Artemisia

genere di piante della famiglia Asteraceae
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Artemisia L., 1753 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae, tribù Anthemideae)[1].

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Artemisia
Artemisia absinthium
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi II
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Sottotribù Artemisiinae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Anthemideae
Sottotribù Artemisiinae
Genere Artemisia
L., 1753
Nomi comuni

(DE) Beifuß
(FR) Armoise
(EN) Wormwood

Specie

Etimologia modifica

Il termine che indica il genere Artemisia, di etimologia incerta, è in genere ricondotto alla dea greca della caccia Artemide, o secondo un'altra ipotesi alla regina Artemisia († 350 a.C.), succeduta sul trono di Caria al fratello e consorte Mausolo; si ipotizza inoltre un riferimento al greco artemes (“sano”), con allusione alle proprietà medicamentose delle piante del genere.[2] Il nome scientifico Artemisia si deve a Linneo (Carl von Linné, 1707–1778), medico e naturalista svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, che descrisse la specie tipo Artemisia vulgaris nella pubblicazione "Species Plantarum" del 1753[3].

Descrizione modifica

 
Il portamento
Artemisia alba

I dati morfologici si riferiscono soprattutto alle specie europee e in particolare a quelle spontanee italiane.
Le “Artemisie” sono piante la cui altezza può arrivare al massimo a 200 cm (350 cm nel Nord America[4]). La forma biologica prevalente è camefite fruticose (Ch frut), ossia sono piante perenni, legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm con un aspetto arbustivo. Le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose. Alcune specie (come Artemisia vulgaris L.) sono emicriptofite scapose (H scap), ossia piante sempre perenni ma con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve. Mentre altre (come Artemisia annua L.) sono terofite scapose (T scap), e quindi sono specie annuali e superano la stagione avversa sotto forma di seme. Sono inoltre prive di lattice (come invece le altre Asteraceae), contengono però oli eterei lattoni sesquiterpenici[5] ed hanno un forte odore aromatico tipico e simile al cedro (o citronella) un po' canforato (qualcuno lo accomuna al vermouth[6]).

Radici modifica

Le radici sono secondarie da rizoma o da fittone di color marrone.

Fusto modifica

  • Parte ipogea: la parte sotterranea può essere fittonante, oppure consistere in un rizoma legnoso e grosso ma breve e con leggero odore aromatico; il portamento di questo rizoma a volte è obliquo.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è legnosa, eretta, striata e mediamente molto ramosa; la superficie è arrossata e più o meno glabra (o appena pubescente con peli appressati).

Foglie modifica

 
Le foglie
Artemisia campestris

Sono presenti sia foglie basali che cauline. La disposizione delle foglie lungo il fusto è alterna. Quelle inferiori sono picciolate; quelle superiori sono sub-sessili. In genere la superficie superiore della foglia è colorata di verde (chiaro o scuro), mentre quella inferiore è più chiara in quanto dotata di una peluria di tipo tomentoso. La lamina fogliare a forma lanceolata, ovata, ellittica, o oblunga è del tipo 1 – 2 – 3 pennatopartita con segmenti in genere stretti e lunghi; a volte con margini dentati. Le foglie cauline sono progressivamente più ridotte: i segmenti sono più stretti e la lamina (più breve) è meno suddivisa. Alcune specie hanno la superficie punteggiata da ghiandole (Artemisia annua L. e Artemisia abrotanum L.). Altre specie hanno il picciolo allargato alla base in due orecchiette (Artemisia alba Turra e Artemisia campestris L.). La dimensione delle foglie va da una larghezza di 2÷10 cm, ad una lunghezza di 10÷15 cm.

Infiorescenza modifica

 
Infiorescenza
Artemisia annua

L'infiorescenza è terminale ed è composta da piccoli capolini peduncolati o sub-sessili a forma più o meno emisferica. I capolini sono raccolti in grandi racemi formanti delle pannocchie, spighe o grappoli. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: il peduncolo sorregge un involucro composto da diverse squame a disposizione embricata che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (assenti in questo genere), e i fiori centrali tubulosi. Questi ultimi in genere sono divisi tra fiori solamente femminili (posti alla periferia e al massimo una ventina) e fiori bi-sessuali (posti al centro e oltre una trentina). Le squame dell'involucro possono arrivare fino a 20 in 4÷7 serie; la forma è ovata o lanceolata con margini scariosi. Il ricettacolo può essere piano o convesso, glabro o peloso. Il diametro dei capolini varia da 1,5 a 5 mm.

