Haleh Sahabi

giornalista iraniana

Haleh Sahabi (Teheran, 4 febbraio 1958Teheran, 1º giugno 2011) è stata un'attivista e giornalista iraniana, imprigionata dalle autorità iraniane e picchiata a morte dalle forze di sicurezza durante il funerale del padre[1].

Biografia modifica

Laureata in fisica all'Università di Teheran, parlava fluentemente inglese, francese e arabo.[2] Membro delle "Madri per la Pace", riceve il permesso di uscire temporaneamente dal carcere dove è imprigionata (a causa del suo attivismo)[3] per assistere al funerale del padre Ezatollah Sahabi, tra gli esponenti di spicco della Coalizione Nazionalista-Religiosa anti-governativa.[1] Qui trovò la morte.[4] Inizialmente le autorità parlarono di "infarto per l'emozione", poi circolarono le testimonianze dei presenti: gli agenti di sicurezza avevano colpito Sahabi ripetutamente all'altezza dello stomaco, e infierirono con diversi calci mentre Haleh era stesa a terra.[5][6][7][8][9] Tra le testimonianze delle violenze, figura anche quella di Hamed Montazeri, nipote del grande Ayatollah Hossein-Ali Montazeri.[1]

Il caso ebbe discreta risonanza mediatica:[10] il Regno Unito chiese alle autorità iraniane di avviare delle indagini sulla morte di Sahabi,[11] mentre il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America ha confermato le responsabilità delle forze di sicurezza iraniane nella morte di Sahabi,[12][13] come Amnesty International.[14]

Le autorità iraniane chiusero il caso motivando la morte di Haleh a "cause naturali".[15]

Note modifica

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