Babyrousa

genere di mammiferi

Babyrousa Perry, 1811 è un genere di mammiferi della famiglia dei Suidi (Suidae). Le specie ad esso ascritte, conosciute con il nome comune di babirussa, vivono solo su Sulawesi (isola dell'Indonesia) e su alcune isole vicine e sono note per le loro lunghe zanne che fuoriescono dal muso. Anche se in passato tutti i babirussa venivano raggruppati in un'unica specie, oggi se ne distinguono quattro forme diverse, tra cui una estinta.

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Babyrousa
Babyrousa celebensis
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineArtiodactyla
SottordineSuiformes
FamigliaSuidae
SottofamigliaSuinae
TribùBabyrousini
Thenius, 1970
GenereBabyrousa
Perry, 1811
Specie

Etimologia

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Il termine «babirussa» deriva dall'unione di due parole malesi che significano, rispettivamente, «cervo» e «maiale».

Descrizione

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Babirussa con zanne chiaramente visibili.
 
Il cranio dell'animale.

La caratteristica più evidente dei babirussa sono le zanne, più grandi di quelle di qualsiasi altro suide. I canini superiori non crescono nella cavità orale, ma verso l'alto; trafiggono la carne e la pelle del muso e si inarcano all'indietro fino alla fronte. Nei maschi la lunghezza totale di questi denti può superare i 30 cm. Le femmine hanno zanne molto più corte, così come corti sono i canini della mascella inferiore in entrambi i sessi. Crescono anch'essi verso l'alto, ma sporgono lateralmente dalla bocca. In rari casi, possono crescere in avanti, a mo' di pugnale. A causa dei frequenti combattimenti tra i maschi, non è raro trovare in natura esemplari con le zanne spezzate.

I babirussa hanno una lunghezza testa-tronco di circa 88–107 cm, ai quali va aggiunta una coda di 28–32 cm. L'altezza al garrese è di 65–80 cm, mentre il peso può raggiungere i 100 kg. La pelle, scarsamente ricoperta di peli setolosi, è bruno-grigiastra nella parte superiore e biancastra in quella inferiore, dove il bianco può spingersi talvolta fino alle labbra. Spesso la pelle del collo e dell'addome può essere solcata da molte pieghe. Il corpo è arcuato nella regione dorsale, e assai massiccio nella parte superiore; le zampe sono relativamente lunghe e sottili.

Distribuzione e habitat

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Maschio e femmina di babirussa.

I babirussa sono endemici dell'isola indonesiana di Sulawesi e di alcune isole vicine, come le Togian. Una specie vive anche su un'isola delle Molucche, Buru, ma sembra essere stata introdotta qui dall'uomo. Il loro habitat è costituito dalla foresta pluviale tropicale.

Biologia

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I babirussa sono creature diurne e vanno in cerca di cibo al mattino. Per spostarsi più velocemente, creano una serie di sentieri nel fitto del sottobosco. In cattività costruiscono dormitori di paglia per dormire, ma non è noto se questo comportamento valga anche per gli esemplari che vivono in libertà. Vivono in gruppi di al massimo otto animali, costituiti per lo più da femmine e dalla loro prole. I maschi spesso conducono un'esistenza solitaria.

Le zanne non consentono ai babirussa di grufolare nel terreno come maiali, pertanto essi si nutrono di foglie e frutti caduti.

Riproduzione

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Nella stagione degli amori i maschi combattono ferocemente per il diritto di accoppiarsi con le femmine. Tuttavia, è raro che si feriscano, dal momento che le zanne sono di solito rivolte all'indietro. La femmina può partorire due volte l'anno. Il periodo di gestazione è di circa cinque mesi, trascorsi i quali nascono uno o due piccoli, che sono molto precoci e in grado di assumere cibo solido entro 10 giorni dopo la nascita. Raggiungono la maturità sessuale tra i cinque e i dieci mesi. La maggiore età di questi animali documentata in cattività è di 24 anni.

Rapporti con l'uomo

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Disegno di babirussa.

I babirussa sono stati cacciati e addomesticati dagli abitanti di Sulawesi da tempo immemorabile. Tuttavia, un domesticamento vero e proprio non si è mai verificato, in quanto gli esemplari in cattività di solito non si riproducono. Sono stati raffigurati in pitture rupestri vecchie di 39.900 anni rinvenute vicino a Maros, nel sud di Sulawesi, in Indonesia[1][2][3].

Attualmente la popolazione selvatica viene stimata sui circa 4000 esemplari, e questi animali vengono classificati dalla IUCN come «vulnerabili» (Vulnerable) o «in pericolo» (Endangered) a seconda della specie.

I babirussa sono gli unici mammiferi conosciuti in cui i denti fuoriescono attraverso la pelle. Tuttavia, i fori di uscita non si infettano mai. Sono quindi oggetto di ricerche mediche volte a capire la causa di questa immunità. I risultati potrebbero avere utili riscontri nell'ingegneria biomedica.

Nell'agosto 2006, nello zoo di Copenaghen, sono nati quattro ibridi in seguito all'accoppiamento tra un maschio di babirussa e una femmina di maiale di razza danese. Gli incroci, tuttavia, sono molto improbabili, a causa della lontana parentela tra le due specie, e finora, a parte questo caso, non sono mai stati scientificamente documentati altri episodi simili.

Tassonomia

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Come già accennato, attualmente vengono distinte quattro specie recenti di babirussa. Tuttavia, questa classificazione deve essere considerata come provvisoria, in quanto non sono stati ancora effettuati studi genetici dettagliati[4].

Le specie riconosciute sono:

  • Babyrousa babyrussa Linnaeus, 1758, il babirussa delle Molucche, originario dell'isola di Buru e delle vicine isole Sula. Dal momento che queste isole non appartengono all'areale originario dei babirussa, gli animali che vi vivono sono probabilmente i discendenti di una specie sconosciuta, attualmente estinta, proveniente da Sulawesi;
  • Babyrousa celebensis Deninger, 1909, il babirussa di Sulawesi, l'unica specie attualmente presente su quest'isola;
  • Babyrousa togeanensis Sody, 1949, il babirussa delle Togian, diffuso esclusivamente su queste isole;
  • Babyrousa bolabatuensis Hoojer, 1950, il babirussa di Bola Batu, noto unicamente a partire dai resti di alcune ossa risalenti all'Olocene rinvenute nella parte sud-occidentale di Sulawesi e probabilmente estinto[5].

Dal Pleistocene, invece, proviene un'altra specie fossile conosciuta, B. (b.) beruensis[6].

  1. ^ M. Aubert, A. Brumm, M. Ramli, T. Sutikna, E. W. Saptomo, B. Hakim, M. J. Morwood, G. D. van den Bergh, L. Kinsley e A. Dosseto, Pleistocene cave art from Sulawesi, Indonesia, in Nature, n. 514, 9 ottobre 2014, pp. 223-227, DOI:10.1038/nature13422.
  2. ^ David Cyranoski, World’s oldest art found in Indonesian cave, su nature.com, 8 ottobre 2014, pp. 223-227, DOI:10.1038/nature.2014.16100. URL consultato il 31 gennaio 2018.
  3. ^ David Cyranoski, Indonesien: Die älteste Kunst des Menschen, su Spiegel Online, 8 ottobre 2014, pp. 223-227. URL consultato il 31 gennaio 2018.
  4. ^ E. Meijaard, J. P. d'Huart e W. L. R. Oliver, Babirusa (Babyrousa), in Handbook of the Mammals of the World. Vol. 2, Hoofed Mammals, D. E. Wilson e R. A. Mittermeier, 2011, pp. 274-276, ISBN 978-84-96553-77-4.
  5. ^ (EN) Macdonald, A., Leus, K., Masaaki, I. & Burton, J., Babyrousa togeanensis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 19 aprile 2018.
  6. ^ Alastair A. MacDonald, Chapter 5.8: The Babirusa (Babyrousa babyrussa), in IUCN/SSC Pigs and Peccaries Specialist Group (a cura di), Status Survey and Conservation Action Plan. Pigs, Peccaries, and Hippos, Gland, Svizzera, William L. R. Oliver, 1993, ISBN 2-8317-0141-4.

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