Fiori modifica

 
I fiori
Artemisia absinthium

I fiori sono attinomorfi, tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi)[7]. Dimensione dei fiori: 2÷3 mm.

  • Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
* K 0/5, C (5), A (5), G (2), infero, achenio[8][9]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame quasi inesistenti.
  • Corolla: i petali della corolla sono 5 a forma di lacinie; nella parte inferiore sono saldati a tubo (corolla di tipo tubuloso). Il colore della corolla varia da giallastro, rossiccio a verdastro-bruno. Dimensione della corolla: 1,5÷3 mm.
  • Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi ma antere saldate in modo da formare una specie di manicotto avvolgente lo stilo.
  • Gineceo: i carpelli sono due e formano un ovario bicarpellare infero uniloculare. L'ovario porta un solo uovo anatropo. Lo stilo è unico, glabro e terminante in uno stigma profondamente bifido.

Frutti modifica

Il frutto è un achenio sprovvisto di pappo. La forma è ellissoide e compressa ai lati. Dimensione del frutto: 0,3÷1 mm.

Biologia modifica

  • Impollinazione: l'impollinazione è favorita soprattutto dal vento (impollinazione anemofila)[7]; per alcune specie è possibile anche l'impollinazione tramite insetti (impollinazione incrociata).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: la dispersione dei semi avviene per gravità.

Distribuzione e habitat modifica

Si tratta di un vasto genere con specie quasi cosmopolite (Europa, America, Asia e Australasia) che crescono nelle zone temperate sia dell'emisfero boreale che di quello australe, di solito in habitat asciutti o semi-asciutti. Alcune specie (Artemisia vulgaris L. e Artemisia campestris L.) sono considerate delle erbe infestanti diffuse nelle vicinanze delle abitazioni. Altre (Artemisia glacialis L. e Artemisia genipi Weber) si spingono fino al limite delle nevi perenni.
I dati paleontologici suggeriscono che l'origine del genere sia probabilmente circoscritta alle regioni montane del nord-ovest dell'Asia in un periodo datato verso la metà del Cenozoico e quindi in seguito si sia evoluto in due-tre tappe fondamentali. Dai dati raccolti sembra che il Pliocene sia stato un momento importante per questo genere in cui si ebbe una rapida diversificazione a livello mondiale delle sue specie. In seguito ulteriori sviluppi delle specie del genere sono strettamente correlati alle grandi variazioni ambientali (sia in riferimento ai cambiamenti climatici che per alcuni importanti movimenti tettonici)[10].

Tassonomia modifica

La famiglia di appartenenza del genere Artemisia (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale e comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[9] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[11]); mentre il genere comprende circa 400 specie[9] (anche di più secondo altre fonti).
Tradizionalmente le “Artemisie” in Italia, soprattutto ad opera degli orticoltori, vengono divise in quattro sezioni, in base ad un lavoro del botanico toscano Adriano Fiori[12] (classificazione superata comunque dalla ultime ricerche soprattutto a carattere filogenetico e successive precisazioni su alcuni caratteri morfologici come il ricettacolo peloso-glabro):

  • sezione Absinthium: il ricettacolo è glabro (sic);

le prossime sezioni hanno tutte il ricettacolo peloso;

  • sezione Seriphidium: i capolini sono composti solamente da fiori femminili;
  • sezione Abrotanum: i capolini sono composti da fiori femminili (quelli esterni) e bisessuali (quelli interni) e tutti sono fertili;
  • sezione Dracunculus: come la sezione Abrotanum ma con i fiori bisessuali sterili.


Il numero cromosomico di base è: 2n = 16 - 18 (valido per la maggioranza delle specie), ma ci sono anche specie poliploidi con 2n = 34, 36 o 54 (Artemisia umbelliformis Lam., Artemisia alba Turra, Artemisia vulgaris L. e altre).

