharuhu fi Ihdaath al-Fitnah fi Sadr al-Islam” del dott. Sulayman ibn Hamad al- Akdah, che è uno degli studi più importanti su questo argomento. Per ulteriori informazioni, consultare il libro: Usool Madhhab ash-Shi’ah al-Imaamiyyah al-Ithna “Ashariyyah: “Ard wa Naqd del dott. Naasir ibn “Abdullah al-Qifaari (1/71, 82)

Un noto imam sciita del passato di nome Abd Allāh al-Māmaqānī disse di ‘Abdallah ibn Saba: “Abdallāh ibn Sabaʾ è colui che tornò alla miscredenza e ha mostrato (segni) di esagerazione (estremismo). Era un estremista maledetto che è stato bruciato con il fuoco dal Principe dei credenti ʿAlī ibn Abī Ṭālib, ed affermava che ʿAlī era Allah e che era un profeta ”. [Tanqīh al-Maqāl fi Ilm al-Rijīl 2 / 183.184]

Quindi ciò dimostra che Abdallah ibn Saba non era una figura mitica/ inventata, ma una persona realmente esistita, che finse di abbracciare l’Islam per dividere i musulmani attribuendo la divinità e profezia ad Ali, se riflettiamo sull’invenzione di costui, troviamo la similitudine del credo cristiano, in cui si afferma che il Messia figlio di Maria fosse Dio stesso, altri di loro affermano che fosse un Profeta, altri che fosse figlio ecc, per cui è ovvio che questa eresia di Abdallah ibn Saba non è diversa dalle varie eresie inventate da Pietro di Tarso o dai cristiani attuali in generale, i quali sono stati influenzati da questi, che si fingevano credenti per sviare le genti dalla Retta Via.


Secondo false affermazioni sciite alla morte di Maometto, nel 632, la questione della sua successione fu all'origine della più grande divisione all'interno dell'Islam. I discepoli di ʿAlī ibn Abī Ṭālib ritenevano che gli unici legittimati ad esercitare il potere fosse l'Ahl al-Bayt, la "Gente della Casa" (la famiglia del Profeta), e che dunque ˁAlī, la loro Guida, sulla base delle indicazioni fornite dal Profeta (vedi Ghadīr Khumm), fosse l'unico successore legittimo. Essi sostenevano che il ruolo di Imam (guida religiosa) e Califfo (autorità politica) dovessero cumularsi in un'unica persona, ma dovettero riconoscere come primo Califfo Abū Bakr, eletto dal resto della comunità Islamica(Umma). Gli sciiti in realtà comparvero dopo l'uccisione el califfo Othman con la nuova eresia introdotta dall'ebreo Abdallah ibn Saba che dopo la morte del califfo vide una occasione chiara per dividere i musulmani e inventare la falsa religone dello sciismo.

Dopo la morte del Califfo Othman succedette ‘Ali ibn abi Taalib come nuovo quarto Califfo (che Allah sia soddisfatto di lui), era cugino e genero del Profeta Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi) avendo sposato sua figlia Faatimah, Muìawiya ibn abi Sufyaan , era cognato del Profeta Muhammad in quanto sposò sua sorella Umm Habiibah (Ramlah bint abi Sufyaan) e fu uno degli scribi (kuttaab) della rivelazione del Corano per il Profeta Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi). In quel periodo Mu'awiya era ancora governatore della grande Siria (Asshaam) e rifiutò di giurare alleanza ad ‘Ali, poiché Mu'awiya voleva vendicare l’assassinio del Califfo ‘Othman, (Che Allah sia soddisfatto di tutti loro).

