Discussione:Scienze sociali

Ultimo commento: 10 anni fa, lasciato da 109.53.225.185 in merito all'argomento Scienze umanistiche, Scienze umane e Discipline umanistiche

"legge" non è una scienza, e tanto meno una scienza sociale, provvedo a cancellare


Rivedere modifica

ho invitato Pequod e Exephyo a rivedere con me questa voce francamente penosa. L'occasione è intellettualmente molto ghiotta come tutto ciò che nasce da Dilthey... sì proprio da lui, anche se il primo uso dell'espressione 'scienze sociali' (al plurale, quindi non nell'accezione di stampo 'positivista' al singolare) la dobbiamo a Durkheim, Simmel e Weber.

In tal senso una provocazione intellettuale, sempre per iniziare: il comitato scientifico della Garzanti non ha predisposto una voce "scienze sociali" nella sua piccola ma dotta enciclopedia che si occupa di filosofia, religione, sociologia e antropologia culturale, psicologia e linguistica, ma ha predisposto una voce sulle "Geisteswissenschaften" (qui il maiuscolo è d'obbligo :). --Xinstalker (msg) 08:27, 31 lug 2012 (CEST)Rispondi

Sono d'accordo con te sull'esigenza di un intervento. Purtroppo non posso mentirti: in questo mese d'agosto è molto difficile che io riesca ad intervenire, ma mi metto un adesivo in fronte per ricordarmi che ci dobbiamo mettere mano. --pequod ..Ħƕ 11:16, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi
Va bene ho capito. Però segui e intervieni con precisazioni quando lo ritieni opportuno! :) per favore. --Xinstalker (msg) 11:50, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi

Proposta di un bignami per rimettere mano a questa voce e ad altre voci (Scienza, Metodo scientifico, etc.etc.) così pasticciate e povere nel nostro progetto modifica

A beneficio di coloro che non conoscono l'origine di questa espressione e di quelle gemelle quali "scienze umane", "scienze umanistiche", "scienze dello spirito", e come il dibattito in ambito filosofico e poi sociologico e infine di nuovo filosofico, ha affrontato tale alveo complesso e non definito, inserisco qui un mio contributo sulla sua storia in forma di bignami con fonti. I contributi chiarificatori di chiunque sono ovviamente ben accetti, purché fontati. :)

  • Occorre innanzitutto chiarire che la nozione di "scienza sociale" (al singolare!) fu inizialmente utilizzata da Comte nel Corso di filosofia positiva (47a lezione), testo pubblicato negli anni '30 del XIX secolo. In tale contesto, il padre del Positivismo intendeva indicare tale "scienza", unitamente alla psicologia e al diritto (ad esempio) come esempi di "scienza" non ancora giunti allo stadio "positivo" ovvero non ancora capaci di essere soggette alla verifica sperimentale e alla misurazione. Ma lasciamo parlare Comte, è importante questo perché da lui, e dal suo testo, si avvia tutto ciò che seguirà:

«Il grado superiore di complessità, di specializzazione, e nello stesso tempo di interesse, che caratterizza necessariamente i fenomeni sociali, paragonati a tutti gli altri fenomeni naturali, persino a quelli della vita individuale, costituisce, senza dubbio, in base ai principi generali di gerarchia scientifica stabiliti nell'insieme di questo trattato, la principale causa dell'imperfezione molto più accentuata che deve presentare il loro studio, a cui lo spirito positivo non potrebbe evidentemente avere alcun accesso razionale senza aver preventivamente cominciato a padroneggiare lo studio di tutti i fenomeni più semplici. Ciò non è stato realizzato convenientemente che hai nostri giorni, in virtù dell'importante rivoluzione filosofica che ha dato vita alla fisiologia cerebrale. Ma, indipendentemente da questo motivo principale, già sufficientemente indicato, e che d'altra parte diverrà ben presto argomento d'una valutazione diretta, credo di dover cominciare da questo momento, a segnalare, una nuova considerazione, eminentemente adatta a spiegare, in maniera del tutto particolare, perché lo spirito umano non ha potuto finora fondare la scienza sociale su basi veramente positive. Questa considerazione consiste nel fatto che, per la natura di questo studio, la nostra intelligenza non poteva realmente, prima dell'epoca attuale, fondarsi su un insieme di fatti abbastanza esteso da indirizzare convenientemente le sue speculazioni razionali riguardanti le leggi fondamentali dei fenomeni sociali.»

