Fragilità degli anziani

La fragilità è quella condizione per la quale un anziano è incapace di svolgere, in maniera autonoma, le attività di base della vita quotidiana da solo o con l'aiuto di mezzi o strumenti.[1]

Definizione e identificazione modifica

La fragilità viene menzionata per la prima volta negli anni '80 dallo studioso statunitense M.D. Fretwell (1985) e in una pubblicazione scientifica curata dal National Institute on Aging[2] Essa non coincide con la disabilità, come hanno sostenuto a tratti alcuni geriatri,[3] nel senso che un anziano fragile non è per sua natura disabile, ma rischia di diventarlo se non adeguatamente curato[4]. La fragilità è così una sindrome clinica che se trattata nel giusto modo può essere anche reversibile, mentre se trascurata può portare alla perdita completa dell'autonomia. Esistono alcuni elementi fisici e psicologici che identificano un anziano come fragile. Secondo L.P. Fried essi sarebbero cinque: la perdita di peso, la debolezza, la lentezza, il basso livello di attività e la spossatezza.

Studi e ricerche modifica

Oltre alla definizione e alla identificazione della fragilità c'è stata attenzione nel corso degli anni anche alla ricerca sul territorio del numero degli anziani fragili. Nonostante le difficoltà che si hanno in questi casi nel coniugare conoscenza, organizzazione e risorse economiche, ci sono stati tentativi in questo senso, come quello compiuto negli Stati Uniti d'America nel 1989, noto come Cardiovascular health study, su un campione di circa 5000 anziani sopra i 65 anni. I risultati di tale ricerca hanno portato a quantificare nel 7% il numero degli anziani fragili.[5]

In Italia l'interesse nei confronti degli anziani fragili si sviluppa anche grazie alle intuizioni di Francesco Maria Antonini, considerato il padre della geriatria italiana. In ambiente accademico è nota soprattutto la ricerca effettuata da Umberto Senin sugli anziani ultraottantenni di Bastia Umbra.[6]

Nel 2001 viene poi realizzato dal geriatra Giampaolo Zucchelli[7] il Progetto Lefes, uno studio sugli anziani fragili dei comuni di Livorno, Rosignano Marittimo e Collesalvetti, con la collaborazione di 97 medici di base e un campione di più di 108.000 pazienti. La percentuale di “fragili” è risultata del 2,4%[8] Questa ricerca teorica portò poi alla costituzione di un consultorio per gli anziani fragili nella città di Livorno.

Note modifica

  1. ^ Katz et al.. Studies of illness in the aged. The mixed of ADL: a standardized measure of biological and psychosocial function, JAMA 185: 914-919, 1963
  2. ^ G. Zucchelli, G.Silvi, La fragilità degli anziani, Livorno, Debatte, 2001
  3. ^ Rockwood K. et al., A brief clinical instrument to classify frailty in elderly people, Lancet 1993; 353: 205-206
  4. ^ G. Zucchelli, G. Silvi, La fragilità dell'anziano, Livorno, Debatte editore, 2001, pag. 101
  5. ^ Cardiovascular health study Umberto Senin - L'anziano fragile: una nuova entità clinica in una società che invecchia Archiviato il 15 giugno 2013 in Internet Archive.
  6. ^ G. Zucchelli, G. Silvi La fragilità dell'anziano, Livorno, Debatte editore, 2001, pag. 325
  7. ^ in collaborazione con il cardiologo ed endocrinologo Giovanni Silvi, l'Ordine dei medici di Livorno e con il contributo economico della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno diretta da Luciano Barsotti
  8. ^ Progetto Lefes (studio livornese sugli anziani fragili), Livorno, Debatte editore, 2001. In questo studio Zucchelli fissava 25 indicatori di valutazione secondo i quali sarebbero anziani fragili: coloro che hanno più di 75 anni, coloro che sono anziani biologicamente, che vivono soli, che hanno perso il coniuge da meno di 6 mesi, che vivono in povertà, in ambienti precari, che presentano degrado culturale, che non hanno ideologie o spiritualità, che hanno vista precaria, che hanno udito precario, che ignorano di essere malati o tendono a sottovalutare disturbi definiti modesti, che sono stati dimessi recentemente dall'ospedale, che usufruiscono di servizi socio-sanitari, che sono malati, che presentano difettosa mobilità, carenze mnemoniche, che hanno difficoltà ad orientarsi, che comunicano con difficoltà, che non collaborano, che mostrano irrequietezza, che hanno difficoltà ad abbigliarsi o non curano il proprio aspetto o la propria igiene, che si alimentano con difficoltà, che si lavano con difficoltà, che sono incontinenti, che non sanno usare strumenti (fare la spesa, lavare i panni, etc)

Bibliografia modifica

  • Francesco Maria Antonini e C. Fumagalli, Gerontologia e geriatria, Milano, Wasserman, 1976
  • Francesco Maria Antonini, I migliori anni della nostra vita, Milano, Arnoldo Mondadori editore, 1998
  • Umberto Senin, Paziente anziano e paziente geriatrico, Fondamenti di gerontologia e di geriatria, Napoli, Edises, 1999
  • G. Zucchelli, G. Silvi, La fragilità dell'anziano, Livorno, Debatte, 2006
  • R. Rozzini e M. Trabucchi, La depressione nell'anziano, Milano, Utet, 1996
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