Discussione:Valutazione scolastica

Ultimo commento: 1 anno fa, lasciato da Annamariapretto in merito all'argomento proposta di due voci separate, una su "scale di valutazione" e una sulla valutazione unversitaria

|accuratezza = C |scrittura = C |fonti = E |immagini = C |note = |utente = Giorgiosen |data = gennaio 2015 }}-->Questa pagina è zeppa di errori. Ho provato ad aggiustarla un po', ma è da ampliare e sistemare per bene.


Ryukushi (msg) 16:26, 7 lug 2012 (CEST)Rispondi

Ho aggiustato un po' la voce che parlava del mondo, che risultava abbastanza sbagliata modifica

Se mi date pure circa 1 mesetto la sistemo a dovere. Purtroppo a causa di esami e impegni vari non posso lavorarci più di mezz'ora al giorno.

-- micsuxx 19:23, 18 giu 2013 (CEST)Rispondi

Incremento voti modifica

Salve, mi chiamo Giovanni Cirio e sono un insegnante di ruolo. Volevo far notare che ad oggi non esiste nessun riferimento normativo ai simboli +, - 1/2 etc. Anzi le varie leggi insistono su numeri interi. Gli incrementi non sono mai stati codificati dal ministero, sono frutto dell'inventiva degli insegnanti, quindi non esistono di fatto. Comunque personalmente uso solo il 1/2 voto inteso come 0.5, in ogni caso nelle valutazioni finali uso esclusivamente voti interi. Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 95.242.249.20 (discussioni · contributi) 08:44, 18 mar 2014‎ (CET).Rispondi

Salve Giovanni, può tranquillamente trovare una fonte ministeriale (anche online) che faccia riferimento al sistema valutativo della scuola italiana così si può fare chiarezza sull'argomento. Avendo la fonte sotto gli occhi, possiamo aggiungere una frase esplicativa del tipo "Gli incrementi delle valutazioni numeriche attraverso simboli + e - non sono previsti dal sistema italiano e non possono essere usati nelle valutazioni finali,[fonte] tuttavia vengono usati in modo informale per registrare giudizi aggiuntivi personali o come promemoria per valutazioni future". --Wanjan 14:16, 18 mar 2014 (CET)Rispondi
La normativa di riferimento è il DLgs 297/94 e alcune successive modificazioni e integrazioni. Nei prossimi giorni cerco il punto preciso, se non lo trovo (la normativa scolastica è talvolta stratificata e fossilizzata) aggiungerò almeno i riferimenti alle leggi più importanti. Non ho però aspettato per riscrivere alcune piccole parti della voce, che avevano bisogno di una aggiustatina (ad esempio quella sugli "incrementi"). Concordo: la voce è interessante e certo da mantenere ma di qualità bassa (almeno per quanto riguarda l'Italia). -- Utente:MyszkaDiscussioni utente:Myszka 14:30, 1 lug 2018

Salve, leggendo la voce “Valutazione scolastica” sono rimasto molto perplesso, addirittura deluso, perché è la prima volta che trovo una pagina di Wikipedia sia così approssimativa.

Nel proseguo mi riferisco alle valutazioni nelle scuole secondarie superiori.

Non conosco le fonti di ciò che affermo sotto, ma sono concetti che ho sempre sentito confermare da tutti i Dirigenti Scolastici (gli ex “Presidi”) e da tutti coloro che considero ben documentati, e che ritengo “veri”.



Correzioni che riguardano i voti “ufficiali”:

1ª) I voti sono solo i numeri naturali da 1 a 10 (estremi inclusi), forse ad eccezione di “10 e Lode” e simili. Per questo non si troveranno mai sulle pagelle o documenti analoghi le valutazioni che alcuni insegnanti danno: 6 ½ , 7- , 8+ , 4/5 , 6-- , 7-+, ecc.

2ª) Per esprimere le valutazioni si può usare “qualunque” simbolo, purché chiarito da una legneda, per esempio: «“6 ½” : è una valutazione intermedia fra la valutazione 6 ed quella 7», oppure «“Rapa” : valutazione particolarmente insufficiente» (faccio notare che purtroppo questo esempio, teoricamente legale, ma moralmente assolutamente inaccettabile, l'ho trovato applicato da un collega …).


Correzioni che riguardano il numero di voti.