Filogenesi modifica

In base alle analisi filogenetiche di questi ultimi anni la famiglia delle Asteraceae è stata riorganizzata da tre a 12 sottofamiglie monofiletiche. In particolare il genere Artemisia è assegnato alla tribù delle Anthemideae e sottotribù delle Artemisiinae. L'elenco seguente indica le principali sinapomorfie di questo gruppo di piante[13]:

Attualmente il genere è suddiviso in cinque grandi gruppi (o sezioni o sottogeneri):

  • Absinthium: i capolini hanno fiori esterni femminili e fiori centrali bisessuali fertili; il ricettacolo è peloso;
  • Artemisia (= Abrotanum): i capolini hanno fiori esterni femminili e fiori centrali bisessuali fertili; il ricettacolo è glabro;
  • Dracunculus: i capolini hanno fiori esterni femminili e fiori centrali bisessuali ma funzionalmente maschili; il ricettacolo è glabro;
  • Seriphidium: i capolini hanno tutti i fiori bisessuali fertili; il ricettacolo è glabro (è un endemismo dell'Asia);
  • Tridentatae: i capolini hanno tutti i fiori bisessuali fertili; il ricettacolo è glabro; i segmenti terminali delle foglie terminano con tre lobi o denti.


Questa classificazione probabilmente non rappresenta ancora accuratamente la struttura del genere e non tutti i botanici la approvano completamente. Alcune tassonomie ad esempio raggruppano le ultime due sezioni in una sola. Dracunculus è bene definito in base a studi molecolari (è considerato un clade ancestrale per la maggior parte di Artemisia), anche la sezione Tridentatae con l'eccezione della specie A. pygmaea sembra ben definita, mentre le altre sezioni in genere sono debolmente supportate dalle prove molecolari[4]. Di seguito sono indicati i risultati di alcuni studi fatti in quest'ultimo decennio; ma molto lavoro ancora rimane da fare sul genere Artemisia.

  • Uno studio del 2002[14] propone una nozione ampia di Artemisia s.l. includendo i generi Crossostephium, Filifolium, Neopallasia, Seriphidium e Sphaeromeria, ma escludendone altri (Stilnolepis, Elachanthemum e Kaschgaria).
  • Secondo uno studio più recente[15] si dimostra che l'analisi dei cromosomi riflette diverse storie evoluzione (o episodi evolutivi) di queste specie non ancora comprese in pieno e si indicano dei percorsi di ricerca sui cromosomi per migliorare la conoscenza della filogenesi del genere.
  • Il tricoma (strato epidermico a carattere di rivestimento peloso) delle foglie delle Artemisie è sempre stato un elemento morfologico importante per la tassonomia del genere. Una ricerca cladistica[16] condotta su questa particolare caratteristica delle foglie indica una chiara evoluzione nel tempo dei tricomi fogliari. Un primo gruppo si è evoluto comprendendo taxa che hanno entrambi i tricomi sia capitati che peltati (o a “T”); un secondo gruppo si è evoluto successivamente con solo tricomi capitati, mentre un terzo gruppo è privo di tricomi. Da questa analisi viene confermata la monofilia dei gruppi Artemisia e Seriphidium già evidenziata da precedenti studi molecolari, ma messa in discussione da un recente studio sul polline di 22 specie di Artemisia[17].
  • Studi sul numero cromosomico hanno evidenziato una certa poliploidia presente nel genere. La poliploidia è considerata un importante meccanismo evolutivo nelle piante. Si è riscontrato che la maggior parte delle Artemisie che colonizzano habitat estremi (aridi o freddi) sono poliploidi. Questo conferma la teoria che le specie poliploidi sono più tolleranti (e adattabili) a condizioni ambientali estreme. Tale caratteristica del genere (la poliploidia) ha anche portato alla diversificazione e speciazione così spinta in questo gruppo (infatti il genere Artemisia è tra i più numerosi della famiglia); meccanismi evolutivi che probabilmente sono ancora in atto[18].

Sinonimi modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Specie di Artemisia e Specie italiane di Artemisia.

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Absinthium Mill.
  • Chamartemisia Rydb.
  • Elachanthemum Y. Ling & Y. R. Ling
  • Hydrophytum Eschweiler
  • Oligosporus Cass.
  • Picrothamnus Nutt.
  • Seriphidium (Besser ex Hook.) Fourr.

