La famiglia d'Isernia (e Corvo)[1][2][3][4], secondo alcune fonti[5] che si basano sulla prefazione alle "Consuetudines Neapolitanae" di Camillo Salerno, ebbe origine dalla famiglia de Rampinis d'Isernia.[5] Nel XVII secolo, lo storico e genealogista Carlo De Lellis aggrega la famiglia di Andrea d'Isernia a quella Corvo, attribuendogli lo stesso stemma e cimiero[6]. Successivamente, nel 1886, Luigi Palumbo pubblicò un testo dal titolo "Andrea d'Isernia: studio storico-giuridico" senza dare informazioni certe riguardo alla data di nascita della medesima famiglia di Andrea d'Isernia.[7] Sempre nel 1886, venne pubblicato un "Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti (Volume 1)"[8] di Giovanni Battista Di Crollalanza, dove la famiglia D'Isernia e Corvo vengono riconfermate come stessa famiglia di Napoli[9], così come scriveva anche il genealogista Carlo De Lellis.

D'Isernia e Corvo
D'oro al corvo fermo di nero; cimiero: drago uscente
Stato
Titoli
  • Re Del Diritto Feudale "Monarca Feudistarum" (titolo d'onore per Andrea d'Isernia)
  • Giureconsulti
  • Avvocati Fiscali
  • Regi Consiglieri
  • Giudici della Gran Corte
  • Maestri Rationali della Gran Corte
  • Luogotenenti del Gran Camerario
  • Baroni o Signori (feudatari)


altri titoli sconosciuti per gravi danni dovuti alla seconda guerra mondiale all'Archivio di Stato di Napoli

Origini del cognome

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Il cognome D'Isernia pare indichi l'origine del casato nella regione del Sannio (zona appenninica tra Molise, Campania orientale, Abruzzo del sud). Sembra che non risulti una data precisa per la nascita della famiglia D'Isernia, così apparentemente il capostipite sembrerebbe il famoso giurista Andrea d'Isernia che, secondo le informazioni riportate anche nei "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis, Parte Terza (Napoli 1671)", ribadendo quanto scritto da Camillo Salerno nella prefazione alle Consuetudini di Napoli si sarebbe originato dalla famiglia de Rampinis d'Isernia.[1]

«Fù Andrea qual egli era anche nobilmente ammogliato con Burlesca di Roccafoglia, con la quale frà gli altri procreò Roberto, che si cognominò ancor egli d’Isernia, lasciato l’antico cognome de Rampinis, divenendo così per l’avenire, per l’eccellenza d’Andrea proprio cognome della Famiglia, quello, ch’in esso Andrea né dinotava la sua Patria; & e anche fu sua figliola Giovanna, detta anch’ella Isernia, maritata à Pietro di Cornai di nobilissima famiglia Signor della Baronia di Foroli in Apruzzo, figlio di Roberto, e di Baccia di Sagro, dalli quali Pietro, e Giouana nacque quella Maria, che maritata ad Andrea Carafa, portò in questa famiglia la Baronia di Forli, che fino a’ giorni nostri si è mantenuta in essa.»[10] Citazione tratta da: "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, pagina 117, Napoli 1671. Va notato che questa citazione si basa sui racconti di Gio:Vinc. Ciarlante memor.historiche del Sanio lib. 4.c.24.f.278., così come riportato sulle note laterali del testo di C. De Lellis.

Nelle "Memorie Historiche del Sannio, libro quarto" di Giovanni Vincenzo Ciarlanti ci dice che Andrea si chiamava d'Isernia, perché era usanza dei famosissimi Legislatori del tempo cognominarsi col nome della patria di origine.[11] Poi Ciarlanti ci raccomanda di non confondere Andrea d'Isernia con Andrea Rampino (Rampinis nella versione latina), perché Andrea Rampino era il Maestro Razionale e Consigliere di Re Ludovico (cioè Luigi d'Angiò o Luigi di Taranto) e della Regina Giovanna I secondo il registro del 1352 (ossia quando il famoso Andrea d'Isernia era già morto nel 1316).[11]