Quando Othman era ancora in vita, arrivò a Mu'awiya la notizia che un gruppo di ribelli (i khawaarij) si era messo contro Othman, perciò Mu'awiya temendo per la sua vita partì dalla grande Siria fino a Medina per incontrarlo e discutere su come dovevano agire, per questo Mu'awiya propose a Othman tre soluzioni per proteggerlo:

Gli propose di spostare la capitale del Califfato da Medina a Damasco per proteggerlo col suo esercito, ma Othmaan rifiutò di lasciare Medina che è la città del Profeta Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi) nonostante fosse consapevole del pericolo. Visto il rifiuto della prima condizione Muìawia propose di mandare dalla grande Siria un esercito nella città di Medina per proteggerlo; Othman chiese a Mu'awiya: “Chi pagherà il salario dei soldati che manderai?” Rispose Mu'awiya: “Li pagheremo dalla tesoreria dello Stato islamico (baytu al maal)”. Othmaan rifiutò dicendo: “Non spenderò un centesimo dalla tesoreria dello Stato per la mia protezione”. La terza e ultima proposta di Mu'awiya era quella di avere il permesso di prendere in mano la responsabilità di vendicarlo nel caso in cui l’avrebbero ucciso, infine il Califfo Othman accettò questa condizione, la misero per iscritto e ne furono testimoni ‘Abdullah ibn ‘Abbas e ‘Abdullah ibn ‘Omar in al Khattaab, (che Allah sia soddisfatto di tutti loro). Dopo l’omicidio del Califfo Othman, da quel momento cominciò il disaccordo, Mu'awiya rifiutò di giurare fedeltà e obbedienza ad ‘Ali, il quale era stato eletto come Califfo, questo perché Mu'awiya riteneva di essere l’unico responsabile che doveva vendicare l’assassinio del Califfo Othman, seguendo quanto dice la legge Islamica (Shaariah). Othman prima di morire affidò a Mu'awiya il compito di applicare la pena di morte secondo la Shaariah nel caso in cui i ribelli (khawaarij) lo avessero ucciso, come poi accadde.

Perciò sulle basi di questo disaccordo legittimo, Mu'awiya rifiutò di giurare fedeltà ed obbedienza al Califfo ‘Ali, lo avrebbe fatto solo dopo la consegna da parte di ‘Ali degli assassini di Othman, in modo da vendicare la sua morte applicando la pena capitale sui colpevoli, ma ‘Ali rifiutò, perché come Califfo riteneva di dover essere solo lui, a fare giustizia per Othman. ‘Ali aspettava che la situazione si calmasse dato che i ribelli (khawaarij) avevano causato grande disordine, inoltre erano diventati un gruppo numeroso, per questo motivo ‘Ali voleva attendere la fine delle rivolte causate da essi, per poi -in un momento migliore- trovare gli assassini di Othman. Tuttavia Mu'awiya voleva giustizia immediata e di conseguenza si arrivò alle armi per risolvere questa discordia nella famosa battaglia di Siffiin (Iraq).

I sapienti in giurisprudenza islamica della gente della Sunna e del gruppo veritiero, su questo evento indicano Mu'awiya come colpevole per aver disobbedito al Califfo ‘Ali il quale era il Capo dei musulmani.

Questa battaglia segnò un evento doloroso nella storia islamica, specialmente per il fatto che a combattere tra di loro furono tra i più grandi eroi, coloro che hanno diffuso e combattuto per difendere l’Islam, tra i migliori compagni del Profeta Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi), per questo motivo -nonostante gli avvenimenti riportati-, noi musulmani dobbiamo rispettare ognuno di loro , difenderli ed onorarli, senza alcuna distinzione o disapprovazione verso anche uno solo di loro. Dopo i Messaggeri e i Profeti (su di loro sia la pace di Allah), come importanza vengono i compagni del Profeta Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi) sono i migliori uomini devoti, coloro che ci hanno trasmesso ed insegnato la Religione dell’Islam, appresa direttamente dal Profeta Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi).

Il motivo per cui erano in disaccordo non riguardava il desiderio di avere il potere o il comando, né tantomeno erano questioni legate ad interessi della vita terrena, ma era quello di fare giustizia riguardo l’omicidio del Califfo Othman, secondo le leggi di Allah (shariah), ed entrambi, Mu'awiya ed ‘Ali avevano ragioni valide, anche se diverse, posero fine ad ogni disaccordo con il giudizio della spada.