Ecologia modifica

  • Le specie di Artemisia sono tra gli alimenti preferiti dalle larve di alcune specie di Lepidotteri.
  • Un altro aspetto interessante sono le difese attivate dalle specie di Artemisia per la sopravvivenza per mezzo dell'allelopatia. Ad esempio in alcune boscaglie del sud della California (boscaglie chiamate chaparral nella valle di Santa Ynes) i cespugli di Artemisia californica Less. allontanano sempre di più la vegetazione erbacea e nell'area di circa 1÷2 metri attorno ai cespugli stessi tutto il terreno è libero da erbacce. Le stesse hanno difficoltà a crescere fino ad una distanza di 3÷8 metri dai cespugli di Artemisia. Infatti queste erbe (graminacee dei generi Bromus, Festuca, Avena e altri) sono sensibili (negativamente) ai monoterpeni idrofobici emessi come gas dall'Artemisia californica. Queste sostanze depositandosi sulla superficie del terreno, poi in un secondo tempo, penetrano nelle membrane dei semi germinanti delle graminacee inibendone la regolare crescita[19]. D'altra parte anche le specie di Artemisia sono costrette a “subire” la presenza di altre specie concorrenti. Sempre negli Stati Uniti nel Great Basin (Gran Bacino) l'Artemisia tridentata Nutt. in vicinanza alle erbacce del genere Agropyron (in particolare la specie Agropyron desertorum (Fisch. Ex Link) J.A.Schultes) ha difficoltà ad assorbire dal terreno il fosforo necessario al suo sviluppo (le radici di Agropyron sono molto più efficienti di quelle delle Artemisie nell'assorbire dal terreno il fosforo). In alcune aree Agropyron desertorum minaccia seriamente di soppiantare Artemisia tridentata[20].

Usi modifica

  Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Farmacia modifica

Queste sono piante contenenti vari oli essenziali e vari terpenoidi come l'eucaliptolo, il tujone e il cineolo; alcune specie contengono anche flavonoidi e derivati della cumarina[21]. In genere sono piante officinali utilizzate soprattutto nella medicina popolare orientale (cinese e giapponese).
Le proprietà medicamentose di queste piante (sempre secondo la medicina popolare) sono[21][22]:

  • antisettica (proprietà di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi);
  • antispasmodica (attenua gli spasmi muscolari, e rilassa anche il sistema nervoso);
  • antimalarica[23];
  • carminativa (favorisce la fuoriuscita dei gas intestinali);
  • diaforetica (agevola la traspirazione cutanea);
  • emmenagoga (regola il flusso mestruale);
  • espettorante (favorisce l'espulsione delle secrezioni bronchiali);
  • eupeptica (favorisce la digestione);
  • amaro tonico (digestiva);
  • antidiabetica (dalle radici - combatte la malattia del diabete).

Cucina modifica

Alcuni usi alimentari delle specie di Artemisia:

  • le foglie cotte o crude di Artemisia vulgaris L., aggiunte alla dieta, per merito del loro aroma amaro, aiutano la digestione; per questo in molte zone sono preparate soprattutto come condimento a cibi grassi. Le foglie sono usate anche come infuso, oppure per aromatizzare la birra.[22];
  • il sapore aspro delle piante di questo genere spinse le levatrici dell'antichità a farne uso per lo svezzamento;
  • l'Artemisia absinthium L. è la pianta base per la ricetta del distillato assenzio, a cui attribuisce il sapore aspro e il tipico colore verde; il Vermouth, liquore a base di assenzio macerato nel vino usato come aperitivo, deve il suo nome proprio al tedesco antico "werimuota", termine col quale le popolazioni walser nominavano l'artemisia;
  • la specie Artemisia umbelliformis Lam. è ricercata per la produzione del liquore Genepì; le foglie sono utilizzate nella preparazione di tè profumato e a volte sono anche usate come condimento[24].

Giardinaggio modifica

Alcune varianti orticole sono molto apprezzate nel giardinaggio in quanto si presentano con un ricco fogliame e graziose spighe di piccoli e profumati capolini[21]. In genere sono piante di facile coltivazione; hanno bisogno di terreni ben drenati e leggermente alcalini in posizioni soleggiate. Le specie coltivate nei giardini europei sono[12]: Artemisia annua L., Artemisia argentea L'Hér (originaria della Macaronesia), Artemisia pontica L. e Artemisia scoparia Waldst. & Kit..

Medicina tradizionale cinese modifica

La moxibustione è una tecnica che utilizza coni o bastoncini di Artemisia (Aitiao in cinese) riscaldati su alcuni punti o zone del corpo.

