Bruno Gemelli

ufficiale e medaglia d'oro al valor militare durante la prima guerra mondiale, deputato del Regno d'Italia

Bruno Gemelli (Milano, 14 marzo 1895Bergamo, 19 dicembre 1967) è stato un politico e militare italiano, deputato nella XXVII legislatura del Regno d'Italia. Raggiunse il grado di colonnello e fu sottosegretario di Stato alla Marina della Repubblica Sociale Italiana nel 1945.

Bruno Gemelli

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato24 maggio 1924 –
21 gennaio 1929
LegislaturaXXVII legislatura del Regno d'Italia
Sito istituzionale

Sottosegretario di Stato alla Marina della RSI
Durata mandato21 febbraio 1945 - 25 aprile 1945
PredecessoreGiuseppe Sparzani
Successorecarica abolita

Dati generali
Partito politicoPNF (1923-1943)
PFR (1943-1945)
Titolo di studiodiploma
Professioneindustriale

Biografia

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Industriale nato a Milano, partecipò alla Grande Guerra combattendo sul Carso e alla prima fase della riconquista della Libia poi ritornò sul fronte italiano e combatté sulla Bainsizza e fu promosso capèitano del 13º Reggimento fanteria "Pinerolo" poi nel 1918 combatté su cima Echar e venne decorato al valor militare[1]. Il 23 marzo 1923 aderì al Partito Nazionale Fascista. Prima ispettore del Partito, poi deputato alla 27.a Legislatura, fu segretario del Fascio di Torino nel 1926. Dal 1928 al 1942 ebbe la carica di ministro plenipotenziario in Venezuela, Bolivia e Argentina. Nel 1941 partì volontario per l'Unione Sovietica nel Corpo di spedizione italiano in Russia. Ritornato in Italia aderì nel settembre 1943 alla Repubblica Sociale Italiana e venne nominato commissario dell'Associazione Nazionale Combattenti, poi il 21 febbraio 1945 sottosegretario alla Marina in sostituzione del dimissionario Giuseppe Sparzani[2]e conservò la carica fino alla liberazione.

Onorificenze

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«Comandante di una compagnia, diede opportune disposizioni, mercé le quali fu possibile arrestare nettamente il nemico. Contrattaccando con la compagnia, sebbene molto decimata, riuscì a riprendere una sezione mitragliatrici, infliggendo all’avversario gravi perdite. Veduto il comandante del battaglione circondato dal nemico e fatto segno a bombe a mano, gli fece scudo del suo petto e quindi, con pochi animosi, riusciva a liberarlo. Coadiuvato da un solo caporale, liberò e trasse in salvo entro le nostre linee un centinaio di nostri, tra cui cinque ufficiali, rimasti prigionieri del nemico e custoditi entro una caverna situata fra la nostra e la linea nemica, dopo averne assalito e messo in fuga il corpo di guardia austriaco. Ferito gravemente, seguitò ad incitare con le parole i combattenti, dando fulgido esempio di abnegazione e di eroismo.»
— Cima Echar, 15 – 16 giugno 1918
  1. ^ Bruno Gemelli
  2. ^ La Stampa, 22 febbraio 1945 pag.1

Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN46776599 · ISNI (EN0000 0000 2135 9638 · LCCN (ENn79024073 · BNF (FRcb12033649s (data)