Questi due grandi gruppi di musulmani che combatterono fra loro rientrano sotto il giudizio nel versetto del Nobile Corano in cui dice Allah l’Altissimo:

“Se due gruppi di credenti combattono tra loro, riconciliateli. Se poi [ancora] uno di loro dovesse commettere degli eccessi, combattete quello che eccede, finché non si pieghi all’Ordine di Allah. Quando si sarà piegato, ristabilite, con giustizia, la concordia tra di loro e siate equi, poiché Allah ama coloro che giudicano con equità”. (Sura Al Hujurat/ Le stanze intime, v.9)

Come abbiamo detto prima Mu'awiya avrebbe accettato di obbedire al Califfo ‘Ali a condizione che gli fossero stati consegnati gli assassini di Othman, ma rifiutò. Per questo Mu'awiya si conforma a quello che dice Allah nel Nobile Corano:

“E non uccidete un’anima che Allah ha vietato, se non con giustizia, e chi viene ucciso ingiustamente, Noi diamo autorità al suo rappresentante, ma che questi però non commetta eccessi nell’uccisione e sarà assistito”. (Sura Al Isrà/ Il viaggio notturno, v.33)

Ricordiamo che prima della battaglia di Siffiin, Mu'awiya venne a sapere che ‘Ali stava preparando un esercito contro di lui visto che non erano riusciti a trovare un accordo, di conseguenza Mu'awiya fece un sermone alla gente e chiese il loro parere, ma nessuno voleva rispondere perché l’argomento era molto delicato, dato che riguardava il fatto che due gruppi di musulmani si sarebbero combattuti. Ad un certo punto un uomo si alzò e disse che la scelta apparteneva a Mu'awiya, l’azione di combattere spettava al suo gruppo e che lo avrebbero obbedito nella sua scelta. Mu'awiya ordinò di organizzare l’esercito per affrontare quello di ‘Ali e lo scontro fu inevitabile. ʿAlī fu assassinato nella moschea di Kufa da un seguace del neonato kharigismo-altra setta deviata, oltre al deviato sciismo. ‘Ali venne colpito con la spada avvelenata mentre era per le strade della città di Kuufah (Iraq) ,camminando per svegliare personalmente i musulmani perché si alzassero a pregare l’alba (salat al fajr), il suo assassino era Abderrahmaan ibn Muljam che lo colpì con la spada che aveva avvelenato per un mese o quaranta giorni. Tuttavia ‘Ali non morì subito ma dopo due o tre giorni, e quando i musulmani presero ‘Abderrahmaan lo vollero uccidere, ma ‘Ali vietò loro di farlo e disse: “Se sarò ancora vivo, avrò più diritto io di voi su di lui del suo sangue, se morirò (uccidetelo) la vita per la vita, e non uccidete con lui altri, se sarò ancora vivo deciderò io (se perdonarlo o no)”. Chiesero ad ‘Ali prima che morisse quali fossero le sue indicazioni per il suo successore come Califfo, rispose: “Non vi ordino o vieto nulla, voi siete più consapevoli della vostra situazione”. Morì nel mese di Ramadan, il suo Califfato durò circa cinque anni, i musulmani volevano scegliere come Califfo il figlio di ‘Ali, al Hasan ma egli lasciò il posto a Mu'awiya ibn Abi Sufyaan per evitare spargimenti di sangue e unire i musulmani, realizzando così (al Hasan) quello che disse il Profeta di lui un giorno davanti alla gente; riferì Abu Bakrah: “Vidi il Messaggero di Allah sul pulpito e con lui c’era al Hasan, si voltò verso la gente, poi si voltò verso Al Hasan e disse: “In verità questo figlio mio è un capo, e può essere che Allah, tramite lui conduca al riconciliamento tra due grandi gruppi di musulmani”. E come profetizzò il Profeta Muhammad, fu così che due grandi gruppi dei musulmani in quell’anno si accordarono senza guerra grazie ad Allah, tramite Al Hasan figlio di ‘Ali.


