Disturbi del neurosviluppo

disturbi ad esordio nel periodo dello sviluppo e con possibile permanenza in età adulta
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Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Il termine "neurosviluppo" deriva dal greco antico νεῦρον (nervo), e "sviluppo", dal latino sūs (sotto) e volvĕre (arrotolare, avvolgere). Pertanto, il neurosviluppo è il processo di sviluppo del sistema nervoso, comprese le sue strutture e le funzioni cognitive e comportamentali correlate. I disturbi del neurosviluppo pertanto, sono condizioni mediche che coinvolgono anomalie nel normale sviluppo del cervello. Una delle peculiarità significative di tali disturbi è la loro manifestazione tipicamente durante l'infanzia, prima dell'età adolescenziale. Inoltre, si distinguono da molti disturbi neuropsichiatrici per il loro decorso clinico costante e stabile nel tempo, contrariamente a situazioni caratterizzate da remissioni e ricadute[1].

Disturbo del neurosviluppo
Specialitàpsichiatria e neuropsichiatria infantile
Classificazione e risorse esterne (EN)
MeSHD065886

I deficit associati ai disturbi dello sviluppo possono arrecare significative difficoltà nel funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo dei soggetti affetti. Questi deficit possono manifestarsi in varie forme, quali difficoltà nell'apprendimento, nel controllo delle funzioni esecutive, nonché compromissione delle capacità sociali o intellettive nel loro complesso. Spesso si osserva la compresenza di due o più disturbi del neurosviluppo in un individuo. Ad esempio, è frequente che le persone affette da disturbo dello spettro autistico presentino anche una disabilità intellettiva.[2]

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità[3], in Italia, i disturbi del neurosviluppo colpiscono quasi 2 milioni di bambini e ragazzi, corrispondenti al 10-20% della popolazione tra 0 e 17 anni. Tale dato evidenzia l'ampia portata di tali condizioni nel contesto della popolazione giovanile del Paese.

Sintomi modifica

Nei disturbi del neurosviluppo, emergono sintomi che segnalano una varietà di sfide nel corretto sviluppo cognitivo, sociale e comportamentale dei bambini e dei giovani. Questi segni distintivi possono manifestarsi in diversi modi.

  • Sviluppo ritardato o atipico: un elemento chiave nei disturbi del neurosviluppo è uno sviluppo non conforme agli standard tipici, evidenziato in settori cruciali come il linguaggio, le abilità sociali e le capacità motorie. I bambini con questi disturbi potrebbero mostrare un linguaggio limitato o inusuale, difficoltà nell'interazione sociale o movimenti inconsueti. Questi segnali possono emergere precocemente, spesso già nei primi anni di vita, e possono perdurare nel tempo, creando sfide significative nel loro percorso di crescita e apprendimento.
  • Difficoltà di attenzione e concentrazione: un'altra caratteristica centrale è rappresentata dalle difficoltà nell'attenzione e nella concentrazione. I bambini con disturbi del neurosviluppo possono lottare per mantenere il focus su un compito specifico, essendo facilmente distratti da stimoli esterni. Queste difficoltà possono influenzare la loro capacità di apprendimento e partecipazione sociale, generando frustrazione e compromettendo il loro benessere emotivo e psicologico.
  • Sensibilità sensoriale: i disturbi del neurosviluppo spesso coinvolgono anche una variazione nella sensibilità sensoriale. Alcuni bambini possono essere ipersensibili a determinati stimoli come rumori intensi o luci brillanti, mentre altri possono mostrare una minore reattività a sensazioni tattili o sensoriali. Questi modelli di sensibilità possono influenzare il modo in cui i bambini interagiscono con il loro ambiente circostante, modulando le loro reazioni e comportamenti.
  • Problemi emotivi e comportamentali: è comune riscontrare difficoltà emotive e comportamentali nei bambini con disturbi del neurosviluppo. Questi bambini potrebbero sperimentare ansia, tristezza, irritabilità o comportamenti aggressivi in risposta a situazioni stressanti o frustranti. La regolazione delle emozioni può essere un'area di particolare sfida, influenzando le loro interazioni sociali e la loro capacità di adattarsi a nuove situazioni.

