Angelus Novus (Klee)
Angelus Novus è un acquerello dipinto nel 1920 da Paul Klee, conservato presso il Museo d'Israele, a Gerusalemme.
Angelus Novus | |
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Autore | Paul Klee |
Data | 1920 |
Tecnica | acquerello |
Dimensioni | 31,8×24,2 cm |
Ubicazione | Museo d'Israele, Gerusalemme |
Descrizione
modificaL'opera fu realizzata durante un anno di svolta nella carriera di Klee: nel 1920 tenne la sua prima vera e propria mostra a Monaco mentre era in procinto di entrare a far parte del Bauhaus di Weimar. Inoltre, giunse in quel periodo a maturazione la sua concezione artistica, che espose nella Confessione creativa (Schöpferische Konfession, 1918),[1] in cui spicca la sua "percezione metafisica" della realtà. Nell'arco di più di vent'anni, Klee creò una cinquantina di esseri soprannaturali sotto forma di angeli celesti, che possono essere compresi solamente nel contesto della sua visione metafisica.[2]
Nel 1921, il dipinto venne acquistato dal critico e filosofo tedesco Walter Benjamin, che nel suo saggio Tesi di filosofia della storia, lo descrive come segue:
«Es gibt ein Bild von Klee, das Angelus Novus heißt. Ein Engel ist darauf dargestellt, der aussieht, als wäre er im Begriff, sich von etwas zu entfernen, worauf er starrt. Seine Augen sind aufgerissen, sein Mund steht offen und seine Flügel sind ausgespannt. Der Engel der Geschichte muß so aussehen. Er hat das Antlitz der Vergangenheit zugewendet. Wo eine Kette von Begebenheiten vor uns erscheint, da sieht er eine einzige Katastrophe, die unablässig Trümmer auf Trümmer häuft und sie ihm vor die Füße schleudert. Er möchte wohl verweilen, die Toten wecken und das Zerschlagene zusammenfügen. Aber ein Sturm weht vom Paradiese her, der sich in seinen Flügeln verfangen hat und so stark ist, daß der Engel sie nicht mehr schließen kann. Dieser Sturm treibt ihn unaufhaltsam in die Zukunft, der er den Rücken kehrt, während der Trümmerhaufen vor ihm zum Himmel wächst. Das, was wir den Fortschritt nennen, ist dieser Sturm»
«Un dipinto di Klee intitolato Angelus Novus mostra un angelo che sembra sul punto di allontanarsi da qualcosa che sta contemplando con sguardo bloccato. I suoi occhi sono fissi, la bocca è aperta, le ali spiegate. Così ci si raffigura l'angelo della storia. Il suo volto è rivolto al passato. Laddove leggiamo una catena di eventi, lui vede un'unica catastrofe che continua ad accumulare rovine su rovine e le scaglia ai suoi piedi. L'angelo vorrebbe restare, risvegliare i morti e riparare ciò che è stato distrutto. Ma una tempesta sta soffiando dal Paradiso, che ha ingabbiato le sue ali con tale violenza che l'angelo non può più chiuderle. La tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, cui volge le spalle, mentre il cumulo di rovine davanti a lui cresce verso il cielo. Questa tempesta è ciò che chiamiamo progresso»
Walter Benjamin, dopo aver acquistato il quadro tra maggio e giugno 1921 per soli 1000 Papiermark (equivalenti a €450 di oggi), lo affidò al suo amico Gershom Scholem. Nel novembre 1921 Scholem inviò il disegno a Berlino, dove Benjamin si era trasferito. Nel settembre 1933, in fuga dai nazionalsocialisti, Benjamin andò in esilio a Parigi senza l'opera, che alcuni amici riuscirono a fargli avere nel 1935. Quando Benjamin dovette lasciare la città, prima che la Wehrmacht tedesca la occupasse nel 1940, il quadro fu nuovamente abbandonato. Lo scrittore francese Georges Bataille lo nascose nella Bibliothèque Nationale de France. Dopo il suicidio di Benjamin nel 1940 a Portbou e la fine della guerra, il dipinto e altri documenti giunsero a New York a Theodor W. Adorno, che in seguito lo trasmise a Gershom Scholem, come richiesto da Benjamin in un testamento del 1932.[4]
Scholem ha dichiarato che Benjamin si era identificato col soggetto rappresentato nell'opera e l'aveva incluso nella sua teoria dell'"angelo della storia", un'interpretazione melanconica del processo storico come di un ciclo di disperazione senza fine.[2]
Otto Karl Werckmeister ha notato come l'interpretazione di Benjamin dell'opera di Paul Klee sia divenuta «un'icona della sinistra».[5]
L'opera è stata di ispirazione per altri artisti, registi, scrittori e musicisti, tra i quali John Akomfrah, Ariella Azoulay, Carolyn Forché e Rabih Alameddine.[6][7][8]
Nel 2015, l'artista statunitense R. H. Quaytman, in occasione dell'esposizione delle proprie opere al Museo d'arte di Tel Aviv, ha scoperto che il dipinto di Klee è adeso a un'incisione su rame del 1838 di Friedrich Müller, realizzata a partire da un ritratto di Martin Lutero di Lucas Cranach il Vecchio.[9][10]
Note
modifica- ^ Pubblicata nel 1920 a Berlino, assieme alle confessioni di altri poeti e pittori, nella Tribüne der Kunst und der Zeit (Tribuna dell'arte e del tempo).
- ^ a b (EN) Angelus Novus, su imj.org.il, Museo d'Israele. URL consultato il 1º settembre 2022.
- ^ Traduzione dal testo in inglese:
(EN) Walter Benjamin, Theses on the Philosophy of History, traduzione di Harry Zohn, New York, Schocken Books, 1969, p. 249.«A Klee painting named Angelus Novus shows an angel looking as though he is about to move away from something he is fixedly contemplating. His eyes are staring, his mouth is open, his wings are spread. This is how one pictures the angel of history. His face is turned toward the past. Where we perceive a chain of events, he sees one single catastrophe which keeps piling wreckage upon wreckage and hurls it in front of his feet. The angel would like to stay, awaken the dead, and make whole what has been smashed. But a storm is blowing from Paradise; it has got caught in his wings with such violence that the angel can no longer close them. The storm irresistibly propels him into the future to which his back is turned, while the pile of debris before him grows skyward. This storm is what we call progress.» - ^ (DE) Johann Konrad Eberlein, Ein verhängnisvoller Engel [Un angelo fatale] (PDF), in Frankfurter Allgemeine Zeitung, 20 luglio 1991.
- ^ (EN) Otto Karl Werckmeister, Icons of the Left: Benjamin and Einstein, Picasso and Kafka After the Fall, Chicago, University of Chicago Press, 1997, p. 9.
- ^ (EN) Last Angel of History, su lux.org.uk, 2013. URL consultato il 20 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2013).
- ^ (EN) zing6 - reviews - angelus nova, in Zing Magazine, 1997. URL consultato il 9 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2008).
- ^ (EN) Seventh Munchener Biennale, su musicweb-international.com, 4–19 maggio 2000. URL consultato il 9 ottobre 2012.
- ^ (EN) Holland Cotter, R.H. Quaytman's Variations on Klee's Angel, in The New York Times, 5 novembre 2015.
- ^ (HE) R. H. Quaytman, חקק, Cap. 29, Tel Aviv Museum of Art, 2015, ISBN 978-965-539-121-3.
Voci correlate
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