Discussione:D'Isernia

Sembra che tutti si dimentichino gli indizi che portano al cognome di Andrea d'Isernia. Esiste un libro antico del VII secolo d.C. "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", terzo volume, in "Della famiglia D'Isernia e Corvo", Napoli 1671, con l'autorizzazione de' superiori e indirizzato all’Illustrissimo & Eccellentissimo Signore Don Pietro Antonio; Raymondo Folch De Cardona olim D’Aragona. Questo libro parla di Andrea d'Isernia proprio per quanto riguarda la famiglia Corvo, inoltre riporta lo stesso stemma della famiglia Corvo. Pensare che il cognome di Andrea d'Isernia possa essere Corvo sia per il libro che per il blasone di famiglia non è per niente strano. La dimora di Andrea d'Isernia a Napoli dovrebbe essere proprio corrispondente ai palazzi nobiliari civico numero 220 e 228 (palazzi che si compenetrano uno nell'altro e che con molte probabilità nel medioevo erano un'unica proprietà appartenente ad Andrea d'Isernia poi passata ai discendenti della nobile casata di Pietro Corvo di Sulmona). Sul civico 228 si vede chiaramente il blasone della famiglia Corvo che non a caso è lo stesso della famiglia di Andrea d'Isernia, provenienti proprio dai territori di Molise (Isernia, Pietrabbondante) e Abruzzo (Sulmona, Atri, Ortona). Si potrebbe pensare che Andrea D'Isernia quindi fosse un giusrista o professionista del campo giuridico esattamente come lo erano i suoi avi, ossia gli antichi romani che governavano. Il cognome Corvo, Corvino e le varianti sarebbero tutti appartenenti ai discendenti e parenti di Valerio Publicola (fondatore della Repubblica di Roma). Corvo sarebbe il cognome scelto dal tribuno Marco Valerio Corvo, che secondo una legenda narrata da Tito Livo avrebbe sconfitto un uomo gallo dalle dimensioni gigantesche subito dopo che un corvo si appoggiò sul suo elmo, portanogli così fortuna. La famiglia sarebbe quindi stata esperta di diritto per molti secoli, in quanto discendente da famiglie romane appartenenti alla gens Valeria (gente che aveva ricoperto numerose volte la carica di conosle). Il cognome di Andrea di isernia, come suggeriscono gli indizi (il libro di Carlo de Lellis, il blasone di famiglia e il palazzo a Napoli) sarebbe Andrea Corvo (o Corvi e varianti del cognome).

D'Isernia non è un cognome, infatti era consuetudine a suo tempo associare al nome del giurista il luogo di provenienza

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D'Isernia non è il vero cognome della famiglia. Ho letto anche io le fonti citate e sono riportate bene le notizie. E' possibile che la famiglia abbia mantenuto il cognome di provenienza sotto gli Angiò e una volta cambiato il dominio abbiano ripreso il loro cognome, che secondo il libro è proprio Corvo. Infatti, non avrebbe senso usare lo stesso blasone se la famiglia non è la stessa.

D'Isernia è il luogo di provenienza, il cognome potrebbe essere Corvo.

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Il libro "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, (Napoli 1671) descrive e mostra una immagine dello stesso blasone della famiglia Corvo per la famiglia di Andrea D'Isernia, con tanto di cimiero con drago uscente. Anche io ho consultato il libro, scritto in italiano con metodi di stampa a caratteri mobili che vengono spesso modificati con simboli per evitare di uare troppe lettere e risparmiare sull'inchiostro. Come per gli editori del ventesimo secolo era importante diminuire il numero di pagine da stampare per le antiche tipografie era importante avere simboli e metodi per diminuire il numero di lettere da usare per comporre i testi. Nel testo citato si usa spesso la tilde su lettere che dovrebbero precedere una n, quindi si trovano parole private di una n ma con una tilde (è l'accento ondulato), naturalmente poiché gli spagnoli governavano in gran parte dell'Italia a Sud dello Stato Pontificio, si trovano neologismi presi dallo spagnolo (per esempio al posto di corvo nero si parla di corvo negro, negro non significa niente di più che nero in spagnolo). Questo libro sembra molto attendibile, considerato il fatto che è stato dedicato e indirizzato a parenti stretti dei sovrani: libro indirizzato all’Illustrissimo & Eccellentissimo Signore Don Pietro Antonio; Raymondo Folch De Cardona olim D’Aragona. Il libro sembra proprio una di quelle genealogie che usavano i sovrani per informarsi riguardo a personaggi e famiglie che dovevano incontrare prima di una riunione o raduno politico. Non potendo ricordare tutto su famiglie e personaggi, prima di un incontro si consultavano questi libri per capire quanto contassero le persone. Il libro descrive e mostra una immagine dello stesso blasone della famiglia Corvo per la famiglia di Andrea D'Isernia, con tanto di cimiero con drago uscente. Direi che un blasone è un documento ufficiale che attesta l'appartenenza a una famiglia o un clan ed era serveramente vietato usarlo in altre occasioni, praticamente era come essere millantatori. Questo libro ci dà un importante testimonianza sul cognome di Andrea D'Isernia e forse era stato ignorato anche nelle ricerche di Palumbo. Purtroppo l'Archivio di Napoli è stato bombardato durante la seconda guerra mondiale e si sono persi molti documenti. Questa genealogia che raccoglie molte informazioni da diverse fonti e che è stata redatta e pubblicata in tempi passati è importantissima. Non penso proprio che Carlo De Lellis avrebbe potuto inviare e dichirare cose false. Anche secondo me il vero cognome di Andrea D'Isernia era Corvo, tanto che avevano feudi anche in Molise (es. Pietrabbondante). Consultando altre fonti sembra che questa famiglia Corvo eistesse in Molise e Abruzzo da tempi immemorabili e si trova il cognome Corvo attribuito a un tribuno Marco Valerio Corvo, nelle battaglie contro i Sanniti descritte da Tito Livio in De Urbe Condita. Per ragioni logiche, chi poteva occuparsi di diritto e conoscere il latino meglio di quelle persone che discendevano dalla famiglie e dalle gens romane? Forse questa famiglia discende proprio da Marco Valerio Corvo, il pronipote di Valerio Publicola. Lo stesso blasone con cimiero con drago uscente è nel palazzo della famiglia Corvo di Sulmona, l'unica differenza è che a Sulmona il corvo è posato su un monte a tra calotte (tipica rapprezentazione italiana dei monti) perché indica i possedimenti montani (appunto Sulmona è in montagna).