Questi sintomi, insieme ad altri segnali comuni come ritardi nello sviluppo motorio o cognitivo, difficoltà nella comunicazione e comportamenti ripetitivi, costituiscono una gamma diversificata di segnali che possono indicare la presenza di disturbi del neurosviluppo. La presenza di questi segnali non indica necessariamente la presenza di un disturbo del neurosviluppo, ma può suggerire la necessità di una valutazione più approfondita da parte di professionisti qualificati, come medici, psicologi o neuropsichiatri infantili. Solo attraverso una valutazione accurata è possibile formulare una diagnosi appropriata. Le persone adulte possono rivolgersi a un Centro di Salute Mentale (CSM).

Nella pratica clinica, i disturbi del neurosviluppo tendono a non essere riconosciuti precocemente, rendendo così la diagnosi più complessa una volta raggiunta l'età adulta. La loro individuazione richiede uno screening accurato: i bambini affetti da disturbi specifici dell'apprendimento possono presentare una notevole intelligenza e acutezza mentale, pur affrontando significative difficoltà in compiti apparentemente basilari come la lettura o la scrittura. È comune anche che essi siano consapevoli delle proprie sfide, il che può minare la loro autostima e creare ulteriori ostacoli nel loro percorso di apprendimento e sviluppo.

Riconoscere tempestivamente i sintomi principali di questi disturbi diventa garantisce un intervento rapido e il sostegno necessario alle persone coinvolte.

Cause modifica

Le cause dei disturbi del neurosviluppo costituiscono un campo di studio complesso, in cui numerosi fattori interagiscono per influenzare lo sviluppo e la funzione del cervello, portando alla manifestazione di queste condizioni. Benché la ricerca abbia fatto progressi significativi nel comprendere tali meccanismi, molte domande restano ancora senza risposta, sottolineando l'importanza di approcci multidisciplinari per svelare le radici di questi disturbi.

Tra i fattori principali nella genesi dei disturbi del neurosviluppo, spicca la componente genetica. Studi condotti in questo ambito hanno dimostrato che variazioni e mutazioni genetiche possono predisporre gli individui a tali disturbi. È stato individuato un ampio spettro di anomalie genetiche correlate ai diversi sottotipi di disturbi del neurosviluppo, con alcune condizioni come il disturbo dello spettro autistico e la sindrome di Down notoriamente associate a cause genetiche. Anche fattori ambientali durante la gestazione e nei primi anni di vita possono svolgere un ruolo significativo. L'esposizione a sostanze chimiche, infezioni, alcol, droghe o situazioni di stress durante la gravidanza può influenzare lo sviluppo del cervello fetale, aumentando il rischio di disturbi del neurosviluppo. Eventi perinatali, come complicazioni durante il parto o l'asfissia alla nascita, possono incidere sullo sviluppo neurologico del neonato e contribuire alla comparsa di questi disturbi.

Inoltre, fattori neurologici propri del sistema nervoso possono essere coinvolti nella patogenesi di alcune condizioni del neurosviluppo. Condizioni come la paralisi cerebrale o l'epilessia possono influenzare negativamente lo sviluppo e la funzione del sistema nervoso, favorendo l'insorgenza di disturbi del neurosviluppo.[4]

Trattamento modifica

Il trattamento dei disturbi del neurosviluppo è altamente personalizzato e richiede un approccio su misura per le esigenze individuali di ciascun individuo. Questi disturbi possono manifestarsi in modi diversi e coinvolgere una vasta gamma di sintomi, quindi è essenziale una valutazione completa per determinare il piano terapeutico più adatto.

La terapia comportamentale è tra gli interventi più diffusi per i disturbi del neurosviluppo. Questi trattamenti mirano a migliorare le abilità sociali, comunicative e comportamentali, aiutando gli individui a sviluppare strategie pratiche per affrontare le sfide quotidiane. Spesso, questi programmi coinvolgono anche la famiglia del paziente per garantire un sostegno completo e una maggiore efficacia nel trattamento.