La storia di Karbala Durante il suo governo Ali (la soddisfazione di Allah su di lui) spostò la sede del califfato da Medina a Kufa, in Iraq. Gli abitanti di Kufa erano partigiani convinti di Ali (Scii’at Ali/"il partito di Ali"). L’ebreo Abdullah Ibn Saba trovò i kuffani molto ricettivi all’idea che Ali fosse stato nominato Califfo divinamente ed i seguaci di tali idee divennero i Sabaiti. Quando Ali e la sua fazione incontrarono sul campo di battaglia Mu'awiya e la sua fazione, quest’ultimo convinse Ali ad accettare una tregua ed un arbitrato che chiarisse chi avesse maggior diritto al califfato. Ali accettò l’arbitrato e questo fece infuriare i Sabaiti di Kufa, i quali sostenendo che fosse stato nominato Califfo da Allah, con la decisione di accettare l’arbitrato lo accusavano di disobbedienza al comando divino. Non potevano accettare nessun negoziato sul decreto di Allah. Alcuni di questi sabaiti si ribellarono ad Ali e lo accusarono di apostasia. Queste persone verranno conosciute come Kharigiti, e successivamente assassinarono il loro Ali, lo stesso che avevano tanto amato ed esaltato. Riguardo i restanti sciiti kuffani che non divennero kharigiti, in futuro avrebbero dovuto unirsi alle forse dei sostenitori di Hasan (la soddisfazione di Allah su di lui), figlio di Ali. Tuttavia lo stesso Hasan non si fidò di questi sciiti che si erano dimostrati tanto sleali. Nel suo libro Al-Ihtijaj l’eminente autore sciita Abu Mansur al-Tabarsi, riporta il seguente commento di Hasan: “Per Allah, credo che Mu'awiya sarebbe per me meglio di queste persone che affermano di essere i miei sciiti”. (Al-Ihtijaj vol.2, pag.290-291, Mu’assasat al-Alami, Beirut 1989) Diffidando dei suoi sciiti, Hasan fece pace con Muhawiya e gli consegnò il califfato, con la promessa che alla sua morte il califfato sarebbe andato ad Hussain (Hasan e Hussain sono i figli del califfo Ali). I sostenitori di Hussain protestarono per questo accordo, e la risposta di Hasan è riportata nella più autorevole raccolta di hadith sciita, Al-Kafi: “Per Allah, ho consegnato il potere a lui per nessun altro motivo se non il fatto che non riuscivo a trovare alcun sostenitore. Se avessi trovato sostenitori avrei lottato giorno e notte fino a quando Allah avrebbe deciso tra noi. Ma conosco la gente di Kufa. Ho esperienza di loro. I peggiori di loro non vanno bene per me. Non hanno lealtà, nè l’integrità in parole ed opere. Sono in disaccordo. Essi sostengono che i loro cuori sono con noi, ma le loro spade sono sguainate contro noi”. (Al-Kafi, vol.8, pag.288)