3ª) Nella normativa italiana non si parla di numero minimo di valutazioni, ma di “media”, e questo fa pensare alcuni che se ne richiedano più di una (minimo due), anche se matematicamente si può fare la media anche con un solo voto.

4ª) Se la valutazione riguarda una materia solo scritta i voti devono derivare da prove scritte, se riguarda una materia solo pratica i voti devono derivare da prove pratiche, se riguarda una materia solo orale i voti devono (“dovrebbero”...?) derivare da prove solo orali, ma per motivi “di tempo” molto spesso vengono utilizzate prove scritte. Queste sono generalmente di una tipologia diversa dalle “classiche” prove scritte, perché “si cerca di valutare le competenze per l'orale”. Io non credo che questo sia possibile, ma queste prove, chiamate comunemente con il termine “test”, sono molto spesso usate con questi intendimenti.

5ª) Per le prove scritte e pratiche le valutazioni quasi sempre derivano le prove scritte o pratiche, mentre le valutazioni orali possono derivare da considerazioni su aspetti diversissimi: interrogazioni, partecipazione, impegno, diligenza, presentazioni di relazioni di laboratorio, ricerche, ecc.

6ª) La voce “Valutazione scolastica” riporta (per l'Italia): «Con le norme scolastiche vigenti, si necessita di un minimo di 2 voti scritti e 1 voto orale, anche se talvolta queste norme possono essere riviste in base al regolamento di istituto», ma a me risulta che dove la materia è scritta ed orale” non si deve privilegiare nessuna delle due valutazioni, per cui, eventualmente, si calcola la media delle valutazioni come la media fra la media delle valutazioni scritte e la media di quelle orali.


Correzioni che riguardano il voto finale.

7ª) Il voto che si troverà nella pagella lo decide il Consiglio di classe, senza la componente di rappresentanti (genitori ed alunni), cioè l'insieme degli insegnanti e di un rappresentante del Dirigente, che funge da Presidente. Per ogni voto su una materia, l'insegnate della materia fa la sua proposta e la motiva, altri possono eventualmente proporre altri voti, dopo di che si vota per scegliere il voto da attribuire: si attribuisce il voto che ha avuto più preferenze; in caso di parità il voto del Presidente vale doppio (il voto dell'insegnante della materia vale come quello di tutti gli altri, anche di un supplente che non ha mai visto gli alunni).

8ª) Il voto da proporre allo scrutinio non è necessariamente la media aritmetica dei voti (generalmente chiamata impropriamente “media matematica”), e non solo perché molto spesso la media non è un numero intero, ma questa è solo un valore di riferimento. Quando spiego queste cose agli alunni faccio l'esempio di un insegnante di matematica che (essendo un supplente appena nominato) non ha mai visto la classe. Quale voto può proporre per un alunno con queste valutazioni (nell'ordine): 1, 2, 3, 4, 5, 6, e 7 (che hanno per media 4)? Ovviamente i voti proponibili sono più d'uno, ma se si considera il profitto ed il probabile impegno si ha che per il profitto il livello finale del periodo plausibilmente è 7, e per l'impegno probabilmente è 10 (è passato dall'1 al 7), per cui il 7 non pare un voto scandaloso (penso che non sarebero molti gli insegnanti disposti a darlo).

9ª) Non è il Consiglio di istituto che decide le linee guida delle valutazioni, e queste non si devono trovare nel Regolamento di istituto, ma le decide il Collegio dei docenti, e si devono trovare nel POF (Piano dell'Offerta Formativa), peché sono qiestioni prettamente didattiche che non prevedono spese. Per esempio il nostro POF recita: «I voti proposti non sono il risultato di una semplice misurazione del profitto, ma tengono già conto di tutti gli elementi di valutazione, indicati nel POF. L'impegno, la diligenza, la frequenza assidua, la partecipazione alla vita della scuola, i risultati conseguiti rispetto ai livelli di partenza, i crediti formativi ed eventuali situazioni personali dell'allievo che possono aver temporaneamente inciso sul profitto, costituiscono elementi che concorrono a una più approfondita valutazione del profitto dell'alunno. »




Imprecisioni: Austria modifica

Malgrado nell'articolo si parli di valutazione scolastica, i voti scolastici austriaci sono rapportati al sistema universitario italiano, con tanto di [i]link[/i] di riferimento. Questo non è corretto.
--159.213.32.229 (msg) 09:52, 26 nov 2019 (CET)Rispondi

Imprecisioni: Italia modifica

Va detto innanzitutto che in Italia per molti anni nella scuola elementare non sono esistite le pagelle ma solo i «fogli di informazione alle famiglie», le cosiddette schede, in cui non esistevano voti o giudizi ma l'insegnante (all'epoca veramente unico) esprimeva un'informativa sommaria circa l'interesse mostrato dall'alunno per le lezioni e il comportamento tenuto in classe. Le mie schede della scuola elementare sono così. Non so dire però quando è stato in vigore questo sistema, poiché mio fratello è più piccolo di me di due anni e se non ricordo male quando lui frequentava la prima aveva i voti, se non ricordo male in lettere, mentre io, in terza, avevo la vecchia scheda. Probabilmente chi aveva iniziato con il vecchio sistema terminava con il vecchio. Alla scuola media, poi, ho fatto un anno con le lettere (A-B-C-D-E. La F in Italia non è mai esistita), un anno con i giudizi sintetici (ottimo - distinto - buono - sufficiente - non sufficiente) e il terzo anno se non ricordo male un'altra volta con le lettere (ma non ne sono sicuro; dovrei andare a controllare perché in quel periodo le cose cambiavano veramente in continuazione. Mia madre, insegnante, ricorda che ci sono stati anni in cui addirittura la scelta del metodo e della scala di valutazione competeva agli organi collegiali e infatti prima di fare la gara d'appalto per stampare i registri bisognava che il consiglio di circolo/istituto deliberasse, quindi i registri arrivavano dopo un sacco di tempo. Ovviamente la valutazione sulle schede/pagelle finali era standard e centralmente definita e i moduli erano forniti dal Ministero). Nella scuola secondaria superiore i voti intermedi sono sempre stati in decimi, da 1 a 10, mentre il voto finale è statto espresso in sessantesimi o in centesimi; recentemente per i centesimi è stata aggiunta la lode.