Nei casi in cui i sintomi sono più gravi o persistenti, può essere necessario ricorrere alla terapia farmacologica. I farmaci utilizzati vengono selezionati attentamente in base alle specifiche manifestazioni cliniche del paziente. Ad esempio, per l'ADHD, possono essere prescritti farmaci mirati a gestire l'iperattività e la disattenzione, mentre in altri casi possono essere utilizzati farmaci per trattare disturbi comorbidi come depressione o ansia.

La riabilitazione e il supporto educativo svolgono un ruolo fondamentale nel trattamento dei Disturbi del Neurosviluppo. Programmi educativi specializzati sono progettati per adattarsi alle esigenze specifiche degli individui affetti da questi disturbi, fornendo loro le competenze necessarie per gestire la vita quotidiana e l'istruzione in modo efficace.

Negli ultimi anni, sono state sviluppate nuove terapie non-farmacologiche innovative per il trattamento dei disturbi del neurosviluppo. Queste includono tecniche di neuromodulazione come la stimolazione magnetica transcranica (TMS), la stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS), la photo-bio-modulation (PBM) e il neurofeedback.[4] Queste terapie si basano sull'idea di influenzare l'attività cerebrale attraverso impulsi luminosi, magnetici o elettrici, dimostrandosi efficaci nel migliorare i sintomi e le capacità cognitive.[5]

Infine, è essenziale adottare un approccio multidisciplinare nel trattamento dei Disturbi del Neurosviluppo. Medici, psicoterapeuti, psicologi e familiari devono collaborare per fornire un supporto completo e personalizzato al paziente, garantendo un trattamento efficace e una migliore qualità di vita.

Categorie modifica

Disturbi del linguaggio modifica

Il disturbo del linguaggio è identificato dal DSM-5 come "difficoltà nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio, causate da deficit nella comprensione o nella produzione del lessico, nella struttura della frase e del discorso". Questi disturbi coinvolgono molteplici discipline, dalla neurobiologia alle scienze cognitive, poiché possono derivare da deficit in diversi aspetti del processo di elaborazione linguistica. Le cause dei disturbi del linguaggio possono essere molteplici, incluse componenti genetiche, problemi neurologici, l'ambiente familiare[6], esposizione a traumi o malattie, fattori socio-economici e disturbi dello sviluppo come il disturbo dello spettro autistico o la sindrome di Down.

Per identificare la causa di un disturbo del linguaggio, è necessario adottare un approccio psicolinguistico complesso che consideri i molteplici livelli di elaborazione delle informazioni linguistiche. Questo include l'input linguistico, i percorsi di accesso, la memoria semantica, la selezione lessicale, la codifica delle proprietà e la produzione motoria. Esistono diverse teorie sull'origine del linguaggio, tra cui quelle di Skinner e Chomsky. La teoria di Chomsky[7] suggerisce che l'acquisizione del linguaggio è innata, con ogni individuo che nasce con un programma di acquisizione del linguaggio. I disturbi del linguaggio si dividono in disturbi primari, che sono indipendenti da altri problemi cognitivi, neuromotori o sensoriali, e disturbi secondari, che derivano da altre condizioni come lesioni cerebrali o autismo. Le afasie sono un esempio comune di disturbi centrali che possono influenzare la produzione o la comprensione del linguaggio.

Per gestire i disturbi del linguaggio, sono raccomandate diverse strategie, tra cui terapia del linguaggio, intervento precoce, supporto educativo, coinvolgimento dei genitori e terapia multidisciplinare. Il sostegno psicologico può essere fondamentale per affrontare le sfide emotive associate ai disturbi del linguaggio. Riconoscere i segni precoci dei disturbi del linguaggio e intervenire tempestivamente può migliorare significativamente i risultati nel lungo termine. Lo screening precoce e una diagnosi accurata consentono di adottare il trattamento più adatto e personalizzato per massimizzare il potenziale di sviluppo linguistico e comunicativo del bambino.[8]

Disturbi dello spettro dell’autismo modifica

I disturbi dello spettro autistico (DSA) rappresentano una serie di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da una vasta gamma di manifestazioni in termini di tipologia e gravità. Questi disturbi colpiscono principalmente le capacità sociali, comunicative e comportamentali delle persone che ne sono affette.

