Chiesa di San Rocco (Cerreto Sannita)

edificio religioso di Cerreto Sannita

La chiesa di San Rocco è un'architettura religiosa sita nel centro storico di Cerreto Sannita. Al di sotto della chiesa è sita una cripta sepoltura che testimonia l'uso di seppellire i defunti nelle chiese, usanza proibita da Napoleone a seguito dell'emanazione dell'editto di Saint Cloud nel 1804.

Chiesa di San Rocco
La facciata
StatoItalia Italia
RegioneCampania
LocalitàCerreto Sannita
Coordinate41°17′15.14″N 14°33′52.22″E / 41.287539°N 14.564506°E41.287539; 14.564506
Religionecattolica
TitolareRocco di Montpellier
Diocesi Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti
L'interno della chiesa

A seguito degli eventi sismici del 29 dicembre 2013 e del 20 gennaio 2014 la chiesa è stata dichiarata non fruibile a causa della presenza di un "quadro fessurativo, contraddistinto da lesioni longitudinali e trasversali lungo la navala centrale, costituita da volta a botte, e lesioni di distacco tra parete facciata la navata centrale".[1]

StoriaModifica

Agli inizi del XVII secolo si ha notizia di una edicola votiva dedicata a san Rocco che si trovava nella stessa località dove oggi sorge la chiesa, località che prima del terremoto del 5 giugno 1688 era adibita a coltivazioni agricole ed era attraversata da una strada che raccordava Telesia a Cerreto antica (la via Telesina).

Il primo documento in cui si cita la cappella risale al 1613 quando due evasi dal carcere della vecchia Cerreto si ripararono nella chiesetta sita fuori le mura di Cerreto antica. In un altro documento del gennaio del 1622 si viene a conoscenza che dei soldati avevano arrestato (presso la spezieria di Paolo Emilio De Notaris nelle mura della vecchia Cerreto) il chierico Pietro Raho, di nobile famiglia. Venne prontamente informato dell'accaduto il vicario generale della Curia vescovile di Cerreto che cercò di inseguire a piedi i soldati per chiedere la restituzione del chierico dato che egli, essendo un chierico, era soggetto alla sola giustizia ecclesiastica. Mentre i soldati si stavano dirigendo verso sud, il vicario ricevette un cavallo proprio dinanzi alla chiesetta di San Rocco in località "Speneto", permettendogli così di raggiungere i soldati presso la località Sant'Onofrio (attuale via Michele Ungaro) dove intimò agli stessi di restituirgli il chierico pena la scomunica.[2]

Dopo la peste del 1656 la chiesa, che si trovava a pochi passi dalla chiesa di San Giuseppe, venne ampliata a devozione e spese dei cerretesi. Nel 1664 l'edificio era ad aula unica, servito da gradini e protetto da un cancello. Nel 1686, due anni prima il sisma del 1688, il vescovo annotava che sull'altare era sita una scultura lignea dorata e dipinta raffigurante il Santo protettore degli appestati.

Il terremoto del 5 giugno 1688 provocò ingenti danni alla struttura che venne riparata alla meglio tanto che nel 1699 si ha notizia che l'edificio era retto da un amministratore eletto ogni anno nella festività di San Rocco, il 16 agosto. Con la ricostruzione della cittadina in sito diverso dal precedente la chiesa si venne a trovare nel centro storico del nuovo abitato tanto che nel 1720 venne deciso di vendere il cancello che recintava la chiesa perché la stessa era diventata urbana e non era più "forensis".[3]

Con la venuta a Cerreto dei Preti della Missione, la chiesa fu oggetto di continui ampliamenti e abbellimenti. I Preti della Missione infatti, constatato che "in questa città erano presenti solo due congregazioni, una sotto il titolo di S. Maria di Costantinopoli del ceto parte civile, e l'altra sotto il titolo di Santa Maria del Pianto, del ceto parte civile e parte artista" vollero creare nella chiesa di San Rocco una terza congrega per il ceto basso intitolandola a San Vincenzo de' Paoli. Le "Regole" della confraternita furono depositate presso un notaio e vennero approvate dal vescovo di Cerreto mons. Antonio Falangola il 27 ottobre 1740.[4]

Nel 1741, subito dopo aver costituito la confraternita, venne acquistata una casetta contigua alla chiesa e costituita da due vani inferiori e due superiori. Usufruendo della superficie di questa casa e di una parte di terreno adiacente al luogo sacro, la chiesa venne ampliata sia in profondità che in larghezza. Nel 1752 venne effettuato un altro ampliamento acquistando un'altra casa che si trovava alle spalle della chiesa.

Nel 1759 furono eseguite le stuccature mentre nel 1844 fu sostituito il vecchio portale con uno nuovo, più ampio.

La chiesaModifica

La facciata della chiesa, priva di decorazioni, è affiancata da un campanile avente una terminazione a cipolla rivestita da embrici maiolicati gialli e verdi. Durante i recenti lavori di restauro del 2008 sono stati sostituiti gli antichi embrici con dei nuovi più opachi degli originari.