«Vacando la Chiesa d'Isernia per morte di Pietro, il Capitolo elesse per Vescovo Corrado Rampino Canonico di quella a tempo che Nicola figliuolo d'Andrea d'Isernia Arciprete prima dignità stava assente per ritrovarsi nella Corte Romana. Et havendo Corrado acettata l'elezione, e confermata dall'Arciuescovo di Capua come Metropolitano, s'ingerì all'amministrazione di essa Chiesa. Il che inteso l'Arciprete Nicola ne prese disgusto si grande che m'applicò alla Sede Apostolica come non legitimamente fatta. Per lo che fu costretto Corrado a conferirsi di persona appo di quella e mentre attendeva per l'espeditione dopo essersi proceduto ad alcuni atti, il povero Eletto vi venne a morte. La onde il Papa vi mando per Vescovo fra Arrigo dell Ordine de Minori, e ne li spedì Bolla a 2 di Luglio 1330. in Avignone addotta dal Vadingo. Eran' costoro di due famiglie più potenti che fossero in Isernia per ricchezze e Baronie di più Castelli, e Feudi, e per uffici Regi, e perciò tra loro haveano qualche gara; sebene la famiglia d'Isernia di cui era Andrea Evangelista de feudi, che co'l nome della patria si cognominò ad usanza de gli altri famosissimi Leggisti, di gran lunga avanzò quella di Rampino per la sua eminente scienza, e singolar dottrina. Vanno alcuni confondendo ch'egli fosse di famiglia Rampino, per trovarsi Andrea di Rampino che parimente era Maestro Rationale e del Re Lodovico e Regina Giovanna I. come nel Regist del 1352. giudicando che fosse questo ma non è in conto alcuno, per essere quello morto nel 1316. come appare per più scritture del Reg. Archivio, della patria, & anche per questa che a lungo si adducono nella vita di lui per pruova di ciò.»[11]

Il francescano Angelus Clarenus (Angelo Clareno) contemporaneo di Andrea d'Insernia, nella "Historia septem tribulationum Ordinis minorum" parla di Andrea da Isernia chiamandolo «dominus Andreas de Sernio».[12][13] Dove Sernio sta per Isernia (Sèrnia in dialetto isernino, Aesernia in latino o Aisernio in osco). Oppure, sempre in altri scritti successivi viene chiamato messere Andrea da Sergni.[14][15] Non è un caso se l'albero genealogico della famiglia Corvo comincia con un membro chiamato Sernicola de Corvo[16] (dove per qualche modifica o errore dovuto alle trascrizioni antiche, secondo le quali nomi e cognomi venivano scritti e trascritti per assonanza rispetto alla lingua o al dialetto parlato), proprio a metà del XIV secolo quando l'11 Ottobre 1353 Andrea d'Isernia il Giovane veniva ucciso da Corrado de Gottis Tedesco[17] ed è plausibile che fosse proprio il padre di Nicola[18], ossia quel mercante che si stabilì a Sulmona[19][20]: il cognome Sernio si tramutò in Sernicola (talvolta trascritto Seniola[20], con la perdita di alcune lettere e indicazioni), per una unione di Sernio con Nicola o con l'abbreviazione del nome Nicola in Cola[21], forse dovuta a un errore di pronuncia e sovrapposizione di Sernio, Sergni[14][15] (scritto anche Serñi coi caratteri di stampa del passato o per un adattamento al castellano/spagnolo che pure si parlava nel Regno di Napoli). La trasformazione del precedente cognome fu facilitata dal fatto che Ser è l'abbreviazione di Messer (Signore) e posto davanti al nome Nicola camuffava il precedente cognome Sernio (d'Isernia).[14][15] Infatti, sappiamo che la famiglia Corvo di Sulmona si stabilì a Sulmona a metà del XIV secolo d.C. con un certo Sernicola de Corvo, dove il nome Sernicola può essere scomposto nel prefisso Serni-, con riferimento a Isernia, e nel suffisso -cola con significato ambivalente sia per Nicola che col significato «che abita» o con funzione aggettivale «che riguarda la coltura di qualcosa», secondo il modello di sostantivi latini come silvicŏla e agricŏla (composti col tema del verbo colĕre «abitare, coltivare»): Sernicola quindi avrebbe il significato ambivalente di «Messer Nicola de Corvo» (Ser Nicola de Corvo) che quello di «abitante di Isernia» (Serni-cola).[22]

