I Genuati furono un'antica popolazione ligure che abitava la zona dell'odierna Genova e una parte della Liguria orientale.

Mappa dell'antica Liguria, tra i fiumi Po, Varo e Magra

Storia modifica

I Genuati erano una popolazione autoctona della Liguria centrale e orientale di origine preromana.[1][2][3][4] Elementi che permisero di definire la distinzione dei genuati dalle altre popolazioni liguri risalivano già alla media e bassa età del ferro, specialmente per il dimostrato utilizzo di vasellame bronzeo e di ceramica attica, scoperto in particolare durante gli scavi archeologici del 1967 a Castello.[5] Altre popolazioni che si contendevano le aree del Golfo di Genova erano i Sabazi, i Deciati, gli Oxibi, gli Ingauni e gli Intemeli.[6] Nel corso dei secoli, si affermò l'influenza di diverse culture, tra cui quella greca e soprattutto quella romana.[7]

Il primo documento scritto certo riguardante i Genuati, noto come Tavola bronzea di Polcevera, è antecedente al I secolo a.C..[8] Si tratta di una tavola rinvenuta nel 1506 nel letto del torrente Pernecco, a Serra Riccò, dal contadino Agostino Pedemonte, ed era probabilmente stata conservata in precedenza in un luogo di culto o incontro, e poi trascinata a valle da un evento franoso o alluvionale.[9] Il testo del reperto fu pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1520 da Jacopo Bracelli, e poi tradotto in italiano da Giustiniani che lo riportò nei suoi Annali.[10] La tavola reca una sentenza del 117 a.C. riportata dai delegati Quinto e Marco Minucii del Senato di Roma, riguardante una contesa territoriale che vedeva da un lato la popolazione stanziata sulla costa, i Genuati, e dall'altro quella che insisteva nell'area collinare-montana della Val Polcevera, i Veturii.[8]

La stretta alleanza dei Genuati con l'Urbe[1] fu un significativo elemento che li favorì nella contesa con le altre popolazioni dell'area.[6] Secondo Tito Livio, durante la seconda guerra punica, in particolare nella Battaglia del Metauro, a differenza delle popolazioni di ponente che si schierarono con Cartagine e Asdrubale, i Genuati si affiancaro a Roma. Roma finanziò con Spurio Lucrezio la rifondazione di Genova.[7]

L'economia dei genuati era basata principalmente su pesca e agricoltura, ma erano anche abili navigatori e commercianti, intrattenendo importanti commerci marittimi dopo l'incontro con le popolazioni etrusche.[8]

Note modifica

  1. ^ a b I Liguri nella storia antica, in Terra Taurina, 12 novembre 2016.
  2. ^ Atti della società ligure di storia patria (PDF), XXX, Genova, Tipografia R. Istituto Sordo-Muti.
  3. ^ Marco Milanese, L'Italia preromana, i siti Liguri - Genova, in Il mondo dell'archeologia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002-2005.
  4. ^ Dino Puncuh (a cura di), Storia di Genova. Mediterraneo, Europa, Atlantico, Giunti, 2003, ISBN 9788809029323.
  5. ^ Giuseppina Spadea, Liguria, in Enciclopedia dell'arte antica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  6. ^ a b Liguri Intemeli, su Cumpagnia d'i Ventemigliusi, 25 novembre 2016.
  7. ^ a b Ezio Bagilini, San Pier d'Arena com'era com'è, S.E.S., 2018, ISBN 9788889948231.
  8. ^ a b c Edoardo Musicò, Dalla tavola bronzea gli eterni conflitti tra Genuati e Veturii, in il Giornale, 13 maggio 2006.
  9. ^ Ettore Bianchi, La Tavola di Polcevera e l'occupazione del Genovesato in epoca tardo repubblicana, in Archeologia, uomo, territorio, n. 15, 1996.
  10. ^ Agostino Giustiniani, Agostino Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, Genova, Canepa, 1854.

Bibliografia modifica

  • Dino Puncuh (a cura di), Storia di Genova. Mediterraneo, Europa, Atlantico, Giunti, 2003, ISBN 9788809029323.
  • Paolo Lingua, Breve storia dei Genovesi, Laterza, 2015, ISBN 9788858121399.
  • Gaetano Poggi, Genuati e Viturii: descrizione dei popoli liguri, dei loro agri e castelli e delle vie romane secondo la tavola di bronzo, Roma, Istituto Geografico Militare, 1899.
  • Antonella Traverso e Patrizia Garibaldi, Ripensando Postumia, Erga edizioni, 2023, ISBN 978-88-3298-345-6.
  • Umberto Foglietta, Dell'Istorie di Genoua, Heredi di Girolamo Bartoli, 1597.

Collegamenti esterni modifica