Anthony Provenzano

sindacalista statunitense

Anthony Provenzano, noto anche come Tony Pro (New York, 7 maggio 1917Lompoc, 12 dicembre 1988), è stato un mafioso statunitense, caporegime della famiglia Genovese di Cosa nostra statunitense.

Provenzano era il direttore del sindacato Teamsters di Jimmy Hoffa ed era vicino al Presidente Richard Nixon[1] a causa del suo lavoro di vicepresidente dell'International Brotherhood of Teamsters per il distretto locale 560 dei Teamsters Local di Union City nel New Jersey.[2][3].

Biografia

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Provenzano nacque il 7 maggio 1917, a Manhattan, quarto di sei figli di immigrati siciliani: Rosario e Josephine Provenzano. All'età di 15 anni abbandonò la scuola pubblica e trovò un lavoro per 10 dollari alla settimana come aiutante alla H.P. Welch Trucking Company. 3 anni più tardi divenne autista a tutti gli effetti. Nel 1950 fu nominato organizzatore del Locale 560 dei Teamster e nei successivi dieci anni fu eletto agente d'affari, presidente del 560 e poi presidente del Consiglio congiunto.

Nel 1978, venne condannato per l'omicidio Castellito, che era scomparso 17 anni prima nella Contea di Ulster (Stato di New York), e condannato all'ergastolo a Kingston, New York.[3] Un mese dopo la sentenza, Provenzano fu ulteriormente condannato a 4 anni di carcere per aver organizzato tangenti su un prestito del fondo pensione di $ 2,3 milioni e un anno dopo, un giudice federale nel New Jersey gli impose una pena detentiva di 20 anni per racket del lavoro[3]. Il 12 dicembre 1988, Provenzano morì di un attacco di cuore nel penitenziario di Lompoc all'età di 71 anni[3]. È stato sepolto al Cimitero di St. Joseph a Hackensack nel New Jersey.[3].

  1. ^ Teamsters' Watergate Connection, in Time magazine, 8 agosto 1977. URL consultato il 28 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2008).
  2. ^ LESSONS LEARNED FROM THE TEAMSTERS LOCAL 560 TRUSTEESHIP Archiviato il 7 giugno 2010 in Internet Archive.
  3. ^ a b c d e Robert D. McFadden, Anthony Provanzano, 71, Ex-Teamster Chief, Dies, in The New York Times, 13 dicembre 1988. URL consultato il 28 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2019).
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