Discussione:Tossicodipendenza

Ultimo commento: 16 anni fa, lasciato da Truman Burbank in merito all'argomento Sulla terminologia

Motivi delle modifiche apportate:

sempre, in assenza di adeguate ricerche
cut: punto di vista dal quale dissentirebbero assai probabilmente gli interessati ("adeguate", così com'è, non è un valore oggettivo).
La tossicodipendenza è stata variamente definita nel tempo e ogni definizione è preziosa per noi oggi, perché, di volta in volta, ci aiuta a comprendere vasti gruppi di fenomeni, a decidere atteggiamenti da assumere di fronte all'utente, a scegliere la condotta da tenere o l'orientamento da seguire nell'azione di recupero
cut: racconto di esperienza personale non volgibile all'impersonale oggettivo.
Un'esperienza intensa e profonda di contatto con i ragazzi tossicodipendenti e con le loro famiglie favorisce nel tempo la scoperta del significato della tossicodipendenza. Si finisce per trovare una risposta a tutte le domande. Sappiamo poco di essa, ma quello che sappiamo ci aiuta ad aiutare le persone. Qui di seguito viene schematizzata la serie di significati - non di definizioni si tratta - che l'esperienza tossicomanica assume nel tempo, considerata di volta in volta dalla parte del ragazzo, dalla parte degli Operatori, dalla parte della famiglia.
Esperienza di piacere, fuga dal dolore, malattia della libertà, iniziazione mancata, nostalgia dell'assoluto, autoterapia, malattia del tempo, non detto, ferita dei non amati, risposta all'angoscia di morte: queste e altre definizioni complesse della tossicodipendenza andrebbero discusse preliminarmente e riprese ogni volta di nuovo per comprendere un fenomeno che è diventato uno degli emblemi del nostro tempo, il paradosso supremo di una civiltà che contiene in sé i germi del benessere e della felicità, ma anche i veleni che la contraddicono e ne minano le fondamenta.
cut: nobile e apprezzabile, ma convegnistico, non enciclopedico, non corrisponde ad un valore oggettivo concettuale e si posa su argomenti soggettivi esplicativi dell'attività di alcuni, ma non di tutti.

Qua e là sono stati immessi piccoli tamponcini di cautela, per salvaguardare il beneficio del dubbio.

L'articolo era certamente molto profondo ed interessante, sebbene il punto di vista, trasparentemente "in soggettiva", non lasciasse residuo spazio per altre eventuali casistiche ed altre argomentazioni che ben potrebbero esservi. Rendere il tutto nell'ottica di una sola delle componenti non ci è consentito in questa sede: comunque la pensiamo, bisogna render conto di quanti in proposito dicono altro e perciò chi potesse riportare i punti della sociologia e quelli della biologia potrebbe fare di questa traccia un bel lavoro.

In più, chi se la sente potrebbe forse verificare se davvero sia tutta colpa del tossico o se si possa includere qualche altra interpretazione a bilanciamente di una teoria attualmente sola nel testo. Giusto per equilibrio.

Questo con il più profondo rispetto per chi tutte le notti si leva tempo al sonno per andare con la sua candela nel buio più triste delle città di oggi.

NPOV modifica

L'articolo, esattamente come la prima volta che mi è capitato di leggerlo continua ad essere POV sia nelle definizioni iniziali (la definizione di droga fornita dall'Organizzazione mondiale della sanità parla di alterazione della percezione della realtà ma non di danni) sia nelle impostazioni dove il tossicodipendente è sempre visto come un deviante dalla "normalità" all'ultimo paragrafo quando si sostiene quasi la neccessità di una qualche forma di "soggiorno coatto" allo scopo di poter "recuperare" il tossicodipendente. In molti passi il linguaggio da "addetti ai lavori" rende comunque l'articolo di difficile lettura.--Madaki 21:40, Dic 16, 2004 (UTC)