Allergie modifica

Nonostante l'Artemisia sia utilizzata in erboristeria e nella medicina popolare cinese, i suoi pollini possono creare allergie nei soggetti sensibili, soprattutto nel periodo di picco della fioritura che in Italia avviene tra il mese di agosto e la fine di settembre. I sintomi dell'allergia comprendono naso che cola, starnuti, occhi arrossati e bruciore alla gola.[25].

Note modifica

  1. ^ Funk V.A., Susanna A., Stuessy T.F. and Robinson H., Classification of Compositae (PDF), in Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009. URL consultato il 2 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2016).
  2. ^ Nel mondo della natura. Enciclopedia di scienze naturali, VI, Botanica [I], Milano, Motta, 1962, p. 195.
  3. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 3 dicembre 2010.
  4. ^ a b eFloras - Flora of North America, su efloras.org. URL consultato il 10 dicembre 2010.
  5. ^ Strasburger, vol. 2 - pag. 860.
  6. ^ Pignatti, Vol. 3 - p. 101.
  7. ^ a b Pignatti, Vol. 3 - p. 1.
  8. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 26 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  9. ^ a b c Botanica Sistematica, p. 520.
  10. ^ WEI-MING WANG, On the origin and development of Artemisia (Asteraceae) in the geological past, in Botanical Journal of the Linnean Society - Volume 145, Issue 3, pages 331–336, July 2004.
  11. ^ Strasburger, p. 858.
  12. ^ a b Motta, Vol. 1 - p. 195.
  13. ^ Botanica Sistematica, p. 523.
  14. ^ Linda E Watson, Paul L Bates, Timothy M Evans, Matthew M Unwin and James R Estes, Molecular phylogeny of Subtribe Artemisiinae (Asteraceae), including Artemisia and its allied and segregate genera, in BMC Evolutionary Biology 2002, 2:17.
  15. ^ J. PELLICER, S. GARCIA, T. GARNATJE, O. HIDALGO, S. SILJAK-YAKOVLEV & J. VALLÈS, Molecular cytogenetic characterization of some representatives of the subgenera Artemisia and Absinthium (genus Artemisia, Asteraceae), in Collectanea Botanica (Barcelona) vol. 27 (2008): 19-27. URL consultato l'11 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  16. ^ MUHAMMAD QASIM HAYAT, MUHAMMAD ASHRAF, MIR AJAB KHAN, GHAZALAH YASMIN, NIGHAT SHAHEEN, AND SHAZIA JABEEN, Phylogenetic Relationships in Artemisia spp. (Asteraceae) Based on Distribution of Foliar Trichomes (PDF), in INTERNATIONAL JOURNAL OF AGRICULTURE & BIOLOGY, 11: 553–558 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2010).
  17. ^ Muhammad Qasim Hayat, Muhammad Ashraf, Mir Ajab Khan, Gazalah Yasmin, Nighat Shaheen and Shazia Jabeen, Phylogenetic analysis of Artemisia L. (Asteraceae) based on micromorphological traits of pollen grain (PDF), in African Journal of Biotechnology Vol. 8 (23), pp. 6561-6568, 1 December, 2009.
  18. ^ JAUME PELLICER, SÒNIA GARCIA, TERESA GARNATJE, ORIANE HIDALGO, LEKSANDR A. KOROBKOV, SHAGDAR DARIIMAA and JOAN VALLÈS, Chromosome counts in Asian Artemisia L. (Asteraceae) species: from diploids to the first report of the highest polyploid in the genus (PDF), in Botanical Journal of the Linnean Society, 2007, 153, 301–310. (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2011).
  19. ^ Strasburger, Vol. 1 - p. 517.
  20. ^ Strasburger, Vol. 2 - p. 931.
  21. ^ a b c Motta, Vol. 1 - p. 196.
  22. ^ a b Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 6 dicembre 2010.
  23. ^ "Anamed Artemisia programme", Sito Web del Anamed International (accesso 29 marzo 2009)
  24. ^ Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 30 novembre 2010.
  25. ^ Piante Allergeniche, su ideegreen.it. URL consultato il 29 agosto 2019.

Bibliografia modifica

  • T.G. Tutin, V.H. Heywood et alii, Flora Europea, Cambridge University Press, 1976, ISBN 0-521-08489-X.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume primo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 195-197.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume terzo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 101-109, ISBN 88-506-2449-2.
  • D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume secondo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 512-522.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume 2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 860, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 57, ISBN 88-7621-458-5.

Voci correlate modifica

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