Aleksander Laak

militare estone e comandante del campo di concentramento di Jägala

Aleksander Laak (Pöide, 24 agosto 1907[1]Winnipeg, 6 settembre 1960[1]) è stato un militare estone e comandante del campo di concentramento di Jägala durante l'occupazione tedesca dell'Estonia[2].

Aleksander Laak
NascitaPöide, 24 agosto 1907
MorteWinnipeg, 6 settembre 1960
Cause della mortesuicidio
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Estonia Estonia
GuerreSeconda guerra mondiale
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Biografia modifica

Fu noto per aver organizzato diverse orge di ubriachi con le detenute costrette a partecipare e poi uccise.[3][4][5]

Emigrò in Canada nel 1948, dopo la guerra. Nel 1960 fu implicato nei processi sull'Olocausto nell'Estonia sovietica[6][7] e fu denunciato come cittadino canadese naturalizzato sotto il nome di Alex Laak dall'agenzia di stampa sovietica TASS e dai giornalisti canadesi.[3][8][9][10][11]

Successivamente, dopo l'arresto di Jaan Viik e Ralf Gerrets (entrambi successivamente condannati per crimini contro l'umanità, condannati a morte e giustiziati nel 1961) per le uccisioni di massa degli europei dell'est per lo più ebrei durante l'occupazione nazista, ed essendo lui stesso identificato come un assassino, apparentemente si suicidò impiccandosi nel garage di casa sua all'età di 53 anni, il 6 settembre 1960.[3][6][8][9][12][13][14][15][16][17][18] Prima della sua morte, Laak ammise di essere stato un collaboratore nazista e che non ebbe niente a che fare con le vicende del campo di Jägala.[19]

È stato ipotizzato che Laak sia stato ucciso dai dei vigilanti.[20] Il giornalista israeliano Michael Elkins afferma che Laak è stato effettivamente affrontato un giorno dopo che sua moglie era uscita di casa per andare al cinema, da una squadra di vendicatori ebrei che uccideva clandestinamente i nazisti. Secondo Elkins, si trovò di fronte alla punizione prevista e accettò l'offerta di suicidarsi piuttosto che di essere ucciso.[5][9][12][21] Un'ulteriore indagine sulla morte fu ripetuta nel 1991.[9][18] Gli amici di Laak dissero che si uccise per proteggere da eventuali rappresaglie i parenti in Canada e in Estonia.[22]

Responsabilità modifica

Le stime per il numero di uccisi nel campo di concentramento di Jägala variano ampiamente. Gli investigatori sovietici giunsero alla conclusione che 2.000-3.000 persone furono uccise complessivamente a Jägala e Kalevi-Liiva, ma nel verdetto fu indicato il numero di 5.000 vittime, come determinato dalla Commissione Straordinaria di Stato nel 1944.[23][24]

Nelle fonti moderne si arriva a 10.000 vittime.[25][26][27] Alcuni commentatori, come Michael Elkins[28] e Jonathan Freedland[12], hanno anche fornito cifre che vanno da 100.000 a 125.000, fino a 300.000 vittime (nel caso di Warren Kinsella), tuttavia, tali cifre contraddicono i risultati della commissione internazionale estone per le indagini sui crimini contro l'umanità e anche le stime di altri studiosi che collocano il numero totale a 8.500 vittime ebree in Estonia nel periodo 1941-1944.[29]