I sintomi dei DSA possono emergere già nei primi due anni di vita, ma nelle forme più lievi possono rimanere non individuati fino all'età scolare. Si osservano difficoltà nella condivisione di interessi, emozioni o sentimenti, mancanza di iniziativa o risposta a interazioni sociali, e anomalie nel contatto visivo e nell'uso dei gesti. Inoltre, possono esserci problemi nell'instaurare amicizie e un scarso interesse verso i coetanei. Comportamenti limitati o ripetitivi si manifestano attraverso movimenti, utilizzo stereotipato di oggetti o linguaggio, rigidità nelle routine e nei rituali comportamentali, interessi limitati e fissi, nonché iper o iporeattività a stimoli sensoriali.

Le cause specifiche dei DSA non sono completamente comprese, ma vi è un'evidenza crescente dell'interazione tra fattori genetici e ambientali. Studi indicano che la predisposizione genetica gioca un ruolo significativo, con un rischio aumentato per i figli di genitori con DSA. Inoltre, alcune anomalie genetiche, esposizioni prenatali a infezioni virali e la prematurità possono contribuire al rischio di sviluppare un DSA.

La diagnosi di DSA richiede un'attenta osservazione del bambino in vari contesti e un dialogo approfondito con genitori e insegnanti. Sono disponibili test standardizzati specifici, come il M-CHAT-R per i bambini piccoli, per lo screening precoce. Gli specialisti utilizzano strumenti come l'Autism Diagnostic Observation Schedule (ADOS) per valutare il comportamento sociale e comunicativo.

In passato, i DSA venivano classificati in diverse categorie, tra cui autismo classico, sindrome di Asperger e altri disturbi pervasivi dello sviluppo. Tuttavia, con l'introduzione del DSM-5, queste distinzioni sono state eliminate e tutti i disturbi sono inclusi sotto il termine "Disturbi dello Spettro Autistico".[9]

Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) modifica

L'ADHD, acronimo di "disturbo da deficit di attenzione/iperattività", è una condizione inclusa nella categoria dei disturbi del neurosviluppo secondo il DSM-5, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Questo disturbo può influenzare diversi aspetti della vita quotidiana, inclusi quelli sociali, scolastici, lavorativi e personali, spesso persistendo anche nell'età adulta. L'ADHD non è una malattia, ma piuttosto una differenza nel funzionamento del cervello rispetto alla norma. Le persone con ADHD mostrano un'ipersensibilità agli stimoli esterni, con anche la più piccola distrazione che può catturare la loro attenzione in modo significativo.

I sintomi principali dell'ADHD si manifestano principalmente in tre ambiti:

  • Iperattività: caratterizzata da un eccessivo livello di attività motoria;
  • Impulsività: manifestazioni di comportamenti impulsivi e difficoltà nel controllare gli impulsi;
  • Problemi di attenzione: difficoltà nel focalizzare l'attenzione su compiti specifici e mantenere la concentrazione su di essi.

Questi sintomi possono essere evidenti già durante l'infanzia, ma in alcuni casi la diagnosi viene effettuata solo in età adulta, quando i problemi di attenzione, organizzazione e controllo degli impulsi diventano più evidenti e influenzano la vita quotidiana.

