Febbre maculosa delle Montagne Rocciose

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La febbre maculosa delle Montagne Rocciose è una malattia infettiva rara che colpisce uomini e animali. Diffusa soprattutto in America prende vari nomi quali "tifo da zecca", "febbre di San Paolo" o "febre maculosa" (Brasile) e "fiebre manchada" (Messico). È stata originariamente chiamata "morbillo nero" a causa della sua caratteristica eruzione cutanea. Si distingue dalla Febbre da zecca del Colorado (Colorado tick fever), che invece è causata dall'infezione virale da Coltivirus (appartenente alla famiglia dei Reoviridae), anch'essa trasmessa dal morso di una zecca.

Febbre maculosa delle Montagne Rocciose
Immagine del Rickettsia rickettsii, il microrganismo che causa la Febbre maculosa delle Montagne Rocciose
Specialitàinfettivologia
EziologiaRickettsia rickettsii
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM082.0
ICD-10A77.0
MeSHD012373
MedlinePlus000654
eMedicine228042 e 971714
Sinonimi
Tifo da zecca
Febbre di San Paolo

Epidemiologia modifica

L'agente patogeno della malattia è Rickettsia rickettsii, un batterio intracellulare obbligato, di piccole dimensioni, Gram negativo, aerobio. Il contagio fra animali ed esseri umani avviene attraverso il morso e la permanenza prolungata (almeno 6 ore) di zecche della famiglia Ixodidae, in particolare Dermacentor variabilis (zecca del cane) e Dermacentor andersoni (zecca del legno). La malattia è sostenuta dalla prima specie negli Stati Uniti lungo la costa Atlantica centro-meridionale e dalla seconda nella parte sud-occidentale del Canada e negli stati in cui insistono le Montagne Rocciose. Dagli anni '70 la sua incidenza è in costante aumento.[1] La massima incidenza si verifica tra aprile e settembre, il periodo di massima attività delle zecche della famiglia Ixodidae che ne sono il vettore.

Patogenesi modifica

Penetrata nella circolazione sanguigna, R. rickettsii sfrutta la proteina A di membrana (OmpA) per aderire alle cellule endoteliali dalle quali viene endocitata. Dopo essere stata liberata dall'endotelio viene fagocitata dai macrofagi all'interno di fagolisosomi. Questo batterio è in grado di lisare questi organelli e riprodursi nel citoplasma e nel nucleo cellulare della cellula infetta. In seguito possono penetrare nelle cellule adiacenti grazie ai filopodi. Il risultato è un danno endoteliale che determina sia l'esantema tipico della patologia che l'efflusso di plasma nello spazio extravascolare che può causare ipovolemia ed insufficienza d'organo. L'immunità cellulo-mediata è essenziale per contenere l'infezione mentre l'immunità umorale ha un ruolo secondario dal momento che il batterio è un intracellulare obbligato.

Clinica modifica

I primi sintomi compaiono dopo un periodo di incubazione di 2-14 giorni, in media una settimana. I sintomi possono presentarsi gradualmente o improvvisamente e consistono in febbre alta, anoressia, cefalea, dolore muscolare, nausea, vomito, dolore addominale e diarrea.[2] Nel 90% dei casi, dopo 3-5 giorni dall'esordio, compare un esantema maculare o maculo-papulare rosso cupo a polsi, braccia e caviglie che si diffonde in senso centripeto arrivando a coinvolgere anche il volto. Dopo alcuni giorni le macule evolvono in papule tendenti alla confluenza, poi in lesioni purpuriche e in petecchie emorragiche. Non sono infrequenti complicanze quali encefalite, polmonite, miocardite, insufficienza cardiaca, insufficienza respiratoria ed insufficienza renale. L'ostruzione vascolare può causare anche gangrena delle dita di mani o piedi, genitali e naso. Se non adeguatamente trattata la patologia porta al decesso nel 10-25% dei casi.

Diagnosi modifica

 
Eruzione cutanea petecchiale della Febbre maculosa delle Montagne Rocciose

La diagnosi può essere effettuata mediante una biopsia cutanea di una lesione seguita da colorazione con Giemsa o Gimenez ed esame microscopico al fine di evidenziare il batterio all'interno delle cellule infette; è inoltre possibile ricorrere all'impiego di anticorpi marcati con fluoresceina diretti contro antigeni di R. rickettsii. I metodi diagnostici più utilizzati sono la PCR su sangue e l'immunofluorescenza indiretta volta a rilevare anticorpi diretti contro il lipopolisaccaride e altri antigeni specifici di membrana seguita da Western Blot per distinguere le singole specie. È possibile anche la coltura del batterio dopo prelievo di campioni di sangue o bioptici ma risulta più difficoltosa.

Trattamento modifica

La terapia è basata sulla somministrazione di doxiciclina per almeno 7 giorni, anche in caso di gravidanza, mentre farmaci di seconda linea sono la ciprofloxacina e il cloramfenicolo. L'antibioticoterapia va iniziata se si hanno fondati sospetti di rickettsiosi senza attendere l'esito degli esami sierologici o della PCR poiché farebbe perdere tempo prezioso riducendo la possibilità di una prognosi favorevole.

Prognosi modifica

Solitamente la malattia regredisce fino a scomparire in 2-3 settimane.

Note modifica

  1. ^ Epidemiology | CDC Rocky Mountain Spotted Fever, su cdc.gov. URL consultato il 10 agosto 2010.
  2. ^ Febbre maculosa delle Montagne Rocciose &#124 , Dizionario medico online [collegamento interrotto], su staibene.it. URL consultato il 10 agosto 2010.

Bibliografia modifica

  • Mauro Moroni, esposito Roberto, De Lalla Fausto, Malattie infettive, 7ª edizione, Milano, Elsevier Masson, 2008, ISBN 978-88-214-2980-4.
  • Patrick R. Murray, Medical Microbiology 6th Edition, Elsevier, 2015, ISBN 978-0323299565.
  • Christopher E. M. Griffiths, Rook's Textbook of Dermatology 9th Edition, Chichester, Wiley Blackwell, 2016, ISBN 978-1118441190.

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