(Adèle) Henriette Negrin, anche conosciuta come Henriette Nigrin o Henriette Fortuny (Fontainebleau, 4 ottobre 1877Venezia, 1965), è stata una stilista francese. Fu la compagna, moglie e musa di Mariano Fortuny con cui lavorò tutta la vita nell'atelier, presso il loro palazzo veneziano in Campo San Beneto. Mentre Mariano continuava con le sperimentazioni con la luce teatrale e apriva la fabbrica in Giudecca con Giancarlo Stucky, Henriette si occupava a pieno regime delle attività dell'atelier, coordinando i lavoratori e incarnando lei stessa la forza creatrice e innovativa del marito. Inoltre, nonostante il brevetto del famoso abito Delphos fosse registrato a nome di Mariano, lo stesso artista dichiarava - con una nota a piè di pagina - che era la moglie, in realtà, la vera inventrice dell'iconico abito[1][2].

Ritratto di Madame Henriette Fortuny di Mariano Fortuny y Madrazo (1915).

Biografia modifica

 
Henriette Fortuny con indosso capi Fortuny, tra cui l'abito a pieghe Delphos da lei disegnato. Ritratto di Mariano Fortuny (1935), Museo Fortuny, Venezia.

Henriette Negrin incontrò Mariano Fortuny a Parigi all'inizio del Novecento e nel 1902 andò a vivere con lui a Venezia nel Palazzo Pesaro dei Orfei, oggi Palazzo Fortuny, uno dei musei della città[3].

Collaboratrice fedele, condivise con lui una passione per i tessuti e la creazione tessile. In particolare, si occupò della ricerca sui pigmenti e lei stessa stendeva i colori sulle matrici di legno per la stampa dei disegni sui tissuti[4].

Insieme, inventarono una macchina per plissetare i tissuti, brevettata nel 1909 presso l'Institut national de la propriété industrielle (l'Istituo nazionale della proprietà industriale a Parigi).

Note modifica

  1. ^ Mariano Fortuny Madrazo. De Granada a Venecia., in Catalogo mostra, pg. 74.
  2. ^ La nascita di un abito unico: il Delphos, su Google Arts & Culture. URL consultato il 28 novembre 2022.
  3. ^ Sito del museo Fortuny a Venezia, su fortuny.visitmuve.it.
  4. ^ Mostra: Henriette Fortuny: ritratto di una musa, La Donna dietro l'Artista, p.9
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