Giovanni Bozzuto
Giovanni Bozzuto, detto Giovannello (XIV secolo – 1423) è stato un funzionario, militare e ambasciatore italiano, cameriere del Re di Sicilia, capitano e notaio di Bari, capitano e signore di Afragola e signore di Frattaminore e Loseto.[1]
Giovanni Bozzuto | |
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Cameriere del Re di Sicilia | |
Capitano di Bari | |
In carica | 1399 – ? |
Notaio di Bari | |
In carica | 1418 – 1420 |
Nome completo | Giovanni Capece Bozzuto |
Trattamento | Don |
Altri titoli | Signore e capitano di Afragola Signore di Frattaminore e Loseto |
Nascita | XIV secolo |
Morte | 1423 |
Dinastia | Capece |
Padre | Nicola Bozzuto |
Consorte | Roberta Carofili |
Figli | Nicola Maria Palamede Flaminio Maria Cecilia |
Giovanni Bozzuto | |
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Nascita | XIV secolo |
Morte | 1423 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Napoli |
Forza armata | |
Fonti citate nel corpo della voce | |
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Biografia
modificaFamiglia e origini
modificaGiovanni Bozzuto nacque nella seconda metà del XIV secolo da Nicola, fratello dell'arcivescovo Ludovico Bozzuto.[1]
Al servizio dei Durazzeschi
modificaNel 1381 acquistò insieme ai fratelli Giordano e Giacomo la parte feudale e burgensatica di Afragola dal re Carlo III di Napoli e sua moglie Margherita di Durazzo per 750 once, perdendola nel 1401 in seguito alla vendita a Giovannello Capece Tomacelli; ne ritornò in possesso dopo il 1407 fino al 1419, anno in cui ottenne anche la giurisdizione criminale su Frattaminore e Loseto.[2]
Fu un partigiano dei Durazzeschi e nel 1384 seguì Carlo III di Napoli in Puglia per combattere contro Luigi I d'Angiò, mentre nel 1394 accompagnò Ladislao I di Napoli a Roma per convincere papa Bonifacio IX a sostenerli nella lotta contro Luigi II d'Angiò.[1]
Inoltre, fu nominato signore di Frattaminore nel 1398 e partecipò alla battaglia svoltasi nel settembre del 1394 tra Angioini e Durazzeschi nei pressi di Bari.[1]
Nel dicembre dello stesso anno presenziò al parlamento generale tenuto da Ladislao, durante il quale il re congedò tutti i baroni che avevano combattuto al suo fianco.[1]
Incarichi politici e diplomatici
modificaNel 1399 fu nominato capitano di Bari, con privilegio di non dover sottostare a sindacato, come viene riportato in un documento del 27 novembre 1404.[1]
Probabilmente in quegli anni sposò Roberta Carofili, figlia di Antonio Carofilio, dalla quale ebbe diversi figli, come Nicola, Palamede, Flaminio, Maria e Cecilia.[1] Nel 1414 fu imprigionato nel castello di Bari sotto accusa di lesa maestà, come viene riportato in un documento.[1]
Nel 1418-1420 fu investito del notariato di Bari e, nel marzo dello stesso anno, si recò, per ordine di Giovanna II di Napoli, con Francesco Orsini e Antonello Poderico, presso Alfonso V d'Aragona per chiedere il suo aiuto contro Luigi III d'Angiò.[1]
La regina Giovanna II di Napoli, come ricompensa per i danni subiti nelle sue terre baresi durante le lotte con le truppe avversarie, gli concesse la licenza di esportare duecento salme annue di grano dai porti di Puglia, estesa anche a suo figlio Nicola, il quale dopo la morte del padre gli succedette come signore di Afragola.[1][2]
Note
modificaBibliografia
modifica- Carlo Cerbone e Domenico De Stelleopardis, Afragola feudale: per una storia degli insediamenti rurali del napoletano, Istituto di Studi Atellani, 2004.