Marino III Caracciolo, V principe di Avellino

Marino III Caracciolo, V principe di Avellino (Resina, 17 luglio 1668Vienna, 18 febbraio 1720), è stato un principe, militare e diplomatico italiano.

Marino III Caracciolo
Principe di Avellino
Stemma
Stemma
In carica12 dicembre 1674 –
18 febbraio 1720
PredecessoreFrancesco Marino I Caracciolo
SuccessoreFrancesco Marino II Caracciolo
Altri titoliPrincipe del Sacro Romano Impero
Duca di Atripalda
Marchese di San Severino
Conte di Serino
NascitaResina, 17 luglio 1668
MorteVienna, 18 febbraio 1720 (51 anni)
Luogo di sepolturaChiesa del Carmine, Avellino
DinastiaCaracciolo
PadreFrancesco Marino I Caracciolo
MadreGeronima Pignatelli
ConsorteAntonia Spinola
FigliFrancesco Marino
Maria Girolama
Anna Maria
Nicola
Teresa
Ambrogio
ReligioneCattolicesimo

Biografia modifica

I primi anni modifica

Nato a Resina, l'odierna Ercolano, il 17 luglio 1668 Marino era figlio di Francesco Marino I Caracciolo, IV principe di Avellino e di sua moglie, Geromina Pignatelli Tagliavia d'Aragona Cortés. A sei anni perse il padre e ne ereditò i titoli e i vasti possedimenti, articolati in gran parte delle province interne dell'attuale regione Campania. Il 4 marzo 1675, re Carlo II di Napoli lo nominò generale della cavalleria dei catafratti, ma egli non si occupò mai direttamente delle cose militari, rimanendo a vivere ad Avellino dove venne educato da preziosi tutori come ad esempio Filippo Anastasio, dal quale mutuò l'amore per i classici letterari.

Nel luglio del 1687, Marino sposò Antonia Spinola, marchesa di Los Balbases, la quale gli portò una copiosa dote di 60 000 ducati. Il matrimonio venne celebrato dallo stesso Filippo Anastasio, il quale compose per l'occasione anche alcuni sonetti, ma sancì anche l'unione di parentela con la casata dei Colonna dal momento che uno zio di Antonia, Lorenzo Onofrio Colonna, era gran connestabile del Regno di Napoli e, alla morte del viceré in carica, venne nominato reggente. Fu grazie a quest'influenza che il Caracciolo riuscì nel 1687 a far assegnare la cattedra di diritto civile e poi quella di diritto canonico dell'Università di Napoli allo stesso Anastasio, nonostante le proteste di alcuni docenti napoletani. Continuando a coltivare la sua passione per le lettere, Marino III entrò nell'Arcadia di Napoli con lo pseudonimo di Clizio Lusiano e si dedicò alla composizione di alcuni sonetti.

L'impegno militare modifica

Marino III Caracciolo
NascitaResina, 17 luglio 1668
MorteVienna, 18 febbraio 1720
Cause della morteprobabile Avvelenamento
Luogo di sepolturaCattedrale di Santa Maria Assunta
EtniaItaliano
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servito  Sacro Romano Impero
Forza armataEsercito del Sacro Romano Impero
ArmaFanteria, Cavalleria
Grado
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La carriera del Caracciolo, a ogni modo, prese una piega totalmente diversa a partire dal 1687 quando venne imprigionato per aver fatto uccidere alcuni soldati, ma venne poco dopo salvato per intervento dello zio reggente. Cinque anni dopo venne imprigionato a Castel Sant'Elmo per aver fatto uccidere uno dei suoi vassalli in quanto questi non aveva tenuto fede alla parola datagli, ma anche in quest'occasione venne poco dopo scarcerato avendo ottenuto la grazia dal viceré. A causa del dispotismo del suo carattere, ma anche per i molti nemici che il suo potere gli aveva procurato, in particolare dopo che, per l'ennesima volta, utilizzò il suo potere personale per far promuovere Filippo Anastasio al ruolo di arcivescovo di Sorrento.

Col governo di Filippo V di Spagna, il Caracciolo seppe guadagnarsi la stima del nuovo sovrano dal momento che nel 1701, quando a Napoli venne scoperta la congiura guidata dal principe di Macchia, Marino III inviò un contingente di duecento soldati nella provincia del Principato Ultra per dare manforte a sedare la rivolta scoppiata in quella terra. L'anno successivo, con alcuni suoi uomini, si recò nel ducato di Milano per combattere sempre agli ordini di Filippo V, ricavandone a ogni modo magre ricompense. Questo smacco alla sua persona, fece maturare in Marino III l'idea di schierarsi con gli austriaci quando iniziò la guerra per il possesso del regno di Napoli tra i Borbone e gli Asburgo. Nel 1707 riuscì ad armare un esercito di quattromila soldati coi quali, ponendosi presso Monteforte, tagliò la via degli Abruzzi al principe di Castiglione, comandante della cavalleria spagnola, e ai suoi uomini. Chiuse in contemporanea anche la via verso il porto di Salerno. Queste operazioni, rallentarono a tal punto gli spagnoli che vennero costretti a soccombere quando, da nord, pervenne l'armata austriaca guidata dal feldmaresciallo conte Wirich Philipp von Daun.

