Il termine bodhicitta (sanscrito, "Mente di illuminazione" o "Mente del Risveglio") è proprio del Buddismo Mahāyāna dove indica l'intenzione del bodhisattva di conseguire l'illuminazione per la salvezza di tutti gli esseri senzienti. La bodhicitta è l'amore illimitato verso tutti gli esseri e il profondo desiderio di liberarli dalla sofferenza del samsara. Il bodhisattva (essere del risveglio) mette sempre al primo posto il prossimo non guardando se è suo amico o suo nemico. Fa parte del secondo aspetto del sentiero dopo la "rinuncia" ovvero la grande determinazione a uscire dalla sofferenza e la "vacuità" ossia il vuoto di esistenza separata dei fenomeni.

Tale termine è indicato in:

Tale intenzione si avvia con i Voti del Bodhisattva (sanscrito praṇidhāna), la cui pronuncia genera di per sé il "pensiero del risveglio" (cittopāda).

Come è proprio della dialettica madhyamaka anche la bodhicitta è la sintesi, o "Verità di mezzo" (mādhya-satya), dei suoi due aspetti: di "Verità convenzionale" (saṃvṛti-satya), che ha come obiettivo la salvezza di tutti gli esseri senzienti (parāthālambana) per mezzo della compassione (karuṇā), e "Verità assoluta" (paramārtha-satya) che ha come obiettivo la stessa "illuminazione" del bodhisattva (saṃbodhikāmanāsahagatā).

La bodhicitta "convenzionale" (saṃvṛti bodhicitta)

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La motivazione alla pratica sorge nella visione della sofferenza, come accadde al principe Siddharta. Ovunque volgiamo lo sguardo c'è sofferenza (Dukkha), la visione di questa sofferenza apre il cuore è questa la corretta motivazione alla pratica. La sofferenza di tutti gli esseri.

La bodhicitta "assoluta" (paramārtha bodhicitta)

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Il Bodhicitta assoluto è la stabilità del praticante nella saggezza non duale (Prajna).

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