Argo e il suo padrone
Argo e il suo padrone è un racconto, scritto da Italo Svevo.[1]
Argo e il suo padrone | |
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Titolo originale | Argo e il suo padrone |
Altri titoli | Dalle memorie di un cane |
Autore | Italo Svevo |
1ª ed. originale | 1927 |
Genere | Racconto |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | Montagna |
Protagonisti | Argo, il suo padrone e Anna |
Composizione
modificaInizialmente pubblicato parzialmente con il titolo Dalle memorie di un cane, nell'Almanacco letterario Mondadori del 1927, il racconto fu successivamente riproposto con il titolo definitivo di Argo e il suo padrone nella rivista «Dante» (III, n. 8, 1934).[2]
Il racconto fu poi incluso nella raccolta Corto viaggio sentimentale ed altri racconti inediti, curata da Umbro Apollonio e pubblicata da Mondadori nel 1949. Successivamente, il testo fu inserito nell'Opera omnia di Svevo, curata da Bruno Maier, vol. III (Milano, Dall’Oglio, 1969). Una edizione critica più completa, curata da Clotilde Bertoni, si può trovare nel vol. II di Italo Svevo, Tutte le opere, Milano, Mondadori 2004, edizione diretta da Mario Lavagetto.[2]
Trama
modifica«Argo non era un personaggio importante neppure fra i cani. I cacciatori dicevano che non fosse di razza molto pura perché il suo corpo era un po' troppo lungo. Tutti riconoscevano la bellezza del suo occhio vivo (anche quello troppo grande per un cane da caccia) del suo muso dal disegno preciso e della sua ampia cervice. A caccia era impulsivo; qualche giorno era aggressivo come quei ubbriachi che aggrediscono perché portati dal loro peso. Le bastonature giovavano qualche volta ma più sovente aumentavano la sua bestialità e allora pareva un toro in una bottega di porcellane. Forse per questo suo carattere alleviò un po’ il dolore della mia sconsolata solitudine. Balordo e invadente, quando non mi faceva arrabbiare, mi faceva ridere.»
In Argo e il suo padrone, Italo Svevo adotta il punto di vista di un cane, Argo, per esplorare la sua coscienza e immaginare come il mondo appare attraverso i suoi occhi. Questo approccio permette a Svevo di prendere le distanze dalla prospettiva umana e far emergere nuovi dettagli sul comportamento dell'Homo sapiens. Argo osserva il suo padrone e gli altri esseri umani, notando i loro comportamenti imprevedibili e i loro scatti di violenza. Svevo suggerisce che gli animali ci guardano e ci giudicano, mettendo in luce come gli esseri umani spesso ignorino la presenza e il giudizio degli altri animali.
Note
modifica- ^ Argo e il suo padrone, su raffaellieditore.com.
- ^ a b Italo Svevo: Argo e il suo padrone (racconto), Pieffe Edizioni, su rivistascomposizioni.eu.