Dopo la riconciliazione tra Hasan e Mu'awiya il centro della Sciiat Ali rimase a Kufa, e dopo la morte di Ali le file dei sabaiti e dei loro simpatizzanti tra gli sciiti, aumentarono. Alla morte di Muhawiya, il figlio Yazid si proclamò Califfo, violando l’accordo con Hasan che assegnava il califfato ad Hussain. Questo fece arrabbiare gli sciiti di Kufa. Così nel mese di Ramadan 60 H. i kuffani inviarono lettere a Mecca per Hussain, che si trovava lì dopo essere fuggito da Medina. I kuffani assicurarono Hussain della loro incondizionata fedeltà e lealtà e del loro rifiuto di Yazid come Califfo. In certi giorni arrivarono ad inviare tramite messaggeri fino a 600 lettere di sostegno ad Hussain. Hussain decise di inviare suo cugino Muslin Ibn Aqil (la soddisfazione di Allah su di lui) per investigare sulla situazione di Kufa. Ibn Aqil arrivò nel mese di Dhul Qada e stette da Ibn Awsaja al-Asadi. I kuffani incontrarono Ibn Aqil e promisero l’appoggio e la fedeltà di 12000 Shi’at Ali. Promisero di combattere con tutto quello che possedevano e con la vita per proteggere Hussain e la sua famiglia. Quando il numero di coloro che si impegnarono a sostenere Hussain salì a 18000, Ibn Aqil si sentì abbastanza sicuro per inviare un messaggero che informasse l’imam della baya (giuramento di fedeltà) dei kuffani, che lo invitavano a lasciare Mecca ed a stabilirsi da loro. Così Hussain e la sua famiglia si misero in cammino verso Kufa. Quanto accadeva, ben presto giunse all’orecchio di Yazid, a Damasco. Egli inviò Ubaidullah Ibn Ziyad con 17 uomini, per catturare ed uccidere Muslim Ibn Aqil. Quando Ubaidullah arrivò a Kufa, Muslim Ibn Aqil fece appello agli sciiti per difenderlo, ma questi lo abbandonarono, impauriti dalle minacce di Ubaidullah. Ibn Aqil si nascose in casa di una vecchia ed il figlio di questa, uno Shi’at Ali, lo tradì facendolo catturare, nella speranza che questo avrebbe salvato la città dalla vendetta di Yazid. Quindi, il giorno di Arafa il 9 Dhul Hijja, Muslim Ibn Aqil venne portato sul bastione più alto della fortezza cittadina, e le sue ultime parole prima di essere ucciso furono: “O Allah, Tu sei Giudice tra di noi e la nostra gente; ci hanno ingannato ed abbandonato”. Gli sciiti di Kufa assistettero alla sua esecuzione e non uno andò in aiuto del cugino di Hussain. E’ importante notare che con Ubaidullah c’erano 17 uomini, mentre a Kufa c’erano 18000 Shi’at Ali che avevano giurato fedeltà ad Hussain in presenza di Muslim Ibn Aqil. Come è possibile che 18000 uomini non riuscissero ad impedire che in 18 macellassero l’uomo a cui avevano appena giurato il sostegno? Tali erano gli sciiti di Kufa. Nel frattempo Hussain aveva inviato un messaggero di nome Qais Ibn Mushir (la soddisfazione di Allah su di lui), per avvertire i kuffani del suo arrivo. Il messaggero venne catturato da Ubaidullah, che gli ordinò di salire sulle mura del forte e maledire pubblicamente Hussain e suo padre. Invece Qais elogiò Hussain e suo padre, avvertendo i kuffani che Hussain era in strada e li esortava a difenderlo. Dopo che anche Qais venne ammazzato, ancora un’altro rappresentante dell’imam venne trucidato senza che i 18000 sciiti provassero a fermare i 18 assassini. Allora Yazid inviò 4000 soldati ad intercettare Hussain. Questi soldati erano già in strada per andare a combattere i Dalamiti, ma Yazid li indirizzò verso Karbala. Questi 4000 soldati passarono da Kufa. I kuffani assistettero al passaggio del contingente ben sapendo che era diretto ad intercettare Hussain. Questa sarebbe stata l’ultima loro occasione per onorare il loro giuramento e proteggere l’imam, l’ultima possibilità per soccorrere il nipote del Profeta (su di lui la pace e le benedizioni di Allah) e difendere l’Ahl al-Bayt (su tutti loro la soddisfazione di Allah). Fù in seguito a tutte le pressioni ed inviti che Hussain si convinse ad abbandonare la sicurezza di Mecca per dirigersi a Kufa, ma ancora una volta la fedeltà, il coraggio e la volontà mancarono totalmente agli sciiti di Kufa. Solo una manciata di uomini resistette con Hussain a Karbala, ed egli stesso commentò: ” I nostri sciiti ci hanno abbandonato”. Gli uomini di Yazid erano 4000, di molto inferiori ai 18000 Shi’at Ali di Kufa, anche se in realtà il numero era maggiore ed i 18000 erano solo quelli che avevano fatto la baya. Se avessero voluto avrebbero facilmente sconfitto gli uomini di Yazid, ma invece ancora una volta stettero a guardare da lontano con viltà. Gli sciiti di oggi elogiano questo giorno e raccontano di come 71 uomini si opposero ai 4000 soldati di Yazid, ma dove sono finiti gli altri 18000 sciiti?

