A ciascun'alma presa e gentil core

Voce principale: Vita Nova.

A ciascun'alma presa e gentil core è il primo sonetto contenuto nella Vita Nova di Dante Alighieri. Lo stesso autore afferma di aver composto il testo per salutare «tutti li fedeli d'Amore»[1] e per chiedere loro «che giudicassero»[1] un sogno fatto dopo aver incontrato Beatrice per la seconda volta, all'età di 18 anni. In questo sogno il poeta vede Amore personificato che tiene in braccio Beatrice addormentata avvolta in un drappo sanguigno. In una delle mani Amore tiene il cuore del poeta e, dopo aver svegliato la donna, le fa mangiare il cuore, cosa che ella fa «dubitosamente», cioè con paura. A questo punto la gioia si trasforma in dolore e il poeta vede Amore, con la donna tra le braccia, andare verso il cielo, piangendo.

A ciascun'alma presa e gentil core
AutoreDante Alighieri
1ª ed. originaleXIII secolo
Generesonetto
Lingua originaleitaliano

Tra coloro che fornirono un'interpretazione del sogno Dante segnala Guido Cavalcanti che scrisse il sonetto Vedeste, al mio parere, onne valore.

Testo modifica

«A ciascun'alma presa e gentil core
nel cui cospetto ven lo dir presente,
in ciò che mi rescrivan suo parvente,
salute in lor segnor, cioè Amore.
Già eran quasi che atterzate l'ore
del tempo che onne stella n'è lucente,
quando m'apparve Amor subitamente,
cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
madonna involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d'esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedea piangendo.
(Dante Alighieri, Vita Nova, III)»

Note modifica

  1. ^ a b Dante, Vita nuova, Milano, Garzanti 1977, 1982 p. 5

Bibliografia modifica

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