Maresciallo capo

Grado di sottufficiali di Esercito Italiano, Carabinieri e Guardia di Finanza
Disambiguazione – Se stai cercando il comandante di un'Arma delle forze armate sovietiche, vedi Maresciallo capo (Unione Sovietica).

Il maresciallo capo è il terzo grado dei sottufficiali dell'Esercito Italiano, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza ed è superiore al maresciallo ed al maresciallo ordinario e subordinato al primo maresciallo. Il distintivo di grado del maresciallo capo è costituito da tre barrette dorate, ovvero argentate per i Carabinieri. Il grado è equivalente al codice di grado NATO OR-9[2](Denominazione NATO appartenuta al grado di Maresciallo maggiore prima 1995).

Fregio da cappello, "fiamma sfuggente" dorata a 13 punte su panno nero per marescialli, ufficiali inferiori e ufficiali superiori dei carabinieri.
Distintivo da braccio detto "omerale", da applicare sulla spalla sinistra, per "Comandante di Stazione".
NB:
Possono diventare, di massima, "Comandante di Stazione" anche marescialli vincitori di concorso interno, e quindi con diversi anni di servizio alle spalle dal grado di maresciallo capo in su.[1]
Non possono, salvo diretta valutazione della scala gerarchica, diventare "comandante di stazione" i marescialli usciti di prima nomina dalla scuola biennale, ora triennale, allievi marescialli.

Storia modifica

Prima del 1995 il grado maresciallo capo era inferiore al maresciallo maggiore. La legge sulla professionalizzazione delle Forze Armate, dello stesso anno, portò nell'esercito alla ridenominazione da maresciallo maggiore (con l'abrogazione di questo) al maresciallo capo e la relativa assunzione grado NATO.

Fino al 1972 i marescialli erano inquadrati in tre livelli gerarchici: maresciallo ordinario, maresciallo capo e maresciallo maggiore ed avevano come distintivo rispettivamente uno, due o tre binari dorati screziati di nero posti in senso verticale sulle controspalline.

All'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale i gradi di Maresciallo ordinario, Maresciallo capo e Maresciallo maggiore divennero rispettivamente Maresciallo di compagnia, Maresciallo di battaglione e Maresciallo di reggimento. Nel 1916 venne istituito il grado di "aiutante di battaglia", raggiungibile sia dai sottufficiali che dalla truppa unicamente per meriti di guerra, indipendentemente dal grado rivestito in precedenza.[3]

Negli anni settanta venne aggiunto il grado di maresciallo maggiore aiutante, detto anche più semplicemente maresciallo aiutante o solo aiutante, sovraordinato agli altri gradi, ma sempre subordinato al grado di aiutante di battaglia. Tale grado si distingueva in quanto era raggiungibile tramite promozione a scelta e non per anzianità, ed aveva lo stesso distintivo di grado del maresciallo maggiore, ma con i binari screziati di rosso. Dopo il 1972 per tutti i marescialli i binari erano posti in orizzontale.

Nel 1995 la legge sulla professionalizzazione delle forze armate italiane portò nell'esercito ad una ridenominazione dei gradi dei marescialli in base alla quale si aveva la seguente trasformazione:

Comparazione con i gradi delle altre forze armate modifica

Comparazione con i gradi dei corpi ad ordinamento militare modifica

Comparazione con le qualifiche dei corpi ad ordinamento civile modifica

Note modifica

  1. ^ Cfr. l'art. 173 § 3/e, del d.lgs. 15 marzo 2010 n. 66, "Codice dell'ordinamento militare".
  2. ^ (EN) NATO STANAG 2116, su rankmaven.tripod.com, (NATO standardization agreement - accordo sulle norme) NATO Codes for Grades of Military Personnel (codici per i gradi del personale militare) versione 5, 13 marzo 1996. URL consultato il 3 luglio 2007.
  3. ^ Esercito Italiano: 1ª Guerra Mondiale - Sottufficiali e Truppa, su esercito.difesa.it. URL consultato il 16 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2011).

Voci correlate modifica