  • Tra i primi acuti critici di questo modello 'filosofico' che voleva interpretare la scienza e quindi la verità, fu Henri Bergson che, in Saggio sui dati immediati della coscienza, notava come il metodo delle scienze naturali, propugnato dai positivisti, poteva essere impiegato nell'indagine dei comportamenti umani (sia a livello individuale che sociale) solo qualora fossimo stati in grado di rendere 'spazialmente' misurabile il tempo vissuto (durata) ovvero la coscienza. L'esempio classico che spiega questa critica è la somma delle singole note con i loro 'tempi' che ha poco significato nello svolgimento/percezione di una sinfonia. Il metodo sperimentale, il quale necessità di una misurazione 'omogenea', non è applicabile, secondo Bergson, alla coscienza e quindi all'uomo e alle sue relazioni.

Il tema, in questo caso, quello riguardante le "scienze sociali", è quindi, come ci ricorda Antiseri, il Methodenstreit (maiuscolo) sulla questione se il metodo scientifico per le scienze storico-sociali debba essere lo stesso di quello utilizzato per le scienze fisico-naturalistiche. L'autore che per primo ha affrontato profondamente questo tema è stato Wilhelm Dilthey.

  • Wilhelm Dilthey è stato infatti il primo autore il quale, pur criticando la possibilità di applicare alle scienze che si occupano dell'uomo i metodi della scienza sperimentale, afferma che su tale ambito si può avere comunque una conoscenza scientifica (qui la differenza con Bergson!). Dilthey avvia una prima riflessione in Introduzione alle scienze dello spirito (1883) dove usa l'espressione Geisteswissenschaften, da lui ripresa dalla traduzione tedesca (del 1849) della Logica (1843) di John Stuart Mill (il termine utilizzato da Mill era moral sciences). In italiano questa espressione fu resa come "scienze dello spirito". Peraltro Mill, in quell'opera, intendeva proprio trasferire il metodo delle scienze naturali all'indagine del mondo umano, concludendo insomma alla Comte. Con lo sviluppo delle scienze naturali giunte ad uno stadio 'positivo' si poteva prevedere di porre quelle umane (morali, dello spirito, etc.) a loro soggette perché metodologicamente da esse dipendenti. Diversamente opererà Dilthey che rivendicherà a partire dall'opera di cui sopra l'autonomia delle Geisteswissenschaften dalle scienze naturali. Come motiva Dilthey questa separazione? Lo fa considerando l'oggetto di studio che è 'esterno' nel caso delle scienze naturali, 'interno' nel caso delle scienze dello spirito. Non solo, le stesse categorie indispensabili nello studio di ambito Geisteswissenschaften come 'significato', 'valore', 'senso', 'scopo', non sono certo applicabili alle scienze della 'natura':

«Noi comprendiamo i fatti sociali dall'interno, ci è possibile riprodurli sino ad un certo punto in noi, basandoci sull'osservazione dei nostri propri stati, ed intuendoli noi accompagniamo la rappresentazione del mondo storico con l'amore e l'odio, con tutto il gioco dei nostri affetti. La natura è muta per noi. [...] La natura ci è straniera. Essa è per noi qualcosa di esterno, non di interno. La società è il nostro mondo.»

Più precisamente negli Studi per la fondazione delle scienze dello spirito (1905) egli si domanda come delimitare il campo delle scienze umane (Geisteswissenschaften) da quello delle scienze della natura (Naturwissenschaften) e lo fa distinguendo l' Erlebnis, l'esperienza vissuta (inteso come momento della vita), dove conoscere e conosciuto coincidono, dove in definitiva lo stesso conoscere essendo comprensione modifica il conosciuto (per inciso qui Heidegger, Essere e tempo, sostiene che non vi è mai solo 'spiegazione', ovvero asettica e separata conoscenza del mondo, come la scienza naturale pretende di fare, essendoci sempre e comunque una pre-comprensione anche in tale ambito). Ora un aspetto fondamentale di questo mondo 'umano' evidenziato da Dilthey (e poi ripreso da Weber), è che questo mondo interiore indagato per mezzo dell' Erlebnis NON è espressione, come per Hegel, di "forme dello spirito assoluto" ma possiede una precisa "ragione storica": lo spirito oggettivo 'umano' è quindi attività 'storica' dell'uomo.

  • Wilhelm Windelband critica la divisione operata da Dilthey tra ambito umano e ambito 'naturale' considerandola di tipo metafisico. Ciò che va affrontato, per Windebland, è il tema del "metodo". Le discipline scientifiche vanno quindi suddivise in "nomotetiche" e "idiografiche". Le prime determinano "leggi generali" in quanto fondato sulla regolarità dei fenomeni osservati, le seconde invece si fondano sull'osservazione del fenomeno singolo determinandone la sua specificità. Quindi:

«Le scienze di esperienza cercano nella conoscenza del reale o il generale sotto forma di legge di natura o il particolare nella sua fisionomia storicamente determinata»

Quindi scienze della 'legge' (nomotetiche) ovvero studiate per 'uniformità' de fenomeni, e scienze dell'accadimento (idiografiche) ovvero studiate per la loro 'irripetibilità'.