Passiamo adesso all'università. Innanzitutto va detto che il metodo di valutazione universitario in trentesimi per gli esami e in centodecimi per il titolo deriva dal fatto che anticamente le commissioni erano composte per gli esami da 3 membri e per la discussione/difesa della tesi da 11 membri, compresi il relatore e gli eventuali correlatori e/o controrelatori. Ogni docente aveva a disposizione 10 punti e poi una volta raggiunto il massimo, se tutti erano d'accordo, si poteva aggiungere la lode. La base di calcolo della media divisa per 3 e moltiplicata per 11 era una consuetudine ampiamente attestata, ma mai cristallizzata per legge o regolamento generale (tuttora non esiste alcuna legge, e neanche un decreto ministeriale, che lo preveda).
Le cose sono molto cambiate, sino a raggiungere l'ampia autonomia didattica di cui gli atenei godono oramai dal 1999 (D.M. 509/1999, attuativo dell'art. 15, comma 95, della legge 127/1997, e ss.mm.ii.).
Non è dunque corretta l'affermazione «per potersi laureare con 110, con o senza lode, bisogna aver superato tutti gli esami con una media dei voti pari almeno a 27».
Io ho conseguito diversi titoli accademici tra cui due lauree in due atenei diversi. Alla mia prima laurea, quando mi sono iscritto il regolamento didattico di ateneo demandava le regole al riguardo ai regolamenti di facoltà (c'erano ancora le facoltà) e il regolamento della mia facoltà stabiliva dei criteri generali derogabili dai regolamenti dei singoli corsi di studio. Nella facoltà, all'epoca, erano attivi 8 corsi di laurea e 6 corsi di laurea specialistica (all'epoca c'erano ancora le lauree specialistiche). Il regolamento approvato dal consiglio di facoltà diceva che le prove finali di tutti i corsi di laurea e di laurea specialistica dovessero essere delle tesi (oggi per molti corsi la tesi è stata sostituita da altre tipologie di prova finale, anche non scritte) e il punteggio massimo attribuibile alle prove finali, da aggiungere al voto base calcolato sulla base della media degli esami divisa per 3 e moltiplicata per 11, era di 6 punti, ad eccezione delle tesi di laurea specialistica qualificate come «d'eccellenza» (tesi ad elevato contenuto sperimentale che rispondessero a particolari requisiti di originalità e valore scientifico segnalati dal relatore entro un certo termine prima della seduta), per le quali si poteva derogare al limite arrivando al massimo a 10 punti. Il regolamento però come dicevo non era imperativo, anzi prevedeva espressamente l'applicazione residua solo qualora non fosse stato emanato un regolamento specifico del singolo corso di studi, secondo un criterio di criterio di sussidiarietà. Tutte le sue norme erano derogabili, tanto è vero che per il mio corso di laurea nel giro di 6 anni accademici il regolamento è cambiato 4 volte, con applicazione immediata a partire dall'anno accademico di approvazione (dunque si applicava anche a chi si era iscritto prima e doveva ancora laurearsi):
- il primo regolamento estendeva alla laurea la disciplina sulle tesi d'eccellenza alle lauree specialistiche, però prevedeva che per fare la tesi d'eccellenza bisognasse investire nella prova finale non 6 crediti, bensì almeno 12. Ora voi vi chiederete come sia possibile ciò, dato che i crediti previsti per le attività didattiche sono fissi. Semplice: il regolamento didattico depositato nella banca dati OFF.F prevedeva 27 crediti complessivi tra prova finale, ulteriori conoscenze e abilità di contesto, tirocinî e conoscenze linguistiche. Nel regolamento didattico tali 21 crediti non erano frazionati e addirittura era scritto che l'accertamento delle conoscenze linguistiche si sarebbe potuto assolvere mediante la presentazione di un [i]abstract[/i] della tesi nella lingua prescelta. Nel piano di studi statutario attribuito d'ufficio questi 21 crediti erano così suddivisi: 6 crediti per la prova finale («redazione e discussione della tesi-progetto»), 3 crediti per la prova di lingua (con la scusa che in commissione non c'erano docenti di lingua straniera, di fatto non fu mai consentito di accorparla alla discussione della tesi, ma doveva essere sostenuta a parte come un esame di idoneità; siccome nel corso c'erano diversi esami di profitto in lingue straniere, alcuni dei relativi docenti consentivano di abbinarli a quelli), 4 crediti per un laboratorio per lo sviluppo di abilità professionali, 2 crediti per un altro laboratorio per lo sviluppo di abilità professionali (questi e quelli precedenti erano i cosiddetti crediti di contesto) e 12 crediti per [i]stages[/i] (da realizzarsi mediante tirocinio formativo e di orientamento da 300 ore, frazionabili in due contratti con due diversi soggetti ospitanti) oppure riconoscimento di attività lavorative, o ritenute equivalenti, debitamente certificate. Se volevi fare la tesi di eccellenza dovevi rinunciare ad alcune di queste attività aumentando, nel piano di studi individuale, i crediti relativi alla tesi (senza che però questo ti garantisse il trattamento d'eccellenza; a tal fine era pertanto necessaria un'autorizzazione speciale del relatore alla deroga al piano di studi statutario per evitare che qualcuno facesse il furbo). Il punteggio massimo per la tesi normale era 6 crediti, quello per la tesi d'eccellenza 10. Ciò significa che nel primo caso per ambire al 110 dovevi avere almeno la media (ponderata in base ai crediti dei singoli esami) del 28.3 (considerata l'approssimazione per eccesso), mentre nel secondo potevi aspirarvi già con il 27.2: meno del 27.2 era comunque impossibile e dunque 'sto 27 di cui si parla nell'articolo non vedo da dove sbuchi.
- il secondo regolamento eliminava la tesi d'eccellenza ed equiparava le tesi compilative a quelli sperimentali, unificando a 6 punti il punteggio massimo.
- il terzo regolamento consentiva di scegliere tra tesi di tipo A e tesi di tipo B. Una delle due – non ricordo quale – non era in realtà una tesi, ma l'esposizione di una mappa concettuale eventualmente accompagnata da una relazione di massimo dieci cartelle, oppure la presentazione di una bibliografia ragionata eventualmente accompagnata da un breve sunto. L'altra invece era la tesi vera e propria, di carattere strettamente bibliografico o sperimentale, che comunque, anche in caso di ricerca bibliografica, non si limiti alla mera esposizione del pensiero altrui ma apporti un contributo originale alla ricerca. Il punteggio massimo attribuibile a quest'ultima tipologia di lavoro rimaneva di 6 punti, mentre all'altro si fermava a 3, ragion per cui la media per poter avere il 110 doveva essere superiore al 29.
- il quarto regolamento ha abolito qualsiasi tipologia di presentazione/discussione/difesa. Si redige un elaborato che viene valutato solo dal proprio relatore, non in seduta pubblica e senza la comunicazione di alcun esito, poi ci si presenta a una seduta generale in cui avviene solo la proclamazione dei laureati con i rispettivi voti. In questo caso il punteggio massimo attribuibile è 3, ma ci sono alcuni punti assegnati d'ufficio, che vanno a incrementare il voto base comunicato dalla segreteria, sulla base della partecipazione a programmi di mobilità internazionale (Erasmus etc.), tempo impiegato per laurearsi e altro (se non ricordo male sono un 1 punto per il programma di scambio, 2 punti per laurea in anticipo o in corso, 1 punto per laurea di un anno fuori corso, dunque i punti aggiunti d'ufficio possono essere al massimo 3 e pertanto l'incremento complessivo tra quello spettante e quello discrezionale non può superare i 6 punti).
Nell'università dove ho conseguito la seconda laurea, il regolamento tesi è unico, valido per tutto l'ateneo, e si applica a qualsiasi corso di laurea e di laurea magistrale (o vecchia laurea specialistica). Il punteggio massimo attribuibile al lavoro di tesi è di 6 punti, senza alcuna differenza tra laurea e laurea magistrale (anche la tipologia di lavoro ammesso e la modalità di redazione dello stesso è identica).
Poi c'è il caso particolare dei master: nel primo ateneo in cui mi sono laureato la prima volta, ci sono master con valutazione in centodecimi, in centesimi e perfino in altre scale (ne ho visti in giro in cinquantesimi, sessantesimi e settantesimi). Ognuno è a sé. Nell'università in cui mi sono laureato la seconda volta, i master prevedono una valutazione in trentesimi con un unico voto riferito a tutti gli esami del master (non sono previste valutazioni intermedie, anche se le prove sono separate). Nell'università in cui ho successivamente conseguito un master, che è un'altra ancora, gli esami avevano voto in trentesimi mentre non esiste un voto finale o generale.
Affermare, dunque, che per avere il 110 bisogna avere la media del 27 è sbagliato e fuorviante. Oltretutto alcuni atenei adottano la media aritmetica e altri la media ponderata; altri addirittura tolgono i due estremi o applicano altri coefficienti di correzione. Infine, come il mio esempio dimostra le cose possono essere anche diverse tra più strutture didattiche della stessa università.
--159.213.32.229 (msg) 09:52, 26 nov 2019 (CET)Rispondi