Infatti, il genealogista Carlo de Lellis e Giovanni di Crollalanza[2][3] ci parlano di una famiglia d'Isernia che si chiama anche Corvo e viceversa. Nell'albero genealogico della famiglia Corvo[16] si incontra il nipote del capostipite che si chiamava Pietro[16], di questo troviamo il nome intero in un altro libro (dove si parla della successione dei feudi) come Pietro Giovanni Sernicolai Corvo.[23] Quindi a causa di una cacofonia nel pronunciare Ser Nicola Sernio de Corvo, oppure Ser Nicola de Serñi (pronunciato Sergni) e altre varianti dovute appunto alle varie pronunce locali e alle svariate trascrizioni, l'indicazione della provenienza dal Sannio oltre che a essere diventata anacronistica si perse. Nel cognome Corvo però rimane comunque il legame col Sannio per tutti i lettori di Tito Livio che conoscono la leggendaria storia di Marco Valerio Corvo[24] contenuta in ''Ab Urbe condita" libri VII, 26. Infatti il cognome d'Isernia, preso anche da alcuni discendenti del famoso giurista, non è detto che indichi necessariamente o soltanto il luogo di nascita tanto conteso tra vari autori (Salerno, Pinto), ma piuttosto quello di provenienza di tutta la famiglia e delle loro fortune ancestrali.[25][26][27][28][29][30][31][32] Non sarebbe quindi un caso se Sernicola de Corvo (noto anche come Seniola[20]), supposto come discendente di Andrea d'Isernia dal nome Nicola, si stabilì a Sulmona verso la metà del 1300, lungo la via degli Abruzzi che metteva in comunicazione le città di Firenze e Napoli, passando anche per Spoleto. Infatti, Sulmona diede i natali al poeta Publio Ovidio Nasone, che sappiamo essere amico di Marco Valerio Messalla Corvino e aderire all'omonimo circolo di letterati (e forse parente alla lontana, dato che Publio Valerio Publicola era il prozio del leggendario Marco Valerio Corvo e fratello di suo nonno): si tratterebbe di un ritorno a un luogo familiare. Mentre Spoleto, antica capitale Longobarda dell'omonimo ducato era anche un'altra dimora della famiglia Corvo[33][34][35][36][37], e ci suggerisce il motivo per il quale la stessa famiglia, anche detta d'Isernia, era esperta di Lex Longobarda[16][23]. Quindi il cognome d'Isernia potrebbe indicare un luogo di avita memoria, cioè il Sannio, dove Marco Valerio Corvo avrebbe detto "Corvo Adjuvante Vici" (in italiano: ho vinto con l'aiuto del Corvo).[28][29][30][24]

Origini della famiglia

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Bisogna ricordare che esistono notizie contrastanti riguardo al luogo di nascita del Grande Andrea d'Isernia[38] che: secondo Camillo Salerno nella sua prefazione alle "Consuetudines Neapolitanae" (del 1588) sarebbe nato ad Isernia dalla nobile famiglia de' Rampini (secondo delle lettere firmate e che a suo tempo erano conservate in un Monastero delle Monache a Isernia); mentre secondo quanto riportato dal Dottor Fabrizio Pinto nel libro "Salerno assediato da Francesi" (basato sul diario dell'assedio del 1648) Andrea sarebbe nato a Salerno[1].

«Si disse questo primiero Andrea d’Isernia della Patria, come era in costume de’ Letterati, e Giuriscosulti più famosi di quei tempi; e Camillo Salerno nella prefatione, che fè alle consuetudini di Napoli, volse, che questo Andrea fosse nato in Isernia della nobil famiglia de’ Rampini; e di ciò haverne ritrovato, e veduto molte scritture sottoscritte di propria mano di esso Andrea, nelle quali si cognominava de Rampinis, alcune delle quali se ne ritrovavano in un certo Monasterio di Monache in Isernia, e che un altro Instrumento haveva appresso di se Gio: Angelo Pisanello, quel così celebrato Dottore, & Avocato insigne de’ suoi tempi; e lo stesso Salerno riferisce, che l’arme della Famiglia de’ Rampinis, della quale era propriamente Andrea, erano un Compasso disteso, ne’ lati del quale, e di sopra, erano compartite tre rose, come egli stesso dice haverle vedute nella casa di esso Andrea, che ancor in piedi si conservava in Isernia, vicino alla Chiesa di S. Maria dell’Annuntiata; [...]»[39] Citazione tratta da: "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, pagina 116, Napoli 1671. Va notato che questa citazione si basa sulla prefazione alle Consuetud. Di Napoli di Camillo Salerno, così come riportato sulle note laterali del testo di C. De Lellis.

