Giovanni I Lemigio

esarca bizantino

Giovanni I Lemigio (Costantinopoli, ... – Ravenna, 616) è stato un funzionario bizantino, esarca d'Italia dal 611 al 616.

Giovanni I Lemigio

Esarca di Ravenna e Esarca d'Italia dell'Impero romano d'Oriente
Durata mandato611 –
616
MonarcaEraclio il Grande
PredecessoreSmaragdo
SuccessoreEleuterio (esarca)

Dati generali
ProfessionePolitico

Biografia

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Sull'esarca Giovanni le informazioni fornite dalle fonti primarie sono molto esigue. Viene menzionato di sfuggita solo dal Liber Pontificalis (laddove afferma che i responsabili della sua uccisione furono giustiziati a Ravenna dall'esarca Eleuterio sotto il pontificato di Papa Deusdedit) e da un documento della cancelleria ravennate.[1] Informazioni aggiuntive di attendibilità dubbia si trovano nelle opere di eruditi rinascimentali. Ad esempio la prima opera storica a chiamarlo "Giovanni Lemigio Trace" (Ioannes Lemigius Thrax) è la tarda Historiarum Ravennatum lib. X dell'erudito del XVI secolo Girolamo Rossi.[2] La storiografia moderna più datata (indicativamente fino al XIX secolo), basandosi sulla dubbia autorità di Girolamo Rossi, lo chiamava "Giovanni Lemigio Trace" (o "Giovanni Lemigio"), mentre gli studi storiografici più recenti lo chiamano semplicemente "Giovanni" basandosi sulle fonti primarie.[3]

Pur in assenza di testimonianze dirette, si può supporre che Giovanni fosse di provenienza orientale e che, prima di giungere in Italia, avesse espletato a Costantinopoli la carriera di funzionario imperiale. È incerta la data di inizio del suo mandato come esarca. La storiografia più datata la colloca nel 611, l'anno successivo all'ascesa al trono dell'imperatore bizantino Eraclio I, congetturando che quest'ultimo destituì l'esarca Smaragdo in quanto sostenitore del precedente imperatore Foca (che lo stesso Eraclio aveva detronizzato e fatto giustiziare) sostituendolo con un uomo di sua fiducia, Giovanni, che fu inviato a Ravenna a prendere possesso dell'Esarcato d'Italia assieme ad una nutrita schiera di funzionari.[4] Tuttavia, gli studi storiografici più moderni hanno messo in dubbio che Giovanni fosse succeduto a Smaragdo nel 611, sostenendo che tra il mandato di Smaragdo e quello di Giovanni sarebbe stato esarca un certo Fozio, e allo stato attuale della ricerca non è possibile determinare con esattezza l'inizio del suo mandato.[5]

Giovanni mantenne la pace con il re dei Longobardi Agilulfo, ma aumentò la pressione fiscale sui sudditi dell'Impero, dilazionando al contempo il saldo della paga ad alcuni reparti di stanza a Ravenna.[6] Nel 616 la guarnigione e la popolazione della capitale insorsero, impadronendosi del palazzo esarcale (già sede di Teodorico il Grande) e uccidendo Giovanni con tutti i suoi funzionari, ritenuti responsabili della situazione. La rivolta fu in seguito domata dal nuovo esarca inviato da Eraclio, Eleuterio.[7]

  1. ^ Ravegnani 2011, p. 69.
  2. ^ Girolamo Rossi, Italicarum et Rauenatum historiarum Hieronymi Rubei libri 11, Venezia, 1603, p. 198. Cfr. anche Girolamo Rossi, Historiarum Ravennatum libri decem, Venezia, 1572, p. 167.
  3. ^ Secondo T.S. Brown, «Rossi , 198 , had no authority for adding the surnames Lemigius and Thrax», cfr. T.S. Brown, Gentlemen and Officers: Imperial Administration and Aristocratic Power in Byzantine Italy, A.D. 554-800, British School at Rome, 1984, p. 263.
  4. ^ Francesco di Manzano, p. 128.
  5. ^ «Ioannes 239», in John Robert Martindale, The Prosopography of the Later Roman Empire (PLRE), Volume 3A, Cambridge University Press, Cambridge 1992, ISBN 0-521-20160-8, p. 702 (in cui nel breve lemma dedicato a Giovanni le uniche informazioni riportate sono che fu esarca intorno al 615-616 e che fu ucciso nel corso di una rivolta). Cfr. anche sempre i lemmi della PLRE dedicati agli esarchi Smaragdo e Fozio. Cfr. anche Ravegnani 2004, p. 104: «L'esarca [Smaragdo] restò in carica fino almeno al 608 [...] Successore di Smaragdo fu probabilmente l'esarca Fozio, sulla cui attività nulla si conosce. [...] Verso il 615 [...] l'esarca Giovanni, subentrato probabilmente a Fozio, [...]».
  6. ^ Eleuterio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  7. ^ Liber Pontificalis, 70: «Eodem tempore veniens Eleutherius Patricius et Cubicularius Ravenna [sic] et occidit omnes qui in nece Joannis Exarchi et Judicibus [sic] Reipublicae fuerant mixti». Il passo in questione presenta due errori grammaticali, segnalati dal "sic", che non a caso autori di posteriori opere storiche, nel citare il passo in questione del Liber Pontificalis, hanno emendato (sostituendo "Ravenna" con "Ravennam" e "et iudicibus" con "et iudicum" o "ex iudicibus"). In particolare risulta controversa l'interpretazione di et iudicibus: l'emendazione con et iudicum ("e dei giudici") implicherebbe che Eleuterio "uccise tutti coloro che erano stati coinvolti nell'assassinio dell'esarca Giovanni e dei giudici della Repubblica", mentre l'emendazione con ex iudicibus ("tra i giudici") implicherebbe che Eleuterio "uccise tutti coloro tra i giudici della Repubblica che erano stati coinvolti nell'assassinio dell'esarca Giovanni". Gli studiosi moderni sono divisi tra le due ipotesi. Secondo T.S. Brown, i giudici della Repubblica furono uccisi dai ribelli insieme all'esarca Giovanni, cfr. Eleuterio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Invece Cosentino ritiene che i giudici della Repubblica furono fatti giustiziare dall'esarca Eleuterio, cfr. Salvatore Cosentino, Storia dell'Italia bizantina (VI-XI secolo): da Giustiniano ai Normanni, Bologna, Bononia University Press, 2008, p. 131, ISBN 978-88-7395-360-9.

Bibliografia

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