Discussione:Janna

Ultimo commento: 4 anni fa, lasciato da InternetArchiveBot in merito all'argomento Collegamenti esterni modificati

Non sono favole popolari, le urì esistono in varie mitologie mediorientali talvolta dette Hur (yezidi) sono spiriti a cui l'anima si unisce nell'aldilà.

παράδεισος modifica

Un altro termine, di derivazione persiana, che dà origine alla parola italiana, è Firdaws (antico iranico pairi-daëza, Farsi فردوس), da cui discende la parola greca parádeisos (Greco παράδεισος[2]), il cui significato è sempre quello di "luogo recintato, giardino".

Dal che la parola greca παράδεισος usata da Senofonte discende da firdaws? Tocca avvertire Chantraine (p.857! verifica) e quelli della iranica...(verifica!) Cloj...? Forse intendi che sia firdaws che παράδεισος "discendono" dal medio iranico (ricostruito, sostiene Chantraine, in *pardez)... forse intendevi questo, ma come hai scritto io capisco che intendi sostenere che παράδεισος discende da firdaws... la f al posto della p non è per influenza araba? che c'entrano gli arabi con Senofonte? Correggitemi se sbaglio... :) --Xinstalker (msg) 18:04, 5 mag 2015 (CEST)Rispondi

Hai ragione. Il termine greco, come quello medio-persiano, deriva dall'antico iranico. Cosa del tutto naturale, viste le tante acquisizioni greche di provenienza iranica. E non solo perché la Ionia era una satrapia persiana. Procedi pure alla correzione. Grazie.--Cloj 22:39, 5 mag 2015 (CEST)Rispondi

Provo a riassumere quello che ho capito:

  • Abbiamo un testimone in avestico: pairidaēza (Avestā, Yu(va)tdēvdāt (anche Vidēvdāt o Vendidad), 3, 18-19 e 5,49;
  • Abbiamo, a memoria un paio, in accadico, pardēsu, ma sappiamo dall'Assyrian Dictionary che è certamente un prestito dall'iranico;
  • Abbiamo diversi testimoni in greco, παράδεισος parádeisos a partire almeno da Senofonte.
  • ora l'arabo فِرْدَوْس (firdaws) mi sembra correlato al persiano پردیس (pardīs) derivando, verosimilmente, del medio persiano/iranico ricostruito *pardez, sostiene infatti Chantraine:

παράδεισος et. «Emprunt iranien; l'avestique pairi-daēza m. "enceinte" (= grec *περιτοιχος») le grec est pris à un iranien moyen *pardēz d'où persan pālēz "jardin"; cf. [...]»

  • Ho visto che in giro lo fanno derivare dal ricostruito antico persiano, e così ho fatto in paradiso, ma io lo farei passare dal ricostruito medio, come Chantraine. L'importante è non far passare il greco di Senofonte dal persiano adattato in arabo, da qui quella mia cancellazione. Che dici?--Xinstalker (msg) 09:46, 6 mag 2015 (CEST)Rispondi

Ho visto che hai tagliato la testa al toro e lo fai derivare direttamente dall'avestico... Può essere una soluzione (è quella seguita dall'italianista Nocentini...). Un caro saluto, --Xinstalker (msg) 10:20, 6 mag 2015 (CEST)Rispondi

Ben prima di lui da Arthur Jeffery, se è per questo. --Cloj 14:40, 6 mag 2015 (CEST)Rispondi

paradiso aperto a tutte le religioni modifica

Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 89.202.231.191 (discussioni · contributi).
«I musulmani credono che sia solo Dio, nella Sua insondabile e insindacabile Volontà, a determinare l'ingresso nel Paradiso degli uomini, fossero anche appartenenti ad altre religioni. Per la sua Onnipotenza, è solo per Sua grazia che il pio musulmano spererà quindi di esserne ricompensato alla fine dei suoi giorni terreni, il cui termine è fissato da Dio.»...siamo sicuri???

la nozione di grazia è così tipica della religione islamica? L'appellativo più frequente degli islamici rivolto ad Allah è il «compassionevole e il misericordioso» e «gloria a Lui l'Altissimo», ma Allah è anche giudice giusto, e infallibile perchè onnisciente. Allah può ammettere chiunque al paradiso perchè è onnipotente, ma l'islamico che da solo vive una vita retta ha la certezza, e non la mera speranza, di entrare nel Janna.
Viceversa non sarei così nemmeno tanto sicuro di un'apertura della salvezza islamica a tutte le religioni. La questione è spinosa se si pensa che il cristianesimo è giunto ad una definitiva posizione di apertura solamente coi deliberati del Concilio Vaticano II, dopo 2000 di storia teologica; e se si pensa che l'islam non è orientato da un'autorità dottrinale indiscutibile come il papa cattolico o i capi delle chiese protestanti..Le religioni monoteiste (islam, cristianesimo, ebraismo) si caratterizzano per non essere limitate ai confini di una nazione ma aperte a tutti i popoli tanto da diventare mondiali; ma ciò non vuol dire per niente che siano aperte anche alle altre fedi, cioè che la fede sìa indifferente e la salvezza avvenga solo per opere, come qui si sta dicendo. Il Corano riserva qualche speciale attenzione a cristiani ed ebrei che credono nell'antico (e i cristiani nel Nuovo Testamento biblico), sacri anche agli islamici ma pur con forti critiche perchè queste religioni rigettano la suprema rivelazione del Corano.

Rispondo alla prima domanda. Della totale onnipotenza di Dio parlano tutti i teologi musulmani, nessuno escluso. Per chi non conosca l'arabo, basterà comunque leggere il libro di Louis Gardet e Padre M. M. Anawati (Introduction à la théologie musulmane, Parigi, Librairie Philosophique J. Vrin, 1981).
Altrettanto dicasi per il secondo quesito. Il musulmano (il termine "islamico" lasciamolo alla cattiva stampa) non ha alcuna certezza e deve quindi accontentarsi umilmente di "cercar rifugio" nella "clemenza" e "misericordia di Dio", nella ragionevole speranza che Dio rimeriterà i buoni e punirà i cattivi. Per quanto tempo non è dato sapere con certezza.
Idem per la non eternità della pena. Per questo tema ti consiglio caldamente la lettura di Daniel Gimaret (La doctrine d'Ashʿarī, Parigi, CERF, 1990).
Sulle tue considerazioni circa la "maturità" cristiana sul tema della Grazia e sulla inadeguatezza islamica non posso dir nulla di oggettivo. Le tue osservazioni sono troppo personali e richiederebbero un libro almeno per risponderti.
Infine. Ricordati di firmare, foss'anche col solo tuo IP. Ciao.--Cloj 14:24, 29 giu 2016 (CEST)Rispondi

Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 89.202.231.191 (discussioni · contributi).:il mio intervento era spinto dalla considerazione che una simile impostazione porta per forza al fanatismo.la principale paura del credente è l'angoscia della morte e della dannazione che si elimina con la certezza, non con una ragionevole speranza di salvarsi l'anima dopo un tempo non noto...si finisce così che solo dando il massimo, con il sacrificio estremo di dare la propria vita, si ha la massima probabilità di salvarsi: se Allah non salva subito nemmeno chi muore nel Suo nome, allora nessuno si salva. Ma tale sembra essere la dottrina, ed è corretto che la voce la riporti così come'è..grazie.marco

Grazie a te. Il pensiero teologico islamico può piacere o no, ma non è ovviamente nostro compito dare giudizi ma esporre col massimo della correttezza la dottrina, così come si è sviluppata. --Cloj 10:49, 30 giu 2016 (CEST)Rispondi

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