Diplomatico a Roma modifica

Con la vittoria degli austriaci e la conquista di Napoli, il Caracciolo ottenne il titolo di cavaliere del Toson d'oro nonché quello di Grande di Spagna di Prima Classe. Oltre a queste onorificenze, l'imperatore Carlo VI lo nominò ambasciatore spagnolo presso papa Clemente XI. Dal 1710 prese residenza stabile a Roma con un copioso seguito di 180 persone, alloggiando presso Palazzo Piombino a piazza Colonna, dove rimase per i due anni successivi. Nel 1712 chiese e ottenne di essere dispensato dall'incarico di ambasciatore, senza un apparente motivo se non quello di voler tornare nel napoletano. Carlo VI, per ricompensarlo dell'ottimo lavoro diplomatico svolto, gli concesse nel 1715 il titolo di principe del Sacro Romano Impero e nel 1716 quello di consigliere intimo.

Prese la decisione di trasferirsi quindi a Vienna dove morì, forse avvelenato, il 18 febbraio 1720. Alcuni anni dopo, le sue spoglie vennero trasportate e sepolte ad Avellino nella cripta di famiglia.

Matrimonio e figli modifica

Il principe Marino III Caracciolo sposò nel 1687 la duchessa Antonia Spinola figlia del duca Paolo Spinola e della principessa Anna Colonna; la coppia ebbe i seguenti sei figli:

Onorificenze modifica

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Camillo Caracciolo, II principe di Avellino Marino I Caracciolo, I principe di Avellino  
 
Crisostoma Carafa di Ruvo  
Marino II Caracciolo, III principe di Avellino  
Roberta Carafa di Maddaloni Marzio Carafa, II duca di Maddaloni  
 
Vittoria Spinelli  
Francesco Marino I Caracciolo, IV principe di Avellino  
Innico d'Avalos d'Aquino d'Aragona, V marchese del Vasto Cesare d'Avalos, III marchese del Vasto  
 
Lucrezia del Tufo  
Francesca d'Avalos d'Aquino d'Aragona  
Isabella d'Avalos d'Aquino d'Aragona, IV principessa di Francavilla Alfonso Felice d'Avalos, III principe di Francavilla  
 
Lavinia Feltria Della Rovere  
Marino III Caracciolo, V principe di Avellino  
Fabrizio II Pignatelli, III principe di Noia Giulio Pignatelli, II principe di Noia  
 
Zenobia Pignatelli di Castellaneta  
Ettore IV Pignatelli, IV principe di Noia  
Geromina Pignatelli di Monteleone Ettore III Pignatelli, IV duca di Monteleone  
 
Caterina Caracciolo Pignatelli  
Geromina Pignatelli Tagliavia d'Aragona Cortés  
Diego Tagliavia d'Aragona Cortéz, IV duca di Terranova Carlo Tagliavia d'Aragona Cortéz, III duca di Terranova  
 
Giovanna Pignatelli di Monteleone  
Giovanna Tagliavia d'Aragona Cortéz  
Juana Estefania de Mendoza, V marchesa del Valle de Oaxaca Pedro de Mendoza, IV marchese della Valle de Oaxaca  
 
Juana Cortés  
 

Bibliografia modifica

  • M. Crescimbeni, Dell'Historia della volgar poesia, vol. VI, Venezia 1730, p. 373
  • G. Gravina, Curia romana e Regno di Napoli. Cronache politiche e religiose nelle lettere a F. Pignatelli, a cura di A. Sarubbi, Napoli 1972, pp. 323 s., 327, 332-34, 341, 3433 345 s., 352, 354 s., 358
  • L. Carini, L'Arcadia dal 1690 al 1890, vol. I, Roma 1891, p. 393
  • F. Caracciolo, Memorie della famiglia Caracciolo di Napoli, vol. II, Napoli 1896, pp. 174–177, 198-229, 313, 321-330, 333, 368 s., 389
  • A. Caracciolo di Torchiarolo, Una vittima della Giunta di Stato nella prima metà del sec. XVIII, Avellino 1936, pp. 3–5, 12-15
  • G. Coniglio, Il Viceregno di Napoli nel sec. XVII, Roma 1955, p. 58
  • R. Colapietra, Vita pubblica e classi politiche del Viceregno napoletano (1656-1734), Roma 1961, pp. 12, 196 s.
  • F. Fabris, La genealogia della famiglia Caracciolo, a cura di A. Caracciolo, Napoli 1966, tavv. VI-VII

Voci correlate modifica

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