Note modifica

  1. ^ a b Okupatsioonide muuseum, su okupatsioon.ee, Museum of Occupations. URL consultato il 13 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2001).
  2. ^ Laak Identified As Camp Chief, in Montreal Gazette, Montreal, 12 settembre 1960, p. 3. URL consultato il 17 agosto 2010.
  3. ^ a b c Girls Forced into Orgies – Then Slain, Court Told, in The Ottawa Citizen, Ottawa, 8 marzo 1961, p. 7. URL consultato il 17 agosto 2010.
  4. ^ Joint Committee on Slavic Studies, American Council of Learned Societies, Social Science Research Council (U.S.) e American Association for the Advancement of Slavic Studies, The Current digest of the Soviet press, vol. 12, American Association for the Advancement of Slavic Studies, 1960. URL consultato il 17 agosto 2010.
  5. ^ a b Jonathan Freedland, The Jewish avengers who survived the death camps and tracked down their tormentors | World news, London, The Guardian, 26 luglio 2008. URL consultato il 17 agosto 2010.
  6. ^ a b Man Soviet Accused Found Dead, in The New York Times, 8 settembre 1960.
  7. ^ Richard Menkis e Norman Ravvin, The Canadian Jewish Studies Reader, Red Deer Press, 2004, ISBN 978-0-88995-295-9.
  8. ^ a b Canada Checks on Immigrant Who Took Life, in The Ottawa Citizen, Ottawa, Canadian Press, 7 settembre 1960, p. 1. URL consultato il 17 agosto 2010.
  9. ^ a b c d Suspected Nazi's Death Re-examined, in The Jewish Post & News, Winnipeg, 28 agosto 1991, p. 34.
  10. ^ Family Tells of Struggle, in The Ottawa Citizen, Ottawa, Canadian Press, 31 agosto 1960, p. 7. URL consultato il 17 agosto 2010.
  11. ^ Warren Kinsella, Web of hate: inside Canada's far right network, HarperCollins, 1995, ISBN 0-00-638051-4. URL consultato il 17 agosto 2010.
  12. ^ a b c Jonathan Freedland, Revenge, London, The Guardian, 26 luglio 2008.
  13. ^ Pat Nagle, Laak Widow Suspects 'Outsiders', in Montreal Gazette, 8 settembre 1960, p. 4. URL consultato il 17 agosto 2010.
  14. ^ War Policeman Tells of Deaths, in The Spartanburg Herald, Spartanburg, AP, 7 marzo 1961, p. 1. URL consultato il 17 agosto 2010.
  15. ^ Estonians Here Fear Red "Hate" Campaign, in The Ottawa Citizen, Ottawa, CP, 10 settembre 1960, p. 10. URL consultato il 17 agosto 2010.
  16. ^ Joseph Berger, Survival Tales Told in Snapshots: Czech Jews Enduring the Holocaust, in The New York Times, 27 marzo 2010, p. C1.
  17. ^ Jews and the Jewish People: Evrei i Evreĭskiĭ Narod. Sbornik Materialov Iz Sovetskoĭ Ezhednevnoĭ E [i.e. I] Periodicheskoĭ Pechati. Collected materials from the Soviet daily and periodical press, Contemporary Jewish Library, 1960.
  18. ^ a b Myrone Love, Manitoba RCMP looking into 30-year-old suicide of alleged Nazi, in The Jewish Post & News, Winnipeg, 20 febbraio 1991, p. 2.
  19. ^ Cold War Canada, su coat.ncf.ca. URL consultato il 28 settembre 2022.
  20. ^ Juudid pidasid Kalevi-Liiva koonduslaagri komandandi üle omakohut - Välisuudised - Eesti Ekspress, su ekspress.ee. URL consultato il 17 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2012).
  21. ^ Michael Elkins, Forged in Fury, Ballantine Books, 1971, ISBN 0-345-02162-2.
  22. ^ The Montreal Gazette - Google News Archive Search, su news.google.com. URL consultato il 17 giugno 2022.
  23. ^ (ET) Toomas Hiio e Meelis Maripuu, Ülevaade juutide tapmisest Eesti territooriumil asunud laagrites, su kul.ee, Estonian Ministry of Culture. URL consultato il 13 agosto 2010.
  24. ^ Juudid pidasid Kalevi-Liiva koonduslaagri komandandi üle omakohut, Eesti Ekspress, 29 luglio 2008. URL consultato il 17 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2012).
  25. ^ PHASE II : THE GERMAN OCCUPATION OF ESTONIA IN 1941–1944 (PDF), su mnemosyne.ee, Estonian International Commission for Investigation of Crimes Against Humanity. URL consultato il 13 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2012).
  26. ^ Peeter Kaasik, Holocaust in Estonia, su estonica.org, Estonica, 28 maggio 2010. URL consultato il 13 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2014).
  27. ^ (ET) Komisjon: 20.000 juudi hukkamine Eestis pole tõendatud, Virumaa Nädalaleht, 20 settembre 2004. URL consultato il 13 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2014).
  28. ^ Michael Elkins, Forged in fury, Piatkus, 1981, p. 13, ISBN 978-0-86188-098-0.
  29. ^ e.g. Wolfgang Benz Handbuch des Antisemitismus: Judenfeindschaft in Geschichte und Gegenwart, Volume 1