Oflag 83

campo di prigionia di epoca nazista

Oflag 83 è stato un campo di concentramento di epoca nazista, situato a 1 km di distanza dalla cittadina di Wietzendorf, in Germania; usato durante la seconda guerra mondiale per imprigionare migliaia di persone, tra cui 16.000 soldati sovietici e poi molti Internati Militari Italiani (IMI).

Oflag 83
StatoBandiera della Germania Germania nazista
Stato attualeBandiera della Germania Germania
CittàWietzendorf, Bassa Sassonia
Coordinate52°55′57.11″N 9°59′59.1″E / 52.93253°N 9.99975°E52.93253; 9.99975
Mappa di localizzazione: Germania
Oflag 83
Informazioni generali
Tipocampo di prigionia di guerra
Costruzione1941-1945
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Storia modifica

 
Targa commemorativa degli oltre 16.000 prigionieri dell'Armata Rossa morti per fame, freddo, abusi e malattie nel campo di prigionia Stalag XD 310.

Il campo di Wietzendorf venne realizzato inizialmente durante la prima guerra mondiale, parte dei cosiddetti "campi di Celle", a nord di Hannover.[1]

Nel luglio 1941, durante la seconda guerra mondiale, la Wehrmacht istituì ai margini dell'area di addestramento militare di Munster Sud, a Wietzendorf il campo per prigionieri di guerra (Kriegsgefangenenlager) denominato Stalag X D (310), noto anche come "campo russo" per prigionieri di guerra esclusivamente sovietici catturati sul fronte orientale. La struttura prese il posto del Wehrkreis X, ma inizialmente senza fornire alloggi o altre infrastrutture del campo. Decine di migliaia di prigionieri di guerra sovietici vissero qui in buche nel terreno e in altri alloggi di fortuna più primitivi. In totale, più di 16.000 prigionieri dell'Armata Rossa morirono in questo campo per fame, freddo, abusi e malattie e vennero seppelliti in un cimitero di fosse comuni a circa due km a nord del campo.

In seguito, il campo fu parzialmente evacuato a causa delle pessime condizioni igieniche e utilizzato nell'autunno del 1943 come campo di smistamento di prigionieri italiani e dal gennaio 1944 per ospitare gli internati militari itailiani (Italienische Militaerinternierte) che la Germania nazista considerava aver perso il loro status militare, in quanto si erano rifiutati di riconoscere la Repubblica di Salò e di seguire gli ordini di Mussolini dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 tra il Regno d'Italia e gli Alleati;[2][3] fra questi si ricordano: Gianrico Tedeschi, Giovannino Guareschi[4][5][6], Alessandro Natta e Filippo Palieri. Dall'autunno 1943 il campo fu classificato come Stalag, Stammlager o Mannschafslager (campo di internamento per sottoufficiali o truppa), mentre dal marzo 1944 il campo divenne un Oflag (campo per ufficiali). Il campo venne liberato dagli inglesi il 16 aprile 1945.

Dal 9 febbraio 1944 al 29 luglio 1945 il comandante dei prigionieri italiani (Lageralteste, anziano del campo) fu il tenente colonnello Pietro Testa (1906-1964) ; nel maggio 1945 il campo 83 passò sotto comando inglese, fino alla smobilitazione avvenuta nel mese di agosto 1945.

Ricordo modifica

L'erezione di un monumento commemorativo nel 1945 presso il cimitero sovietico per prigionieri di guerra vicino a Meinholz rende omaggio ai circa 16.000 prigionieri di guerra che riposano lì in fosse comuni.

Note modifica

  1. ^ Testa, p. 29.
  2. ^ Rapporto sul Campo 83 Wietzendorf (PDF), su Storia XXI Secolo, Ten.Col Pietro Testa. URL consultato l'11 aprile 2016.
  3. ^ Adriano Pasquetto: storia di un Internato Militare Italiano. La prigionia a Leopoli e Wietzendorf, su Restelli Storia, Prof. Giancarlo Restelli. URL consultato l'11 aprile 2016.
  4. ^ La storia di Giovannino senza paura (1943-1945), su Giovannino Guareschi. URL consultato l'11 aprile 2016.
    «Dall’OFLAG X B di Sandbostel (D) a piedi alla stazione di Bremerwörde (D) il 29 gennaio 1945 e riparte il 30 per l'OFLAG 83 di Wietzendorf (D) dove arriva il 31 Viene liberato il 16 aprile .»
  5. ^ diario clandestino, su Rizzoli Libri. URL consultato il 9 novembre 2019.
  6. ^ Clan "Zenit" Busto Arsizio 3 Agesci e Federica Frattini (a cura di), La Freccia Rossa - 1948: diario di un'impresa scout attraverso l'Europa, Belluno, TIPI Edizioni, 2015, ISBN 978-88-98639-31-1

Bibliografia modifica

  • Enzo De Bernart, Da Spalato a Wietzendorf, 1943-1945. Storia degli internati militari italiani, Milano, Mursia, 1973.
  • Sandro Bottigella e Tullio Battaglia, Tullio Battaglia: il presepio della prigionia. Lager di Wietzendorf, Natale 1944, 1996.
  • Nana Di Coggiola, Il Calvario: i giorni nel campo di concentramento. Deblin-Sandbostel-Wietzendorf. 1943-1945, Impr. López, 1955.
  • Mario Monico, Diario clandestino del prigioniero 01603 nell'Oflag 83 di Wietzendorf e documentazione del campo. Germania 1943-1945, Belluno, Tipografia Piave, 2017, ISBN 9788898639502.
  • Alessandro Natta, L'altra Resistenza. I militari italiani internati in Germania, Einaudi, 1997, ISBN 9788806143145.
  • Silvia Pascale, Una candela illumina il Lager, Ciesse edizioni, 2018, ISBN 9788866602699.
  • Michele Benedetti Placchesi, Resistere goccia a goccia: diario di prigionia a Wietzendorf (1° dicembre 1943 - 30 settembre 1945), Edizioni Orfini Numeister, 2015, ISBN 9788889274187.
  • Lamberto Prete, Dal fronte ai lager di Leopoli e Wietzendorf, Edigrafital, 2005.
  • Salvatore Quarta, I.M.I. 172367, Lager XB Wietzendorf: esempio di umanità negata, Edizioni Esperidi, 2020, ISBN 9788855340267.
  • Pietro Testa, Rapporto sul Campo 83: Wietzendorf (PDF), in Storia di militari italiani che rifiutarono il nazi-fascismo, premessa di Mario Beiletti; introduzione e note di Franco Di Giorgi, 2000.
  • Vincenzo Villella (a cura di), Ho fame dunque sono. Diario di un internato nell'Oflag di Wietzendorf (gennaio-dicembre 1944) Francesco Graziano di Vena di Maida, Grafichéditore, 2022, ISBN 9788894998917.

Voci correlate modifica

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