Sempre secondo Camillo Salerno, esisteva una casa di Andrea d'Isernia, presso la Chiesa di Santa Maria Annunziata di Isernia, dove si poteva osservare l'arma o stemma della famiglia Rampinis era un compasso disteso ai lati del quale e di sopra erano compartite tre rose[1]. ed erano originate dalla famiglia Rampini[4]. Inoltre de Lellis ci dà informazioni riguardo l'origine della famiglia Corvo di Napoli assimilandola sia a quella si Sulmona che a quella cognominata D'Isernia[1][2][3].

Con l'occasione della Famiglia d'Isernia, havendo trattato della famiglia Corbo[40], per l'opinione, che vi è, che sia questa, con quella dell'istesso sangue & ambedue dalla Famiglia de Rampinis originate; ...[4]

Isernia e Corvo usavano lo stesso stemma, ossia un corvo nero in campo d'oro (talvolta d'argento), con piccole varianti a seconda dei luoghi (a volte c'è un giglio rosso in capo al corvo oppure un monte a tre cime, sia all'italiana che alla francese). Quello che è certo, è che sul portale di un palazzo nobiliare appartenuto ai Corvo di via Duomo a Napoli, di fronte al lato della Chiesa di San Francesco d'Assisi (su progetto dall'architetto Filippo Botta), si può ammirare un blasone simile a quello usato in Molise dalla famiglia[41][42][43], arricchito con tre gigli sotto una trangla o fascia ridotta su cui è posato il Corvo (probabile concessione alla famiglia per i servizi resi alla Corona D'Angiò e, secondo alcune fonti, per l'appartenenza di alcuni figli di Andrea da Isernia alla famiglia della Corte Reale[44][45][46]): lo stemma risulta troncato da una trangla o fascia ridotta (incurvata a mo' di monte o colle) passante sulla partizione: nel primo al corvo sulla partizione, accompagnato in capo da tre stelle (6 punte); nel secondo a tre gigli ordinati.[47]

Alcuni rami della famiglia ripresero l'antico cognome già esistente dai tempi della Roma antica (Corvo è il cognome preso per l'avvenimento che Tito Livio narra tra le guerre del Sannio[24][27]), mentre altri mantennero il cognome che faceva riferimento al Sannio con le sue varianti Isernia (d'), Sernia, Sernio, Sergni.[12][13][14][15] Quindi andando avanti nel tempo alcuni discedenti usarno un cognome e altri l'altro. Così, come ricordano Carlo de Lellis[1] e poi Crollalanza[3], le due famiglie erano dallo stesso sangue. Ma come raccomanda il Ciarlanti, il Grande Andrea d'Isernia detto il vecchio non è da confondere con Andrea d'Isernia della famiglia Rampini.[11]

Componenti noti del casato

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  • Grande Andrea d'Isernia[38], detto il vecchio (1230 circa – Napoli, 5 luglio 1316)[1][48], era padre di almeno sei figli maschi[49]. Fu Avvocato fiscale, Giudice della Vicaria, Regio Consigliere, Maestro Razionale della Reg. Camera, Giudice di tutte le cause Genovesi.[48][50]
  • Finadella d'Isernia, sorella di Andrea d'Isernia il vecchio. Si maritò in Aversa.[51]

