Un dodecaedro romano è un piccolo oggetto cavo in bronzo o, più raramente, in pietra a forma di dodecaedro: l'oggetto ha dodici facce piatte pentagonali, ogni faccia reca un foro circolare di diametro variabile nel mezzo, tuttavia in alcuni casi non presentano fori ma solo decorazioni. I dodecaedri romani vengono datati dal II al IV secolo d.C.

Dodecaedri e icosaedro romani ritrovati in Germania

Più di cento di questi dodecaedri sono stati trovati[1] dal Galles all'Ungheria e la Spagna e nell'est dell'Italia, con la maggioranza dei ritrovamenti in Germania e in Francia. Le dimensioni variano dai 4 agli 11 cm. Alcuni di questi oggetti sono stati trovati assieme a tesori in monete, il che fa presupporre che fossero considerati di gran valore dai proprietari. Dodecaedri più piccoli con le stesse caratteristiche ma realizzati in oro sono stati trovati nel sud-est asiatico, usati per scopi decorativi e la foggia richiama quelli trovati in Europa.[2]

La funzione e l'uso di questi dodecaedri rimane senza spiegazione, in quanto non sono menzionati in alcun resoconto, cronaca o immagine dell’epoca romana. C’è tuttavia chi ha avanzato l'ipotesi che il misterioso oggetto non sia stato veramente creato e utilizzato dai romani, ma appartenesse ad altre culture, anche antecedenti, e sia erroneamente definito "romano" solo in quanto è stato rinvenuto nei siti che una volta facevano parte dell’Impero.

Oggetti archeologici analoghi a questi dodecaedri - ma assai più rari - sono stati rinvenuti anche a forma di icosaedro.

Dodecaedro romano trovato in Tongeren (Belgio), Museo gallo-romano (Tongeren)

Ipotesi sull'utilizzo modifica

 
Dodecaedro romano trovato in Germania in mostra al castello di Saalburg vicino a Bad Homburg.

Le ipotesi formulate negli anni sono numerose. Tra le altre si possono menzionare le seguenti:

  • un oggetto ad uso militare: l'ingegnere in pensione John Ladd suggerisce possa trattarsi di uno strumento per definire la dimensione ottimale delle armi dei Romani. Secondo tale ipotesi il dodecaedro veniva immerso in un fluido per migliorare la fabbricazione dei proiettili per le fionde.[3] La teoria esposta è in effetti molto complessa in relazione all'epoca storica ed inoltre molti oggetti sono stati trovati in luoghi abitati e non sui campi di battaglia.
  • un oggetto ingegneristico: taluni ipotizzano utilizzi ingegneristici dell'oggetto, ad esempio per stabilire la calibratura dei tubi per il trasporto dell'acqua, facendoli passare attraverso i fori, oppure come elementi di snodo delle stesse tubature. Il ritrovamento di manufatti privi di fori potrebbe avvalorare questa tesi anche se non vi sono evidenze di un tale utilizzo.
  • un oggetto per tessere, data la presenza degli spuntoni che potrebbero offrire un appiglio ad eventuali filati, anche se gli strumenti utilizzati all'epoca erano diversi e sono noti agli studiosi. Alcuni studiosi dilettanti hanno realizzato una copia in 3D di un dodecaedro romano e hanno provato a tessere un guanto. L'idea è coerente all'eventuale utilizzo nei siti di scoperta, caratterizzate da climi più rigidi rispetto a quello mediterraneo.[4]
  • un oggetto cultuale (che presenta significativa corrispondenza con strutture della morfologia vegetale); poiché la maggior parte di questi oggetti fu trovata in luoghi dove la cultura romana si fuse con quella celtica, alcuni studiosi ipotizzano che il dodecaedro avesse una funzione religiosa, con i dodici fori che simboleggerebbero i fenomeni cosmici.[4] Altri ipotizzano potesse contenere statuine rappresentanti gli dei oppure candele votive - in alcuni manufatti sono state trovate tracce di cera - o anche avere una valenza "magica" e "protettiva". Queste teorie contrastano tuttavia con il fatto che furono trovati i dodecaedri solo in alcune zone dell'Impero Romano e non in tutti i territori occupati.
  • un oggetto calendariale; nel 2010, Sjra Wagemans, della DSM Research, ha proposto una teoria - che fa uso di calcoli matematici complessi - secondo la quale l'oggetto servirebbe per determinare gli equinozi di primavera e di autunno. Secondo Wagemans, che ha fatto anche degli esperimenti sul campo, il dodecaedro sarebbe un oggetto legato al ciclo agricolo ed era usato per determinare, in assenza di un calendario e grazie al passaggio dei raggi del sole attraverso i fori,[4] il periodo più adatto per la semina del grano.[3]
  • uno strumento di misurazione: la dottoressa Amelia Carolina Sparavigna, del Politecnico di Torino, ipotizza che il dodecaedro servisse come strumento per misurare le distanze, in particolare per la suddivisione degli appezzamenti di terreno e a scopo militare.[3]
 
Dodecaedri di dimensioni diverse

Allo stato attuale queste ultime due sembrano le ipotesi più plausibili, anche se i dodecaedri si presentano in molte dimensioni diverse che li rendono difficilmente standardizzati per questo tipo di operazioni.[5]

Altre teorie senza riscontro li definiscono dei semplici oggetti ornamentali, dei giocattoli per bambini, dei pesi per le reti da pesca, degli strumenti musicali simili a campanelle.[3]

Note modifica

  1. ^ La prima constatazione è riportata nel 1739 e da allora il conteggio è giunto a 116 oggetti simili; Michael Guggenberger (2013), The Gallo-Roman Dodecahedron, The Mathematical Intelligencer , Vol. 35, Dec.2013, Iss. 4 , pp 56–60
  2. ^ (EN) Anna T. N. Bennett, Gold in early Southeast Asia, in ArcheoSciences. Revue d'archéométrie, n. 33, 31 dicembre 2009, pp. 99–107, DOI:10.4000/archeosciences.2072. URL consultato il 23 settembre 2019.
  3. ^ a b c d Il mistero irrisolto del dodecaedro romano: a che diavolo serviva? Ipotesi a confronto | Il Navigatore Curioso, su ilnavigatorecurioso.myblog.it. URL consultato il 27 aprile 2019.
  4. ^ a b c (EN) Alan McNairn, What is a Roman Dodecahedron? The Mystery is Still Unsolved, su Historic Mysteries, 4 marzo 2020. URL consultato il 9 agosto 2023.
  5. ^ (EN) Alan McNairn, What is a Roman Dodecahedron? The Mystery is Still Unsolved, su Historic Mysteries, 4 marzo 2020. URL consultato il 4 luglio 2022.

Bibliografia modifica

  • Artmann B., Roman dodecahedron, "The Mathematical Intelligencer", vol. 15, n. 2, (1993), pp. 52-53.
  • Artmann B., A Roman icosahedron discovered, "The American Mathematical Monthly", vol. 103, n. 2, (febbraio 1996), pp. 132-133.

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