Al-Tawabun (i penitenti) Quattro anni dopo il massacro di Karbala, alcuni sciiti di Kufa tentarono di fare ammenda per la loro diserzione verso Hussain. Si chiamarono al-Tawabun, che si traduce in “penitenti”. Questo gruppo andò a Karbala per commemorare Hussain e lì iniziarono la pratica del matam, con manifestazioni estreme di lutto, pianti ed autoflagellazione. Questi Tawabun colpivano e punivano se stessi per la viltà che avevano dimostrato appena 4 anni prima, facendo morire il loro imam. Questa è l’origine degli attuali rituali di matam. E’ curioso che l’origine di queste manifestazioni sia la testimonianza di come quel giorno essi uccisero l’imam e di come la loro dottrina sia incentrata sul falso impegno verso l’Ahl al-Bayt.

Ancora tradimenti sciiti Karbala non doveva essere l’ultimo atto di tradimento da parte degli sciiti verso l’Ahl al-Bayt (la famiglia del Profeta). Sessanta anni dopo, il nipote di Hussain, vale a dire Zayd Ibn Ali Ibn Hussain (la soddisfazione di Allah su di lui) capeggiò una rivolta contro il sovrano Omayyade Hisham Ibn Abd al-Malik. Zayd ricevette la baya da oltre 40000 uomini, di cui 15000 dalla stessa Kufa che abbandonò suo nonno. Poco prima della battaglia, tutti tranne poche centinaia disertarono in massa Zayd. Sulla partenza dei disertori Zayd commentò: “Ho paura che abbiano fatto a me ciò che hanno fatto ad Hussain”. Zayd e i suoi pochi uomini combatterono con coraggio e trovarono il martirio. Così il mercoledì 1 Safar 122 H. un altro membro dell’Ahl al-Bayt cadde vittima del tradimento sciita.

Conclusione Ancora oggi, gli sciiti commemorano Ashura facendo matam. Questo rituale è passato attraverso le generazioni fin dai Tawabun e ci dimostra che gli sciiti di oggi provengono dagli stessi sciiti che tradirono Ali, Hasan, Hussain e Zayd. L’ironia è che essi si presentano e ritengono amanti degli Ahl al-Bayt, mentre storicamente li hanno sempre traditi ed abbandonati, e che accusano falsamente i Sunniti di averli uccisi.

Gli sciiti credono in questo strano concetto di Al-Raj’ah, traducibile con “ritorno”. Credono che quando apparirà l’imam Al-Mahdi, egli in primo luogo resusciterà tutti i nemici dell’Ahl Al-Bayt, tra cui Abu Bakr, Omar, Uthman, Aisha, Hafsa (che Allah sia soddisfatto di tutti loro) ed i sunniti, per poi flagellare e punire le loro reincarnazioni. Sempre secondo Al-Raj’ah, l’imam Mahdi resusciterà dalle tombe tutti i profeti, gli imam sciiti ed i pii credenti sciiti, i quali rivivranno per un solo scopo: assistere all’umiliazione dei nemici dell’Ahl Al-Bayt ed assistere alla giustizia che verrà su di loro applicata. Gli imam saranno reincarnati in modo che possano punire i loro nemici e dominare la terra in questa nuova vita. Al-Raj’ah è un fondamento della fede sciita. I musulmani ortodossi, cioè la corrente maggioritaria dell’Ahl As-Sunna, aborrono questa credenza pagana che ricorda in forma grezza il culto indù della reincarnazione. Questa credenza, per un musulmano, è assurda ed è un evidente esagerazione, frutto dell’ossessione sciita di rivalsa sui “nasibi” sunniti, ed in particolare dell’odio verso i tre Califfi ed Aisha. Quindi essi hanno fabbricato questa ridicola credenza, di una seconda vita, al solo scopo di realizzare il loro sogno di vedere un giorno riuniti e puniti i responsabili della loro ossessione. Al-Raj’ah è una credenza “kufr”, che nega i versetti del Corano che dicono che Allah e solo Allah farà giustizia nel Giorno del Giudizio. Guardiamo come gli sciiti eccedono verso i loro imam, sono loro che puniranno i miscredenti al posto di Allah nel Giorno del Giudizio. Nel Corano, possiamo leggere moltissimi versetti su come Allah punirà i miscredenti, ma dove sono questi misteriosi versetti secondo i quali gli imam resusciteranno i morti per punirli? Gli “infallibili” imam hanno sottolineato l’importanza di preservare la credenza in Al-Raj’ah, che considerano parte essenziale della fede.