Figli del Grande Andrea d'Isernia

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  • Roberto d'Isernia ( ? - 1315), figlio primogenito[49] del Grande Andrea d'Isernia[38] e di Burlesca di Roccafoglia[1] (detta anche Borlasca, Berlesca). Morì nei giorni successivi al 3 Agosto 1315, cioè dopo la battaglia di Montecatino (Toscana), in favore del comune di Fiorenza (Firenze) attaccato da Uguaccione Faggiuola e i suoi Gibellini (ghibellini).[1] Fu marito di Giacoma di Ceccano.[52]
  • Filippo d'Isernia, probabile secondogenito di Andrea d'Isernia il vecchio secondo il Ciarlanti.[51] Fu famoso legistlatore e professore della cattedra di Diritto Civile della Regia Università di Napoli; nel 1308 fu nominato Regio Consigliere da Re Roberto; diventò Avoocato del Regio Fisco nel 1320 e Avvocato dei Poveri nel 1321. Ebbe come ricompensa terre e feudi per i provvedimenti igienici ed annonari adottati nella città di Bojano dopo il terremoto del 1308.[53]
  • Matteo d'Isernia, probabile terzogenito di Andrea d'Isernia il vecchio secondo il Ciarlanti.[51] Chiamato anche Fra Matteo, fu Cavaliere dell'Ordine dei Templari (di cui era precettore a Capua) come Priore nell'Orfine degli Ospedalensi (grado immediatamente successivo a quello di Gran Maestro).[53]
  • Nicola d'Isernia, figlio di Andrea d'Isernia il vecchio. Era un Abate (secondo un diploma del 9 settembre 1328).[51] Nel 1330 risulta essere Arciprete (Abate) della Chiesa Cattedrale d'Isernia (dopo la morte del Vescovo Pietro, succedette Vescovo Corrado Rampino e Nicola andò a Roma).[53]
  • Cicco d'Isernia, probabile quintogenito di Andrea d'Isernia il vecchio secondo il Ciarlanti.[51] Era familiare della Regia Corte e nel 1343 fu mandato come Ambasciatore presso il Papa.[53]
  • Tommaso d'Isernia, figlio di Andrea d'Isernia il vecchio e appartenente alla famiglia reale di Re Roberto (dal 1318). Era feudatario in Terra di Lavoro.[51][53]
  • Landolfo d'Isernia, figlio di Andrea d'Insernia il vecchio e marito di Adelina di Pietra Valda. Fu milite (il 20 luglio 1325 risultava già morto).[51] Fu Consigliere di Giovanna I e suo marito Luigi (o Ludovico); ebbe in dono il castello di Macchia (vicino Isernia).[53]
  • Letizia, figlia di Andrea d'Isernia il vecchio. Fu moglie del milite Francesco di Montagano, al quale portò in dote 200 once ,il castello e il casale di Pescolanciano nel contado di Molise.[51]
  • Giovanna, figlia di Andrea d'Isernia il vecchio. Fu moglie di Pietro Cornai (o Roberto Cornay) Signore di Fuoroli.[18][51]