(segue) --Xinstalker (msg) 11:50, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi

Intermezzo del bignami modifica

Non vorrei guastare il Bignami, ma sembra si stia girando attorno all'argomento. Cosa significa "conoscenza scientifica" ?, ovvero cosa si deve intendere quando si usa l'aggettivo scientifico?. Il problema e' tutto qua'. Ovvero quando un filosofo e un biologo (oppure un fisico o altro) usano l'aggettivo scientifico intendono la medesima cosa? Anticipo subito la risposta: secondo molti scienziati non intendono la medesima cosa, si vedano gli scritti di Ernst Mayr per esempio.--Bramfab Discorriamo 13:55, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi
Eh no... che fai anticipi...?!!? per favore lasciami lavorare :-) alla fine si comprenderà se e come le scienze sociali, umane etc.etc. possano e in che modo e per chi, essere considerate 'scientifiche'. Intanto ripercorriamo il dibattito storico e come giunge a noi che forse è invece proprio il tema più interessante. E comunque non è stato il maggiordomo! :p--Xinstalker (msg) 14:07, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi
Non anticipo, mi limitavo a segnalare, che nel terzo millennio (l'ultimo lavoro di Mayr e' del 2001, e non farti ingannare dal fatto che la sua voce nella wiki italiana sia penosissima, si tratta di uno dei maggiori pensatori nel campo scientifico) ormai vi e' un solco fra chi utilizza il termine scientifico come coperta per quasi tutto lo scibile umano e chi ormai ritiene che tale coperta abbia fatto il suo tempo (anacronismo, come oggi sarebbe utilizzare l'arcaico "filosofia della natura" per definire le Scienze naturali), e neppure si prende troppo la briga di discutere con chi allunga la coperta, salvo che costui abbia un percorso precipuamente scientifico. Tutto qui. --Bramfab Discorriamo 14:37, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi
Va bene anticipi :). Converrai che questa posizione non esaurisce quelle autorevoli, né quelle più diffuse. In base a quale criterio dunque operi una scelta? A ciò che maggiormente ti torna? --Xinstalker (msg) 15:23, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi
Non e' che mi torna o che si operi una scelta, e' semplicemente prendere atto di una dicotomia esistente (anche se poco visibile in un paese ormai periferico rispetto al moderno sviluppo e dibattito del pensiero scientifico) fra due posizioni antitetiche, nell'accettare e soppesare le autorevolezze di pensiero, chi ormai ragiona nell'ambito di una distinzione fra scienze molli e scienze dure (o come meglio si preferisce chiamare questa suddivisione) e non attribuisce alcuna autorevolezza a chi continua a ritenere di poter coprire il tutto con una unica coperta, magari con una certa propensione (anche involontaria) ad assegnare una certa preminenza ai pensatori che si collocano su un piedestallo prevalentemente umanistico. E' come chiedere al medico di accettare l'autorevolezza di uno sciamano riguardo una prognosi medica, oppure al Papa di accettare l'autorevolezza di un ateo riguardo la S. Trinita'. Possono aver rispetto della persona altrui, e della sua serietà e impegno, ma rimangono indifferenti alla sua opinione. --Bramfab Discorriamo 18:07, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi

(rientro) Converrai che stiamo semplificando un po'... però va bene lo stesso. Qui tu hai privato della natura scientifica alcune scienze umane, restringendo tale termine a quelle 'dure'. Non tutti operano questo tipo di selezione, converrai credo, e questo 'bignami' argomenterà e dimostrerà col suo prosieguo e fonti alla mano, ciò che sostengo; tuttavia tu hai fatto questa scelta. In base a cosa, oltre al fatto che questa natura del termine la ritieni più adeguata seguendo solo alcuni autori? Forse si poteva lasciare "scientifico" contestualizzando in nota il termine? --Xinstalker (msg) 18:21, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi

Nossignori: si tratta di definire cosa si intende come scientifico o di natura scientifica. Tutto qui', esiste una dicotomia sull'uso di questo termine, come ne esistono altre sempre su termini che vengono usati sia da una parte che dall'altra (es. teoria). Non si tratta di seguire alcuni autori, ma camminare lungo una strada, piuttosto che lungo un'altra.--Bramfab Discorriamo 18:28, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi
Ve bene ma occorre avvertire coloro che camminano con noi, ovvero i lettori, su quale strada stiamo camminando. Questo significa contestualizzare e non cancellare. si tratta di definire cosa si intende come scientifico o di natura scientifica chi lo definisce? Bramfab e Xinstalker? Chi? Lo definiscono le fonti e basta! Allora si può dire che la psicanalisi è considerata scientifica (cfr. Brian Anthony Farrell), ad esempio. In fin dei conti noi dobbiamo riportare fonti attendibili e qui non si parla solo di attendibili ma anche di autorevoli. --Xinstalker (msg) 19:55, 1 ago 2012 (CEST)Rispondi
ovvero cosa deve intendere il lettore quando incontra l'aggettivo scientifico?. Il problema e' tutto qua'. Non basta aggiungere nome Tizio e titolo fonte, serve spiegare in che modo Tizio intende scientifico, altrimenti, in luogo del termine "scientifico" che risulta generico e induce evasivita' e' preferibile specificare l'ambito in cui il termine si intende usato.
Per cui piuttosto che " La scienza delle religioni è la disciplina scientifica, o l'insieme delle discipline scientifiche ..." , ben meglio rimuovere "scientifico" e sostituirlo (chi mai ha cancellato qualcosa?) con "La scienza delle religioni è la disciplina delle scienze umane" come alla fine risulta dalla combinazione del mio e tuo intervento.--Bramfab Discorriamo 10:35, 2 ago 2012 (CEST)Rispondi
La tua/nostra correzione è corretta :). Ma per il resto non ci siamo, quando hai corretto hai citato Popper! Impropriamente! Perché:
  • Karl Popper Problemi, scopi, e responsabilità, in Scienza e filosofia pag.146
  • Karl Popper La teoria del pensiero oggettivo, in Conoscenza oggettiva pag.242
  • Karl Popper Autointerpretazione filosofica e polemica contro i dialettici in C. Grossner Filosofi tedeschi contemporanei pag.335
!!!!
Riassumendo:

«Il metodo delle scienze sociali, come quello delle scienze naturali, consiste nella sperimentazione di tentativi di soluzione per i loro problemi»

Qual è la concezione del metodo della scienza per Popper? vuoi un esaustivo breve e significativo virgolettato?!!??--Xinstalker (msg) 11:09, 2 ago 2012 (CEST)Rispondi

Cosa pensi che pensa Popper dell'ermeneutica (parlando lui stesso di Gadamer) che è scientifica?

«Io ho mostrato che l'interpretazione dei testi (ermeneutica) lavora con metodi schiettamente scientifici»

Ecco era meglio farmi finire il bignami... --Xinstalker (msg) 11:12, 2 ago 2012 (CEST)Rispondi

Mmh, alcuni pensieri su come ri-fare la voce: possiamo mettere nell'incipit "le scienze sociali sono quelle discipline ecc." come si fa per Matematica. Sicché una scienza è una disciplina, non si compie alcun errore logico. Questo è un modo di glissare il problema di definizione di scienza per parlare in incipit di una materia. Poi, nel primo paragrafo "Definizione" cominciamo da Comte e andiamo sino a oggi. Dopo aver spiegato esaurientemente i problemi di definizione, possiamo fare paragrafi del tipo "Evoluzione e finalità delle scienze sociali" (partiamo anche dal diritto secondo Aristotele? O da quando Comte ha definito le scienze sociali?) e alla fine rimane praticamente da fare solo l'elenco delle discipline, che c'è già.--Nickanc ♪♫@ 12:24, 7 ago 2012 (CEST)Rispondi
Prima finirei il 'bignami' , a cui sei chiamato a contribuire! :) per quanto mi riguarda lo riprendo dopo il 25 di questo mese... ma questo lavoro dovrà poi contribuire a ri-predisporre anche le altre voci dell'ambito "scientifico"... chiarendo le idee a tutti noi.. :) --Xinstalker (msg) 08:07, 10 ago 2012 (CEST)Rispondi

Reinserito tag modifica

Il capitolo "4. Scienze sociali o scienze umane?" della fonte Treccani citata a supporto dell'incipit esprime considerazioni opposte a quelle riportate in incipit. Magari occorre leggersi per bene e con calma tutto, prima... ;) --Xinstalker (msg) 18:02, 24 ott 2012 (CEST)Rispondi

Scienze umanistiche, Scienze umane e Discipline umanistiche modifica

Segnalo Discussioni categoria:Scienze umanistiche#Si sta spostando come modifica minore in discipline umanistiche --109.53.225.185 (msg) 23:08, 21 feb 2014 (CET)Rispondi

Ritorna alla pagina "Scienze sociali".