Gli Arnolfingi furono gli appartenenti ad una dinastia franca dell'Austrasia originata da Arnolfo di Metz, vescovo di Metz dal 613 al 626. Questa famiglia si fuse con quella dei Pipinidi con il matrimonio di Ansegiso con Begga: questi furono i nonni di Carlo Martello, considerato fondatore dei Carolingi.

Arnolfingi
StatoAustrasia
Neustria
Borgogna
TitoliMaestro di palazzo
FondatoreArnolfo di Metz
Ultimo sovranoPipino di Herstal
Data di fondazione~600
Data di estinzione714[1]
Etniafranca

Per convenzione gli Arnolfingi iniziano quindi con Arnolfo di Metz e terminano con Pipino di Herstal, dopo il quale si fa riferimento a carolingi per indicare i membri della famiglia. Tuttavia, per il fatto che gli ultimi Arnolfingi hanno attinto i loro nomi, una grande parte della loro potenza e del loro prestigio dai loro antenati per linea femminile, alcuni autori li chiamano impropriamente Pipinidi.

Origini modifica

L'origine della dinastia è oggetto di numerose discussioni da parte di storici e di esperti di genealogie dall'inizio del Medioevo, con la presenza di genealogie fabbricate, contestate o contraddittorie. A partire dal XX secolo e la comparsa della critica storica, sembra si sia giunto ad un consenso sulle seguenti due tesi:[2]

Secondo lo studioso Christian Settipani, Arnolfo sarebbe figlio di un nobile franco di Austrasia, Bodegiselo, considerato nel XII secolo come appartenente ad una linea collaterale dei Merovingi.[3] Suo prozio sarebbe stato Gandolfo, appartenente ad un ramo cadetto dei merovingi; nobile dell'Austrasia, alla fine della sua vita, vescovo di Tongres e poi santo.[3] Gandolfo sarebbe stato figlio del senatore di origine ginevrina Florenzio e della consorte Artemia, quest'ultima nipote del vescovo di Limoges Ruricio I, descritto dal poeta tardoantico Venanzio Fortunato come appartenente alla gens Anicia, gens a cui apparteneva Benedetto da Norcia, Boezio e Gregorio Magno.[3] Ruricio sarebbe a sua volta pronipote del console Quinto Clodio Ermogeniano Olibrio, i cui antenati appartenevano alla gens dei Clodi Celsini, emersi nel III secolo e unitasi con la gens Anicia nel IV secolo.[3] La gens Anicia, pur pretendendo di avere origine all'interno della repubblica romana, sarebbe in realtà di origine nord africana,[3] apparsa nel corso del II secolo; essa si unì con la gens Asinia, legati ai Iulii Quadrati, discendenti a loro volta alla famiglia reale galata, legata per via femminile alla dinastia attalide di Pergamo, ala dinastia dei re di Cappadocia e alla dinastia seleucide in Siria.[3]

Storia modifica

Arnolfo e Pipino di Landen sono i due principali capi dell'aristocrazia dell'Austrasia all'inizio del VII secolo. Sempre più insofferenti dell'autorità della regina Brunechilde, reggente in nome del nipote Sigeberto II, fecero appello al re della Neustria Clotario II perché eliminasse la regina: questi invase l'Austrasia nel 613, depose Sigeberto II e lo fece uccidere assieme alla regina. In ricompensa, nominò Arnolfo vescovo di Metz e Pipino Maestro di Palazzo. Caddero in disgrazia alla morte di Clotario II nel 629, poiché suo figlio Dagoberto I li allontanò: Pipino tornò al potere nel 639 alla morte di Dagoberto, ma così non fu per Arnolfo che si era ritirato in monastero e morì nel 640[4][5].

Alla sua morte, Arnolfo lasciò due figli, Clodolfo ed Ansegiso, citati per la prima volta nel 643 come parte dell'ambiente vicino al maestro di palazzo Grimoaldo, figlio di Pipino di Heristal. Clodolfo fu in seguito eletto vescovo di Metz, nel 657, quando Grimoaldo venne assassinato. L'ambiente a lui vicino (famigliari, consiglieri, domestici[6]) subì allora persecuzioni da parte del clan che prese il potere e Clodolfo si mostrò opportunista, cercando di accordarsi con i nuovi dominatori, cosa che gli sarà rimproverata successivamente da Carolingi; suo fratello venne assassinato ad una data sconosciuta ma precedente il 669[5].

A partire da Pipino di Herstal, la dinastia si vantò maggiormente degli antenati pipinidi che di quelli arnolfingi, impartendo alle nuove generazioni nomi presenti nel ramo pipinide (Pipino, Grimoaldo, Carlo, Carlomanno) che nell'altro, a tal punto che gli Annali di Metz, composti alla fine dell'VIII secolo, presentano Pipino di Herstal soltanto come nipote di Pipino di Landen, e citano Arnolfo solo come un antenato che avrebbe contribuito alla potenza dei carolingi con i suoi consigli. Questo stato di cose dura tuttora e comunemente si riferisce ai discendenti d'Ansegiso e di Begga come Pipinidi invece che come Arnolfingi[2].

Pipino di Herstal appare nel 675 quando, duca dell'Austrasia alleato al duca Martino, s'oppose ad Ebroino, maestro di palazzo della Neustria. Nel 679 una prima battaglia terminò con la morte del duca Martino; dopo la morte d'Ebroino ed un breve periodo di pace, le ostilità ripresero nel 687 e si conclusero in favore di Pipino, che divenne il vero padrone dei tre regni franchi (Neustria, Borgogna ed Austrasia). Ma la corte era divisa tra due fazioni, una raccolta attorno a Plectrude, moglie di Pipino, e l'altra intorno ad Alpaida, l'amante: l'equilibriò durò fino al 714, quando Pipino morì[4].