Nipoti e successivi discendenti del Grande Andrea d'Isernia

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  • Andrea d'Isernia di Roberto o anche il giovane ( ? - Napoli, 11 Ottobre 1353), figlio di Roberto d'Isernia e Tomasa di Sangro (figlia di Odorisio di Sangro e Beatrice d'Aquino). Fu Regio Consigliere e Luogotenente della Camera; venne ucciso da Corrado de Gottis Tedesco in data 11 Ottobre 1353.[1]
  • Andrea d'Isernia di Landolfo, figlio di Landolfo d'Isernia.[51]
  • Nicola d'Isernia (primogenito di un Andrea d'Isernia[54]), succedette al dominio dei castelli e feudi del padre (come da registri del 1333, 1343) e fu anche ornato di uffici pubblici.[18]
  • Ruggieri d'Isernia o Ruggero (figlio di un Andrea d'Isernia[54]), marito di Maria di Cornai (sorella di Pietro di Cornai, quest'ultimo sposato con Giovanna d'Isernia).[18]
  • Bernardo d'Isernia (figlio di un Andrea d'Isernia[54]), consigliere della regina Giovanna I (e suo familiare). Fu mandato in Sicilia come Ambasciatore in compagnia di Landolfo Caracciolo Arcivescovo di Amalfi e Alessandro Brancaccio (pace del 1347).[18]
  • Catarina d'Isernia (probabile figlia di Ruggeri d'Isernia), sorella di Bella d'Isernia e moglie di Guglielmo di Roccafoglia (barone di Rocca, anno 1391).[18]
  • Bella d'Isernia (probabile figlia di Ruggeri d'Isernia), sorella di Caterina d'Isernia e moglie di Giovanni Roccafoglia (barone di Rocca, anno 1391).[18]
  • Antonio d'Isernia, risulta Giudice della Gran Corte nel 1436.[1]
  1. ^ a b c d e f g h i j k "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, "Della Famiglia D'Isernia e Corvo" da pagina 115 a pagina 120, Napoli 1671.
  2. ^ a b c Archivio biografico italiano (ABI II) : cumulativo di 124 repertori biografici fra i più importanti a partire dalla fine del sec. XIX sino alla metà del sec. XX. Nuova serie · Volume 3 - anno 1992, 1992, p. 789.
  3. ^ a b c d Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti - Volume 1 - autore Giovanni Battista di Crollalanza · anno 1886, p. 526.
  4. ^ a b c Citazione tratta da: "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, pagina 121, Napoli anno 1671., p. 121.
  5. ^ a b Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis, Parte Terza, Napoli 1671, Libro indirizzato: all’Illustrissimo & Eccellentissimo Signore Don Pietro Antonio; Raymondo Folch De Cardona olim D’Aragona. Vedere a pagina 116 «Si disse questo primiero Andrea d’Isernia della Patria, come era in costume de’ Letterati, e Giuriscosulti più famosi di quei tempi; e Camillo Salerno nella prefatione, che fè alle consuetudini di Napoli, volse, che questo Andrea fosse nato in Isernia della nobil famiglia de’ Rampini; e di ciò haverne ritrovato, e veduto molte scritture sottoscritte di propria mano di esso Andrea, nelle quali si cognominava de Rampinis» e poi vedere a pagina 118 «[...] Famiglia Rampinis della Città d’Isernia, della qual famiglia detto habbiamo, che ancor s’originò la famiglia d’Isernia, propagata da quel tanto famoso Giurisconsulto Andrea [...]»
  6. ^ Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli (3 volumi), Napoli, 1654, 1663 e 1671., vol. 3, p. 115.
  7. ^ "Andrea d'Isernia: studio storico-giuridico", Palumbo Luigi, Tipografia e stereotipia della Regia Universita, 1886 Napoli
  8. ^ "Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti" Volume 1, Di Giovanni Battista di Crollalanza, anno 1886 (pagina 526).
  9. ^ Archivio biografico italiano - Volume 3 - anno 1987 (pagina 791): "Isernia di Napoli d' - anche Corvo - famiglia, Di Crollalanza F 539, 267".
  10. ^ "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, pagina 117, Napoli 1671. Va notato che questa citazione si basa sui racconti di Gio:Vinc. Ciarlante memor.historiche del Sanio lib. 4.c.24.f.278., così come riportato sulle note laterali del testo di C. De Lellis
  11. ^ a b c d Memorie Historiche del Sannio, libro IV (4) di Giovanni Vincenzo Ciarlanti, anno 1644, vol. 4, 1644, p. 388.
    «Vacando la Chiesa d'Isernia per morte di Pietro, il Capitolo elesse per Vescovo Corrado Rampino Canonico di quella a tempo che Nicola figliuolo d'Andrea d'Isernia Arciprete prima dignità stava assente per ritrovarsi nella Corte Romana. Et havendo Corrado acettata l'elezione, e confermata dall'Arciuescovo di Capua come Metropolitano, s'ingerì all'amministrazione di essa Chiesa. Il che inteso l'Arciprete Nicola ne prese disgusto si grande che m'applicò alla Sede Apostolica come non legitimamente fatta. Per lo che fu costretto Corrado a conferirsi di persona appo di quella e mentre attendeva per l'espeditione dopo essersi proceduto ad alcuni atti, il povero Eletto vi venne a morte. La onde il Papa vi mando per Vescovo fra Arrigo dell Ordine de Minori, e ne li spedì Bolla a 2 di Luglio 1330. in Avignone addotta dal Vadingo. Eran' costoro di due famiglie più potenti che fossero in Isernia per ricchezze e Baronie di più Castelli, e Feudi, e per uffici Regi, e perciò tra loro haveano qualche gara; sebene la famiglia d'Isernia di cui era Andrea Evangelista de feudi, che co'l nome della patria si cognominò ad usanza de gli altri famosissimi Leggisti, di gran lunga avanzò quella di Rampino per la sua eminente scienza, e singolar dottrina. Vanno alcuni confondendo ch'egli fosse di famiglia Rampino, per trovarsi Andrea di Rampino che parimente era Maestro Rationale e del Re Lodovico e Regina Giovanna I. come nel Regist del 1352. giudicando che fosse questo ma non è in conto alcuno, per essere quello morto nel 1316. come appare per più scritture del Reg. Archivio, della patria, & anche per questa che a lungo si adducono nella vita di lui per pruova di ciò.»
  12. ^ a b "Historia septem tribulationum Ordinis minorum" di Angelus (Clarenus), Orietta Rossini · anno 1999, pagina 245.
  13. ^ a b "Andrea d’Isernia giurista dei Re angioini di Napoli, capitolo 3. Andrea d’Isernia e i fraticelli di Clareno" di Giancarlo Vallone., su mpa.univ-st-etienne.fr. URL consultato il 20 giugno 2024.
  14. ^ a b c d Didaskaleion, Volume 10, anno 1931, pagina 200.
  15. ^ a b c d "Didaskaleion" studi di letteratura e storia cristiana antica, anno 1969, pagina 200.
  16. ^ a b c d Giornale araldico-genealogico-diplomatico, anno 1881, pagina 70.
  17. ^ ANDREA d'Isernia, il Giovane, su treccani.it.
  18. ^ a b c d e f g Memorie Historiche del Sannio, libro IV (4) di Giovanni Vincenzo Ciarlanti, anno 1644, vol. 4, 1644, p. 388..
  19. ^ Famiglia Tabassi, dalle origini ai giorni nostri, su giovannitabassi.it.
  20. ^ a b c Famiglia Corvi, su nobili-napoletani.it.
    «Un ramo della famiglia si stabilì a Sulmona verso la metà del XIV secolo con Seniola de Corvo, ricco mercante.»
  21. ^ Per esempio, a Napoli l'avvocato, giurista, poeta e drammaturgo Nicola Corvo (che visse tra la fine del 1600 e la prima metà del 1700) veniva proprio chiamato Cola Corvo. Spesso confuso con l'amico e collega Cola Capasso (Nicolò Capasso). Quindi questi sono esempi di abbreviazioni dei nomi Nicola e Nicolò in Cola.
  22. ^ Vocabolario on line: -colo (composti col tema del verbo colĕre «abitare, coltivare»), su treccani.it.
  23. ^ a b "Per lo signor duca di S. Martino d. Michele Ronchi contra d. Luigi Ronchi. Commessario per ispezial delegazione del re l'illustre signor marchese caporuota d. Ippolito Porcinari ... [autori Giacinto Troysi, Felice Parrilli] , pagina 46.
  24. ^ a b c Tito Livio, Ab Urbe condita" libri VII, 26.
  25. ^ "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, "Della Famiglia D'Isernia e Corvo", Napoli, anno 1671. Vedere: "Della famiglia d'Isernia e Corvo" e "Della Famiglia Corbino o Corvino" (da pagina 115 a pagina 125).
  26. ^ Vincenzo Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia: ossia, Raccolta araldica pagina 159 (TXT), Visconti & Huber, 1875.
    «Antica e nobile famiglia romana derivata da Valerio console romano; il quale mentre combatteva con un cavaliere gallo un corvo gli scese sul cimiero, un occhio cavandogli col becco; lo che fu al Valerio di gran vantaggio per la vittoria che riportò sul suo avversario: di là il cognome»
  27. ^ a b Decimus Junius Juvenalis, D. Junii Juvenalis Satirae pagina 1090, J. Antonelli, 1839.
    «Corvino: antichissima fu la famiglia Corvinia cognominata dal corvo, che difese Valerio Corvino, mentre combatteva contro un feroce soldato dell'armata gallica»
  28. ^ a b Vittorio Angius, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli ..., Volume 5 pagina 468, G. Maspero, 1839.
    «[...] illustre famiglia dei Corvini della stirpe nobilissima di Valerio Publicola; alla quale famiglia Corvina diede principio un pronipote del Publicola, che, come pretende Tito Livio, combattendo contro un Gallo, fu meravigliosamente aiutato da un corvo»
  29. ^ a b Memorie di religione, di morale e di letteratura pagina 275, 1834.
    «Il primo Messalla era della famiglia dei Corvini, per fede di Seneca (da brev. vit. i3): Corvinus primus Messanam vicit, et primus ex familia Valeriorum Messoria appellatus est: e d'altra parte attesta Dionisio (Mai. Script. Vat. T. II, p. 496) che M. Valerio, il quale per l'ostento del corvo si appellò Corvino, traeva l'origine da Valerio Publicola, uno dei liberatori di Roma»
  30. ^ a b Magda Jászay, Incontri e scontri nella storia dei rapporti italo-ungheresi pagina 170, Rubbettino Editore, 2003.