L'arme descritta da Camillo Salerno e associata ad Andrea d'Isernia titolo onorifico di "monarca feudistarum"

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Andrea d'Isernia aveva ricevuto un titolo onorifico di "monarca feudistarum" ("re del diritto feudale"). Mi chiedo se sia possibile che questo appellativo abbia anche uno stemma.

"lo stesso Salerno riferisce, che l’arme della Famiglia de’ Rampinis, della quale era propriamente Andrea, erano un Compasso disteso, ne’ lati del quale, e di sopra, erano compartite tre rose, come egli stesso dice haverle vedute nella casa di esso Andrea".

Il compasso in araldica simboleggia la giustizia e le rose onore e merito riconosciuti. Questo stemma descritto da Camillo Salerno può simboleggiare l'appellativo onorifico di "monarca feudistarum" ("re del diritto feudale").

Stemma: corvo nero in campo d'oro

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Anche in Puglia sembra ci fosse una famiglia Corvo che usava questa arma araldica del corvo nero in campo d'oro. Nei pressi di Acquatetta, località tra Minervino e Spinazzola. Non si capisce se siano di origine normanna (anche perché si sono imparentati con molti normanni) o se siano di origine latina. Vicino Acquatetta c'è una località che si chiama Pantone, come il cognome di una famiglia che prese anche alcuni feudi della famiglia d'Isernia in Molise. Il figlio Landolfo di Andrea d'Isernia il vecchio, aveva alcuni discendenti che divennero feudatari di Montaquila in Molise e presero il cognome di Montaquila. Questo fa capire come si cambiasse spesso cognome. Sembra che i discendenti di un certo Alferio d'Isernia si siano dati come cognome D'alferi o qualcosa di simile. Alferio è un nome salernitano e Fabrizio Pinto nel suo diario su Salerno Assediata dai Francesi (di Enrico II di Guisa 1648 circa) ci dice che Andrea d'Isernia era nato a Salerno. Questo Alferio d'Isernia, con un nome tipico e quasi esclusivamente salernitano, sembra essere contamporaneo di Andrea d'Isernia e ebbe almeno tre figli di nome Nicola, Ruggero e Bernardo.

Sappiamo che Luigi di Taranto era chiamato anche Ludovico, ossia due nomi con lo stesso significato ma foneticamente e appetentemente diversi. Mi è capitato sentir parlare San Vincenzo anche come San Venanzio, quindi è un altro esempio di nome alternativo. Mi chiedo se Alferio non sia una sorta di sinonimo di Andrea. Possibile che Alferio d'Isernia sia lo stesso Andrea d'Isernia? Forse qualche Andrea d'Isernia era nato a Salerno (infatti il figlio Roberto d'Isernia ebbe un figlio che chiamò Andrea d'Insernia, così come fece anche Landolfo d'Isernia). Avere origine non significa necessariamente esserci nati. La tradizione dice che Sant'Alferio nacque nel 931 da famiglia salernitana e fondatore della Badia della SS. Trinità di Cava. Alferio è anche un nome di origine germanica e significa "colui che guida per nobiltà" oppure è da considerarsi come un alfiere, cioè colui che porta lo stendardo. E in uno dei feudi dei D'Isernia c'era proprio anche un Filippo Stendardo.

Alferio potrebbe essere la versione longobarda del nome Andrea? Il nome Alferio viene dal longobardo Adelferio o Adelferi. Andrea deriverebbe dal greco Andréas che significa "uomo, virile", "coraggioso", "forte", "indomito". Concettualmente non è diverso da "colui che guida per nobiltà", cioè Alferio. Carlo Borrello, nella lista dei baroni che contribuirono alle spese in Terra Santa parla anche di un Robertus fili Alferii. Questo è quanto legtto su "Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili, e prelatizie (nullius) del regno delle due Sicilie ... di Vincenzio D'Avino · 1848 a pagina 671" Andrea d'Isernia il vecchio (o senior) infatti aveva un primogenito che si chiamava proprio Roberto d'Isernia. Potrebbe anche essere che Andrea d'Isernia si chiamasse anche Alferio d'Isernia. Ha avuto più di una moglie, forse usava un nome con una moglie e un altro nome con l'altra. Può essere che i figli Nicola, Ruggero e Bernardo li abbia avuti con una moglie e gli altri con l'altra. Tutto può essere. Il cambio di cognomi nel XIII secolo era facile e frequente, erano gli anni in cui cominciavano a formarsi i cognomi e si cambiavano. Di solito si ripetevano i nomi o si alternavano tra una generazione e l'altra: Durante Alighieri aveva un cognome che ricordava quello del padre Alighiero e di tanti altri Alighiero che c'erano tra gli avi. Addirittura i nomi dei re e dei santi cambiavano: forse in passato davano più importanza al significato del nome che alla forma. Oggi nome e cognome sono quasi come dei codici univoci che non cambiano e permettono di identificare la persona.

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