L'interno è ad unica navata. Entrando, ai lati, sono siti gli scranni degli ufficiali della congrega di San Vincenzo de' Paoli. Lungo le pareti della navata sono site otto tele ovali (quattro per lato) raffiguranti episodi della Sacra famiglia, commissionati da alcuni confratelli nel 1813 e nel 1814. Gli stucchi, realizzati nel 1759, sono abbelliti da affreschi di Francesco Barile, eseguiti nel 1916.

L'altare maggiore, in marmi policromi, è stato realizzato nel 1784 da Gaspare Lamberti di Napoli su disegno del pittore Francesco Palumbo. Su di esso è sita la scultura lignea della Madonna della Provvidenza, eseguita dallo scultore cerretese Silvestro Jacobelli nel 1757. La Madonna è raffigurata con un dolce volto, a mezzo busto, con in braccio Gesù benedicente. Alla base dell'altare si possono vedere dei resti della pavimentazione in ceramica cerretese antica.

Nelle due nicchie a lato dell'altare maggiore sono site le statue lignee di San Vincenzo de' Paoli e dell'Immacolata.

Sugli altari laterali sono site due sculture lignee raffiguranti San Michele (XIX secolo) e San Rocco (1686).

Nella sacrestia sono site due tele settecentesche.

La cripta sepolturaModifica

 
Il primo ambiente della cripta sepoltura
 
Particolare delle sepolture a seggiola

L'uso di seppellire nelle chieseModifica

La tradizione giudaico - cristiana di inumare il cadavere, che San Paolo illumina con la fulgida fede della resurrezione del corpo, aveva portato alla formazione dei campi santi presso le chiese.

Durante le invasioni barbariche, per impedire la profanazione di essi, si diffuse l'uso di seppellire sotto o all'interno delle chiese.

L'uso si consolidò nel X secolo, quando l'arte romanico - gotica sviluppò la dimensione artistica e monumentale della sepoltura, come segno dell'importanza sociale delle famiglie signorili e delle varie corporazioni.

Solo nel 1804 con l'emanazione del Codice Civile, da parte di Napoleone, fu vietata la sepoltura all'interno delle chiese e nei centri abitati, favorendo la nascita degli attuali cimiteri.

Le Congreghe ed il procedimento di SepolturaModifica

Nella Cerreto Sannita del XVII-XVIII secolo, le Congreghe o confraternite (associazioni di laici e sacerdoti aventi scopi di fraternità, religione e di aiuto reciproco) rivestivano un ruolo importante perché possedevano numerose greggi di pecore utilizzate per produrre la lana e perché una parte importante del denaro utilizzato per la ricostruzione del paese, distrutto dal sisma del 5 giugno 1688, proveniva da esse.

Le maggiori confraternite erano tre:

  • Santa Maria di Costantinopoli, formata dai ricchi commercianti, dai dottori nella legge e dagli intellettuali, la più ricca; nel Seicento fondò il Monte di Pietà che all'indomani del terremoto del 5 giugno 1688 riuscì a prestare al conte Marzio Carafa 3.000 ducati (oggi sarebbero circa un milione di euro) per fronteggiare le spese più urgenti;
  • Sant'Antonio, costituita dal ceto medio;
  • San Rocco, la congrega del ceto povero.

A capo delle congreghe vi erano i Priori, coadiuvati da numerose altre cariche elette annualmente.

Malgrado le differenze sociali della popolazione, il processo di sepoltura era sempre lo stesso.

 
"Connole" (bare) esposte nel secondo ambiente

Il cadavere del confratello veniva posto in una bara d'apparato, detta volgarmente connolina (da connola = culla), che serviva solo per trasferirlo dalla casa alla chiesa. Dopo i funerali veniva portato nella sepoltura, formata da sedili in muratura addossati alle pareti.

Sul cadavere veniva gettata della calce viva che in poco tempo corrodeva i tessuti e le ossa venivano trasferite in uno dei due "ossari" della cripta.

Gli ambientiModifica

Nel primo ambiente c'è ciò che resta dell'altare della vecchia chiesa preesistente al terremoto del 5 giugno 1688.

Alle pareti sono addossati numerosi sedili tufacei e delle tavole dipinte con scene macabre, sulle quali veniva poggiata la salma del defunto durante il funerale.

Nel secondo ambiente vi sono altri sedili tufacei, la cesta con cui venivano raccolte le ossa e la vasca destinata a contenere la calce viva. Vi sono anche tre tipi di "connole" (bare).

Il terzo ambiente, originariamente deposito, a metà del XVIII secolo fu rifatto con degli esempi di sepoltura a letto.

Sono due i depositi colmi di ossa annessi alla cripta. Nel secondo ambiente della cripta vi è una finestra dove, armati di torce, è possibile avere una panoramica su uno dei due ossari.

NoteModifica

  1. ^ Ordinanza sindacale n. 21 del 29 gennaio 2014.
  2. ^ Pescitelli, p. 5.
  3. ^ Pescitelli, p. 9.
  4. ^ Pescitelli, p. 10.

BibliografiaModifica

  • Renato Pescitelli, La Chiesa di San Rocco in Cerreto Sannita, Cerreto Sannita, Comitato festa San Rocco, 2006.
  • Renato Pescitelli, Chiesa Telesina: luoghi di culto, di educazione e di assistenza nel XVI e XVII secolo, Auxiliatrix, 1977.
  • Volantino informativo stampato dal Comitato festa San Rocco nel 2008.

Voci correlateModifica

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