Le cause specifiche dell'ADHD non sono completamente comprese, ma gli studi suggeriscono un'interazione complessa tra fattori genetici, neurobiologici e ambientali. Alcuni individui sembrano essere geneticamente predisposti all'ADHD, mentre altri fattori, come l'ambiente prenatale e le condizioni neurobiologiche, possono contribuire allo sviluppo del disturbo. Non esiste una cura definitiva per l'ADHD, ma piuttosto strategie di gestione che possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita. Queste possono includere un percorso di apprendimento individuale (o di gruppo) con uno psicoterapeuta per comprendere le proprie caratteristiche legate all'ADHD e sviluppare strategie personalizzate. In alcuni casi, i farmaci possono essere prescritti per gestire i sintomi dell'ADHD. Tuttavia, la terapia farmacologica non è sempre necessaria e dipende dalle esigenze individuali di ciascun paziente.[10]

Secondo il DSM-5, esistono tre sottotipi di ADHD:

  • ADHD con attenzione ridotta: caratterizzato principalmente da sintomi di disattenzione.
  • ADHD con impulsività e iperattività: evidenzia sintomi di impulsività e iperattività.
  • ADHD combinato: caratterizzato dalla presenza di sintomi di tutti e tre i sottotipi.

La diagnosi dell'ADHD coinvolge valutazioni psicologiche e, se necessario, visite con specialisti come psichiatri o neuropsichiatri.

Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) modifica

I disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) costituiscono una categoria di condizioni neurosviluppali che si manifestano con significative difficoltà nell'acquisizione e nell'applicazione delle abilità fondamentali di lettura, scrittura e calcolo, nonostante opportunità di apprendimento adeguate e un'intelligenza generale nella norma. Questi disturbi rappresentano una sfida significativa per coloro che ne sono affetti, influenzando non solo il rendimento accademico, ma anche la socializzazione e l'autostima.

Le cause dei DSA sono complesse e multifattoriali, coinvolgendo una combinazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali. Gli studi genetici hanno evidenziato una componente ereditaria nei DSA, con una maggiore probabilità di sviluppare tali disturbi nei familiari di primo grado dei soggetti affetti. Tuttavia, fattori ambientali, come l'esposizione a sostanze nocive durante la gravidanza o traumi cerebrali precoci, possono contribuire alla comparsa dei DSA.

Dal punto di vista neurobiologico, i DSA sono associati a disfunzioni specifiche in aree cerebrali coinvolte nell'elaborazione del linguaggio e dei numeri. Ad esempio, la dislessia è stata correlata a anomalie nella connettività delle regioni cerebrali coinvolte nella decodifica fonologica, mentre la discalculia può essere associata a deficit nella rete neurale coinvolta nel calcolo numerico.[11]

I DSA si presentano in diverse forme, tra cui:

  • dislessia: caratterizzata da difficoltà nella decodifica delle parole scritte e nella comprensione del testo;
  • disgrafia: caratterizzata da difficoltà nella produzione di scrittura leggibile e coerente;
  • disortografia: caratterizzata da difficoltà nell'organizzazione e nella rappresentazione grafica delle parole scritte;
  • discalculia: caratterizzata da difficoltà nella comprensione dei concetti matematici e nell'esecuzione di operazioni aritmetiche.

La diagnosi accurata dei DSA richiede valutazioni dettagliate, comprese test standardizzati specifici, valutazioni neuropsicologiche e osservazioni cliniche. Il trattamento dei DSA spesso coinvolge interventi personalizzati, come programmi di intervento comportamentale strutturato, supporto educativo individualizzato e consulenza psicologica.[12]

Disturbi del movimento modifica

I disturbi del movimento comprendono una serie di condizioni neurologiche che influenzano la capacità del corpo di muoversi in modo coordinato e controllato. Questi disturbi possono manifestarsi in diversi modi, tra cui il disturbo della coordinazione motoria, il disturbo da movimento stereotipato e i disturbi da tic.

Le cause esatte dei disturbi del movimento possono variare a seconda della condizione specifica, ma spesso coinvolgono anomalie neurologiche o lesioni cerebrali che influenzano la capacità del cervello di controllare i movimenti del corpo. Fattori genetici, ambientali e neurochimici possono anche contribuire allo sviluppo di questi disturbi.