  • Non conosco la definizione dell'OMS, so invece che in lingua italiana la droga è l'oggetto del desiderio del tossicodipendente, e ciò che è "tossico" caratteristicamente arreca danni o non sarebbe tossico, ma altro. Se poi, per l'OMS, ritrovarsi il fegato o il cervello o i polmoni bruciati al punto che patiscano menomazioni funzionali (tali da richiedere asportazioni e trapianti) sia mera "alterazione della percezione della realtà", forse è il caso di verificare se non vi sia qualche cattiva traduzione ("drug" in inglese non vuol dire "droga"); oppure, se davvero l'OMS ha detto che sia solo questo (non lo credo), è il caso di domandarsi urgentemente in mano a chi siamo... La definizione è corretta ed oggettivamente neutrale almeno per la realtà italiana.
  • Quanto alla "normalità" del tossicodipendente, posto che siamo sempre tutti doverosamente "normali", l'assunzione volontaria ed insistita di sostanze non naturali (spesso anzi inorganiche) e non alimentari non è parte della norma biologica; può essere parte della norma culturale, relativamente ad un eventuale ambito nel quale tale condotta sia considerata usuale, accettata, legittima, non facente differenza alcuna agli altri. Mi chiedo se in Italia sia proprio così (e non mi pare). Del resto ti eri già dato degli elementi di valutazione parlando di "alterazioni" e di "realtà". Se ti piace Pirandello, come parrebbe, qui si gira la "corda civile".
  • Molte comunità si chiamano proprio "comunità di recupero". Il termine riflette la visione culturale sulla materia largamente prevalente nel nostro Paese, per la quale la tossicodipendenza è considerata una condizione continuativa da interrompere per il bene della società e dello stesso soggetto coinvolto. L'articolo già nota che le visioni in argomento sono diverse e talora contrapposte. Formalmente il termine è corretto ed è anche oggettivo riflettendo una considerazione generale.
  • Muccioli docebat, spesso occorre la coartazione, a fin di bene. E' prevista anche da norme imperative dello Stato (alternativa all'ordinaria detenzione).
  • Dov'è dunque che tutto questo non è oggettivo e neutrale? Forse perché non c'è il punto di vista del tossicodipendente a bilanciare le visioni generali (peraltro non solo italiane, pare)?
  • Un'enciclopedia usa sempre preferibilmente il gergo tecnico più prossimo agli ambiti di cui, volta per volta, si parla (in compromesso, caso mai, con un rigoroso rispetto della lingua italiana). Un'enciclopedia, per dire, non confonderà mai il peso con la massa, nemmeno se questo agevolasse la lettura ;-) Non essendo un romanzetto da ombrellone, non ha bisogno di essere una bella lettura, deve piuttosto essere istruttiva e precisa, quanto più le riesce. La bella prosa, poi, è sempre meritoria, quando non prevalga sulla dedizione al contenuto. Ma non la si può pretendere; si può caso mai dare una mano a ingentilire il testo curando di non perdere - meglio sarebbe accrescerli - i significati delle parole originariamente usate.

Alcuni commenti modifica

Ho tentato di dare un po' di ordine alla voce, che è scritta bene, ma dal punto di vista enciclopedico fornisce ben poco.

Arrivo dopo aver dato una sistemata a dipendenza ed un'occhiata a stupefacente, voci un po' scarne, ma che danno qualche contenuto. Qui trovo molti discorsi, ma non saprei fare una sintesi. Se tentassi di dare una sintesi di essa mi resterebbe solo viva il volontariato e ricovero coatto per i tossicodipendenti.

La problematica penso sia molto più vasta. Se le iene di canale 5, prendendo dei campioni di sudore dei parlamentari italiani, rilevano che un terzo di essi assumono stupefacenti dovremmo dedurre che la tossicodipendenza è buona perchè fa diventare parlamentari? Se nel mondo dello spettacolo ed in quello dello sport molti assumono droghe di vario genere dovremmo dedurre che la droga è socialmente utile ed agevola il successo?

Forse una chiave di lettura potrebbe essere che ci sono tossicodipendenti di serie A e di serie B. Quelli di serie A guadagnano bene e sono agevolati dall'uso di droghe, pagando conseguenze minime. Quelli di serie B sono abbandonati e pagano per tutti, perchè appartengono a fasce sociali abbandonate.

Credo che in un'analisi seria dovrebbero stare numeri, sul consumo di droghe ed anche su dove vanno gli enormi utili del commercio della droga. Ma evidentemente è pericoloso cercare le cause e bisogna quindi galleggiare sul problema, con il risultato principale di criminalizzare chi fa uso di droghe (sempre se non è delle fasce protette).

In definitiva penso che parte dei contenuti qui presenti si potrebbero spostare in una voce sulla terapia della tossicodipendenza e sulla lotta ad essa, lasciando qui spazio per un'analisi più tecnica.Truman 14:58, 30 ott 2007 (CET)Rispondi

Sulla terminologia modifica

Come a volte accade, il termine italiano tossicodipendenza ed il corrispondente termine inglese drug addiction hanno valenze diverse: nel vocabolo italiano è presente un giudizio sugli effetti che non c'è in quello inglese. La voce italiana tende a dare un'interpretazione, mentre quella inglese mi appare più neutrale e più corretta tecnicamente. Se una sostanza, anche nel caso non facesse danni, provoca dipendenza e tolleranza, c'è sicuramente una drug addiction.Truman 23:15, 8 nov 2007 (CET)Rispondi

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