Con il termine glossopetra (dal greco glòssa = 'lingua' e dal latino petra = 'pietra', ovvero lingua di pietra) nel Medioevo venivano identificati resti fossili a forma di cuspide ai quali si attribuivano proprietà magiche e curative. Tali fossili erano così chiamati per la loro forma che assomigliava ad una lingua di serpente pietrificata.

Denti fossili di varie specie di squali trovati in Toscana.
La forma triangolare ha portato a credere nell'antichità, che si trattasse di lingue di serpente pietrificate.

Successivamente, con l'avanzare degli studi paleontologici, le glossopetre furono identificate come denti di squali fossili.

Tra gli studiosi che notarono per primi l'analogia tra le glossopetre e i denti degli squali figurano Konrad von Gesner (1516-1565) e Fabio Colonna (1567-1640), il quale addirittura dedicò loro una dissertazione (De glossopetris dissertatio) pubblicata a Roma nel 1616.

Anche Stenone, nel 1669, nella sua pubblicazione Prodomus dimostrò che le glossopetre erano in realtà denti di squalo fossili, illustrando le modalità della loro fossilizzazione e soffermandosi su come fossero stati conglobati nelle rocce. La stessa spiegazione fu data, indipendentemente, da Agostino Scilla nel 1670.

Antiche citazioni modifica

(LA)

«Glossopetra, linguae similis humanae, in terra non nasci dicitur, sed deficiente luna caelo decidere, selenomantiae necessaria.»

(IT)

«La glossopetra, che somiglia alla lingua dell’uomo, si dice che non nasca nella terra ma che cada dal cielo nelle eclissi di luna, e sia indispensabile nella selenomanzia.»

Bibliografia modifica

 
Elementorum myologiae specimen, 1669
  • Fabio Colonna, 1616 Ekphrasis altera - De glossopetris dissertatio.
  • Niccolò Stenone, 1669, De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus.
  • Agostino Scilla, 1670, La vana speculazione disingannata dal senso. Lettera responsiva circa i corpi marini che pietrificati si truovano in vari luoghi terrestri.

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