Esaminiamo qualche autentico hadith sciita:


L’imam As-Sadiq ha detto: “Chi non crede nel nostro ritorno (Al-Raj’ah) e non considera lecito il nostro Mutah, non è dei nostri”. (Al-Bihar di Al-Majlisi, v.53, p.92, hadith 101) Questo hadith, che è considerato Sahih dagli sciiti, è indicativo della loro fede: la reincarnazione e la prostituzione. L’imam dice che se gli sciiti non credono in queste due cose, non sono dei credenti, ma piuttosto kuffar! Ancora: L’imam As-Sadiq disse: “Chi crede in sette cose è considerato un credente: Il disconoscimento di idoli e tiranni, la dichiarazione della guida divina degli imam, la convinzione in Al-Raj’ah, la legalità del Mutah, l’illegittimità della carne di anguilla, e l’illegalità del passare le mani bagnate sulle calzature (durante le abluzioni rituali)”.


Torniamo alle fonti: Nel Corano abbiamo molti versetti che parlano del Giorno del Giudizio, dove è citato Al-Raj’ah? Dove si trova questo originale concetto? Per tentare una risposta, vedremo gli sciiti dissezionare i versetti del Corano ed inserire diversi possibili significati, utilizzando i versetti riguardanti il Giorno del Giudizio fuori dal loro contesto per infine ricondurci a tafsir sciiti, poi osservare il versetto ai raggi x ed infine: subhanAllah, il Corano menziona Al-Raj’ah! Gli sciiti hanno trasformato il Corano il uno scherzo, li troveremo a sviscerarne il testo alla ricerca di prove delle affermazioni dei loro leader, ma non possono provare nulla in modo chiaro e semplice, perché per loro il Corano è un puzzle intricato. E perché è così? Perché non menziona mai le loro richieste! Così devono ricorrere ai giochi di parole per nascondere la cosa.

“Quelli che fanno del Corano un’accozzaglia slegata” (Sura Al-Hijr, 91)

Ad esempio, chiediamo loro di mostrarci dove il Corano direbbe che l’imam, il dodicesimo, andrà a nascondersi, e poi farà risorgere i morti per punirli. La verità è che i fondamenti della fede sciita non possono mai essere trovati nel Corano. Se l’imam sciita dicesse che vivremmo tre o più vite su questa terra, vedreste che i dotti sciiti pretenderebbero di essere in grado di provarlo dal Corano, con l’utilizzo dell’intelletto e dei loro pratici ed elastici tafsir. Prove lunghe e complesse, acrobazie mentali e linguistiche, per trovare significati non apparenti e decisamente contro intuitivi. Invece di costringere gli imam sciiti a dire ciò che dice il Corano, essi costringono il Corano a dire ciò che vogliono gli imam, esaltando maggiormente le parole dei loro imam di quella di Allah. Troveremo che essi sono le persone più abili sulla terra, quando si tratta di ingegnare daleel (prove). Giustificheranno le loro credenze anche utilizzando, a loro modo, le fonti sunnite e troviamo siti web e predicatori sciiti citare fonti sunnite dimostranti la legittimità del Mutah, la Taqiyya, l’Imamah ecc... SubhanAllah! Gli sciiti possono giocare con le parole per qualsiasi argomento, qualsiasi testo dirà ciò che essi sostengono, come gli ebrei hanno manipolato le scritture per i loro desideri, gli sciiti le manipolano seguendo i desideri dei loro imam. Per sfogare la loro rabbia e frustrazione verso i nasibi (sunniti), hanno inventato questa storia del Raj’ah, in modo da far credere ai loro seguaci che alla fine i sunniti verranno battuti. (Un osservatore notava che ricorda la “rivincita dei nerds”). Non è preoccupante che gli sciiti vogliono che delle persone vengano resuscitate, per assistere alla fustigazione delle mogli del Profeta (S)? E dal momento che dicono che tutti i profeti verranno resuscitati, ci chiediamo perché il Profeta Muhammad (S) consentirebbe al Mahdi di fustigare la sue mogli? Vediamo altre narrazioni sciite su Al-Raj’ah: Mullah Baqir Majlisi scrive: “Quando giungerà l’imam Mahdi, verrà resuscitata Aisha, in modo che possa ricevere la punizione prescritta, e Fatima essere vendicata”. (Haqqul Yaqeen, 347) “Quando arriverà l’imam Mahdi appenderà Omar ed Abu Bakr sulla tomba di hazrat Muhammad”. (Majma-ul- Ma’arif, 49) “Ali tornerà in vita”. (Hayatul Quloob, part.1, pg.204) “Prima del Giorno del Giudizio, tutti i profeti saranno nuovamente in vita ed aiuteranno Ali”. (Zamimah Maqbool, Maqbool Husain Dehlvi, 46)