Plectrude, vedova di Pipino, fece subito arrestare Carlo e riconoscere come legittimo erede il nipote Teodoaldo: nello stesso periodo la Neustria si rivoltò, elesse re Chilperico II, come maestro di palazzo Ragenfrido e, dopo essersi alleata con i Frisoni, attaccò l'Austrasia. Carlo riuscì a sfuggire e con l'aiuto di alcuni alleati organizzò una resistenza che sconfisse la Neustria ed i Frisoni: forte del successo esiliò Plectrude e Teobaldo e riunì i tre regni sotto la sua autorità. Con l'aiuto della Chiesa organizzò i regni franchi in un principato coerente. Intanto i saraceni, già respinti nel 721, invasero di nuovo le terre dei Franchi ma vennero sconfitti e definitivamente respinti nella battaglia di Poitiers il 25 ottobre 732. Questa vittoria portò a Carlo il soprannome di Martello e gli permise d'intervenire in Aquitania che sottopose alla propria autorità. Nel 737, alla morte del re merovingio Teodorico IV, Carlo Martello non ritenne utile far consacrare un nuovo sovrano: non tentò però di farsi incoronare re, ma rimase semplice Maestro di Palazzo[4]. Alla sua morte, nel 741, i suoi figli Pipino il Breve e Carlomanno I nominarono re Childerico III per porre termine ai disordini legati alla successione. Carlomanno si ritirò in un monastero nel 747 e Pipino ottenne nel 751 il sostegno del papa per deporre Childerico III e diventare re, dando l'avvio alla dinastia carolingia[4] .

Tavola genealogica di sintesi modifica

 ?
 
 
 Arnolfo di Metz
*582641
Doda
*? †?
 
   
 Clodolfo
*610697
⚭ Sigrada d'Alsazia
*? †?
 Ansegiso
*615685
Begga
*? †?
Walchiso[7]
*? †?
  
   
 Martino
*? †?
Pipino di Herstal
*635/640714
1Plectrude
*? † post 717
2Alpaïde di Bruyères
*? †?
3?
 
Carolingi
 Clotilda di Heristal
*650699
Teodorico III
*~651691
  
        
 1
Drogone di Champagne
*670708
⚭ Adaltrude
*? †?
 1
Grimoaldo II
*? †714
⚭ Teodolinda di Frisia
*? †?
 2
Carlo Martello
*685741
1Rotrude di Tréves
*~690725
2Swanachilde
*? † post 742
3 ⚭ Ruodaide
*? †?
3
Childebrando[8]
*? †?
Clodoveo
*678695
Childeberto
*? †711
Berta
*? †?
Clotilde
*~670 †?
   
             
Arnolfo
*~690 † post 723
Ugo
*? †730
Pipino
*? †723
Goffredo
*? † post 723
 Teodoaldo
*708741
1
Carlomanno
*~707754
 1
Pipino il Breve
*715768
Bertrada di Laon
*720783
1
Hiltrude
*720754
Odilone di Baviera
*? †748
 1
Auda
*? †751
2
Grifone
*726753
 3
Bernardo
*? †787
3
Jérome
*? †775
3
Remigio di Rouen
*? †771
   
           
 Drogone
*~730 † post 762
Carlo Magno
*742814
Carlomanno I
*751771
Gisella
*757810
Pipino
*759761
Berta
*? †?
Rothaide
*? †?
Adelaide
*? †?
Adelardo di Corbie
*752827
Ingeltrude
*? †?
Wala
*755836


Relazioni dinastiche franche modifica

Clotilde
*~670
Turimberto
*? † post 770
Wiltrude
*795834
Ingeltrude
*? †?
Beatrice
*~880 † post 931
 
 

Note modifica

  1. ^ Confluenza nei Carolingi.
  2. ^ a b Christian Settipani, «L'apport de l'onomastique dans l'étude des généalogies carolingiennes», in Onomastique et Parenté dans l'Occident médiéval, Prosopographica et genealogica, Oxford, 2000
  3. ^ a b c d e f g Christian Settipani, La transition entre mythe et réalité, in Archivum, vol. 37, 1992, pp. 38-39.
  4. ^ a b c d Christian Settipani, La Préhistoire des Capétiens (Nouvelle histoire généalogique de l'auguste maison de France, vol. 1), éd. Patrick van Kerrebrouck, 1993
  5. ^ a b Pierre Riché, Les Carolingiens, une famille qui fit l'Europe, Hachette, coll. «Pluriel», Paris, 1983 (réimpr. 1997)
  6. ^ Termine con cui si fa riferimento ad individui legati ad una grandfe famiglia, similari ai clientes d'epoca romana (Emile Littré, Dictionnaire de la langue française, Paris, 1883).
  7. ^ Fu il padre di san Vandregisilo (G. H. Pertz II, p. 309, 14-16).
  8. ^ Conte di Borgogna e duca di Provenza, fu uno dei cronisti continuatori di Fredegario. Da una moglie di cui non si conoscono né il nome né gli ascendenti, ebbe un figlio (Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, PARS TERTIA, AUCTORE ANONYMO AUSTRASIO, CXVII), di nome Nibelungo, che continuò l'opera del padre come cronista continuatore di Fredegario.
  9. ^ Doda, secondo alcune fonti, era figlia di Arnoaldo di Metz, vescovo di Metz e margravio della Schelda.
  10. ^ Duca di Haspengau, conte di Oberrheinsgau e Wormsgau.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica