Ben Calonymos Calonymos

poeta, scrittore e traduttore provenzale (sec. XIII). Vissuto alla corte di Roberto d'Angiò, è noto per aver tradotto Averroè in latino e aver composto satire su argomenti filosofici e culturali.

ben Calonymos Calonymos (Arles, 1286XIV secolo) è stato un poeta, scrittore e filosofo francese, uno dei maggiori rappresentanti della letteratura ebraica[1].

Biografia modifica

Discendente da una importante e nobile famiglia provenzale, appartenne al gruppo dei celebri traduttori, guidato da Ibn Tibbon.[1]

Tra le sue attività più importanti vi furono le traduzioni dall'arabo di lavori scientifici di Al-Farabi, Averroè,[2] al-Kindi.[1]

Proprio per la sua attività di traduzione riscosse i complimenti e il favore di Roberto d'Angiò,[2] re di Napoli, che lo invitò a fermarsi in Italia.[1]

Nella penisola scrisse le sue opere più apprezzate, tra le quali La pietra di paragone (Even Bòchan) e Il Trattato di Purim (Masseékheth Purim), lavoro parodistico, ad imitazione dello stile talmudico, in celebrazione gioiosa del carnevale ebraico.[1]

Invece Even Bòchan si rivela una divertente e colorita satira, descrivente un quadro completo della commedia umana, costituita da vanità e passioni, oltre che da illusioni introdotta da un prologo e conclusa con un epilogo moraleggianti sulla caducità dei beni materiali e sulla incertezza della fortuna. L'opera termina con una fervente preghiera a Dio, affinché salvi l'umanità e gli ebrei accelerando l'avvento del regno del Messia.[1][2]

Spiritualità e gioiosità caratterizzano le traduzioni di Calonymos dalla novellistica araba, raccolte nella famosa Epistola sopra gli animali (Iggereth ha'lé Chajjm); invece pietà e dottrina impregnano Il libro di Abacuc, il profeta (Sefer ha-Baqûq ha-nabi).[1]

Calonymos si distinse anche per la sua missione ad Avignone dal papa con lo scopo di intercedere in favore degli ebrei romani, che nel 1321 subirono un decreto di espulsione.[3]

Opere modifica

  • La pietra di paragone (Even Bòchan);
  • Il Trattato di Purim (Masseékheth Purim);
  • Epistola sopra gli animali (Iggereth ha'lé Chajjm);
  • Il libro di Abacuc, il profeta (Sefer ha-Baqûq ha-nabi).

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g Calonymos, ben Calonymos, in le muse, III, Novara, De Agostini, 1965, p. 4.
  2. ^ a b c Calonymos, ben Calonymos, su sapere.it. URL consultato l'11 novembre 2020.
  3. ^ מחברת העשרים ושמונה, su books.google.it. URL consultato il 30 novembre 2020.

Bibliografia modifica

  • Antonio Belli, Storia della letteratura ebraica biblica e postbiblica, Milano, Nuova Accademia, 1951.
  • Umberto Cassuto, Quando fu a Roma Calonymos ben Calonymos?, in La Rassegna Mensile di Israel, II, maggio-dicembre, Unione delle Comunitá Ebraiche Italiane, 2016, pp. 339-348.
  • Franco Michelini Tocci, La letteratura ebraica, Milano, Sansoni/Accademia, 1970, p. 90.
  • I. Sonne, Lettera di un ammonimento di Calonymos al figlio, Firenze, 1936.
  • Günter Stemberger, Introduzione all'ebraistica, Brescia, Morcelliana, 2013.

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