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proposta di due voci separate, una su "scale di valutazione" e una sulla valutazione unversitaria modifica

Ciao, ho cercato di inervenire su una voce che è piuttosto confusa e imprecisa rispetto a quanto "promette" il titolo:

1) il titolo contiene l'aggettivo "scolastico", quindi non dovrebbe comprendere l'università: in Europa l'ECTS riguarda esplicitamente il sistema universitario; per questo mi parrebbe opportuno creare una voce a parte; questo renderebbe più chiari i riferimenti delle tabelle, di cui solo alcune si riferiscono alla valutazione universitaria.

2) il titolo della voce fa riferimento a un tema molto più ampio e complesso di quanto non appaia dal testo in generale, come ho cercato di cominciare ad illustrare nella presentazione; le scale di valutazione - che occupano uno spazio esagerato, sono solo una parte del tema. Non le eliminerei del tutto, ma ne terrei alcune per mostrare le diverse tipologie, creando invece un'altra voce dedicata alle scale.

3) la rappresentazione del processo di valutazione nelle scuole si riferisce a una realtà (presente forse in alcune scuole) che non corrisponde al paradigma cui fanno riferimento le norme generali attuali, di cui sembra sia ignorata completamente l'esistenza: nemmeno nel decreto 122/2009, tranne che per l'esame di stato (situazione che non può essere estesa agli altri momenti della valutazione), si parla di "media aritmetica" dei voti.

Che ne pensate?

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--Annamariapretto (msg) 13:03, 9 ago 2022 (CEST)Rispondi

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