Zone afromontane

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Le zone afromontane sono un insieme di sottoregioni montagnose dell'ecozona afrotropicale, caratterizzate dalla presenza di peculiari specie floristiche e faunistiche. Le zone afromontane sono discontinue, separate da estese aree pianeggianti, con una distribuzione che assomiglia a quella di un gruppo di isole, tanto da essere talora definite come arcipelago afromontano. La fascia al di sopra della linea degli alberi viene chiamata afroalpina.[1]

Zone afromontane. I. Altopiani del Camerun e dell'Africa occidentale, II. Acrocoro etiopico e altopiani della penisola arabica meridionale, III. Faglia Albertina, IV. Rift orientale, V. Rift meridionale, VI. Altopiani orientali, VII. Drakensberg

Le zone principali sono distribuite lungo il decorso della Rift Valley, dal Mar Rosso allo Zimbabwe; le più estese si collocano nell'Acrocoro Etiopico, nella regione delle foreste montane della faglia albertina e negli altipiani dei Monti dell'Arco Orientale. Altre regioni afromontane si hanno lungo la catena dei Monti dei Draghi in Sudafrica, negli altopiani del Camerun, e lungo la linea vulcanica del Camerun, che include il Monte Camerun, Bioko e São Tomé.

Flora modifica

La flora afromontana ha una composizione di specie peculiare e differente rispetto a quella delle circostanti aree pianeggianti, per certi versi assimilabile a quella della laurisilva. Nella laurisilva afromontana tuttavia le specie della famiglia delle Lauracee sono meno dominanti, limitate ai generi Ocotea e Beilschmiedia; le fagacee sono assenti, e le specie preponderanti sono: Apodytes dimidiata, Ilex mitis, Nuxia congesta, N. floribunda, Kiggelaria africana, Prunus africana, Rapanea melanophloeos, Halleria lucida, Ocotea bullata, Xymalos monospora e le conifere Afrocarpus falcatus e Podocarpus latifolius.[2]

Ecoregioni modifica

Lembi più o meno estesi di foresta afromontana si trovano nelle seguenti ecoregioni terrestri:[3]

Bioma Ecoregione Codice WWF Paesi
Foreste pluviali di latifoglie tropicali e subtropicali Foreste montane della faglia albertina AT0101 Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Tanzania, Uganda
Foreste degli altopiani del Camerun AT0103 Camerun, Nigeria
Foreste montane dell'Africa orientale AT0108 Kenya, Sudan del Sud, Tanzania, Uganda
Foreste dell'Arco orientale AT0109 Kenya, Tanzania
Foreste montane dell'Etiopia AT0112 Eritrea, Etiopia, Somalia, Sudan
Foreste montane del golfo di Guinea AT0114 Costa d'Avorio, Guinea, Liberia, Sierra Leone
Foreste montane di Knysna-Amatole AT0115 Sudafrica
Foreste montane del Monte Camerun e di Bioko AT0121 Camerun
Praterie e boscaglie montane Mosaico montano di foreste-praterie dell'Angola AT1001 Angola
Savana e boscaglie della scarpata angolana AT1002 Angola
Praterie e boscaglie altimontane dei monti dei Draghi AT1003 Lesotho, Sudafrica
Praterie montane dei monti dei Draghi AT1004 Lesotho, Sudafrica, Swaziland
Brughiere montane dell'Africa Orientale AT1005 Kenya, Tanzania, Uganda
Mosaico montano di foreste-praterie dello Zimbabwe orientale AT1006 Mozambico, Zimbabwe
Praterie e boscaglie montane dell'Etiopia AT1007 Eritrea, Etiopia, Sudan
Brughiere montane dell'Etiopia AT1008 Etiopia
Praterie dell'Alto Veld AT1009 Lesotho, Sudafrica
Mosaico di foreste-praterie dell'Altopiano di Jos AT1010 Nigeria
Macchia del Maputaland-Pondoland AT1012 Sudafrica
Brughiere montane dei monti Ruwenzori-Virunga AT1013 Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Uganda
Mosaico montano di foreste-praterie del Malawi meridionale AT1014 Malawi
Mosaico montano di foreste-praterie del Rift meridionale AT1015 Malawi, Mozambico, Tanzania, Zambia
Deserti e macchia xerofila Boscaglie montane dell'Arabia sud-occidentale AT1321 Arabia Saudita, Yemen

Note modifica

  1. ^ L. Hauman, La "region afroapline" en phytogeographie centro africaine, in Webbia, Volume 11, 1956, pp. 467-489.
  2. ^ (EN) Tagawa H., Distribution of lucidophyll Oak – Laurel forest formation in Asia and other areas, in Tropics, vol. 5, n. 1/2, 1995, pp. 1–40, DOI:10.3759/tropics.5.1.
  3. ^ (EN) Terrestrial Ecoregions, su worldwildlife.org, World Wildlife Fund. URL consultato il 21 novembre 2018.

Bibliografia modifica

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