Carlo da Forlì

arcivescovo cattolico italiano
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Carlo da Forlì o Carlo Nardini (Forlì, ... – Milano, 13 novembre 1461) è stato un arcivescovo cattolico italiano.

Carlo da Forlì
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiArcivescovo metropolita di Milano (1457-1461)
 
Natoa Forlì
Ordinato presbitero?
Nominato arcivescovo19 ottobre 1457
Deceduto13 novembre 1461 a Milano
 

Biografia modifica

Origini e carriera ecclesiastica modifica

Originario della nobile famiglia forlivese dei Nardini, Carlo da Forlì (nome col quale venne maggiormente conosciuto nell'ambiente ecclesiastico), aveva intrapreso ancora giovane la carriera ecclesiastica divenendo monaco benedettino ed ottenendo la licenza in diritto canonico[1]. Nel 1451 viene indicato dalle fonti come priore del monastero di San Maiolo a Pavia[1], ma in quell'anno venne incaricato dall'arcivescovo di Milano, Giovanni III Visconti, di presenziare ad un inventario degli oggetti del duomo, collezione a cui egli aveva contribuito personalmente con la donazione di un ricco piviale[1]. Eletto nel febbraio del 1452 vicario generale dall'arcivescovo Giovanni[2], Nel 1455 venne nominato commissario pontificio per la raccolta delle decime destinate a finanziare la crociata progettata da papa Callisto III e poi mai realizzata. Nel frattempo, dal 1453 (il Bugatti l'anticipa al 1451[3], così come il Giulini[4]), era divenuto abate del monastero di San Celso a Milano[1].

Arcivescovo di Milano (1457-1461) modifica

Elezione inaspettata modifica

Carlo da Forlì fu inaspettatamente nominato arcivescovo di Milano il 19 ottobre 1457[5][6], alla morte dell'arcivescovo Gabriele Sforza, da parte del fratello dello scomparso prelato, il duca di Milano Francesco[1]. Questi, infatti, aveva chiesto prima al francescano Giovanni Piceno di assumere la guida della diocesi, ma rifiutò[7]. La scelta quindi cadde sull'abate di San Celso e, poco dopo, Carlo da Forlì ebbe l'approvazione anche dello stesso Callisto III, il giorno 23 ottobre[1]. Sconosciuta è, invece, la data di consacrazione episcopale[8]: si può presumere che essa l'abbia ricevuta non oltre l'autunno dello stesso anno, per poter così esercitare le sue funzioni vescovili.

La traslazione delle reliquie di san Galdino e del Santo Chiodo modifica

Ad appena un anno dalla sua elezione alla cattedra episcopale, emanò un decreto ufficiale per la demolizione dell'antica chiesa di Santa Tecla che già dal 1392 era stata dichiarata troppo pericolante per la sua vetustà e come tale si era iniziata nel 1396 la costruzione di una nuova cattedrale, l'attuale Duomo di Milano. L'arcivescovo, il 3 marzo del 1461[6], fece trasportare, visti i cedimenti architettonici dell'antica chiesa, le reliquie di san Galdino e quelle del Santo Chiodo, ivi conservate, nel Duomo[7]. Sempre nel marzo del medesimo anno, Carlo da Forlì diede ordine di demolire Santa Tecla, nonostante una violenta opposizione dei chierici legati alla chiesa[6].

I Gesuati e altre iniziative pastorali modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Gesuati.

Carlo da Forlì accolse e promosse in Milano la confraternita laica dei gesuati. Nel 1458 l'arcivescovo rimase profondamente colpito dalla figura di Antonio Bettini, legato pontificio inviato per sollecitare Francesco Sforza nel sostenere la crociata lanciata dal papa[1][9]. Carlo da Forlì e Francesco Sforza, pertanto, donarono ai gesuati il cenobio di San Girolamo fuori Porta Vercellina[10]. Poche altre informazioni ci sono pervenute del pontificato di questo arcivescovo. Si sa, per esempio, che compì delle visite pastorali nella parrocchia di San Babila a Milano, presso l'Ospedale Maggiore e nella Pieve di Rosate[1].

La data di morte modifica

Di Carlo da Forlì non si sa neppure esattamente la data di morte: l'Ughelli la fissa al 1460, ma la data della traslazione delle reliquie del 1461 smentisce quest'ipotesi. Secondo il Giulini, leggendo degli archivi contenuti nell'archivio capitolare, l'arcivescovo morì tra 4 ottobre e l'8 novembre del 1461, in quanto il vicario generale don Ambrogio Crivelli passò dall'essere vicario generale a vicario capitolare della diocesi in nome del defunto arcivescovo[11]. Gli successe il nipote Stefano Nardini[12], cardinale e uomo politico di grande influenza alla corte pontificia.

Successione apostolica modifica

La successione apostolica è:

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h Franca Petrucci, Carlo da Forlì, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 20, 1977. URL consultato il 10 maggio 2015.
  2. ^ Giorgio Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano ne' secoli bassi raccolte ed esaminate dal conte Giorgio Giulini, Francesco Colombo, p. 529. URL consultato il 10 maggio 2015.
  3. ^ Gaetano Bugati, Memorie storico-critiche intorno le reliquie ed il culto di s. Celso martire, p. 150. URL consultato il 10 maggio 2015.
  4. ^ Giorgio Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano ne' secoli bassi raccolte ed esaminate dal conte Giorgio Giulini, Francesco Colombo, p. 527. URL consultato il 10 maggio 2015.
  5. ^ (EN) Archbishop Carlo de Forolivio, su www.catholic-hierarchy.org. URL consultato il 10 maggio 2015.
  6. ^ a b c Maria Grazia Tolfo e Paolo Colussi (a cura di), Cronologia di Milano dal 1451 al 1475, su storiadimilano.it. URL consultato il 10 maggio 2015.
  7. ^ a b Eugenio Cazzani, Vescovi e Arcivescovi di Milano, p. 212.
  8. ^ La Storia di Milano a.c. di Maria Grazia Tolfo e Paolo Colussi concorda sull'entrata solenne di Carlo da Forlì in Milano quale arcivescovo; al contrario, Franca Petrucci scrive che «in data non precisata Carlo, partendo da S. Celso, accompagnato dal clero, dai nobili della città e dallo stesso duca, si recò a ricevere la consacrazione episcopale e gli omaggi delle autorità religiose e civili nel duomo». Su quest'ultimo dettaglio della consacrazione tace anche la Catholic-hierarchy, che cita la data di nomina ad arcivescovo di Carlo (19 ottobre), ma non la sua consacrazione.
  9. ^ Eugenio Cazzani, Vescovi e Arcivescovi di Milano, pp. 212-213.
  10. ^ Eugenio Cazzani, Vescovi e Arcivescovi di Milano, p. 213.
  11. ^ Giorgio Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano ne' secoli bassi raccolte ed esaminate dal conte Giorgio Giulini, Francesco Colombo, p. 546. URL consultato il 10 maggio 2015.
  12. ^ (EN) Salvador Miranda, Pope Sixtus IV (1471-1484): Consistory of May 7, 1473, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University. URL consultato il 30 aprile 2020.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica