Eldgjá

canyon islandese

Eldgjá (pronuncia: ˈɛltˌcauː), (in lingua islandese: canyon di fuoco) è una fessura vulcanica attiva sviluppatosi in forma di canyon, situata nella parte meridionale dell'Islanda.

Eldgjá
Eldgjá
StatoBandiera dell'Islanda Islanda
Ultima eruzione934 ± 2 anni
Ultimo VEI4 (sub-pliniana)
Codice VNUM372030
Coordinate63°58′00″N 18°36′33″W / 63.966667°N 18.609167°W63.966667; -18.609167
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Islanda
Eldgjá

Descrizione modifica

La vallata è lunga 30 km, larga fino a 600 m e profonda fino a 150 m. Le sue dimensioni lo rendono il più grande canyon vulcanico del mondo.

Il canyon, situato tra Landmannalaugar e Kirkjubæjarklaustur, è orientato in direzione sudovest/nordest come la maggior parte delle faglie islandesi.

All'interno del canyon è presente una cascata chiamata Ófærufoss. Era caratterizzata da un arco naturale in pietra che la sovrastava. L'arco è crollato nel 1993, presumibilmente a causa delle piene conseguenti allo scioglimento dei ghiacci.[1]

La parte settentrionale dell'Eldgjá, inclusa la cascata Ófærufoss e le aree circostanti, è stata inclusa nel Parco nazionale del Vatnajökull dal 2011.[2]

Storia modifica

L'Eldgjá fu scoperto nel 1893 dal geologo Þorvalður Þoroddsen. La fossa vulcanica si formò prima del popolamento dell'Islanda, ed è accertato che si tratta di una eruzione lineare. Sembra appurato che l'unica eruzione verificatasi in tempi storici sarebbe avvenuta nel periodo della colonizzazione.

La prima eruzione documentata risalente al 939[3][4] provocò il più grande flusso basaltico registrato in tempi storici. La lava si estese su una superficie di circa 800 km²,[5] e sulla superficie terrestre si riversarono circa 18 km³ di magma.[6]

Evidenze dendrocronologiche nell'emisfero nord indicano che l'eruzione del 939 fece sì che la successiva estate del 940 sia stata una delle più fredde degli ultimi 1500 anni. Le temperature medie estive in Europa Centrale, Scandinavia, Canada, Alaska e nell'Asia Centrale furono di circa 2 °C più basse del normale.[7]

Note modifica

  1. ^ (EN) Iceland Review, Can you tell me what happened to the natural stone bridge over Ófaerufoss at Eldgjá?, in Iceland Review, 28 agosto 2007. URL consultato il 30 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2018).
  2. ^ (IS) Ósnortin víðerni og einstakar jarðmyndanir, su umhverfisraduneyti.is, Ministry for the Environment and Natural Resources, 29 luglio 2011. URL consultato il 24 marzo 2014.
  3. ^ Albert Zijlstra, Eldgja: Eruption dating, su volcanocafe.org, 29 settembre 2016. URL consultato il 1º gennaio 2017.
  4. ^ Clive Oppenheime, The Eldgjá eruption: timing, long-range impacts and influence on the Christianisation of Iceland, in Climatic Change, vol. 147, 3–4, 19 marzo 2018, pp. 369–381, DOI:10.1007/s10584-018-2171-9, PMC 6560931, PMID 31258223.
  5. ^ Árni Hjartarson 2011. Víðáttumestu hraun Íslands. (The Largest Lavas of Iceland). Náttúrufræðingurinn 81, 37-49.
  6. ^ Katla: Eruptive History. Smithsonian Institution - Global Volcanism Program
  7. ^ (EN) Volcanic eruption influenced Iceland's conversion to Christianity, in ScienceDaily. URL consultato il 30 marzo 2018.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica