Biglietto del Duomo Vecchio di Brescia

(LMO)

«Mi Pasì da Pasira si fat questi coloni de l’orgen del dom
El dì 12 de aprilil mili 538»

(IT)

«Io Pasino da Passirano ho fatto queste colonne dell'organo del Duomo
Il giorno 12 di aprile 1538»

Il biglietto del Duomo Vecchio di Brescia è un reperto archeologico che contiene una testimonianza scritta della lingua lombarda, risalente al 1538, lasciato da un artigiano, Passino da Passirano, che lavorò alle colonne dell'organo del Duomo Vecchio di Brescia.[1] È stato ritrovato durante i lavori di restauro di alcuni affreschi di Girolamo Romanino, piegato in 32 parti, ed è stato analizzato e trascritto da Barbara Maria Savy, professoressa di storia dell'arte presso l'Università di Padova e studiosa del Romanino. La scoperta è stata annunciata ad agosto 2023, anno in cui Brescia e Bergamo sono state capitali italiane della cultura.[1]

L'organo del Duomo Vecchio

Analisi linguistica modifica

Nel testo si può notare che la voce nasale finale (Pasì, Pasira) cade, in maniera simile al lombardo orientale odierno, il che indica che è un fenomeno molto antico. Invece, non c'è il diminuimento della vocale "i" in "e", oggi tratto tipico orientale, che rimane come nel resto del lombardo (testo: mi, di; milanese: mi, di: bresciano: mé, dé), fenomeno già notato in altre testimonianze bresciane coeve, come la Massera da bé di Galeazzo dagli Orzi.[2]

Il plurale delle parole femminili in "-a" è di interesse, poiché ricorda quello che oggi è il plurale usato nei dialetti di Novara, di Poschiavo o anche di Mantova, in "-i" (colona, coloni), invece che in "-e", come nel bresciano odierno (colona, colone).[2]

A livello ortografico, ci sono alcune similitudini con il modello volgare medievale, per esempio in "orgen", dove il grafema <g> è usato per rappresentare l'occlusiva velare sonora [g].[2]

Note modifica

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