I disturbi del movimento possono essere classificati in base agli effetti che hanno sul movimento del corpo:

  • diminuzione o rallentamento del movimento: includono la malattia di Parkinson, caratterizzata da movimenti lenti e rigidità muscolare;
  • aumento del movimento: questi disturbi comprendono il tremore, la distonia e l'acatisia, caratterizzati da movimenti involontari eccessivi o irregolari;
  • disturbi che aumentano e diminuiscono il movimento: alcune condizioni, come il morbo di Parkinson[13] avanzato, possono causare sia ipomobilità che iperattività nei movimenti.

Il trattamento dei disturbi del movimento dipende dalla gravità e dalla causa sottostante della condizione. Le opzioni terapeutiche possono includere terapia fisica, terapia occupazionale, farmaci per controllare i sintomi e interventi chirurgici in casi selezionati.

Disturbo della coordinazione motoria modifica

Il disturbo della coordinazione motoria è caratterizzato da una difficoltà nell'esecuzione di movimenti volontari e riflessi in modo fluido e coordinato. Le persone con questo disturbo sono impacciate nei movimenti, con difficoltà nell'eseguire attività quotidiane che richiedono precisione e coordinazione, come scrivere o vestirsi.

Disturbo da movimento stereotipato modifica

Questo disturbo si manifesta attraverso comportamenti motori ripetitivi, senza uno scopo apparente e spesso involontari. I soggetti possono impegnarsi in movimenti come dondolarsi, sbattere la testa o muovere le mani in modo ripetitivo e ritmico. Questi comportamenti possono interferire con le attività quotidiane e ridurre la qualità della vita.

Disturbi da tic modifica

I disturbi da tic sono caratterizzati da movimenti o voci involontarie e ripetitive, come scoprire gli occhi, tossire o emettere suoni vocali. Questi tic possono variare in intensità e frequenza e possono essere temporaneamente soppressi o accentuati da fattori come lo stress o l'eccitazione.

Neurodivergenza modifica

La neurodivergenza (o neurodiversità) nell'ambito dei disturbi del neurosviluppo, rappresenta una prospettiva più inclusiva e accurata per comprendere le variazioni nel funzionamento cerebrale umano. In contrasto con l'approccio tradizionale che considera l'autismo e altri disturbi del sistema nervoso come malattie, la neurodivergenza enfatizza invece la diversità naturale nel modo in cui il cervello opera.[14]

All'interno di questa cornice concettuale, le persone con autismo e altri disturbi del neurosviluppo non sono viste come affette da patologie, ma piuttosto come individui con modalità di elaborazione delle informazioni uniche. Questo approccio mira a promuovere una maggiore comprensione e accettazione delle differenze cognitive, sensoriali e comportamentali presenti nelle persone neurodivergenti.

La neurodivergenza si riferisce quindi a una vasta gamma di condizioni all'interno dei disturbi del neurosviluppo, come l'autismo, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), i disturbi dell'apprendimento, la disprassia, la sindrome di Tourette e altri. Queste condizioni condividono il comune denominatore di deviazioni nel funzionamento cerebrale rispetto alla maggioranza della popolazione. Studi condotti da vari ricercatori nel campo della neuroscienza hanno evidenziato che le persone neurodivergenti mostrano modalità atipiche di elaborazione delle informazioni a livello sensoriale, emotivo, sociale e cognitivo. Ad esempio, ricerche condotte da Jones et al. (2019) hanno dimostrato che le persone con autismo spesso manifestano ipersensibilità sensoriale a determinati stimoli ambientali, influenzando il loro benessere emotivo e sociale.

La diagnosi delle condizioni neurodivergenti è un processo multidisciplinare che coinvolge una valutazione dettagliata delle caratteristiche individuali dell'individuo. La neurodivergenza è innata e non può essere acquisita successivamente nella vita. Uno studio condotto da Smith et al. (2021) ha evidenziato che le caratteristiche neurodivergenti emergono da una complessa interazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali durante il periodo prenatale e postnatale.

