Discussione:HMS Hermione (74)
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L’AFFONDAMENTO DELL’INCROCIATORE BRITANNICO “HERMIONE”"
L'"Hermione", al comando del capitano di vascello Geoffrey Nigel Oliver, partì da Alessandria con altre unità della 15a Divisione Incrociatori per partecipare alla scorta del convoglio M.W. 11, diretto a Malta, costituito da undici navi mercantili e da ben quarantotto navi di scorta. Complessivamente vi erano nella scorta otto incrociatori (“Cleopatra”, “Dido”, “Euryalus”, "Hermione", “Arethusa”, “Newcastle”, “Birmingham”, “Coventry”), ventisei cacciatorpediniere e dieci unità minori. L’operazione, che ebbe in codice il nome di “Vigorous”, fu poderosamente e decisamente contrastata dalla flotta italiana, salpata da Taranto con le due moderne corazzate “Littorio” e “Vittorio Veneto”, i quattro incrociatori “Gorizia”, “Trento”, “Garibaldi” e “Aosta” e dodici cacciatorpediniere. Per evitare di essere intercettato, il complesso navale britannico, che stava subendo forti attacchi da parte dell’aviazione dell’Asse, durante la giornata del 14 giugno 1942 si mantenne ad incrociare in una zona tra le coste di Creta e quelle della Cirenaica; e questo, in attesa dei risultati degli attacchi aerei della RAF che si stavano sviluppando nel basso Ionio contro le navi italiane, e che nella giornata del 15 furono particolarmente efficaci; soprattutto gli aerosiluranti, perché riuscirono ad immobilizzare, con i Beaufort del 217° Squadron, l’incrociatore “Trento” – poi finito dal sommergibile “Umbra” – e a danneggiare con i Wellington del 38° Squadron, la corazzata “Littorio”, che fu anche colpita da una bomba sganciata da una formazione di otto velivoli B. 24 statunitensi del distaccamento HALPRO. Nel corso della notte, il sommergibile tedesco “U 77” attacco senza esito il cacciatorpediniere "Pakenham", mentre le motosiluranti germaniche “S 55” e “S 56” colarono a picco il cacciatorpediniere “Hasty” e danneggiarono gravemente il “Newcastle”, nave ammiraglia della 4a Divisione Incrociatori. Sempre nel corso della giornata del 15 giugno, mentre le navi britanniche dirigevano per rientrare alla base, in quanto la flotta italiana, nonostante le perdite subite, appariva seriamente intenzionata a prendere contatto, gli attacchi aerei e navali dell’Asse si fecero più insistenti, e le perdite fra le unità di scorta del convoglio, che nella giornata precedente erano state limitate all’affondamento dei piroscafi “Aagtekirk” e “Potaro” per opera dei bombardieri tedeschi, continuarono a svilupparsi con ritmo impressionante. Dapprima gli Ju. 87 del III./St.G.3 danneggiarono l’incrociatore Birmingham . Poi il cacciatorpediniere australiano “Nestor” fu affondato nel pomeriggio da una formazione di otto bombardieri in quota italiani Cant Z. 1007 bis del 35° Stormo, mentre gli Ju 87 tedeschi del II./St.G.3 (capitano Kurt Kuhlmey) determinarono il danneggiamento dell’incrociatore “Arethusa”, e l’affondamento del cacciatorpediniere “Airedale”. Infine, alle ore 01.27 del 16 giugno, mentre il complesso navale britannico si trovava a nord di Sollum, a metà strada fra l’estremità orientale di Creta e la costa egiziana, l’”Hermione” venne colpito sul fianco destro da due siluri lanciati dal sommergibile tedesco “U-205” (tenente di vascello Franz George Reschke). Con i locali macchine e caldaie e un adiacente deposito allagati, e venuta a mancare la corrente, l’incrociatore cominciò a sbandare raggiungendo subito i 22 gradi, dopo di ché fu ordinato l’abbandono nave, che affondò in venti minuti, in lat. 33°20’N, long. 26°10’E, con la perdita di ottantotto uomini. I 440 superstiti, preso posto su battellini di salvataggio Carley, furono raccolti dai cacciatorpediniere di scorta “Exmoor”, “Beaufort” e “Aldenham”.
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Mi permetto, senza alcuna presunzione, di consigliare ai moderatori di WIKIPEDIA una migliore scelta negli autori della bibliografia di questa Enciclopedia, per renderne ancora più valida l’importanza, che è già notevole. A similitudine di quanto viene fatto nei paesi anglosassoni, occorrerebbe citare meno giornalisti scopiazzatori, sebbene famosi, e più storici italiani specializzati. Di questi ultimi ce ne sono molti. Avendo dedicato parecchi anni del loro tempo all’approfondimento degli avvenimenti storici, facendo ricerche di Archivio, e non basandosi soltanto sulle più svariate pubblicazioni nazionali e straniere, più meno precise, essi andrebbero valorizzati come meritano.
Francesco Mattesini
Roma, 31 maggio 2012
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