“La gente piange sulla tomba di Hussein perché venne assassinato e gli angeli non furono in grado di assisterlo. Ma quando arriverà Al-Mahdi e la gente ritornerà in vita, gli angeli lo aiuteranno”. (Aqida-e-Raj’ah Ash-Shafi, di Zafar Husain, part.2, pg.196. cap.60)
“Prima del Qiyaamah, An-Nabi, Ali, Fatima; hasan, Hussein, alcuni musulmani ed alcuni miscredenti, verranno riportati in vita”. (Anwar-e-Naumaniyah, di Naimatullah Jazairi, part.2, pg.87, bab: Nur fi Kayfiyyatir Raj’ah)

“Quando tornerà il dodicesimo imam, riporterà Aisha in vita per tormentarla”. (Haq-ul-Yaqeen, pg.139) “L’imam Mahdi punirà Aisha con la frusta”. (Hayat.ul-Quloob, vol.2, pg.901) “L’imam Mahdi ordinerà di appendere i corpi di Abu Bakr ed Omar” (Basair-ud-Darajat, pg.81) “L’imam Mahdi riesumerà i corpi di Abu Bakr ed Omar”. (Basair-ud-Darajat, pg.80)

Ora riportiamo qualche esempio dal sacro Corano: “Il giudizio appartiene solo ad Allah. Egli espone la verità ed è il migliore dei giudici”. (Al-An’am, 57) “Il Giudizio appartiene ad Allah, l'Altissimo, il Grande.” (Al-Ghafir, 12) “Su tutte le vostre controversie, il giudizio [appartiene] ad Allah.” (Ash-Shura, 10) “Egli è Allah, non c'è dio all'infuori di Lui. Sia lodato in questo mondo e nell'altro. A Lui [appartiene] il giudizio e a Lui sarete ricondotti.” (Al-Qasas, 70) “Ed è da Lui che bramo il perdono delle mie colpe, nel Giorno del Giudizio.” (Ash Shu’ara, 82) “E non coprirmi di abominio nel Giorno in cui [gli uomini] saranno resuscitati, il Giorno in cui non gioveranno né ricchezze, né progenie, eccetto per colui che verrà ad Allah con cuore puro”. (Ash Shu’ara, 87-89) “E chiacchieravamo vanamente con i chiacchieroni e tacciavamo di menzogna il Giorno del Giudizio, finché non ci pervenne la certezza”. Non gioverà loro l'intercessione di intercessori. (Al-Muddaththir, 45-48) “E dopo di ciò certamente morirete, e nel Giorno del Giudizio sarete risuscitati.” (Al-Mu’minun, 15-16)

E’ interessante far notare che spesso il credente comune sciita non ha alcuna idea sul concetto di Al-Raj’ah. Il suo primo istinto è quello di negare che esista un tale concetto. Poi esso si reca da sciiti preparati che gli spiegano che effettivamente esiste e molto probabilmente gli consigliano di guardare l’interlocutore dritto in viso e rispondergli: “Qual’é il problema?” E’ davvero strano come la gente accetti scandalose invenzioni nella fede, pur di non mettere in discussione l’ideologia di provenienza.