Le strategie di trattamento per le persone neurodivergenti dipendono dalla condizione specifica e possono includere una varietà di approcci, come la gestione dell'ambiente, l'uso di farmaci, il supporto educativo personalizzato, le tecniche di organizzazione e la terapia comportamentale. Studi condotti da Johnson et al. (2020) hanno dimostrato che un trattamento mirato e individualizzato può migliorare significativamente la qualità della vita delle persone neurodivergenti, consentendo loro di affrontare in modo efficace le sfide quotidiane e di sviluppare le proprie abilità.[15]

Note modifica

  1. ^ Disturbi del Neuroviluppo, su Istituto di Neuroscienze Firenze. URL consultato il 21 marzo 2024.
  2. ^ Disturbi del neurosviluppo: tutto quello che c'è da sapere, su www.serenis.it. URL consultato il 21 marzo 2024.
  3. ^ Disturbi del neurosviluppo, su ISS. URL consultato il 21 marzo 2024.
  4. ^ a b Anffas Nazionale, Disturbi del Neurosviluppo - Anffas, su Anffas.net. URL consultato il 21 marzo 2024.
  5. ^ (EN) Andrey Y. Abramov, The brain—from neurodevelopment to neurodegeneration, in The FEBS Journal, vol. 289, n. 8, 2022-04, pp. 2010–2012, DOI:10.1111/febs.16436. URL consultato il 21 marzo 2024.
  6. ^ María Camila Cortés-Albornoz, Danna Paola García-Guáqueta e Alberto Velez-van-Meerbeke, Maternal Nutrition and Neurodevelopment: A Scoping Review, in Nutrients, vol. 13, n. 10, 8 ottobre 2021, pp. 3530, DOI:10.3390/nu13103530. URL consultato il 21 marzo 2024.
  7. ^ (EN) Angela D. Friederici, Noam Chomsky e Robert C. Berwick, Language, mind and brain, in Nature Human Behaviour, vol. 1, n. 10, 2017-10, pp. 713–722, DOI:10.1038/s41562-017-0184-4. URL consultato il 21 marzo 2024.
  8. ^ N. E. Hall, Developmental language disorders, in Seminars in Pediatric Neurology, vol. 4, n. 2, 1997-06, pp. 77–85, DOI:10.1016/s1071-9091(97)80023-x. URL consultato il 21 marzo 2024.
  9. ^ Disturbi dello spettro autistico - Problemi di salute dei bambini, su Manuale MSD, versione per i pazienti. URL consultato il 21 marzo 2024.
  10. ^ ADHD disturbo da deficit dell'attenzione ed iperattività, su Associazione di Psicologia Cognitiva, 4 febbraio 2010. URL consultato il 21 marzo 2024.
  11. ^ admin admin, I Disturbi dell'Apprendimento (DSA): quali sono e come intervenire? - APC, su Associazione di Psicologia Cognitiva, 29 gennaio 2010. URL consultato il 21 marzo 2024.
  12. ^ (EN) Paul Butler, Digital Subtraction Angiography (DSA): A neurosurgical perspective, in British Journal of Neurosurgery, vol. 1, n. 3, 1987-01, pp. 323–333, DOI:10.3109/02688698709023774. URL consultato il 21 marzo 2024.
  13. ^ (EN) R. Balestrino e A.H.V. Schapira, Parkinson disease, in European Journal of Neurology, vol. 27, n. 1, 2020-01, pp. 27–42, DOI:10.1111/ene.14108. URL consultato il 21 marzo 2024.
  14. ^ (EN) Robert Chapman e Monique Botha, Neurodivergence‐informed therapy, in Developmental Medicine & Child Neurology, vol. 65, n. 3, 2023-03, pp. 310–317, DOI:10.1111/dmcn.15384. URL consultato il 21 marzo 2024.
  15. ^ (EN) Simon Baron‐Cohen, Editorial Perspective: Neurodiversity – a revolutionary concept for autism and psychiatry, in Journal of Child Psychology and Psychiatry, vol. 58, n. 6, 2017-06, pp. 744–747, DOI:10.1111/jcpp.12703. URL consultato il 21 marzo 2024.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

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