    «Il primo a portare il soprannome di Corvino fosse il console Marco Valerio, per ricordare che nella lotta contro i galli fu aiutato da un corvo»
  31. ^ "Prose d'arte", di Basilio Magni, Roma 1875. pagina 30 e 31
  32. ^ "Il Buonarroti - scritti sopra le arti e le lettere", Volume Ottavo, di Benvenuto Gasparoni, Roma 1873. pagine 66, 67
  33. ^ Storia del comune di Spoleto dal secolo XII al XVII seguita da alcune memorie dei tempi posteriori · Volume 1 Di Achille Sansi · 1879, p. 273.
    «... Corvi , di cui era rimasta erede una sua figliuola per nome Francesca monaca di quel luogo ( Bracc . Com . fogl . 81. ) Da alcuni riscontri storici si vede che per più anni seguita- rono null'ostante ad esser dette le monache di S ...»
  34. ^ Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria Volume 83 Di Deputazione di storia patria per l'Umbria · 1986.
  35. ^ Ottocento e oltre, scritti in onore di Raoul Meloncelli, 1993.
  36. ^ Tuscania e i suoi monumenti opera (postuma) dell'avv Di Secondiano Campanari · 1856 (vedere le voci "de Corvis").
  37. ^ Nuova rivista musicale italiana Volume 28, Numeri 3-4 1994.
  38. ^ a b c L'aggettivo Grande è attribuito ad Andrea d'Isernia per distinguerlo da suo nipote, omonimo del nonno e figlio di Roberto d'Isernia. Per maggiori dettagli si consiglia di vedere i "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Volume 3, "Della Famiglia D'Isernia e Corvo"
  39. ^ Citazione tratta da: "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, pagina 116, Napoli 1671. Va notato che questa citazione si basa sulla prefazione alle Consuetud. Di Napoli di Camillo Salerno, così come riportato sulle note laterali del testo di C. De Lellis.
  40. ^ Il cognome Corvo è talvolta indicato come Corbo o Corbis. La variazione tra b e v potrebbe essere dovuta alla dominazione aragonese e/o spagnola: la lettera b e v suonano molto simili nella lingua spagnola. Nelle "Memorie Storiche Degli Uomini Illustri Della Città Di Solmona", (di Ignazio Di Pietro, anno 1806, Stamperia Grossiana) si riportano entrambe le forme del cognome. Vedi pagina pagina 102 Esistono alcune famiglie cognominate Corbo che non c'entrano niente con i Corvo/Corvi: alcuni cognomi sono formalmente uguali ma hanno derivazione diversa: alcuni cognomi Corbo derivano dal soprannome di mestieri legati al termine corba, "cesta o canestro".
  41. ^ "Elenco delle famiglie Nobili del Molise e stemmario illustrato da Michele Tota di Altamura", voce Corvo (di Pietrabbondante).
  42. ^ Franco VALENTE, grafica a cura di Laura Potito, Antichi stemmi feudali nel Molise (poster).
  43. ^ Stemma della Famiglia Corvo, su cognomix.it.
    «Famiglia Corvo (MOL) (Pietrabbondante) di argento al corvo posato di nero, col capo d'azzurro a tre stelle d'oro»
  44. ^ Atti dell'Accademia di scienze morali e politiche - Volume 21 anno 1887- Pagina 90, 91, 92.
  45. ^ Biografie e Ritratti degli Uomini Illustri della Provincia di Molise (volume primo), opera compilata dall'avvocato Pasquale Albino. Anno 1864. Pagine 16 e 17..
  46. ^ Memorie Historiche del Sannio, libro IV (4) di Giovanni Vincenzo Ciarlanti, anno 1644, vol. 4, 1644, p. 388..
  47. ^ Scalpellino sconosciuto, Blasone della famiglia Corvo di Napoli sul portale del civico 228, via Duomo, Napoli, Italia, in Documento lapideo in situ (documento d'archeologia e architettura), Probabile rifacimento facciata XIX (1800) secolo, su commissione di Francesco Corvo e famiglia.
  48. ^ a b Memorie Historiche del Sannio, libro IV (4) di Giovanni Vincenzo Ciarlanti, anno 1644, vol. 4, 1644, p. 378.
  49. ^ a b Memorie Historiche del Sannio, libro IV (4) di Giovanni Vincenzo Ciarlanti, anno 1644, vol. 4, 1644, p. 373.
  50. ^
    «Il fatto che sia stato Giudice di tutte le cause Genovesi è impostrantissimo nella ricerca del suo vero cognome. Questa informazione ci dà indicazione che negli archivi di Genova potrebbero esserci ulteriori informazioni.»
  51. ^ a b c d e f g h i j Atti dell'Accademia di scienze morali e politiche - Volume 21 anno 1887- Pagina 90, 91, 92.
  52. ^ Atti dell'Accademia di scienze morali e politiche - Volume 21 anno 1887 - Pagina 90.
  53. ^ a b c d e f Biografie e Ritratti degli Uomini Illustri della Provincia di Molise (volume primo), opera compilata dall'avvocato Pasquale Albino. Anno 1864. Pagine 16 e 17..
  54. ^ a b c Non è noto se sia figlio di Andrea d'Isernia di Roberto oppure se sia il figlio di Andrea d'Isernia di Landolfo, ne tantomeno se si tratti del figlio di Andrea d'Isernia il vecchio. Sappiamo solo che era figlio di uno dei tanti Andrea d'Isernia.

Bibliografia

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Voci correlate

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